Days Gone – Recensione

Sviluppatore: Bend Studio Publisher: Sony Interactive Entertainment Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Il nuovo titolo firmato Bend Studio ha subito diversi rinvii, nel corso del suo, lo possiamo dire, travagliato sviluppo. E, anche step by step, i pareri della critica non è che ne fossero troppo entusiasti. Il grande giorno della sua uscita è però arrivato, e dunque possiamo sbilanciarci in merito a una sentenza definitiva. Anche la versione mandata in pubblicazione del gioco, però, da parte di molti colleghi, non è che sia stata accolta proprio benissimo. Il fatto è che Days Gone è un gioco con difetti molto più evidenti degli insindacabili pregi, da raccogliere con pazienza e senza la fretta di mandare online la recensione quanto prima per raccattare qualche visualizzazione in più. Anche aspettando i grossi aggiornamenti che gli sviluppatori hanno rilasciato poco dopo il day one. Perdonateci: non è che su PlayStationBit si abbia la presunzione di capirne più degli altri. Magari di essere un po’ più indipendenti nel fare informazione rispetto a tanti, quello sì. Però il fatto che il pubblico stia eleggendo Days Gone a long seller qualcosa vorrà pur dire, o no? E basta trincerarsi dietro al fatto che “la folla non capisce niente” come i bambini di due anni. Su.

Buio pesto, quasi NERO

In Days Gone veniamo buttati praticamente subito nella mischia (anzi: in un mondo dilaniato da una letale pandemia, a usare i paroloni degli addetti al marketing), ma pensare che questo gioco faccia della componente action una sua prerogativa sarebbe un errore fatale. Infatti ci ritroviamo dopo poco a fare un passo indietro, a livello narrativo, per saperne un po’ di più in merito al nostro caro Deacon St. John, protagonista della vicenda nonché nostro alter ego nonché cacciatore di taglie, e alla tragica perdita che ha dovuto subire, come è stato mostrato più volte nei trailer che ci hanno accompagnato fino all’uscita: la perdita della moglie, su cui dovremo indagare, e che in verità potrebbe non essere così scontata. Misteriosa è anche la episodica ma costante presenza delle forze speciali della NERO, che stanno effettuando poco cristalline ricerche nella zona in cui ci troviamo. Per capire cosa sia successo? Per studiare un antidoto al virus che pare avere trasformato l’umanità in esseri ripugnanti (tecnicamente: Furiosi)? Per sfruttare proprio il virus per qualche misterioso fine a noi ignoto? Insomma, di spunti e motivi per cui rimanere incollati alla poltrona, Days Gone ne offre abbastanza, con il supporto delle immancabili tracce audio sparse per il mondo di gioco da ascoltare. Ma lo fa in una maniera del tutto particolare, che è molto lontana dall’essere fruibile con profitto da tutti.

Days Gone è, infatti, un gioco lento, che prova, riuscendoci, a darci un assaggio di quella che potrebbe essere una eventuale routine post-apocalittica. Questo significa che a ogni piccolo passo in avanti a livello narrativo, ne troviamo una certa quantità relativi alla contingenza storica e geografica in cui ci troviamo. Una volta dovremo aiutare un accampamento; un’altra volta invece il fratello, Tucker, della moglie che fu (?), Sarah, ci ricorderà di dovere provvedere al nostro, di accampamento, mediante la ricerca di carne; altre volte ancora sarà il caso di sistemare, una volta per tutte, nidi di Furiosi, così da bonificare un po’ la zona e non essere continuamente intralciati. E poi ci saranno richieste su richieste di SOS da parte degli NPC. E così via. Una immediata rettifica, però: per quanto le premesse narrative delle missioni siano varie, le cose che faremo saranno più o meno sempre le stesse. Recarci in un punto e affrontare nemici tramite l’astuzia o la violenza. Magari ci scappa qualche fase esplorativa o alla sella della moto, ma poca roba, nel complesso. La ripetitività è insomma una delle accuse che possono essere fatte al gioco; ma, come anticipato, una volta che vi sarete calati nell’atmosfera, questa vi risulterà quasi logica in funzione del contesto in cui vi trovate.

Dovessimo spiegare in quattro e quattr’otto, a un amico, cosa sia Days Gone, probabilmente gli diremmo che è una sorta di The Walking Dead se avesse incontrato The Last Of Us, ma in salsa free roaming e con una moto in più, da utilizzare molto spesso, da rifornire di benzina spessissimo e il cui uso è da calibrare viaggio per viaggio, pena il ritrovarsi a piedi nell’Incubo (alias il mondo di gioco). Il tutto realizzato in una maniera più rozza rispetto a quanto visto nel celebre e splendido titolo firmato da Naughty Dog, altra esclusiva PlayStation. Sì, perché prima o poi al punto saremmo dovuti arrivare. Days Gone è un classico action adventure con sparatorie, combattimenti corpo a corpo con armi improvvisate, sezioni stealth, crafting (nessun banco da lavoro: semplicemente un menù richiamabile con L1 che rallenta il tempo e vi permette di creare cose con gli oggetti necessari) e poco altro di nuovo, praticamente nulla.

Qualsiasi sua componente è però realizzata in maniera peggiore, più approssimativa (ma non tragica), rispetto a quanto si è visto in The Last Of Us. Le sparatorie sono più lente e meno tattiche; il corpo a corpo meno fisico e più grossolano; le fasi stealth soffrono di un level design abbozzato, di feature ridotte (non si può neanche fischiettare per attirare il nemico, saremo costretti a scagliare un sasso ai nostri piedi ogni volta per ottenere il medesimo effetto) e di un’intelligenza artificiale ancora peggiore rispetto a quella dei nemici di Joel ed Ellie, il principale tallone d’Achille del gioco. Ah, e guidare la moto è veramente una faticaccia, a causa di un sistema di guida anche più gommoso di quello di un Grand Theft Auto. Senza contare che dovrete fare benzina ogni due per tre, come abbiamo scritto. A volte con una frequenza esagerata, al di là di tutto.

Nelle ossa

Ma, allora, a cosa è dovuto il voto più che positivo che abbiamo assegnato al gioco, se la situazione è questa qui? Quella di un gameplay tendente al mediocre? La risposta è molto semplice. Se compreso nella sua essenza, Days Gone è un titolo capace di entrarvi dentro e di farvi chiudere un occhio sugli evidenti limiti che ha, offrendovi, in cambio, un’atmosfera superlativa. Uscire sulla propria due ruote, dal proprio rifugio, consapevoli di entrare nell’Incubo sarà qualcosa che vi elettrizzerà, perché quando lo farete avrete la sensazione di immergervi in un universo con tante storie diverse da raccontare, il più delle volte colme di disperazione, ma sempre utili per aggiungere un tassello in più al mosaico, per capire qualcosa di utile in merito al disegno che si è venuto a compiere ma che ci sfugge in qualche sua parte. Quella che ci ha toccato da vicino, quando Sarah se ne è andata per sempre.

Days Gone richiederà al giocatore di entrare veramente nella parte, dunque; si tratta di un titolo che sarà amato oppure odiato, senza mezzi termini. Ago della bilancia sarà anche la ripetitività, che si incanala in quella che prova a essere un’esperienza realistica di mondo post-apocalittico, ma che farà storcere il naso ad alcuni di voi. In Days Gone saranno davvero poche le occasioni in cui dovrete fare altro che liberare un accampamento clandestino dai predoni o dai Ripugnanti (gente, esaurita, che venera l’apocalisse; qualcosa di simile a quanto visto in certi Fallout) per ottenere un progetto di qualche oggetto prezioso e una mappa che rivela i punti di interesse, distruggere nidi di Furiosi o guadagnare un avamposto della NERO, a cui si accede riattivandone l’energia attraverso un generatore sempre – sempre: mi raccomando – a secco di carburante. Premio: un upgrade a energia, vigore e focus, a nostra discrezione.

A dare un pizzico di varietà di saranno solo cutscene e alcune sequenze di shooting sulla moto, oltre a fasi di esplorazione o miglioramento di abilità ed equipaggiamento del nostro caro Deacon, grazie all’elegante e comodo menù che terrà traccia di qualsiasi cosa facciamo in-game, oltre a fornirci la mappa con tutti i punti di riferimento utili. Sarà possibile anche coltivare il proprio rapporto con i diversi accampamenti, svolgendo missioni secondarie a favore di uno piuttosto che di un altro, oppure vendendo i propri beni (carne, erbe, pelli e… orecchie di Furiosi) in una specifica sede. Questo vi garantirà maggiori possibilità, visto che lì avrete accesso ad armi più potenti, potenziamenti per la moto e altro ancora. Chiudendo il discorso sulla ripetitività delle azioni: non sappiamo quanto consapevolmente, ma almeno gli sviluppatori hanno avuto il buon senso di scongiurare del tutto il grinding relativo al crafting. Avrete quasi sempre ciò che vi serve per le vostre creazioni a livello di materiali (non molti), e nell’Oregon devastato non c’è il cliché videoludico dell’arma più forte del gioco da trovare chissà dove. Qui si fa sul serio.

Il comparto tecnico di Days Gone è pregevole, specie alcuni scorci paesaggistici hanno un impatto notevole anche sul giocatore più navigato. Questo per merito anche di variazioni meteorologiche e di un ciclo giorno-notte che non solo varia il setting, ma anche le carte in tavola. I Furiosi, di notte, sono più feroci e numerosi, così come, in questo caso, non sarà raro venire attaccati da belve contaminate dal virus. Peccato per qualche bug e pop-up grafico di troppo, che va di pari passo con la “rozzezza” a cui abbiamo più volte accennato per quanto riguarda il gameplay. Fino a qualche versione del gioco fa, il frame rate, in moto, era disastroso, ma è stato progressivamente sistemato. Soddisfacenti le cutscene in tempo reale, che vi faranno storcere solo qualche volta il naso per uno stacco dalla sequenza di gioco non proprio veritiero (leggi anche: siete a piedi e parte un video in cui vi trovate sulla vostra moto). Abbiamo infine apprezzato moltissimo il doppiaggio italiano, davvero calzante ed estremamente espressivo, anche e soprattutto quello del nostro Deacon; meno significative, ma comunque dignitose, le musiche che fanno da sfondo all’intera vicenda.

Chiudiamo la recensione facendo cenno a uno degli aspetti più pubblicizzati del gioco: le orde. Queste schiere infinite di Furiosi ci sono ed è divertente abbatterle per via dello sforzo strategico che è necessario fare, tra il piazzare trappole e studiare bene dove siano gli esplosivi nella zona limitrofa. C’è però un problema: compaiono nelle sequenze finali e quelle veramente toste sono facoltative, assumendo un’importanza che, nel gioco, è analoga a queste poche righe che abbiamo loro dedicato in sede di recensione.

Trofeisticamente parlando: in sella

Abbiamo già pubblicato la guida ai trofei di Days Gone e, come appare chiaro, platinare il titolo Bend Studio sarà un compito più lungo che difficile, a fronte di una longevità che può tranquillamente superare le quaranta ore. Il set di trofei, per quanto possa portare via tempo, è comunque comodo per qualsiasi cacciatore, visto che non ha coppe mancabili e offre in maniera intelligente l’opportunità di esplorare al 100% quanto offerto dal mondo di gioco.

VERDETTO

Days Gone non è un gioco facile da giudicare, tutt'altro. Ha difetti evidenti e pregi che, per essere identificati, necessitano di una certa dedizione. Non bastasse, certi problemi sembrano quasi rispondere alla precisa volontà di dare un certo tipo di esperienza. Days Gone si rivolge a un target molto nitido, ma non ridotto, di videogiocatori, e rischia di scontentare molti di quelli che rimangono fuori dal suddetto. Ma un consiglio: provate a dare una chance a Deacon e a scendere nell'Incubo con lui. Se ne sarete conquistati, non ne uscirete... vivi?

Guida ai Voti

Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.

2 Commenti

  1. […] Si scambiano le posizioni, ma la sostanza non cambia, Grand Theft Auto V e FIFA 19, con un Rocket League che conquista la terza posizione grazie a un salto in avanti poderoso. Continua il long selling di Minecraft, e si rivede in classifica anche il supportatissimo Rainbow Six Siege. Buon esordio per Blood & Truth (ottavo) considerando che è un titolo in esclusiva per PlayStation VR, mentre resiste Days Gone. […]

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