DeadCore – Recensione

Sviluppatore: Grip Digital Publisher: Grip Digital Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 7,99 € Italiano:

Le categorie dei videogiochi si differenziano per tipologia e genere e, anno dopo anno, aumentano lentamente per allargare il bacino di utenti casual e hardcore. A partire dall’avvento dei social dedicati alla condivisione di video, come Twitch e YouTube, un numero sempre più elevato di utenti posta ogni giorno le proprie esperienze per esporre al mondo la dimestichezza con il DualShock e proporre nuove sfide a eventuali sfidanti sparsi per il mondo. Questa nicchia di persone è chiamata speedrunner. Il loro obiettivo è quello di completare i giochi nel minor tempo concepibile dall’essere umano, possibilmente morendo il minor numero di volte e completando gli obiettivi con intermedi al limite dell’impossibile. DeadCore, sviluppato da Grip Digital, creatore tra gli altri di The Solus Project, è il titolo che va incontro alle esigenze di questa razza di videogiocatori che vogliono imbattersi in vere sfide, con momenti da lasciare senza respiro e offrendo gratuitamente una tachicardia da far invidia.

Scalata verso la vetta

In un mondo dove la nebbia nasconde un oscuro presagio, una torre svetta in mezzo al nulla. La cima è l’unica nostra via di uscita. La vetta è la nostra salvezza per riattivare un antico automatismo e sventare questa sorta di arcana profezia meccanica. Nulla di più ci è dato sapere all’inizio della scalata. Il mondo è cupo, grigio, ma vivo. Vivo di una energia remota e antiquata. Attorno non ci saremo che noi, la torre e una serie di ostacoli sempre più infimi e crudeli che cercheranno di metterci i bastoni tra le ruote. E’ una corsa contro il tempo e arrivare in cima non è che solo l’inizio. Dispersi, tra i vari piani e i vari livelli, sono nascosti i documenti che ci informeranno, passo dopo passo, di tutte le informazioni più utili per ricostruire l’accaduto su cosa successe qui, prima della grande nebbia.

Questo è ciò che c’è da sapere, per il momento, sulla trama del gioco. Oltre a questa misteriosa modalità di gioco, è possibile cimentarsi nella modalità speedrun. In questa modalità, proprio come si potrebbe dedurre dal nome, si dovrà completare uno dei livelli proposti nella modalità storia oppure uno degli schemi predisposti a tale scopo nel minor tempo possibile. I migliori cinque tempi a livello mondiale saranno visibili nelle relative classifiche durante il momento di decisione della mappa.

Sempre più in alto

DeadCore è, prima di ogni altra cosa, un platform, senza se e senza ma. Le dinamiche di gioco solo le solite che si trovano in un qualsiasi titolo di genere analogo: cammini, corri, salti. Doppi salti. Tanti salti. Con l’avanzare del gioco, verranno sbloccate diverse abilità indispensabili per il proseguimento, tra cui la possibilità di sparare e la carica dash. La prima consente di far fuoco, con semplici proiettili al plasma oppure colpi caricati da altri dieci colpi assolutamente indispensabili per attraversare certe sezioni. La seconda è uno scatto rapido in avanti che ci permette di coprire ingenti distanze in un brevissimo lasso di tempo, dandoci la possibilità di varcare territori altrimenti invalicabili oppure superare una serie di ostacoli in serie.

La difficoltà in questo titolo, benché si tratti di un banale platform, sta nella moltitudine di meccanismi complicati e contorti, disposti in modo così congeniale da far rallentare, rimbalzare nel vuoto o addirittura morire sul colpo il povero malcapitato. Solo l’attenta osservazione e l’analisi da un punto lontano permetterà la sopravvivenza e la gestione delle diverse aree nei cinque livelli di gioco. Se si dovesse venire a morire oppure ci si accorge di essere a corto di colpi, esistono i checkpoint, visibili grazie alla loro forma circolare colorata di verde, sparsi appositamente prima dei punti nevralgici.

La morte è un punto centrale del gioco; infatti, come seconda categoria, si può contestualizzare il gioco come un trial and error. La morte rende perfetti ogni volta di più, fino a quando quell’area non verrà completata e non si arriverà al prossimo checkpoint. Per la speedrun perfetta, i tentativi saranno molteplici. Innumerevoli. Non contabili. In fondo, non si poteva prevedere che questo da un gioco il cui titolo significa proprio morte. La lunga strada per la perfezione è pressoché infinita, grazie anche ai numerosissimi bug e glitch che incontreremo, sia positivi che negativi. Non c’è solo una strada per arrivare al core della torre centrale, sarà il nostro inconscio a decidere il migliore percorso da affrontare.

Vertigo

L’interfaccia grafica è molto semplice, così come tutto il resto dell’ambiente. La scenografia è pulita, scarna e fondamentalmente vuota. Gli unici elementi a contorno, oltre ovviamente alle piattaforme, fisse o mobili che siano, sono i nemici. I colori, a differenza del resto, sono assai brillanti e sgargianti, come a indicare che ogni azione corrisponde esattamente a una reazione da effettuare per sopravvivere e proseguire nel gioco. Purtroppo la pregiata qualità grafica va a intaccare il frame rate, risentendo molto di questo carico così massiccio e aggressivo di animazioni e colori vivaci. Questo piccolo dettaglio comporta degli scatti durante le fasi di movimento automatico, come ad esempio durante le fasi di salita di alcuni ascensori. Infine sono state molteplici le volte in cui ci siamo ritrovati davanti a glitch. Abbiamo avuto la fortuna di cadere nel vuoto per circa quaranta secondi e toccare il suolo non renderizzato, totalmente appiattito e in due dimensioni. Tirando le somme, la grafica non è male, ma avrebbe dovuto essere più curata.

Parlando del secondo comparto tecnico, ovvero quello audio, non c’è da ridire su nulla. La colonna sonora è carica e determinata, riempiendo quello che manca a tutto il vuoto e creando un effetto atmosferico e principalmente ritmico non indifferente, soprattutto per gli aspiranti speedrunner che tenteranno di completare la scalata dall’inizio alla fine con un tempo da primati, con l’unico obiettivo di inserire il proprio nome tra le leaderboard mondiali.

Trofeisticamente parlando: alta pressione

Tanta fatica per nulla. Si può riassumere così questa enorme, ma tutto sommato rapida, scalata per la conquista di tutti gli obiettivi che sono stati preparati appositamente per DeadCore. La lista dei trofei conta un totale di soli ventuno bronzi, senza nessun altro metallo prezioso all’orizzonte. Il loro ottenimento non vale lo sforzo che dovremo compiere per alcune delle sfide proposte, tra cui segnaliamo il recupero di tutti i collezionabili e battere i tempi cronometrati degli sviluppatori su tutti i tracciati nella modalità speedrun. Se siete dei platinatori incalliti, starete ben lontani da questo titolo. Se invece cercate qualcosa di davvero difficile e al limite dell’unico, avere questo gioco nella propria bacheca al 100% sarà come aver inciso il proprio nome su un ritrovato sacro Graal.

VERDETTO

DeadCore è un buon titolo, divertente e a tratti altamente frustrante. Adatto per chi adora le sfide, può essere un ottimo punto di partenza per chi vuole diventare uno speedrunner o per chi lo è ormai da anni. La freschezza arriva per lo più dalle infinite scelte sui percorsi che dovremo affrontare e dalla precisa predisposizione delle minacce in grado di farci ripartire dal checkpoint. Seppur si tratti di un lavoro di medio pregio, le note negative sono dovute a una mancanza di cura dell'aspetto grafico, ai glitch e alla fluidità, che potrebbero incidere parecchio sulle prestazioni.

Guida ai Voti

Antonino Gennaro
Appassionato di videogiochi di nuova generazione e collezionista di giochi retrò che hanno fatto di PlayStation il prodotto d'eccellenza che conosciamo oggi. Sono un nerd a 360 gradi: oltre ai videogiochi, apprezzo tutto ciò che è arte per gli occhi. Adoro guardare anime preferibilmente in giapponese, leggere manga di ogni genere, amante del cinema cult e fanatico della fotografia.