Danger Zone 2 – Recensione

Sviluppatore: Three Fields Entertainment Publisher: Three Fields Entertainment Piattaforma: PS4 Genere: Corse Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 17,99 € Italiano:

Non nascondiamolo: quando guardiamo un gran premio, alla primissima curva dopo la partenza restiamo spesso con il fiato sospeso, divisi a metà tra la paura e la speranza di assistere a qualche tamponamento (ovviamente senza conseguenze gravi). Esiste, inutile negarlo, una certa attrazione verso gli incidenti stradali, soprattutto quando sono spettacolari e coinvolgono più automezzi; basti pensare che, ai suoi estremi, questa forma di appagamento ha risvolti anche sessuali e rientra nella lista delle parafilie con il nome di simforofilia. In passato i videogiocatori hanno potuto soddisfare ampiamente la loro necessità di scontri distruttivi tra auto grazie alla serie Burnout e in particolare alla modalità Crash Mode, che ha costituito un ignorantissimo e divertentissimo sfogo per una generazione intera di spericolati piloti da console.

Three Fields Entertainment include al suo interno alcuni dei responsabili della serie Burnout e l’esperienza passata non poteva che portare a nuove iterazioni sulla falsariga dei fasti di un tempo. Con Danger Zone, pubblicato nel 2017, lo sviluppatore britannico ci portava all’interno di aree chiuse per eseguire esageratissimi e super esplosivi crash test, mentre con il suo seguito diretto si aprono le porte e ci ritroviamo su strade vere e proprie, in mezzo al traffico. Vediamo se l’esperienza riesce a reggere il confronto con l’esempio massimo, ben scolpito nelle nostre memorie.

Spacco tutto!

Quando il nostro obiettivo primario è quello di fare del casino sfrecciando lungo le strade e distruggendo quante più auto possibile, a che cosa servono i preamboli? In effetti, Danger Zone 2 non perde neanche un secondo di tempo nel tentativo di inserire una motivazione a ciò che ci propone di fare e ci presenta subito il menù di gioco che permette di accedere alle diverse sfide. Non possiamo smarrirci nelle varie possibilità neanche per sbaglio, perché non c’è che una modalità. Una scelta spartana, ma molto ignorante e “maschia”.

La struttura del gioco prevede tre regioni principali, più una sezione tutorial e una bonus, ognuna contenente un certo numero di sfide da completare. L’offerta non è scarna, con una decina di eventi per ogni area, ma ciò non toglie che il gioco possa essere completato al 100% in quattro o cinque ore. Per progredire è comunque necessario raggiungere gli obiettivi, perciò non sarà possibile accedere a una prova se non si è superata la precedente, così come occorre completare una regione per sbloccarne un’altra.

Il conto, prego

Le sfide, nello specifico, sono ciò che ci si aspetterebbe. Pilotando uno degli otto veicoli disponibili – la scelta non spetta a noi ma è preimpostata all’interno della sfida stessa – dobbiamo percorrere una breve distanza cercando di causare la maggior quantità di danni possibile alle altre vetture. Più danneggiamo le auto lungo la carreggiata, più il contatore nella parte alta dello schermo accumula dollari di danni. Ogni prova prevede quattro traguardi, dal bronzo al platino, legati proprio all’importo raggiunto. Naturalmente è sufficiente raggiungere il livello bronzo per poter avanzare con il gioco.

La gran parte dei danni si concentra nella parte finale del percorso, la Danger Zone che dà il nome al gioco. Qui troveremo una quantità più elevata di veicoli e soprattutto potremo dar sfogo allo Smashbreaker, l’esplosione che danneggia l’area intorno alla nostra auto e che le conferisce una spinta ulteriore per raggiungere altre vetture o per mettersi di traverso sulla strada e intercettare il traffico in arrivo. Sempre in questa zona sono presenti potenziamenti sotto forma di icone a mezz’aria; passandoci sopra potremo godere, ad esempio, di Smashbreaker aggiuntivi o di un aumento dell’importo dei danni, il che risulta fondamentale se puntiamo alla valutazione platino.

Ogni prova propone una sfida secondaria, non obbligatoria ma importante se vogliamo ottenere dei record o se vogliamo assicurarci il passaggio all’evento successivo indipendentemente dalla nostra abilità nel concatenare gli incidenti. Si tratta, per esempio, di danneggiare un certo numero di auto lungo la strada o di far fuori tutti i taxi o i furgoncini, o ancora di attivare lo slow motion durante i salti o il turbo a ripetizione. Soddisfare i requisiti garantisce un importo sufficiente a conquistare la medaglia di bronzo ed è un ottimo punto di partenza per ambire ai punteggi più alti. Il fatto poi di potersi dedicare a queste sottomissioni nella fase di avvicinamento alla Danger Zone, lasciando a quest’ultima fase la gestione degli scontri più importanti e delle esplosioni, divide ogni gara in due parti ben distinte e controllabili che non mettono mai in seria difficoltà.

E’ tutto qui

In effetti Danger Zone 2 scorre via che è un piacere, senza grandi ostacoli né frustrazioni per chi non punti ostinatamente alle medaglie di platino. In quasi tutti gli eventi otterremo il risultato quasi senza pensarci, a patto di fare attenzione nella fase di guida vera e propria. Se i tamponamenti sono leciti e anzi necessari per accumulare denaro e attivare lo Smashbreaker, infatti, uno schianto frontale, un’uscita di strada o un incidente contro un muro o un guard rail determineranno la nostra morte prematura e ci costringeranno a ricominciare la prova. Nulla di drammatico, considerando che il tempo di completamento medio difficilmente supera il minuto.

La semplicità del gioco si traduce anche nella natura dei percorsi, assolutamente lineari. Ci sono salti e si passa da strade sopraelevate ad altre più in basso, ma non esistono percorsi alternativi a quello prestabilito. Ci si muove all’interno di un corridoio, insomma, ben mascherato ma pur sempre tale. Inoltre, se si spazia con lo sguardo ai lati della strada (un’azione non consigliabile ma che può venire spontanea), ci si trova inseriti in paesaggi piuttosto ripetitivi che non danno la sensazione di cambiare realmente location.

Realismo, stai alla larga!

Le sensazioni alla guida sono quelle di un gioco per nulla simulativo e che non vuole dare troppo da pensare. Non si percepiscono enormi differenze tra un veicolo e l’altro, anche se il peso della motrice del tir è altra cosa rispetto alla reattività esplosiva dell’auto da corsa. In ogni caso saremo costantemente impegnati a gestire i veicoli a folle velocità, con piccole deviazioni per zigzagare e colpire le auto nelle diverse corsie, deviazioni che possono trasformarsi in un attimo in pericolose sbandate contro un guard rail o giù da un cavalcavia.

La natura arcade si ritrova anche in piccoli dettagli irrealistici ma utili ai fini del gameplay, come la possibilità di aggiustare la direzione dell’auto mentre è in volo dopo un salto, le curve ad altissima velocità che non spingono verso l’esterno come ci si aspetterebbe e le esplosioni che forniscono una propulsione aggiuntiva con cui l’auto diventa un proiettile direzionabile contro ogni legge fisica. Tutto molto leggero e divertente, per un titolo che fa ciò che deve fare, consapevole dei propri limiti ma anche del proprio pubblico di riferimento.

La longevità, vero neo di Danger Zone 2 specialmente in relazione al prezzo, punta tutto sulle manie di protagonismo di chi sogna di scalare le classifiche globali o su quelle di completismo di chi non tollera di non avere tutte le medaglie di platino. Anche la sezione bonus, che prevede delle gare di endurance su più giri nelle quali lo scopo è sopravvivere senza schiantarsi (ma è comunque possibile danneggiare altre auto), comprende solo tre eventi e non riesce a prolungare l’esperienza se non di una manciata di minuti. Nel complesso, l’intero progetto sembra un passo di avvicinamento al più completo Dangerous Driving che Three Fields Entertainment ha rilasciato proprio quest’anno.

Dal punto di vista della grafica, Danger Zone 2 propone un buon impatto, senza avere pretese in termini di fotorealismo. I modelli delle auto, soprattutto quelle che controlliamo, sono ben realizzati, anche se qualche piccolo dettaglio a livello di illuminazione e ombre sull’asfalto tradisce una rifinitura non ottimale. Anche gli elementi del paesaggio sul bordo della strada non sono pessimi, ma soffermarsi a guardarli con attenzione rivela una cura non certo da ultimissima generazione. Un aspetto, ci teniamo a ribadirlo, che non influisce minimamente sulla godibilità di un titolo che fa di tutt’altro la propria prerogativa. Il comparto audio lascia basiti per l’assenza totale di musica, un aspetto non certo secondario in questo genere di giochi.

Trofeisticamente parlando: devo distruggermi per un 100%?

I tredici trofei di Danger Zone 2, che purtroppo non includono un Platino, ruotano come prevedibile intorno alle valutazioni ottenute nelle singole sfide. Puntando al completamento delle sotto-missioni e alla medaglia di platino in ogni evento, si sbloccheranno automaticamente molti degli altri trofei, come quello per la distruzione di duemila auto o per la raccolta di almeno un’icona di ogni tipo. Con un po’ di attenzione e pianificazione, si può realizzare un 100% in cinque/sei ore.

VERDETTO

Danger Zone 2 porta la Crash Mode di Burnout in un titolo a suo modo nostalgico che sarà subito familiare per gli amanti della serie. Nessuna pretesa di realismo e simulazione ma un accento sul divertimento e sulla spensieratezza, con esagerate esplosioni e incidenti disastrosi pensati per accumulare danni e superare le sfide. Forse troppo breve in relazione al prezzo, il gioco assicura comunque tanto divertimento e non fa né più né meno di ciò che ci si aspetterebbe. Certo che un paio di brani musicali non avrebbero guastato.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.