Darkwood – Recensione

Sviluppatore: Acid Wizard Studio Publisher: Crunching Koalas Piattaforma: PS4 Genere: Horror Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Fare breccia nel cuore di noi videogiocatori non è mai una cosa semplice, soprattutto se sei una piccola software house appena nata. Nel corso del tempo, piccoli studi indipendenti hanno cercato di emergere dal pantano della mediocrità cavalcando l’onda del momento. Ci ricordiamo tutti il periodo dove si facevano simulatori di ogni cosa, ma ancor più difficile è scordarsi del trend horror a cui titoli come Outlast e Layers of the Fear hanno dato inizio. Durante tale situazione era uso comune scopiazzare quelle che erano le feature più in voga del momento, mantenendo l’attenzione unicamente sull’aspetto più importante: le vendite.

Questa ricerca spasmodica del blasone e della pecunia ha però portato nel giro di poco tempo all’emergere di un problema molto comune nell’industria videoludica contemporanea. In un mercato saturo di prodotti copia-incolla, pochi erano i progetti che riuscivano a distinguersi e a proporre una visione dell’orrore distante da quei paletti a cui il genere si era ormai abituato. Ecco quindi perché progetti come Darkwood rappresentano una vera e propria ondata d’aria fresca. Con la sua forte dose di tensione, calma apparente e senso di impotenza perpetuo, l’ultimo lavoro targato Acid Wizard Studio è approdato finalmente su PlayStation 4 dopo anni di gavetta di PC. Ecco la nostra recensione.

Darkwood

Due passi nel bosco

Per tutti quelli che sono abituati a bazzicare nei meandri del mercato indie, Darkwood non dovrebbe rappresentare una completa sorpresa. Sbarcato in early access su Steam nel lontano 2014 per poi essere pubblicato tre anni dopo sempre su PC, questo titolo horror ha saputo fin da subito distinguersi non solo per scelte piuttosto coraggiose riguardanti il gameplay, ma soprattutto per la capacità di creare un mondo di gioco incapace di far sentire il giocatore al sicuro. Le premesse alla base non sono però delle più originali. Durante il prologo prenderemo possesso di un personaggio denominato “Lo Straniero” e, senza apparenti motivi (salvo qualche piccola nota che cercherà di fare chiarezza sulle vicende in atto), lo dovremo aiutare a sopravvivere in un bosco pieno di entità malefiche e situazioni criptiche. C’è però qualcosa di diverso in quest’opera e lo si capisce fin da subito da una frase che accoglie i giocatori all’avvio di una nuova partita:

Stai per giocare a un gioco impegnativo e spietato. Non sarai aiutato in alcun modo. Rispetta il bosco. Sii paziente. Concentrati.

Sarà il gioco stesso a metterci in guardia avvisandoci che, nonostante le esperienze pregresse, per portare a termine Darkwood servirà ben più di qualche sessione spensierata. Le poche ore necessarie per completare l’avventura verranno ostacolate da un numero significativo di morti e dalla necessità di esplorare il maggior numero di aree possibili a ogni partita. Il titolo di Acid Wizard Studio presenta un’indole roguelike piuttosto marcata, tanto da rendere ogni partita unica e mai banale.

Darkwood

Ecco quindi che i punti di interesse verranno posizionati casualmente all’inizio di una nuova avventura, fermando così sul nascere la possibilità di sfruttare le proprie conoscenze pregresse per progredire con più tranquillità e sicurezza. La confusione della narrativa e questo senso di incertezza sono d’altronde gli aspetti cardine di un’esperienza capace, in maniera rivoluzionaria, di creare un mondo di gioco che nulla ha da invidiare ai racconti più oscuri di Lovercraft o Edgar Allan Poe.

Nei panni dello Straniero dovremo quindi sopravvivere alle minacce che abitano nella foresta, imparando sulla nostra pelle la prima regola utile per rimanere in vita: non avventurarsi nel bosco dopo il tramonto. Una volta che il Sole sarà calato dietro all’orizzonte, le creature notturne si risveglieranno e il nostro impotente alter ego dovrà cercare riparo nelle costruzioni più vicine. L’alternanza tra fase esplorativa e sopravvivenza non deve però spaventare. Gli sviluppatori sono stati capaci di amalgamare il tutto nel migliore dei modi, mantenendo praticamente inalterate quelle sensazioni di paura, tensione e precarietà comuni per tutta la durata dell’avventura. Proprio per questo motivo, la fase esplorativa diurna non deve in alcun modo essere sottovalutata. Durante il giorno infatti le temibili creature notturne lasceranno il posto ad alcune figure piuttosto enigmatiche le quali, se provocate, non esiteranno ad attaccarci nei modi più disparati. Sulla nostra strada troveremo infine anche qualche bizzarro NPC che, malgrado delle caratterizzazioni piuttosto dozzinali, soddisferà la nostra impellente necessità di informazioni.

Problemi? Meglio scappare…

Come abbiamo detto in fase di apertura, la capacità di Darkwood di mantenere sempre alta la tensione è da ricercarsi all’interno di alcune scelte di gameplay piuttosto azzeccate. Prima fra tutte la decisione di adottare una visuale dall’alto e di affiancarla a un sistema di puntamento tipico dei twin-stick shooter più blasonati. La possibilità di vedere la mappa dall’alto non deve però farvi cadere nell’errore di pensare che sia possibile tenere sempre sotto controllo le minacce circostanti, perché il nostro campo visivo sarà limitato a un piccolo cono di luce frontale. Avendo quindi la possibilità di “illuminare” porzioni di mappa limitate non potremo mai essere completamente sicuri che le nostre spalle siano liberi da pericoli, alimentando quel senso di tensione che difficilmente ci farà dormire la notte. Se a tutto questo aggiungiamo pure la possibilità di utilizzare delle cuffie di qualità, capite anche voi che risulta impossibile non rendersi conto di trovarsi di fronte a un’esperienza horror di eccellente livello.

Darkwood

Malgrado delle scelte di design convincenti, il gameplay mostrerà lacune. La prima nota dolente riguarda il sistema di combattimento che, penalizzato anche da comandi poco intuitivi e mal implementati, invoglierà il giocatore a cercare un approccio più riflessivo invece di optare subito per lo scontro fisico. Se con le armi da taglio la situazione risulterà per gran parte ingestibile, la situazione migliorerà all’ottenimento delle prime armi da fuoco. Grazie al sistema di puntamento tipico dei twin-stick shooter prendere di mira le creature nemiche sarà più semplice e a tratti soddisfacente. Non dimenticatevi però che stiamo pur sempre parlando di un survival horror; le munizioni e le armi quindi non sempre saranno disponibili. Un altro aspetto che ci ha fatto storcere il naso riguarda il menù di gioco che, complice la pessima conversione, contribuirà a renderci la vita ancora più difficile (come se non fosse già abbastanza complicata).

Oltre al combattimento, Darkwood offre un più che buono sistema di crafting, utile per creare strumenti di difesa oppure oggetti necessari per rinforzare il nostro rifugio durante la notte. Con i materiali raccolti durante il giorno potremo anche fabbricare strumenti per sbloccare aree altrimenti inaccessibili e riparare in maniera rapida generatori e forni. Questi due dispositivi saranno molto utili sia per scacciare le ombre notturne sia per migliorare le abilità del nostro personaggio. Il generatore garantirà la possibilità di accendere le varie fonti luminose presenti nelle case, mentre il forno, oltre alla possibilità di potenziare alcuni poteri innati, emetterà un odore particolare che terrà alla larga le creature della notte. Gli elementi raccolti potranno anche essere conservati in una sorta di deposito che, per rendere le cose ancora più semplici, non condividerà il suo contenuto con i depositi delle altre aree. Ogni avanzamento porta quindi con sé il rischio di perdere, anche in maniera definitiva, buona parte degli approvvigionamenti raccolti con fatica durante le giornate passate.

Darkwood

Avete capito come Darkwood non sia un titolo per tutti. Già a difficoltà normale abbiamo avuto diversi problemi per portarlo a termine e non osiamo immaginare cosa possa offrire se giocato a Difficile o a Incubo. Anche sotto l’aspetto tecnico il titolo non mostra alcun segno di imperfezione (stiamo comunque parlando di un titolo con diversi anni sulle spalle). Il frame rate si mantiene stabile anche nelle parti più caotiche e la palette di colori adottati rende perfettamente giustizia alla foresta tetra e minacciosa che ci troveremo a esplorare. Impossibile invece passare sopra a una localizzazione in lingua italiana piuttosto dozzinale. Apprezziamo senza dubbio lo sforzo, ma un lavoro di revisione più accurato poteva senza dubbio migliorare leggermente il livello di tutta l’esperienza.

Trofeisticamente parlando: esplora che ti passa!

Anche sotto l’aspetto trofeistico Darkwood si differenzia in maniera netta dai diretti concorrenti. Come emerge infatti dall’elenco trofei già disponibile sul nostro forum, i ragazzi di Acid Wizard Studio hanno lasciato da parte gli obiettivi relativi alla difficoltà per abbracciare una serie di trofei d’argento e d’oro necessari per comprendere nel migliore dei modi il background narrativo di questo survival horror. Godetevi dunque il gioco una prima volta senza pensare troppo ai trofei e poi procedete a un rapido clean-up. Considerando il livello dell’opera, siamo sicuri che anche i cacciatori più esigenti rimarranno piacevolmente colpiti.

VERDETTO

Darkwood è probabilmente il survival horror più rivoluzionario degli ultimi anni. Grazie ad alcune scelte poco convenzionali ma tremendamente funzionali, i ragazzi di Acid Wizard Studio sono riusciti a creare un mondo di gioco che traspira tensione, paura e precarietà in ogni singolo pixel. Grazie a ciò, le imperfezioni del sistema di combattimento e di un menù poco intuitivo (risultato della conversione da PC) possono essere messe da parte. Se siete amanti del genere e non avete ancora fatto vostra questa perla, dovete assolutamente rimediare al terribile errore. Non ve ne pentirete!

Guida ai Voti

Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!