Dead Island: Definitive Collection – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Deep Silver Developer: Techland
Piattaforma: PS4 Genere: Survival Horror Giocatori: 1 (Online 2-4) PEGI: 12 Prezzo: 39,99 €

Nel settembre del 2011 sbarcava sugli scaffali dei negozi, tra dubbi e curiosità, un survival horror che puntava a dimostrare che un’atmosfera cupa non era condizione obbligatoria per creare un gioco ricco di orrori e di tensione, sarebbe infatti bastata una lussureggiante isola tropicale infestata da terribili zombie. Stiamo parlando di Dead Island, titolo Techland che è riuscito a riscuotere con i suoi due capitoli un discreto successo tra gli amanti dei morti viventi, tanto da meritarsi una riedizione in questa Definitive Collection, che permetterà anche ai possessori di PlayStation 4 di calarsi in questo incubo vacanziero.

Zombie che abbaia non morde

Ci troviamo sulla splendida isola di Banoi, oltre 2.500 km quadrati su cui si dipana la semplice trama di Dead Island. Dopo una notte di festeggiamenti in un lussuoso albergo, i quattro protagonisti (il rapper Sam B., l’ex giocatore di football Logan, l’impiegata dell’albergo Xian Mei e la bodyguard Purna) vengono svegliati dalla voce registrata del sistema di emergenza che invita i clienti a evacuare l’albergo. Un misterioso virus ha infatti contagiato la maggior parte degli isolani uccidendoli per poi farli tornare in vita come mostri privi di intelletto e con un unico desiderio: nutrirsi di carne umana.
Sarà il bagnino John Sinamoi il primo ad aiutare i sopravvissuti, apparentemente immuni al virus, e dare il via ad una rocambolesca fuga dall’isola maledetta, cercando di salvare la pellaccia aiutati da vari personaggi secondari e soprattutto da una marea di armi sia bianche che da fuoco. Questa a grandi linee la storia di Dead Island, un mero pretesto in effetti per calarci nei panni di uno dei quattro superstiti, ognuno dotato di abilità e caratteristiche uniche, e chiamarci ad uccidere quanti più zombie possibile. L’intero gioco si svolgerà con una visuale stile FPS, in cui vedremo la nostra arma, un comodo mirino e soprattutto le orde di nemici che cercheranno di divorarci, mentre esploreremo la vastissima isola creata dai ragazzi di Techland e forgeremo armi sempre più forti per annientare ogni non morto che ci sbarrerà la strada.

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Uno degli elementi che più sono stati apprezzati infatti è il particolare metodo di crafting scelto per il titolo, che ci richiederà come in un qualsiasi gioco di ruolo di raccogliere in giro per il mondo o dai cadaveri dei nostri nemici degli oggetti quali chiodi, deodoranti e molto altro ancora per migliorare il nostro equipaggiamento e riuscire a creare un devastante arsenale fatto di mazze chiodate, spade elettrificate e chi più ne ha più ne metta, in puro stile Dead Rising. Per chi del resto non lo avesse giocato a suo tempo, questo survival horror può essere visto come un titolo simile a Borderlands, con una spruzzata proprio di Dead Rising per quel che riguarda le armi ed un pizzico di Left 4 Dead per ciò che concerne il comparto online, un mix di generi che funziona alla grande per le circa 25 ore che ci verranno richieste per riuscire (forse) a fuggire dall’incubo. Proprio il gioco in rete è uno dei punti forti del gioco, dato che potremo chiedere fino ad altri 3 amici di unirsi all’avventura e completare con noi le missioni del gioco o girovagare per il vasto open-world rappresentato da Banoi alla caccia di mostri da eliminare, per aumentare il divertimento e rendere il titolo ancora più longevo.

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Twist-ending come se piovesse

La rocambolesca fuga in elicottero dagli orrori di Banoi ha permesso ai nostri eroi di atterrare sulla nave militare al comando di Sam Hardy, un generale statunitense ingaggiato da un misterioso individuo chiamato Serpo, il quale ha deciso che utilizzerà il gruppo di immuni per studiare una cura al virus che ha trasformato gli isolani in zombie. Durante il sequestro però Yerema, l’indigena fuggita assieme ai quattro, morde uno dei soldati nel tentativo di liberarsi e da così il via ad una nuova epidemia che contagerà tutti gli individui presenti sulla nave e farà naufragare l’imbarcazione stessa sull’isola di Palanai. Inizia così Dead Island: Riptide, il seguito del primo capitolo che riprende la storia dal momento esatto in cui era stata interrotta, scatenando la furia dei non morti su un nuovo paradiso tropicale. Con meccaniche pressoché invariate rispetto al suo predecessore, Riptide punta a migliorare dove gli utenti e la critica aveva segnalato carenze e lacune, proponendo una trama con un ritmo migliore e puntando di più sul multiplayer online, fallendo però in parte sotto l’aspetto tecnico (fortunatamente migliorato grazie alla rimasterizzazione in HD).

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All’atto pratico rimane inalterata l’ossatura del primo Dead Island, con combattimenti in prima persona, una fluidità generale ottima e soprattutto il ritorno in grande stile dell’apprezzatissimo sistema di evoluzione delle armi, con tanti nuovi strumenti di morte coadiuvati da un sistema di loot più generoso che permetterà a tutti di ottenere l’arsenale dei suoi sogni.
Ritornano ovviamente anche gli zombie, più furbi e letali che mai, con alcune nuove aggiunte rispetto ai classici camminatori, ai bestioni tutti muscoli ed ai mortali nemici esplosivi, come ad esempio gli urlatori, in grado di stordirci per lasciarci inermi vittime dei suoi accompagnatori, i granatieri, scienziati che ci lanceranno le loro escrescenze esplosive (pratica parecchio disgustosa) per eliminarci e molto altro ancora.
Purtroppo però Riptide non riesce a scrollarsi di dosso l’etichetta di “seguito a metà”, risultando a tutti gli effetti più una grossa espansione di quello che fu il primo Dead Island piuttosto che un prodotto completamente nuovo, visto anche che sia le meccaniche che l’ambientazione sono state riprese in maniera praticamente identica dal predecessore.

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Gli Anni ’80 sono non-morti

Dopo un rapido excursus sui primi due capitoli della saga è giunta finalmente l’ora di parlare della vera novità introdotta con questa Definitive Collection, l’inedita modalità di gioco chiamata Retro Revenge. Per tutti coloro che avessero acquistato questa raccolta pur avendo già vissuto le disavventure dei quattro (poi diventati cinque) protagonisti del gioco, magari per raccattare qua e là qualche bel trofeo, allora questo mini-gioco arcade rappresenterà sicuramente una grande attrattiva e strapperà ben più di un sorriso. Praticamente nulla ma molto divertente la trama, che ci metterà nei panni di un gamer rockettaro il cui animale domestico viene rapito da alcuni ignoti mentre fuori casa infuria una terribile apocalisse zombie. Ecco allora che il nostro improbabile eroe si lancerà per le strade della città per raggiungere i sequestratori, facendosi largo a suon di calci e pugni e soprattutto eliminando quanti più non morti possibile.
Dead Island: Retro Revenge è a tutti gli effetti la rivisitazione moderna di un vecchio gioco da cabinato, sullo stile di Streets of Rage, con grafica che imita lo stile 16 bit in chiave moderna e scorrimento orizzontale dello schermo. Il nostro eroe sarà dotato di una serie di attacchi, eseguibili premendo i quattro tasti frontali, e potrà spostarsi su quattro binari muovendosi verso l’alto e verso il basso con le apposite frecce, proseguendo però la sua corsa verso il lato destro dello schermo mentre i nostri avversari ci verranno incontro. Saremo poi dotati di un mirino circolare, di diametro e posizione variabili in base alle armi equipaggiate, che ci permetterà di capire quando attaccare per eseguire un colpo perfetto. Ogni nemico infatti sarà contrassegnato da una piccola stella dorata che segnalerà, una volta che essa si troverà al centro del nostro mirino, quando premere il tasto.

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I nostri avversari saranno molti e variegati, e richiederanno di sfruttare diversi approcci, ma fortunatamente avremo alcune armi disponibili per aiutarci nella lotta ai non-morti. Da seghe circolari a giganteschi martelli, fino ad un potente attacco magico (!), nessuno zombie sarà in grado di resistere. Inserite poi all’interno di Retro Revenge, oltre alla classica modalità Storia, troveremo una modalità Maratona, una sorta di sfida infinita in cui dovremo puntare ad arrivare più lontano possibile, ed una modalità Sopravvivenza che ci chiederà di superare in sequenza il maggior numero di stage, con difficoltà sempre crescente. Un ottimo modo insomma per tenere gli appassionati di Dead Island impegnati per qualche ora aggiuntiva una volta terminate le due avventure principali o per staccare tra una lunga sessione online e l’altra, senza contare i trofei dedicati.

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Chi non muore si rivede

Dead Island: Definitive Collection è sicuramente un pacchetto molto ricco, con tanto di modalità inedita per stuzzicare la curiosità anche di chi avesse già completato entrambi i titoli su PlayStation 3. Proprio rispetto alla old-gen però è bene sottolineare il grande lavoro svolto dai ragazzi di Techland, per adeguare le loro creature alla nuova potenza di PlayStation 4. I modelli poligonali dei personaggi sono stati infatti completamente rivisti, per rendere onore ad un design già più che apprezzabile ai tempi, e lo stesso è stato fatto per tutte le ambientazioni sia indoor che in esterna. Le isole di Banoi e Palanai non sono mai state così luminose, l’acqua mai così cristallina e gli zombie così orribili ed inquietanti. Sì perchè tra una palma e una sdraio ci sono anche loro, gli irriducibili morti viventi pronti a fare un sol boccone dei nostri personaggi, rinvigoriti da una grafica in alta definizione che gli rende finalmente giustizia e fa sì che alcuni di essi possano entrare a pieno diritto nei nostri incubi peggiori. Tutto questo senza fortunatamente il minimo calo di frame-rate, visto che questa Definitive Collection scorre fluida e soprattutto senza eccessivi bug, problema che a suo tempo aveva afflitto le versioni PlayStation 3.

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Nulla invece è purtroppo stato fatto per il claudicante sistema di mira, che ancora una volta non ci aiuterà a colpire con precisione le parti corporee dei nemici nè di sfruttare al massimo l’ottimo sistema di smembramento studiato dal team. Ovviamente si tratta di un neo che non riesce ad intaccare eccessivamente un’esperienza di gioco di per sè ottima, già godibile 5 anni fa e riproposta uguale nella sostanza anche per la current-gen. Da sottolineare anche il miglioramento dell’online e soprattutto il mantenimento, per quanto riguarda Riptide, del mantenimento dell’opzione di import del proprio personaggio dall’originale Dead Island, che consentirà quindi di giocare al primo episodio e proseguire, come in un’unica lunga storia, anche sul secondo, dando ancora più senso ad una raccolta di questo tipo.
Ovviamente, come già detto anni fa al momento dell’uscita su piattaforme Sony, anche Dead Island: Definitive Collection rappresenta un’attrattiva soprattutto per coloro che amano i survival horror di stampo classico (fatta eccezione per la componente RPG delle armi), mentre chi cerca un prodotto innovativo potrebbe non sentirsi del tutto soddisfatto.

Trofeisticamente parlando – Coppe di gelato sulla spiaggia

I trofei di questa Definitive Collection sono ovviamente suddivisi tra i tre titoli in essa racchiusi. Per quanto riguarda il primo Dead Island, per il quale vi forniamo un’esaustiva guida al Platino, ed il seguito Riptide – qui l’elenco, i trofei rimangono invariati rispetto agli elenchi PlayStation 3, con la sola aggiunta dei trofei legati alle espansioni comprese nel pacchetto, come ad esempio il DLC Arena Bagno di Sangue. La vera novità è invece rappresentata da Retro Revenge, mini-gioco che come da tradizione non possiede un Platino ma è dotato di una breve lista comprensiva di 9 bronzi, 3 argenti ed un succulento trofeo d’oro che faranno la gioia dei cacciatori di trofei amanti dei survival horror.

VERDETTO

Dead Island: Definitive Collection è una buona Remastered che riesce a portare su PlayStation 4 le inquietanti atmosfere delle isole di Banoi e Palanai. Tornare in questi paradisi tropicali pullulanti di zombie pronti farci la pelle è sicuramente un'esperienza gratificante, grazie anche ad un sistema di sviluppo delle armi ben progettato ed a un lavoro minuzioso sul comparto grafico. I piccoli difetti riscontrati un lustro fa su Dead Island, come il rivedibile sistema di mira, si trascinano anche in questa raccolta ma se amate i survival horror riuscirete senz'altro a chiudere un occhio. Retro Revenge poi funge da classica ciliegina sulla torta e consegna nelle mani dei fan una piccola chicca tutta da giocare. Purtroppo però se questi zombie vacanzieri non vi hanno mai attirato, il solo mini-gioco aggiuntivo potrebbe non essere una leva sufficientemente forte per l'acquisto. Per tutti gli altri invece, un ritorno tra le acque cristalline tinte di sangue di Dead Island è più che consigliato.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.