Death Stranding – Recensione

Sviluppatore: Kojima Productions Publisher: Sony Interactive Entertainment Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Fin dall’antichità ci sono state persone dalle menti così elevate da essere in grado di avviare vere e proprie rivoluzioni. Galileo Galilei affinò il concetto di eliocentrismo utilizzando il suo telescopio, Henry Ford creò la catena di montaggio, Bill Gates fondò la celeberrima Microsoft modificando radicalmente la concezione di personal computer. Non sempre però queste novità sono state recepite positivamente, basti pensare all’accoglienza riservata alle teorie del già citato Galileo. Questa è un po’ la sorte toccata, con le dovute proporzioni, al maestro Hideo Kojima e al suo attesissimo Death Stranding.

La nostra singolare recensione sarà ben diversa da quelle comparse online su praticamente ogni pagina che tratti anche in minima parte di videogiochi. Abbiamo infatti scelto di approcciarci al titolo studiando quattro diversi archetipi di giocatore, quelli che verosimilmente potrebbero connettersi con Death Stranding.

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Il fan

“Era dal giorno dell’annuncio che aspettavo questo momento, finalmente ho tra le mani l’ultima opera del Maestro”.

Quella che avete appena letto è probabilmente la frase che il fan avrà detto al rivenditore di fiducia o che avrà pensato ricevendo a casa il pacco contenente una copia del titolo. Si tratta del giocatore che segue Hideo Kojima fin dalle sue origini, che ha accolto con un ampio sorriso l’annuncio della nascita di Kojima Productions e che ha seguito lo sviluppo passo passo, cercando magari di evitare eventuali spoiler per godersi al massimo l’esperienza.

A questi giocatori diciamo semplicemente che Death Stranding è tutto quello che aspettavano e anche di più, a cominciare da un comparto tecnico da urlo che non lascia spazio a sbavature, passando per una trama ricca e completa per arrivare fino a un gameplay che non assomiglia a niente che sia stato pubblicato prima d’ora. Fin dalle prime battute il giocatore si troverà a seguire una serie di cutscene perfettamente amalgamate con l’azione, tanto che molto spesso non ci sarà stacco tra le due, vestendo i panni di un protagonista dotato di animazioni incredibili, pronto a muoversi in un vasto open world tutto da esplorare.

Il sistema delle connessioni vi farà sentire indispensabili, permettendovi di aiutare indirettamente gli altri giocatori, fornendo loro suggerimenti o strutture utili per proseguire nell’avventura e creando una vera e propria rete in cui la soddisfazione sarà rappresentata dai “like”, fattore preso in prestito dai social che ben si adatta a una struttura dove i giocatori sono legati a doppio filo tra loro. Questa idea permea ed è alla base dell’intero Death Stranding. Si tratta di una sorta di tributo all’idea stessa che ha dato origine al gioco, che fa appunto delle connessioni il suo fulcro, sia a livello di storia che a livello di gameplay.

Nemmeno chi ha amato alla follia Solid Snake rimarrà deluso perché, oltre a piccole citazioni, tornerà anche la componente stealth/action del mitico Metal Gear Solid, rapportata però alla necessità di creare un antieroe, Sam Bridges, che non sia un soldato abituato alla guerra ma piuttosto un uomo comune, un corriere catapultato in un mondo diventato improvvisamente e tragicamente crudele e spesso violento. Qui si punta a sopravvivere più che a vivere, sfuggendo agli altri esseri viventi e soprattutto alle terribili e angoscianti Creature Arenate. Ai fan diremmo di non farsi sfuggire Death Stranding, ma probabilmente lo staranno già giocando dal giorno della sua uscita.

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L’onnivoro

“Ne parlano tutti, mi sembra doveroso provare questo Death Stranding”.

Gli appassionati di videogiochi non particolarmente legati a un genere specifico saranno stati bombardati in questi mesi da notizie relative all’opera di Hideo Kojima. Ecco perché sono in molti coloro che potrebbero decidere di acquistare il titolo, dopo aver guardato mille gameplay e magari letto qualche recensione. Questi giocatori devono sapere che la frase “il pubblico non è pronto per Death Stranding” non è stata detta a caso, perché si tratta di un prodotto estremamente difficile da valutare e soprattutto da apprezzare cogliendone le varie sfaccettature, a cominciare da una trama che fin dalle prime battute introdurrà il giocatore a un futuro distopico, in un cui si parla di una cronopioggia in grado di invecchiare la gente, di Riemersi e di chiralium con una scioltezza che potrebbe spiazzare e costringere i più distratti a recuperare qualche informazione aggiuntiva in rete, rischiando però pesanti spoiler.

Comprendere al meglio l’universo di Death Stranding sarà tutt’altro che facile tra menù in cui gestire l’equipaggiamento e la dotazione del nostro personaggio, carichi trasportabili e un profondo sistema di crafting. Chi riuscirà a superare questo scoglio si ritroverà tra le mani un gioco che solo in apparenza sarà un walking simulator, dato che le missioni di consegna saranno inframezzate da sezioni stealth e battaglie con i boss in grado di dar vita a momenti di tensione e a tenere incollati allo schermo i giocatori. Sfortunatamente non mancheranno i momenti in cui ci si chiederà perché camminare dal punto A al punto B sia divertente e fino a che punto possa esserlo in un gioco dotato di un open world davvero gigantesco, senza contare che l’avanzamento della trama sarà spesso lento e frammentato, tanto, forse, da far smarrire i giocatori meno costanti a metà strada.

Ai giocatori che si dilettano con ogni genere di opera suggeriamo di adottare le dovute precauzioni e magari di guardare, se possibile, un amico cimentarsi in qualche sessione magari nelle fasi avanzate del gioco, perché potreste rimanere delusi o addirittura scottati dall’esperienza tutt’altro che ordinaria di Death Stranding.

Il detrattore

“Questo gioco è un simulatore di Bartolini, merita lo scaffale”.

Se partite con l’idea che Death Stranding non sia il vostro gioco, allora non vi piacerà, dato che amplificherete tutti gli aspetti meno convincenti dell’opera di Kojima trasformandoli in difetti. L’open world, desolato e flagellato, risulterà estremamente vuoto e dispersivo, senza contare che le ore passate a camminarci dentro impersonando il povero Sam vi sembreranno eterne, perché a lungo prive di interazioni. Ad aggiungersi a questa sensazione negativa, qualora giochiate online, ci saranno le strutture create dei giocatori. Spesso faranno da spoiler rovinando il senso di avventura e scoperta, altre volte invece risulteranno fuori luogo e frustranti, come cartelli con emoticon e cuoricini davvero poco legati al mondo cruento raccontato da Kojima.

A livello di gameplay poi il titolo è a tutti gli effetti un simulatore di consegne, in quanto il giocatore sarà chiamato a portare merci da un punto all’altro della mappa senza apparente soluzione di continuità, alla ricerca di qualcosa che ci faccia proseguire con la trama principale o magari ci spinga in aree dove incontrare nemici da affrontare, come gli umani noti come MULI oppure le CA, in modo da dare un po’ di brio a un’avventura che così com’è risulterà piatta. Ovviamente esistono sempre i ripensamenti. La presenza di attori carismatici o magari la passione per il futuro distopico magistralmente raccontato nelle lunghe e numerose (forse troppo, per alcuni) cutscene del gioco potrebbero spingervi a dare una chance a Death Stranding, evitando magari quelle missioni secondarie che vi trasformerebbero di fatto in un dipendente di Amazon. Ma probabilmente l’idea di camminare nelle lande desolate dell’America per consegnare una pizza (letteralmente) vi terrà alla larga da quest’opera.

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L’incostante

“Magari tra una partita a Pro Evolution Soccer e un match online su Call of Duty potrei portare due o tre pacchi”.

L’ultimo capitolo della nostra analisi di Death Stranding è dedicata a tutti coloro che hanno solo ritagli di tempo da dedicare ai videogiochi o che per un motivo o per un altro preferiscono titoli mordi e fuggi a corpose storie dalla durata infinita in stile The Elder Scrolls. Anche in questo senso Death Stranding risulta estremamente difficile da valutare e soprattutto da gestire. Molto spesso ci si ritroverà invischiati in missioni solo all’apparenza brevi, in cui la durata dell’esplorazione potrebbe passare, in realtà, da una mezz’oretta fino a un paio d’ore.

La presenza di infinite strade per raggiungere un obiettivo e di tantissime insidie e imprevisti che potrebbero minare la nostra consegna non permette di assegnare una longevità specifica alle missioni. Anche la moto, mezzo fondamentale per diminuire i tempi di spostamento, potrebbe trasformarsi nel vostro peggior nemico, tanto da spingervi ad abbandonarla per trovare percorsi alternativi agibili però solo a piedi. Scordatevi di accendere la console per una decina di minuti e fare la classica toccata e fuga, perché Death Stranding non è stato pensato per essere caotico e frenetico come un Need for Speed. E’ piuttosto un buon vino che va lasciato maturare, giocandolo con calma e soffermandosi ad apprezzare gli splendidi paesaggi e la trama, così come un mondo dinamico che verrà influenzato in parte anche dalle nostre azioni e che avrà sempre qualcosa da raccontare, anche tra una missione principale e l’altra.

Inutile dire che queste peculiarità mal si adattano a chi è costretto a giocare nei ritagli di tempo, magari nella pausa pranzo oppure nei minuti che intercorrono tra il recuperare il bambino a scuola e portarlo poi all’allenamento di calcio. Non ci sentiamo di sconsigliare l’acquisto di Death Stranding ai giocatori occasionali, ma piuttosto di farlo solo quando si sentiranno pronti ad affrontarlo con una certa dedizione, magari durante un periodo di ferie oppure di riposo, perfetti per godersi un’opera complessa, diversa dal solito ma tutt’altro che immediata.

Trofeisticamente parlando: la morte arriva lentamente

L’elenco trofei di Death Stranding vanta un gran numero di coppe ma fortunatamente per i cacciatori non si tratterà di nulla di impossibile, a patto di voler investire almeno un centinaio di ore nell’opera di Hideo Kojima. Nessun trofeo mancabile ma tantissimo da fare e soprattutto molti luoghi da visitare, con l’aggravante che chi sarà poco oculato nelle scelte potrebbe impiegare il doppio del tempo per completare la lista. La nostra guida fresca di realizzazione vi aiuterà però nell’impresa di connettere il vostro profilo a un trofeo di Platino.

VERDETTO

Le innovazioni chiamano altre innovazioni, ecco perché anche noi abbiamo voluto proporre una recensione rivoluzionaria e soprattutto connettere i diversi tipi di giocatori, rispettando in pieno lo spirito di Death Stranding. Questo perché l'opera di Hideo Kojima è talmente soggettiva da non poter essere analizzata in maniera oggettiva. Che siate fan, detrattori o giocatori occasionali, l'unico modo per decidere se Death Stranding è il gioco che fa per voi è provarlo senza nessun pregiudizio, affrontando l'avventura di Sam Porter Bridges come una qualsiasi mente fa con una novità. Con spirito critico, certo, ma cercando di non fermarsi alle prime difficoltà e dedicando all'opera il tempo che merita per essere apprezzata, esattamente come un buon vino. Siete pronti a iniziare il viaggio e riconnettere l'America?

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.

5 Commenti

  1. […] Dopo aver condiviso con voi le nostre opinioni sull’ultimo titolo targato Hideo Kojima, noi della redazione volevamo tornare a parlare di Death Stranding in una chiave molto particolare. Vi sarete infatti accorti anche voi che sia nel gioco che nella campagna promozionale antecedente all’uscita veniva fatto molto uso del termine “A Hideo Kojima Game”. Qualche settimana fa quindi il boss di Kojima Productions ha voluto spiegare con una lettera il motivo di questa scelta. […]

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