E’ difficile, una volta fatto partire il gioco sulla nostra PlayStation 4, non notare una certa somiglianza tra quelle che sono le atmosfere e le tematiche trattate da Defunct e da quel capolavoro d’animazione creato da Disney Pixar che risponde al nome di WALL-E. Se da un lato il titolo realizzato da SOEDESCO sembra avere un forte legame con quest’ultimo, è pur vero che, una volta preso il joypad in mano, le sensazioni avute cambieranno drasticamente. Dimenticatevi dunque il lento vagare dell’automa di casa Disney perché, in Defunct, la velocità sarà alla base di tutto.
Un eroe silenzioso
Il piccolo robot mono-ruota di cui prenderemo presto il comando non è altro che un semplice operaio addetto alla manutenzione di una nave cargo interplanetaria. La sua vita sembra trascorrere tranquilla per lo meno fino a quel maledetto giorno in cui, scivolando giù dall’astronave, si ritroverà catapultato su un pianeta post-apocalittico dove la razza umana risulterà essere completamente scomparsa e dove le uniche forme di vita rimaste altro non sono che robot di diversa specie.
Dopo lo schianto, il nostro scopo sarà quello di ritornare a casa il più in fretta possibile cercando di raggiungere la nave cargo prima che salpi, ma dovremo immediatamente fare i conti con il danneggiamento del motore manuale provocato dalla caduta. Saremo impossibilitati a raggiungere da subito grandi velocità e dovremo quindi sfruttare le varie pendenze che i livelli offrono. Ed è proprio qui, ovvero in questa dinamica, che risiederà il cuore pulsante del gioco. Con il tasto Cerchio, infatti, daremo spazio a una piccola accelerazione che ci servirà per raggiungere i piani sopraelevati da cui potremo in seguito sfruttare le pendenze, prendendo velocità grazie alla possibilità di spostare il nostro peso in avanti mantenendo premuto il tasto R2.
Potrebbe sembrare un’idea alquanto banale, semplice, e forse lo è, ma funziona, e l’impatto generale che viene a crearsi con questa formula svela una curva d’apprendimento poco accessibile inizialmente ma molto profonda e appagante in seguito. Quando vi dimostrerete pronti a padroneggiare al meglio il gameplay e assimilare i concetti che stanno alla base di tutto, state pur certi che sarete in grado di togliervi parecchie soddisfazioni.
Un altro piccolo aiuto ve lo daranno poi i power-up, materiali da raccogliere lungo il cammino che vi permetteranno di attivare istantaneamente una sorta di turbo, così come il salto che può essere eseguito premendo il tasto X e grazie al quale si potranno raggiungere punti più elevati. Infine, non sottovalutate le luci di colore verde e di colore rosso poste dietro la schiena del vostro automa poiché hanno lo scopo di segnalarvi quando i terreni saranno in discesa o in salita.
Ci sono livelli e livelli
Defunct, è inutile negarlo, riesce a dare il meglio di sé quando ci mette difronte a veri e propri circuiti in cui dovremo sfrecciare alla velocità della luce. Circuiti che, ahimè, si riveleranno essere piuttosto brevi poiché si alterneranno a fasi platform che tenderanno a spezzare in modo eccessivo il ritmo catapultandovi in ambienti più vasti, dove lo scopo è quello di risolvere enigmi ambientali a onor del vero sempre uguali e dotati di un level design non proprio brillante.
Sembra infatti che gli sviluppatori abbiano introdotto in extremis questa meccanica o che in fase di produzione non vi abbiano poi riposto molta attenzione poiché il risultato è alquanto fuori contesto, e ha il semplice scopo di allungare un po il brodo. La longevità difatti si attesta sulle due ore circa a cui se ne potrebbero aggiungere altre tre nel caso si volessero trovare tutti i materiali collezionabili. Inoltre, una volta terminato, potrete avere accesso a tutti gli undici livelli presenti nel titolo e provare a battere il vostro miglior tempo se siete amanti delle sfide.
Diamante grezzo
Parlando del lato puramente tecnico, Defunct mostra il fianco a problemi di ogni genere. Ho provato il gioco su una PlayStation 4 Pro e mi è davvero difficile credere come in alcuni frangenti si registrino evidenti cali di frame rate legati spesso alla funzione di salvataggio automatico. Quando si sta viaggiando a grandi velocità per i circuiti è veramente fastidioso assistere a magagne di questo genere. D’altronde stiamo parlando di un titolo tecnicamente mediocre che, pur essendo basato sull’engine grafico Unity, capace di regalare qualche scorcio panoramico interessante, non è in grado di proporre texture di qualità, mostrando spesso il fianco a compenetrazioni di ogni genere e telecamere ballerine, tutte cose che se ottimizzate a dovere non richiedevano certo un dispendio esoso di risorse. Mi viene perciò spontaneo pensare che il titolo, per PlayStation 4, sia stato ottimizzato male, e preferisco credere che possa ricevere una patch correttiva quanto prima che ne vada a sistemare almeno la fluidità generale.
L’aspetto sonoro, infine, è un altro elemento che risulta essere piuttosto anonimo, con una colonna sonora pressoché inesistente capace di manifestarsi solo quando ci si trova in quegli ampi spazi descritti in precedenza, quasi a volerne evidenziare la maestosità ma senza riuscirci, mentre gli effetti ambientali non riescono sempre a restituire quel senso d’immersione che tanto sarebbe servito a questo titolo.
Trofeisticamente parlando: un po’ più lungo
L’ultimo fattore che potrebbe aumentare di non poco la longevità è legato ai trofei presenti nel gioco. Avremo infatti la bellezza di 12 trofei di bronzo, 9 trofei d’argento, 6 trofei d’oro e il più impegnativo trofeo Platino. Per ogni difficoltà o chiarimento vi rimandiamo al nostro consueto elenco trofei.