Death end re;Quest 2 – Recensione

Sviluppatore: Compile Heart Publisher: Idea Factory Piattaforma: PS4 Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 49,99 € Italiano:

Come ormai tutti sappiamo, l’emergenza sanitaria dettata dal Covid-19 è riuscita a mettere in ginocchio gran parte dell’economia mondiale, compreso il nostro amato settore videoludico. I mancati annunci e i continui ritardi non hanno fatto altro che scombussolare i piani di molti videogiocatori, soprattutto se amanti dei titoli Made in Japan. Per colpa infatti delle proprie abitudini lavorative, gran parte delle software house nipponiche ha dovuto bloccare completamente le produzioni per diversi mesi causando uno slittamento di molte uscite o, nel caso di prodotti già completi, di release di videogiochi pieni di problematiche, come avvenuto per l’ultimo Sword Art Online: Alicization Lycoris. I ragazzi di Idea Factory e Compile Heart hanno voluto però fare la voce fuori dal coro e hanno deciso di rilasciare comunque la loro ultima fatica.

A circa un anno di distanza, questo dinamico duo è riuscito a rilasciare Death end re;Quest 2, seguito di quel Death end re;Quest apprezzato da stampa e videogiocatori di tutto il mondo. Il progetto nato dalla voglia di incrociare JRPG e visual novel entra così nella fase successiva: quella della conferma. Purtroppo però, già dalle prime ore, ci si può rendere conto che l’ultima opera targata Compile Heart non è altro che una mera riproposizione delle meccaniche del capitolo di debutto (anche con diversi tagli importanti) legate insieme da un comparto narrativo piuttosto lento ma ricco di tematiche adolescenziali attualissime. Siete dunque pronti a scoprire tutti i segreti che si nascondono tra i vicoli di Le Choara?

death end re quest 2

Passato e presente

Come già avevamo detto nella recensione del primo Death end re;Quest, l’obiettivo iniziale degli sviluppatori era quello di unire il gameplay tipico delle loro produzioni più famose (la serie Neptunia su tutte) e arricchirlo con un comparto narrativo di livello, strutturato in maniera simile alle più classiche visual novel. Anche in questo secondo capitolo l’esperienza proposta ha mantenuto tale divisione ma non è purtroppo riuscita a confermarsi sugli stelli livelli della precedente. Se nel primo capitolo ogni sezione narrativa aveva l’importante compito di affiancare gli eventi del mondo reale a quelli di World’s Odyssey, in Death end re;Quest 2 queste sezioni sono state rilegate a semplici occasioni per conoscere l’enorme cast di personaggi presenti, lasciando il compito di portare avanti la trama principale ad alcune sequenze in pieno stile JRPG.

Quello che riesce a colpire subito della trama è però la presenza di alcune importanti tematiche adolescenziali, come gli abusi, la discriminazione e l’amore, e di come queste vengono spiattellate in faccia al videogiocatore senza troppi fronzoli. Ecco quindi che già dopo pochi minuti dall’inizio della campagna principale, ci troveremo faccia a faccia con il brutale assassinio del violento padre di Mai Toyama, la protagonista. Rimasta orfana, la giovane finirà così nell’irridente cittadina di Le Choara, un piccolo centro abitato che si scoprirà essere avvolto da una sinistra maledizione.

death end re quest 2

Il nostro compito sarà quindi quello di aiutare Mai, insieme alle altre ragazze della residenza Wordsworth, a ritrovare la sorella scomparsa tempo prima proprio nei meandri della piccola cittadina. Tra un combattimento e l’altro, la nostra protagonista incontrerà anche la spietata Shina che, insieme agli avatar del precedente capitolo, racconterà di come il destino del suo mondo sia legato direttamente a quello di World’s Odyssey.

Con queste premesse, l’avventura che dovevamo intraprendere si preannunciava interessante e ben strutturata. Purtroppo però la ventina di ore necessarie per portare a termine la campagna principale non sono riuscite a rapirci completamente, vuoi per la mancanza di colpi di scena significativi, vuoi per un’originalità nella trama nettamente inferiore al Death end re;Quest originale. Anche le sezioni in pieno stile visual novel, che nel primo erano direttamente collegate e funzionali alla storyline principale, qui sono state riclassificate come semplici occasioni per conoscere meglio i diversi personaggi coinvolti, con alcune scenette che raramente riescono ad arricchire gli eventi proposti e a smuoverli da quella piattezza percepibile per tutta la durata dell’avventura. Solo le scelte Death end (ramificazioni che portano al game over istantaneo) e i tre finali disponibili (due per la campagna normale e uno per l’NG+) riescono a smuovere un pochino le acque, grazie soprattutto alla proposizione di alcuni inattesi sviluppi e imprevisti mortali.

Un passo avanti e due indietro

Essere il seguito di un videogioco che ha saputo ritagliarsi la propria fetta di estimatori non è mai semplice. Come si può migliorare e innovare una formula già collaudata, senza snaturare troppo la serie? Questa deve essere una domanda che i ragazzi di Idea Factory e Compile Heart non si sono degnati di porsi. Il perché è presto detto. Da un punto di vista prettamente legato al gameplay, Death end re;Quest 2 propone le medesime meccaniche, le stesse animazioni e perfino gli stessi menù del primo capitolo. Anzi, se vogliamo proprio dirla tutta, le abilità di Arata, che avevamo elogiato e garantivano una dose extra di varietà ai combattimenti, sono state pure tagliate per alcune necessità narrative. Insomma, a conti fatti questo secondo capitolo non si può neanche definire un “more of the same”, quanto più che altro un “less of the same”. Una definizione senza dubbio più azzeccata.

death end re quest 2

Il combat system ripropone quindi un sistema a turni con triplice azione, arricchito dai soliti elementi di debolezza e resistenza che dovremo imparare a conoscere per sfruttare al meglio ogni singolo attacco. Le abilità speciali, magiche, fisiche o di supporto che siano, possono inoltre essere combinate tra loro per aumentare la loro potenza distruttiva e, cosa non meno importante, portare allo sblocco di nuove tecniche. L’ultimo attacco del trittico deve essere scelto con molta cura, perché questo può portare all’attivazione del classico sistema Knockback, una speciale meccanica tipica della serie che permette alle nostre combattenti di far rimbalzare sul campo di battaglia i nemici per infliggere danno extra. Tornano prepotenti anche i field bug, particolari anomalie del terreno che, se calpestate, forniscono bonus e malus a seconda delle situazioni e contribuiscono a innalzare il nostro livello di corruzione.

Una volta che un personaggio raggiunge l’80% nell’apposita barra, assisteremo alla Glitch Mode, una particolare trasformazione che sblocca il potere latente delle nostre combattenti e garantisce loro una potenza distruttiva senza eguali. Nonostante l’importanza di questa meccanica, occorre però non esagerare con il suo utilizzo: aumentare di troppo il livello di corruzione potrebbe portare alla morte istantanea del personaggio. Il sistema di statistiche e indicatori di forza viene arricchito da una varietà di equipaggiabili al limite della sufficienza. Poche sono le possibilità di sviluppo dei personaggi; essi si limitano infatti a seguire quella che è la loro propensione di default senza lasciare spazio a tattiche meno convenzionali. Mancano all’appello le due “modalità” sbloccabili solo dopo aver terminato la campagna principale: la Pain Area e la nuovissima Ao Oni Area. La prima, costituita da un dungeon con boss di alto livello, non ha saputo convincerci per colpa di una difficoltà tarata verso il basso (per questo vi consigliamo la difficoltà massima), mentre della seconda, anche a distanza di tempo, non siamo riusciti a trovarle un vero e proprio senso (dovrebbe essere una specie di nascondino…).

death end re quest 2

Anche sull’aspetto tecnico c’è ben poco da dire. Così come per il gameplay, anche il comparto grafico ripropone gli stessi asset del primo Death end re;Quest, migliorando solo sensibilmente la stabilità del frame rate nelle situazioni più caotiche. Le animazioni sono state riciclate in toto, così come i modelli poligonali, la palette di colori e perfino la colonna sonora. Insomma, sembra proprio che sotto tale aspetto gli sviluppatori si siano limitati a creare qualcosa di “nuovo” con il materiale che già avevano, rilasciando così sul mercato un prodotto che, invece di Death end re;Quest 2, forse si sarebbe dovuto chiamare Death end re;Quest 1.5. Per rispondere quindi alla domanda fatta nella prefazione, questo nuovo capitolo non è riuscito a confermare quanto di buono si era visto nel primo, ma siamo sicuri che presto i ragazzi di Idea Factory e Compile Heart sapranno riprendersi da questo scivolone.

Trofeisticamente parlando: two run is megl che uan

Se ci soffermiamo un secondo su quello che riguarda l’aspetto trofeistico di Death end re;Quest 2, possiamo tranquillamente affermare che si tratta di un’esperienza in linea con quella del suo predecessore. Oltre alla scoperta delle tecniche di ogni personaggio, a quelle di tutti i finali Death end e al completamento delle varie modalità accessorie, i trofei proposti vi richiederanno di completare due run così da raggiungere il vero finale. Fortunatamente, invece delle venti ore necessarie per il completamento della storyline principale, il secondo walkthrough ne richiederà meno della metà dato che potrete saltare senza rimorsi i filmati proposti. Nulla di troppo complicato.

VERDETTO

Death end re;Quest 2 doveva essere il capitolo della conferma, ma si è invece rivelato una copia del capitolo di debutto tanto amato. La nuova componente narrativa, per colpa della sua eccessiva piattezza, non riesce a regalare le stesse emozioni e la stessa atmosfera, limitandosi al ruolo di semplice collante tra uno scontro e l’altro. Il gameplay ripropone senza novità gran parte delle meccaniche viste in precedenza, eliminando solo quelle che per motivi narrativi non avevano senso di esistere. Forse le aspettative erano tarate troppo verso l’alto, ma i fan di questa serie si meritavano un ben altro seguito.

Guida ai Voti

Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!