Degrees of Separation – Recensione

Sviluppatore: Moondrop Publisher: Modus Games Piattaforma: PS4 Genere: Puzzle Giocatori: 1-2 (Online: 1-2) PEGI: 3 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Il mondo indie è sempre stato un mondo pieno di aspettative, di coraggio e di sacrificio, il verbo “osare” è sempre stato il mantra che tutti gli sviluppatori indipendenti hanno cercato di seguire. Questo ha permesso loro di proporre qualcosa di nuovo, discostandosi dalle grandi aziende videoludiche, per poter guadagnare quel posticino là ed essere ricordati da tutti. Ma il mondo degli indie è spesso un mondo di contrasti: di bello o di brutto, di utile o inutile, di stupefacente o di ordinario, di bianco o nero. Eppure i norvegesi di Moondrop sono riusciti a collocarsi nel mezzo, realizzando Degrees of Separation, un gioco che dei contrasti ne fa il proprio punto di forza, ma anche di debolezza.

Degrees of Separation

Il mondo a metà

Ember e Rime, questo il nome dei rispettivi protagonisti, si accorgono che i loro universi sono sull’orlo del collasso. Ember vive in un mondo in cui l’estate è perenne, quasi potesse bruciare, Rime vive in uno gelido e a tratti desolato. Cosa succederebbe se si incontrassero? La risposta è molto semplice, non è possibile. Sì, i due protagonisti si incontreranno nelle primissime fasi della loro avventura, ma è proprio qui che nasce la particolarità del gameplay in cui la logica del contrasto e della complementarietà la farà da padrona. Una linea separerà Ember e Rime, una linea invalicabile eppure unico punto di contatto tra i due. Essi potranno vedersi, ma mai toccarsi. Una voce di una donna senza identità racconterà la storia dei due protagonisti e per la parte narrativa basta e avanza dire che tale voce seguirà le vicende dei due giovani per tutta la durata della loro avventura.

La costruzione di elementi di contrasto è molto semplice e mai banale. I due protagonisti condividono lo stesso schermo e la linea che li separa segue i movimenti dei due a seconda che saltino o cambiano di posizione in una sorta di split screen dinamico. La linea dividerà sempre lo schermo in due parti influenzando l’ambiente circostante. Nella parte di mondo di Ember l’acqua ghiaccia e ci si potrà camminare sopra, gli oggetti possono essere ricoperti di neve e i geyser e le torce si spegneranno; al contrario nella parte di mondo di Rime il ghiaccio si scioglie, si può camminare sott’acqua e le torce si accenderanno come anche i geyser permetteranno a Rime di volare.

Degrees of Separation

Collezioniamo sciarpe

La storia è ambientata in un enorme castello abbandonato in cui è possibile accedere a portali che costituiranno dei mondi a parte, come una sorta di livello a sé stante. Lo scopo dei due è quello di raccogliere sciarpe lasciate dal precedente re del castello, sciarpe che permetteranno di risolvere l’enigma associato ai loro poteri e ai loro mondi. Raggiungere tali sciarpe non è per nulla banale perché il gioco è un platform game collaborativo con enigmi. Per raggiungerle bisognerà sfruttare le peculiarità dei due personaggi, nonché gli elementi dell’ambiente circostante. Spesso la chiave degli enigmi è quella di rimanere nella porzione di schermo tale da permettere che i poteri dei due influenzino l’ambiente attorno a loro.

La soluzione degli enigmi, con il proseguire della storia, diventerà sempre più complessa, facendo scivolare il titolo in una sorta di trial and error a tratti frustrante. Quando si proseguirà nei nuovi livelli, i due protagonisti riceveranno nuovi poteri che potranno essere usati solo in quel determinato livello, ad esempio potranno solidificare la linea che li divide per poterci camminare sopra, scambiarsi i poteri con una sorta di mantello magico, oppure potranno sfruttare delle esplosioni per aumentare la loro forza cinetica. Non esistono danni da caduta e nemmeno la morte dei personaggi, quindi tutto il gioco si concentra sul provare e riprovare.

Meglio in compagnia

Collezionare sciarpe è fondamentale in quanto permetterà di aprire i portali verso nuovi livelli. Purtroppo però il sistema che mantiene il conteggio delle sciarpe raccolte è poco chiaro e spesso confusionale. Quando si raggiungono i checkpoint, sarà solo possibile visualizzare una sorta di costellazione che evidenzia le sciarpe raccolte da quelle non raccolte.

Degrees of Separation

Degrees of Separation dà il meglio di sé quando si gioca in cooperativa, infatti la reattività dei comandi e gli enigmi sono stati pensati proprio per giocare con un compagno o una compagna. Fino all’aggiornamento di pochi giorni fa, era presente la sola cooperativa locale, rafforzando quindi il concetto di collaborazione e vicinanza dei giocatori. Da soli il gioco perde parecchio; anche se l’intelligenza artificiale ha una sufficiente reattività, Degrees of Separation diventerà presto monotono e privo di mordente. Fortunatamente il game design è molto bello, lo stile grafico è ricco di dettagli ed è molto gradevole, inoltre l’istantaneità con cui ogni oggetto e scenario passa da un mondo all’altro è sbalorditiva. Unica pecca sono i personaggi, che sembrano bambole inanimate con le loro azioni molto lente e non veritiere.

Trofeisticamente parlando: nulla di che, davvero!

Sono presenti solo dieci trofei in Degrees of Separation e non è presente l’agognata coppa blu. Per collezionarli non si deve far altro che raccogliere tutte le sciarpe del gioco, sfida non necessaria per completare la storyline in quanto ne basterà raccogliere circa l’80%. Non esistono segreti, se non trovare tre stanze nascoste all’interno del castello che sbloccheranno gli ultimi tre trofei che vi serviranno per il completamento al 100% del titolo.

VERDETTO

Degrees of Separation si colloca nel mezzo, è un gioco in cui gli enigmi sono il punto di forza del titolo e la possibilità di influenzarli tramite i poteri dei due protagonisti e di risolverli tramite uno split screen dinamico unico nel suo genere è davvero stupefacente. Il rovescio della medaglia è però dato dal suo insieme. Il gioco è una sorta di trial and error continuo, in cui più si prosegue più gli enigmi diventano frustanti e ripetitivi. Se poi aggiungiamo una voce narrante che non sempre segue le azioni dei due protagonisti, dei movimenti simili a bambole inanimate e qualche piccolo bug abbiamo davanti a noi un gioco neutro, né bello né brutto. Guadagna però un punto se giocato in cooperativa locale.

Guida ai Voti

Vincenzo Ficetola
Salernitano DOC, romano per adozione, lavora nell'ambito della formazione e consulenza inquinando il mondo imprenditoriale con le sue idee. Appassionato di videogiochi già in tenera età, si diletta a mipiacciare, cinguettare e scrivere dove gli capita, anche sui muri.