Sviluppatore: Rampage Game Studios Publisher: JanduSoft Piattaforma: PS4 Genere: Party Giocatori: 1-4 PEGI: 3 Prezzo: 5,99 €
Benvenuti in DreamBall, un party game locale che sfrutta la fisica ragdoll per regalare un’esperienza coinvolgente e dinamica in grado di appassionare tutta la famiglia. Queste le intenzioni di Rampage Game Studios, sviluppatrice dell’opera che, purtroppo, è incappata in qualche incidente di percorso… fatale. Ecco la nostra recensione.

Quella è la porta
Il concept di DreamBall è molto semplice. Si tratta di un gioco sportivo dove in partite 1v1 o 2v2 lo scopo è quello di segnare più gol dell’avversario. Ogni giocatore controlla un personaggio gommoso che dovrà raccogliere la palla con le proprie mani e portarla o lanciarla nella porta avversaria. Fra le opzioni di gioco ci sono il salto e il pugno, utile per mettere k.o. l’avversario e interrompere un’azione pericolosa.
Troppo semplice? Non si tratta assolutamente di un problema. Basti pensare a Rocket League, che con un concept se vogliamo ancora più ristretto ha creato una delle migliori esperienze multiplayer online (anche nel competitivo) di questa generazione. Dunque l’idea di fondo è apprezzabile e l’intenzione di sfruttare la fisica ragdoll, creando modelli composti da più corpi rigidi vincolati fra loro così da offrire movimenti più fluidi, poteva (e doveva) dare quella marcia in più. Purtroppo è proprio la fisica ragdoll che distrugge questo gioco.

Ragdoll, che disastro
Il motivo per cui è stata introdotta la fisica ragdoll nei videogiochi è quello di offrire delle animazioni più credibili evitando che i corpi si accartoccino su di loro e si muovano in maniera innaturale. L’obiettivo dietro la fisica ragdoll è dunque il realismo, evitando quei fastidiosi “effetti marionetta” che molti modelli di giochi low cost manifestano. Rampage Game Studios ha puntato tutto su questa caratteristica, inserendola anche nella descrizione del prodotto sullo store. Quel che abbiamo notato è il risultato opposto, ossia dei personaggi che si muovono come marionette di pezza con le braccia prive di articolazioni ossee e che si comportano come se fossero delle corde.
Il problema non si ferma all’aspetto estetico, ma si riflette prepotentemente sul gameplay, che diventa estremamente macchinoso e perde del tutto quel dinamismo e quella frizzantezza che sono d’obbligo in un party game locale. Ci viene in mente il primo Nidhogg, un titolo tanto semplice nell’idea quanto nella realizzazione che riusciva a far passare una serata tra amici divertendo e coinvolgendo. DreamBall non riesce in tutto questo, perché il ritmo di gioco è lento ma, dall’altra parte, non è strategico o tattico. In sostanza, l’esperienza che offre è pressoché vuota.