DreamBreak – Recensione

Sviluppatore: Aist Publisher: Digerati Distribution, Beatshapers Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 9,99 € Italiano:

Quello della distopia è un calderone da cui spesso e volentieri letteratura, cinema e videogiochi prendono ispirazione. Poter immaginare un futuro alternativo pervaso da ingiustizia, disuguaglianza, oppressione e censura, apre un’infinità di opzioni narrative, senza porre alcun limite alla fantasia e con il valore aggiunto di poter esprimere critiche più o meno velate alla società contemporanea. Lo sviluppatore Aist ha deciso di seguire questa strada e, con il suo DreamBreak, ci porta in una URSS immaginaria post-guerra fredda dominata dalla tecnologia e, naturalmente, da un regime dittatoriale fiancheggiato da forze dell’ordine senza scrupoli. Poteva andarci meglio, insomma.

Assassino per caso

La giornata del nostro protagonista, Eugene, comincia nel segno della normalità. Una normalità quasi deprimente, che ci vede impegnati a eseguire alcune riparazioni in un bar. Ci muoviamo in una città piuttosto fredda e quasi deserta, nella quale accanto a una parvenza di evoluzione tecnologica (porte automatiche, auto futuristiche e droni) non si può non notare un marcato degrado, un certo abbandono, con impianti guasti o completamente rotti, sporcizia ovunque e vegetazione poco curata. Qui e là iniziamo a scorgere manifesti dal taglio propagandistico, che assumono un senso quando intercettiamo il discorso televisivo del dittatore di turno, votato alla magnificazione e all’autocelebrazione.

Se la routine quotidiana ci annoia, il giorno appena iniziato nel gioco è destinato a venirci incontro. Dopo alcuni classici lavori di manutenzione, Eugene si imbatte in uno sconosciuto che, con uno stratagemma, lo invita a incontrarlo in un vicolo. Peccato che, prima di poterlo raggiungere nel luogo stabilito, il nostro protagonista assista all’omicidio del misterioso contatto e alla fuga del suo assassino. La chiave di una stanza di hotel sul cadavere, la morte dell’omicida investito da un treno e una serie di eventi, alimentati dallo spirito da ficcanaso del protagonista, daranno così inizio alla storia vera e propria.

Azione… robotica

DreamBreak è un’avventura bidimensionale pervasa da azione, semplicissimi rompicapo e minigiochi. Preso il controllo di Eugene, possiamo in qualunque momento premere il tasto Triangolo per leggere un elenco dei principali comandi utili in una determinata situazione, una funzione importante soprattutto nelle fasi iniziali, viste le diverse meccaniche che il gioco implementa. La principale di queste è però la semplice interazione con oggetti, che si realizza premendo il tasto X in corrispondenza di elementi caratterizzati dal colore arancione.

Possiamo muoverci orizzontalmente all’interno di schermate fisse. Alcune presentano scale per spostarci su più livelli, in altre dovremo saltare e appenderci per raggiungere una piattaforma sopraelevata, in altre ancora bisognerà fare attenzione a buchi nel pavimento e superarli con un ampio balzo. Non lasciatevi ingannare dalla descrizione, poiché nella pratica ogni movimento è molto legnoso. La semplice camminata vede il personaggio passare dalla posizione frontale a quella di profilo alla pressione della freccia direzionale, per poi mettersi ancora di fronte appena la rilasciamo; un “effetto robot” che appesantisce non poco l’esperienza. E’ possibile correre, e lo faremo quasi sempre, ma anche in questo caso la risposta agli input dei tasti non è sempre immediata e perfetta, motivo per cui la nostra pazienza verrà spesso messa alla prova.

Un percorso lineare

Anche le interazioni sono piuttosto limitate. Pur possedendo un inventario di gioco, mostrato nella parte alta dello schermo, non siamo mai noi a scegliere quale oggetto utilizzare in una data situazione, come avverrebbe, ad esempio, in un punta e clicca. Al contrario, una volta recuperato un oggetto chiave il nostro compito è finito e sarà Eugene a usarlo dove e quando necessario. Per aprire una porta, in sintesi, ci basta interagire con essa, senza scegliere di usare la chiave appena trovata per aprirla. Una sottigliezza, forse, ma comunque sufficiente a tenerci un po’ fuori dal gioco, a ridurre il nostro coinvolgimento.

La ricerca degli oggetti necessari a procedere è, a sua volta, poco gratificante. Non solo la “mappa” è piuttosto limitata, con ramificazioni quasi inesistenti e percorsi praticamente obbligati, ma pure gli oggetti importanti sono nascosti in bella vista. Anche quando non è così, la certezza di poter interagire solo con elementi arancioni riduce drasticamente il tempo di esplorazione e ricerca; basta un colpo d’occhio, una pressione del tasto di interazione e il gioco è fatto. Non ci sentiremo mai persi, insomma, perché un passaggio attento nelle zone accessibili ci porterà sempre alla soluzione in pochi secondi.

Il contorno che dà sapore

Forse per ovviare a questa semplicità sul lato esplorativo, gli sviluppatori hanno inserito in DreamBreak piccoli rompicapo e minigiochi. I primi non sono altro che sistemi di tubature o circuiti da riparare con la classica rotazione e ricostruzione di un percorso da un punto A a un punto B, mentre nei secondi possiamo far rientrare diverse varianti. Si passa dal giochino arcade del cabinato al bar, funzionale a introdurre il sistema delle sparatorie, alla partecipazione alla scena di un film, che altro non è se non uno shooter a scorrimento orizzontale. Ci sono poi gli scontri a fuoco veri e propri contro la polizia di regime e l’hackeraggio di droni, ma c’è spazio anche per un sistema di scommesse alle corse dei cavalli e per la raccolta degli immancabili collezionabili. Sebbene estremamente semplici, queste aggiunte hanno il merito di variare il gameplay e riescono a risollevare le sorti di un titolo che altrimenti avrebbe potuto contare solo sulla trama.

Una trama che, nel suo complesso, riesce a intrattenere, ma che si esaurisce troppo rapidamente, spegnendosi nell’esatto momento in cui sembrava aver trovato uno sviluppo interessante. Non mancano i cliché del genere, ma, nel procedere dell’avventura e con il supporto dei pochi dialoghi che compaiono a schermo quando passiamo accanto ad alcuni personaggi, troveremo comunque piacevole trascorrere un’oretta con DreamBreak. Questa infatti è la durata, minuto più minuto meno, anche a fronte dei tre finali che è possibile sbloccare in base ad alcune scelte da compiere nelle ultimissime battute. Il prezzo, di conseguenza, ci è sembrato un po’ alto rispetto all’offerta.

Pixel art gratificante

L’aspetto grafico è uno degli elementi meglio riusciti di DreamBreak. La realizzazione del mondo di gioco e dei suoi protagonisti in pixel art è molto ben fatta e mai confusionaria, nonostante la ricchezza di dettagli; soprattutto, la costruzione di questa versione distopica dell’URSS è credibile e riesce, pur nella sua semplicità, a raccontare qualcosa tra le righe. Il già citato degrado, i manifesti, l’atteggiamento dei personaggi di contorno (vario e ben riconoscibile) conferiscono spessore al gioco intero. Buono il comparto audio, con una colonna sonora piuttosto arcade che sa affiancarsi bene alle vicende vissute sullo schermo. Interessante anche la possibilità di raccogliere i dischi con le tracce di gioco e di ascoltarli liberamente dal menù iniziale.

Trofeisticamente parlando: 100% semplicità

DreamBreak propone solo undici trofei ed è privo del Platino. Le richieste sono tutte molto semplici, o perché legate alla storia, o perché collegate ai minigiochi a cui possiamo prendere parte. I collezionabili sono facilmente individuabili anche senza una guida e i finali multipli possono essere ottenuti senza rigiocare per intero la storia. Nel caso aveste bisogno, comunque, sul nostro forum trovate tutte le indicazioni.

VERDETTO

DreamBreak è un gioco che, senza eccellere in nulla in particolare, avrebbe potuto dire la sua in mezzo alla concorrenza, se solo non si fosse incagliato su due enormi scogli: un sistema di deambulazione più che legnoso e una durata ridotta. E' un peccato, perché l'ambientazione è suggestiva, la trama non brilla ma coinvolge (soprattutto nelle fasi iniziali) e l'inserimento di minigiochi e rompicapo spezza la linearità e arricchisce il gameplay. Ci sono ottime idee, insomma, realizzate con un po' di mediocrità, ma sufficienti a salvare DreamBreak per il rotto della cuffia.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.