Dark Souls: Remastered – Recensione

Sviluppatore: From Software Publisher: Bandai Namco Piattaforma: PS4 Genere: Action RPG Giocatori: 1 (Online: 2-6) PEGI: 16 Prezzo: 39,99 € Italiano:

Sei morto. Quale modo più appropriato per cominciare a parlare di Dark Souls, conosciuto per essere il caposaldo che ha consacrato il genere souls-like, nato dal suo predecessore Demon’s Souls, e per il suo essere estremamente punitivo? Uno dei giochi più popolari della scorsa generazione, rimasto confinato a essa fino a oggi; con questa edizione rimasterizzata il primo titolo della saga approda finalmente sulle nuove console, facendo assaggiare il piacere della scoperta a chi non ha mai avuto modo di provarlo. Il nome è già di per sé una garanzia, questo è certo, ma Dark Souls: Remastered avrà effettivamente rinnovato il gioco o siamo davanti a un semplice porting? Partiamo con una premessa: nelle seguenti righe tratteremo il gioco non soffermandoci esclusivamente sul lavoro di rimasterizzazione. Divideremo pertanto la recensione in due parti; la prima dedicata a chi desidera conoscere il gioco e la seconda a tutti gli aspetti esclusivi della remastered. Siete pronti, compagni Non Morti? Avventuriamoci insieme!

E poi venne il fuoco

Nell’Era degli antichi il mondo intero era avvolto da una coltre di nebbia e dominato dai possenti draghi eterni. D’un tratto si accese la misteriosa fiamma primordiale, che diede vita al fuoco, che a sua volta permise di far nascere il caldo e il freddo, la luce e l’oscurità, la vita e la morte. Da questa fiamma si risvegliarono i Lord e quattro di essi, ossia Nito, la Strega di Izalith, Gwyn e il Nano furtivo trovarono delle anime dal potere tanto grande da renderli esseri divini e in grado di estinguere i draghi. Liberato il mondo dal loro dominio cominciò un periodo di pace e prosperità chiamato Era del fuoco, che però non durò molto, in quanto la fiamma primordiale cominciava a spegnersi. Nel tentativo di replicarla, la Strega diede erroneamente vita a tutti i demoni e Gwyn si ritrovò costretto a sacrificarsi per farla continuare ad ardere.

Sono trascorsi mille anni da quel mastodontico evento, e la fiamma sta per spegnersi nuovamente e avvolgere il mondo nell’oscurità. Tra gli uomini sopravvissuti vi sono i portatori del Segno oscuro, ossia i Non Morti, e il protagonista della vicenda è il prescelto della loro leggenda. Il giocatore verrà chiamato in causa per suonare le campane del risveglio e acquisire le anime dei Lord per far ritornare l’Era del fuoco, scontrandosi nel corso del suo epico viaggio con le temibili creature stanziate a Lordran. Nonostante la trama sia tanto imponente, dal background immenso e con dei singolari personaggi secondari, questa riesce a essere coinvolgente e non invasiva al tempo stesso, spesso narrata con messaggi criptici che il giocatore potrà liberamente interpretare.

Non hai ancora perso il senno?

Il gameplay è il fulcro di ogni souls-like che si rispetti; se siete neofiti, ma abbonati al servizio PlayStation Plus durante il mese di marzo, allora avrete già avuto un assaggio dello stile di gioco generale di Dark Souls grazie a Bloodborne, nonostante le pesanti differenze tra i due titoli. Si tratta essenzialmente di un gameplay in cui bisogna eliminare i nemici a suon di schivate, parate e colpi di spada o con incantesimi, un tipo di action RPG molto più orientato sull’azione e sulla fluidità, senza però disdegnare la meccanica di gestione delle statistiche del personaggio. Sarà buona cosa esplorare a fondo gli ambienti di gioco e imparare i pattern nemici, creare una strategia contro gli infami demoni e farvi strada verso la prossima area. Ci attenderanno, nel corso della nostra avventura a Lordran, trappole, spazi angusti, imboscate e chi più ne ha più ne metta; il gioco ci costringerà a migliorarci di volta in volta senza prenderci mai per mano, generando in tal modo una soddisfazione impagabile nello svolgimento delle imprese ostili.

La trilogia è rinomata per essere estremamente difficile; si è guadagnata l’epiteto proprio grazie ai nemici che abitano Lordran. Questi differiscono da qualsiasi nemico mai affrontato in un RPG sotto qualunque aspetto, con punti vita oltre ogni aspettativa anche nelle aree iniziali del gioco, un livello d’attacco non indifferente e un moveset diverso e complicato da prevedere per ogni nemico del gioco. Morirete e morirete ancora, ma con una buona dose di pazienza e abilità riuscirete a vincerli e venire a capo dei dungeon più problematici. I nemici comuni sono già una spina nel fianco per i viaggiatori, lungi però dall’essere la sfida più grande; tale ruolo è ricoperto dalle boss fight, mostri mastodontici dalla salute spropositata, imponenti e potenti, demoni iconici soprattutto per il loro aspetto, dal design stravagante, maestoso e mai scontato.

Chi trova un falò trova un tesoro

All’inizio della partita, il gioco ci chiederà di creare il nostro avatar. Inseriremo il nome del nostro alter ego e la sua classe, spulciandoci tutte le caratteristiche di ognuna di esse. Avremo a disposizione il guerriero e il cavaliere che prediligono la forza bruta, il viandante e il ladro per chi preferisce essere furtivo, il bandito e il cacciatore per avere un’esperienza bilanciata, ma con maggiori attenzioni sull’attacco in mischia o a distanza, lo stregone, il piromante e il chierico che invece sfruttano la magia e, per finire, il discriminato; questo, contrariamente a come si potrà pensare, è un personaggio estremamente bilanciato e dal livello iniziale più alto, adatto a coloro che desiderano sviluppare un proprio stile di gioco dopo aver preso confidenza con le meccaniche. Successivamente, selezionati anche il fisico e l’aspetto generale dell’avatar, potremo sceglierne il dono. Si tratta di un oggetto particolare del quale disporremo sin dall’inizio del gioco; può essere un anello che aumenta i punti vita o ancora un binocolo oppure una chiave universale.

In Dark Souls i nostri migliori amici saranno le anime e i falò. Le prime sono la valuta principale del gioco, ne otterremo un certo numero dopo aver eliminato i nemici o utilizzando particolari oggetti. Le anime saranno consumabili presso i falò, spade conficcate nel terreno che arderanno e che ci consentiranno di svolgere alcune, fondamentali azioni, come avanzare di livello (operazione che man mano richiederà sempre più anime), riparare le proprie armi se si dispone di un kit oppure ricaricare la nostra salute, azzerando ogni status negativo e riempiendo tutte le fiaschette Estus, oggetto essenziale per curarsi nel corso dell’avventura.

Ma non è tutto rose e fiori

Toccare un falò creerà un loop temporale e ciò farà rivivere ogni nemico ucciso (eccezion fatta per i boss), tuttavia senza intaccare le azioni ambientali che abbiamo svolto, come ad esempio avere aperto una scorciatoia. I falò sono considerabili come checkpoint; se uccisi, infatti, ci risveglieremo all’ultimo che abbiamo utilizzato senza le nostre anime, e l’unico modo per riprendercele sarà quello di recarsi esattamente al luogo della nostra dipartita, facendo attenzione a non morire nuovamente previa la scomparsa del bottino. Il nostro Non Morto potrà addirittura tornare umano servendosi dei punti umanità, che troveremo in giro per il mondo e che sottrarremo ai giocatori online affrontandoli.

Tornare umano è un grande vantaggio. Non solo il nostro corpo sarà più resistente e forte, ma avremo la possibilità di ravvivare la fiamma dei falò (aumentando notevolmente il limite di fiaschette Estus da portare con noi) e di incontrare i giocatori di tutto il mondo. Non potremo subito collaborare con loro oppure affrontarci a vicenda, in quanto normalmente li vedremo come semplici spettri intenti ad aggirarsi per le zone, ma avremo bisogno dell’ausilio delle pietre magiche, che ci faranno invadere i mondi altrui (e dar vita a un PvP) oppure richiameranno nel nostro mondo un alleato, il modo migliore per superare ostacoli ostici come i boss. La partita, anche se di base in single player, è costantemente aperta agli altri giocatori grazie ai messaggi online lasciati da questi scritti; tra consigli, sensazioni o imbrogli, i giocatori non si sentiranno mai soli.

Anime oscure in alta definizione

C’è ancora tanto da dire su Dark Souls di per sé, ma siamo qui principalmente per parlarvi della sua versione rimasterizzata. E’ lecito chiedersi se valga la pena acquistarlo, in quanto all’apparenza Dark Souls: Remastered può sembrare essenzialmente la stessa versione rilasciata nel 2011, ma fortunatamente vi sono alcune differenze.

L’elemento che più attira l’attenzione del giocatore è il frame rate; lo abbiamo messo alla prova soprattutto nelle aree più affollate del gioco, le stesse che su PlayStation 3 registravano un calo eccessivo di fotogrammi, in particolar modo la Città infame e Anor Londo. In questa edizione il gioco non si destabilizza, rimanendo saldo sui 60 fps senza mai regredire, e ciò garantisce una maggiore fluidità nei movimenti rispetto alla vecchia versione, anche su PlayStation 4 standard. Le cose migliorano ulteriormente su PlayStation 4 Pro, la quale supporta la risoluzione in 1080p in upscaling. Sono stati migliorati gli effetti grafici degli incantesimi, che ora risultano più realistici, in particolar modo i fulmini scagliati e la lingua di fuoco dei ragni della Città infame. Le texture sono state tirate a lucido e risultano più dettagliate, anche se non troppo; il comparto grafico in generale sente il peso degli anni, ed è ben lontano dal capolavoro visivo che è Bloodborne. Lascia però ancora oggi senza parole il superbo lavoro di architettura degli edifici e la bellezza straripante degli ambienti. Rimangono invariate le soundtrack, che ancora oggi trasmettono sensi di stupore, euforia e irrequietezza.

Cosa è cambiato?

A dirla tutta, Dark Souls: Remastered non apporta tanti cambiamenti rispetto al gioco originale. Il gameplay è rimasto del tutto invariato così come tutte le sue meccaniche, e tutte le nuove aggiunte non variano quasi in alcun modo quanto già visto sette anni fa, soprattutto a livello grafico con le già citate texture. Rimangono nella build definitiva anche i fastidiosi glitch dei corpi nemici conficcati al nostro, bicchieri e piatti che fluttuano nel nulla dopo aver distrutto un tavolo, la famosa porta sospesa nel nulla presso gli Archivi del Duca e gli exploit usati dagli speedrunner. In pratica, senza contare le aggiunte che riportiamo di seguito, il lavoro di rimasterizzazione di Dark Souls è stato particolarmente pigro, tentando maggiormente di avvicinare nuovi giocatori al brand piuttosto che accontentare i fan storici.

A differenza del titolo originale, From Software ha preferito dedicarsi alle funzionalità online con server più stabili (ma non eccellenti, con un leggero ritardo di input nelle partite più affollate) e l’introduzione del matchmaking tramite password, meccanica implementata solo nel terzo capitolo, utile per connettersi immediatamente con un amico. E’ stato aumentato il numero di giocatori online nella stessa sessione a sei invece di quattro; viene infine preso in considerazione durante l’ingresso in un altro mondo – che sia come alleato o come invasore – il livello del giocatore, l’arma equipaggiata e il patto che egli ha stretto, mentre il numero di fiaschette Estus viene dimezzato per difetto.

In termini di vere e proprie aggiunte, è ora presente un nuovo falò nei pressi di Vamos, il fabbro; è possibile acquistare le Dita avvizzite (che consentono l’evocazione di un terzo spirito, correndo il rischio di venire invasi da una seconda persona) ed è presente l’espansione Artorias of the Abyss, finora giocabile solo nella Prepare to Die Edition. Questa sbloccherà un nuovo dungeon e un nuovo boss che, una volta battuto, darà accesso all’arena PvP; giocheremo un duello uno contro uno, due contro due oppure un deathmatch contro altri giocatori.

Trofeisticamente parlando: un’avventura già scoperta

Dark Souls: Remastered, nonostante l’espansione Artorias of the Abyss inclusa, offre il medesimo elenco trofei del gioco di sette anni fa. Bisognerà essenzialmente finire il gioco tre volte, sbloccando i finali e uccidendo tutti i boss del gioco, anche quelli opzionali, senza dimenticarci di stringere gli svariati patti, alcuni di essi nascosti. Per maggiori informazioni, vi invitiamo a leggere la dettagliata guida ai trofei già presente nei nostri archivi.

VERDETTO

Dark Souls: Remastered è un titolo imperdibile per chi non ha mai scoperto Lordran. Esplorazione, progressione e imprecazioni ci sono in abbondanza, il tutto condito da un design pazzesco e una trama intrigante. Questa versione potrebbe d'altro canto lasciare l'amaro in bocca ai giocatori di vecchia data, che scopriranno, in questa rimasterizzazione, un lavoro pigro e svogliato. Apprezziamo le aggiunte, il DLC, le migliorie nel comparto online e il frame rate pregevole; siamo davanti a un buon aggiornamento del leggendario titolo, che però avrebbe potuto portare più innovazione e contenuti alla formula. Il gioco è da 9, la rimasterizzazione da 7: il voto finale fa da punto d'incontro.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.

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