Dragon’s Dogma: Dark Arisen – Recensione

Sviluppatore: Capcom Publisher: Capcom Piattaforma: PS4 (disponibile anche per PS3) Genere: Action RPG Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 24,99 € Italiano:

Cinque anni fa Capcom provò a lanciare sul mercato un nuovo franchise mescolando le meccaniche già ampiamente rodate di Monster Hunter in un’ambientazione fantasy medioevale, nacque così Dragon’s Dogma, action RPG che, nonostante alcune idee molto interessanti, non ebbe il successo sperato, almeno in Occidente. Capcom non si è data comunque per vinta e in questi anni non ha mai abbandonato il brand, così, dopo un piccolo spin-off uscito su iOS e Vita e Dragon’s Dogma Online, free-to-play mai uscito fuori dal Giappone (in esclusiva PlayStation 3), ecco ritornare su PlayStation 4 il primo Dragon’s Dogma completamente rimasterizzato ma, ancora una volta, seppur con alcune migliorie, il titolo non eccelle e porta sulle spalle il peso degli anni.

L’Arisen definitivo

Dopo una breve introduzione che funge da tutorial siamo chiamati a creare il nostro eroe; le creazione risulta abbastanza profonda e divertente anche se non ci permette di personalizzare il nostro avatar nei minimi dettagli ma si limita ad aspetto fisico, altezza, grandezza, capigliatura, cicatrici, trucco e poco altro; ci permette però di creare personaggi sempre diversi e mai banali.

Una volta creato il personaggio si avvia immediatamente la storia. Ci troviamo a Cassardis, un piccolissimo villaggio di pescatori; mentre la vita prosegue tranquilla, dal cielo si apre uno squarcio enorme, centinaia di arpie iniziano a volteggiare intorno alla fenditura e all’improvviso, in tutta la sua maestosità, fa la sua entrata in scena Grigori, un enorme drago rosso sputa fuoco che senza esitazione attacca il villaggio.

Il nostro eroe, recuperata una spada di fortuna, si lancia all’attacco dell’enorme drago ma ha la peggio. Essendo a conti fatti l’unico che ha effettivamente attaccato la bestia, questa lo ritiene degno e quindi gli strappa il cuore e lo ingurgita, donandogli l’appellativo di Arisen, colui che dovrà dare la caccia al drago e ucciderlo una volta per tutte. Iniziano così le nostre avventure nella terra di Gransys, una vasta landa piena di mostri di ogni sorta, goblin, mercenari, briganti ed enormi città murate.

Come dicevamo inizialmente, nonostante alcuni punti molto interessanti il gioco non brilla e la storia è purtroppo uno dei tasti più dolenti dell’intera opera. Nonostante la lore di gioco sia abbastanza profonda e i vari personaggi, nel loro piccolo, caratterizzati in maniera molto buona, la trama del gioco risulta molto noiosa e troppo dispersiva. Ci ritroveremo a vagare per Gransys compiendo missioni che risultano spesso solo un modo per allungare le ore di gioco, infatti il nostro obiettivo principale (quello di dare la caccia al drago) viene subito messo in secondo piano e ci ritroveremo a fare da galoppini a personaggi di scarsa importanza, viaggiando senza sosta per le lande. Verso le fasi finali sarà proprio il drago a venirci a cercare e proprio lui ci indicherà il luogo della battaglia finale, finale che, senza troppi spoiler, ci ha lasciati un po’ con l’amaro in bocca dato che costringe il giocatore a “farmare” inutilmente per arrivare a una boss battle completamente fuori luogo.

Altro punto relativamente a sfavore è proprio la mappa di gioco. Questa, nonostante sia praticamente un’unica strada, risulta molto grande e viaggiare da un villaggio all’altro è estenuante; in Dragon’s Dogma, Capcom ha ben pensato (giustamente) di inserire il mai troppo abusato viaggio rapido che, chiaramente, ci permette di viaggiare in pochissimo tempo da un punto all’altro della mappa, purtroppo però questo è molto limitato, se non a volte inutile perché per effettuare il viaggio rapido dovremo prima entrare in possesso di alcuni telecristalli sparsi per la mappa (cinque nella prima run di gioco, infiniti in Nuova Partita +); questi telecristalli vanno posizionati dal giocatore nei punti dove viaggeremo più spesso, e possono essere raccolti e riposizionati all’infinito.

Il tutto risulta scomodo e, nonostante il posizionamento dei cristalli, ci ritroveremo comunque a dover viaggiare senza sosta sotto gli attacchi nemici; la resistenza dell’Arisen non ci viene certo in aiuto, dato che questa si scaricherà davvero troppo in fretta e gli unici due modi per ricaricarla sono rallentare oppure usare una pozione curativa. Un cavallo o un mezzo per spostarsi più velocemente sarebbero stati molto graditi, dato che alla prima run di gioco non sappiamo in quali luoghi tornare e quindi come e dove posizionare i cristalli.

Ovviamente non tutto è un problema in Dragon’s Dogma, e arriviamo quindi ai punti forti del titolo, uno su tutti il gameplay. Come dicevamo nelle prime righe di questa recensione, Capcom ha voluto utilizzare alcune meccaniche di Monster Hunter e questo lo notiamo proprio nei combattimenti contro i mostri più grandi. Sebbene per sconfiggere un gruppo di goblin o briganti sia sufficiente sguainare la spada e attaccare a testa bassa, contro i mini boss non è così semplice; gli sviluppatori hanno quindi aggiunto un’interessantissima meccanica che prevede la scalata dei mostri e la necessità di colpirli nei loro punti deboli; certo potrete uccidere un ciclope semplicemente ferendolo alle gambe, ma salirgli in groppa e accecarlo è sicuramente una soluzione molto più proficua.

Un piccolo difetto è la varietà di mostri enormi da affrontare, questi sono purtroppo molto pochi e variano dai già accennati ciclopi alle chimere, dai piccoli draghi o viverne a enormi idre, da spettacolari grifoni a golem di pietra, tutti fortunatamente con una diversa tattica da sfruttare per abbatterli.

Una pedina per domarle tutte!

Quello di Dragon’s Dogma è un multiplayer atipico, infatti a oggi detiene ancora l’esclusività di genere; il tutto si basa sulla creazione di una pedina da usare come alleato, quest’ultima potrà poi essere condivisa online e utilizzata da altri giocatori sparsi per il mondo. Saremo noi a equipaggiare la nostra pedina, a dargli un carattere e lo stile di combattimento, così come saremo sempre noi a sceglierne la classe di appartenenza. In gioco, oltre al nostro Arisen e la pedina che creeremo poco dopo l’inizio dell’avventura, sarà possibile scegliere altre due pedine attraverso quelle che vengono chiamate faglie; una volta entrati, con l’ausilio di alcuni filtri, potremo scegliere le pedine che più si adattano al nostro stile di gioco e avremo la possibilità di cambiarle in qualsiasi momento dell’avventura senza ripercussioni. A questo proposito, se la nostra pedina verrà utilizzata da qualcuno nel mondo, andando a dormire nelle locande avverrà la sincronizzazione dei server e tutto ciò che raccoglierà con gli altri Arisen verrà recapitato nel nostro inventario.

Creare un party equilibrato è la base di Dragon’s Dogma, questo perché nonostante l’IA sia abbastanza dozzinale e semplice da aggirare è proprio il numero di nemici a fare la differenza oltre, in molti casi, alla grandezza. Come abbiamo già detto sarà possibile scegliere la classe delle pedine recuperate dalle faglie senza problemi, ma anche la classe del nostro eroe e della nostra pedina potranno essere cambiate a ogni occasione. Personalmente ho trovato il party assassino, mago bianco, paladino e distruttore ottimo in tutte le occasioni, ma sarà possibile scegliere una miriade di combinazioni non appena avrete accesso alla locanda, grazie alla possibilità di scegliere fra ben nove classi.

La locanda, oltre a essere un luogo di riposo, farà da deposito, da negozio abilità e ci permetterà di cambiare classe ogni qualvolta ne sentiremo il bisogno. Durante la creazione iniziale del personaggio e della nostra pedina avremo a disposizione solo tre classi base, avanzando nell’avventura sbloccheremo nuove classi avanzate e combinate; il semplice guerriero con spada e scudo potrà diventare un paladino che utilizza la magia, l’arciere si trasformerà in un letale assassino con arco e pugnali e così via, ogni classe avrà dalla sua alcune particolari abilità da acquistare ed equipaggiare e, ovviamente, alcune armi esclusive per classe.

Un party ben equilibrato non è solo consigliato per avere la meglio sui nemici più forti, ma soprattutto per il viaggio di notte. Durante le missioni ci ritroveremo spesso a viaggiare di notte e, nonostante sia sconsigliato farlo dal gioco stesso, diventerà presto inevitabile ritrovarsi con i nostri compagni nel buio più totale. Durante la notte i pericoli di Gransys aumentano a dismisura, facendo fuoriuscire una quantità spropositata di nemici; per riuscire ad affrontare le tenebre sarà infatti necessario seguire sempre le strade principali e avere a portata di mano una lanterna carica con delle scorte di olio perché, fidatevi, le notti sono veramente profonde e la stessa lanterna vi illuminerà solo qualche metro davanti a voi; donando invece una lanterna agli alleati questi la equipaggeranno automaticamente portando ancora più luce.

Le pedine inoltre potranno anche essere guidate in combattimento tramite alcuni semplici comandi affidati alle frecce del D-pad proprio come accadeva in Resident Evil 5, sarà quindi possibile chiedere aiuto, chiamarli a raccolta od ordinare di avanzare e attaccare a testa bassa qualsiasi cosa si muova.

Una remastered sottotono

Per quanto riguarda la versione remastered da noi testata vengono mostrate numerose migliorie, purtroppo però esclusivamente sotto il profilo grafico. Per quanto sia un bene l’aggiornamento fatto da Capcom su texture, ambiente e personaggi, è altrettanto spiacevole notare come la versione PlayStation 4 sia rimasta ancorata ai 30 fps, notiamo così che la casa nipponica ha preso come base di partenza per questa riedizione la versione PlayStation 3 del titolo e non quella PC, che detiene un frame rate molto più alto e fissato sui 60 frame per secondo. E’ un peccato non poter godere di tutta la potenza del motore grafico perché è chiaro che rispetto alla versione precedente sono stati fatti passi da gigante, senza notare il minimo calo in qualsiasi occasione. Le ambientazioni e i personaggi principali hanno subito un ottimo restyling soprattutto sotto il profilo delle texture, delle luci e sul riuscire a portare la risoluzione di gioco sui 1080p.

Questa edizione inoltre risulta esattamente identica alla controparte PlayStation 3 della versione completa di Dark Arisen. Su disco troviamo, oltre al gioco completo, tutti i DLC usciti, quindi non solo l’espansione Dark Arisen ma anche tutti i pacchetti per armi, armature e quest aggiuntive. E’ stata inoltre aggiunta la modalità foto che farà la felicità di molti, anche se purtroppo non sarà possibile regolare la telecamera a piacimento, ma si scatterà un’istantanea della schermata senza HUD, con la possibilità di scegliere se lasciare o meno a schermo il personaggio.

Trofeisticamente parlando: il drago di Platino

In ambito trofei Dragon’s Dogma: Dark Arisen non è sicuramente povero, sostanzialmente troveremo ad aspettarci la stessa identica lista già vista nella versione precedente con la sola aggiunta di alcuni trofei riguardanti l’espansione Dark Arisen. Oltre a completare il gioco sarà quindi necessario affrontare le bestie dell’abisso e distruggere il drago primordiale, dovrete poi raggiungere il livello giocatore 200 e affrontare tutti i boss presenti nell’espansione. I restanti trofei prevedono una lunga esplorazione nelle terre di Gransys, sconfiggere 3.000 nemici, completare il gioco in tutte le difficoltà (fortunatamente mantenendo l’equipaggiamento) e completare tutte le missioni presenti in gioco.

VERDETTO

Consigliare questa remastered di Dragon's Dogma: Dark Arisen è difficile, insomma se avete già giocato la versione PlayStation 3 non vi è alcun motivo per riacquistarla, se invece nella scorsa generazione ve lo siete lasciati scappare, il prezzo è sicuramente più che abbordabile per godere di un GDR che nonostante le pecche risulta molto divertente e sostanzialmente mai noioso (fuori dalla storia principale). La possibilità di creare party sempre diversi e affrontare mostri leggendari è senza dubbio un punto a favore, peccato per la mancanza dei 60FPS

Guida ai Voti

Nicola Raiola
All'interno del mondo del Bit fin dal suo stato embrionale di UPSBlogit. Ha iniziato a giocare alla tenera età di quattro anni. Appassionato a ogni genere videoludico segue con passione, oltre ai videogame, anche film, anime e manga. Questo, purtroppo, è causa della sua instabilità mentale.