Driven Out – Recensione

Sviluppatore: No Pest Productions Publisher: No Pest Productions Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 14,49 € Italiano:

Avete presente quei giochi molto, ma molto difficili, dove ogni singolo nemico da affrontare è una grave minaccia, dove ogni comando che impartite al vostro personaggio è fondamentale per la sua sopravvivenza, dove non potete distrarvi nemmeno per un secondo? Questa è la base su cui si muove Driven Out, un titolo che vi lancerà una sfida molto impegnativa: quella di finirlo.

Molti di voi avranno sicuramente ripensato ai Souls leggendo certe parole, ma la meccanica trial and error è comune a molti giochi. Driven Out, “degno” successore di A Bastard’s Tale, prende questa meccanica e la esaspera fino a farne il punto cardine attorno a cui si articola tutto il gioco.

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Non c’è trucco, non c’è inganno… e nemmeno la trama

L’incipit di Driven Out è piuttosto semplice: impersoniamo un’anonima ragazza che sta lavorando un pezzo di terra, quando all’improvviso uno strano congegno atterra ai nostri piedi. La nostra contadina viene attaccata da un cavaliere che però inciampa e perde la spada. La ragazza la raccoglierà e da questo punto in poi verrà attaccata da vari nemici, man mano che procederà.

Ebbene sì, tutto qua. La trama si perde non appena finita la primissima sequenza, che nemmeno possiamo considerare un filmato iniziale. Il motivo che spinge la ragazza ad affrontare tutti questi nemici, piuttosto che semplicemente lasciare dov’è il congegno, rimarrà per sempre un mistero, come anche il perché l’anonima protagonista venga continuamente assalita.

Qui si presenta il primissimo problema del gioco: la praticamente totale assenza di qualsivoglia narrazione o storia. Tutto ciò che faremo, tutta la fatica e la frustrazione che questo viaggio ci porterà a sopportare, semplicemente non saranno giustificati, rendendo il gioco stesso poco interessante.

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Combatti, muori, ripeti, vinci… mi risulta familiare

Il gameplay di Driven Out, come avrete già intuito dalla prefazione, è di tipo trial and error. Si tratta di un gioco in 2D a scorrimento orizzontale dove non dovremo far altro che uccidere un paio di nemici e un boss per ogni area in cui passiamo. Il sistema di combattimento è molto semplice; possiamo attaccare o parare in tre direzioni: alto, medio o basso. Fine. Già, è così semplice. L’unico elemento che imprime una componente un poco più tattica al gioco è proprio il congegno di cui parlavamo prima, che funge da punto di salvataggio semovibile e che può essere mosso a piacimento per un massimo di due volte per area. Il punto di forza di questa meccanica è che il congegno salverà i progressi nel momento in cui morirete dopo averlo piazzato, quindi potrete, ad esempio, combattere un boss a cui avete già tolto metà HP senza dover necessariamente ricominciare la battaglia dall’inizio.

Veniamo alle note dolenti. Sicuramente sarebbe stato apprezzabile un sistema di potenziamento del personaggio, anche minimo, basilare, ma di cui invece si sente prepotentemente la mancanza. Inoltre la povertà delle animazioni della ragazza, tre per gli attacchi e tre per le parate, diventa ridondante molto presto, causando una sensazione di noia e amarezza. Ultimo, ma non per importanza, c’è il problema delle animazioni dei nemici. Pur potendo attaccare da sole tre direzioni, come noi, spesso risulta indecifrabile capire da quale di queste provenga l’attacco, poiché molte animazioni risultano troppo simili tra loro.

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Bello da vedere, sgraziato da sentire

Driven Out è un gioco in stile retrò in 16 bit, e dobbiamo dire che a livello grafico è ben curato. La varietà dei nemici è ampia e si nota la cura messa da No Pest Productions nel realizzarli, inoltre i fondali e l’ambientazione nel complesso sono molto belli da vedere. Lo stile artistico, comunque, manca decisamente di ispirazione, propone ambientazioni e nemici piuttosto standard e che sanno di già visto.

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La colonna sonora invece non restituisce la stessa cura posta nella pixel art, risultando dunque scialba, priva di gusto e senza alcun vero legame, anche solo concettuale, con le ambientazioni in cui viene collocata. Nota di merito per i suoni della spada e dei nemici che, pur rimanendo molto semplici, almeno sono fedeli a quello che rappresentano. Driven Out è un gioco esclusivamente single player e la sua longevità dipende molto da quanto i vostri riflessi saranno acuti, ma soprattutto da quanta pazienza avete. In ogni caso non ci vogliono più di cinque ore per sconfiggere tutti i ventuno boss che il gioco ci scaglia contro.

Trofeisticamente parlando: una lista trofei ridotta all’osso

Non possiamo non spendere una parolina per i trofei, da bravi, appassionati cacciatori quali siamo. Il set di trofei del gioco di No Pest Productions è molto semplice, ma al contempo complicato. La sua semplicità consiste nel fatto che otterremo un trofeo per ogni boss che sconfiggeremo, non essendoci altri obiettivi, dunque. Una volta finito il gioco, avremo il nostro agognato Platino! La difficoltà invece consiste proprio nell’arrivarci a fine gioco. Una volta ucciso il decimo boss, il gioco ci farà affrontare una versione potenziata dei precedenti boss più uno finale differente. Indi per cui, se non vi viene la nausea ad affrontare una seconda volta tutti i boss del gioco, non dovrete fare nulla di diverso rispetto a quello che avrete fatto fino a quel momento.

VERDETTO

Driven Out è un gioco difficile, reso tale non tanto da una curva di apprendimento ripida, ma dalla non trasparenza dei moveset dei nemici. La ripetitività del gameplay si nota da subito ed è aggravata dal fatto che non troveremo mai nemici dotati di abilità particolari, come non potremo mai potenziare il nostro personaggio, né tanto meno acquisire nuove abilità. Sembra che l'impegno dei ragazzi di No Pest Productions si sia concentrato molto sulla pixel art e ben poco sul gioco in sé e per sé, tralasciando perfino la trama, che risulta praticamente inesistente. Consigliato solamente agli amanti del genere, ma forse nemmeno a loro.

Guida ai Voti

Valerio Domenici
Instancabile videogiocatore sin dalla più tenera età, non ha mai smesso di coltivare la propria passione. Detesta i giochi sportivi e si narra che stia ancora cercando l'ultimo collezionabile in Hyper Light Drifter...