Get Even – Recensione

Sviluppatore: The Farm 51 Publisher: Bandai Namco Piattaforma: PS4 Genere: FPS Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 29,99 € Italiano:

Da un paio d’anni a questa parte, siamo abituati a vedere grandi publisher che danno spazio a piccoli developer, con progetti e idee davvero interessanti. Unravel è l’esempio lampante, che senza una publisher come EA non avrebbe mai fatto il salto di qualità che ha ottenuto, con giusto merito.

Bandai Namco entra a far parte di questa fascia. Proprio tre anni fa, i ragazzi di Farm 51 hanno pubblicato un trailer che ha attirato l’attenzione di chiunque per la sua idea di fondo e per la sua fisionomia. Si trattava però di un video leggermente diverso dal progetto attuale. Lo sviluppatore aveva creato aspettative soprattutto negli amanti degli shooter classici, nonostante già si intuissero numerose particolarità.

Con Get Even siamo infatti davanti a uno sparatutto unico e dalla forte componente narrativa, dal potenziale giusto per creare una fetta di pubblico incentrato su uno stile differente dal solito spara-spara. Ma prima di ogni altra cosa, Get Even vuole che lo spettatore dubiti di ogni evento vissuto, di ogni personaggio incontrato e, soprattutto, di tutte le azioni fatte, nascondendogli quel dettaglio fondamentale che gli permetterebbe di fare chiarezza sugli accadimenti.

get even

Esci dalla mia mente, Red

Nessun prologo o cutscene della storia, soltanto filmati confusionari. La trama del gioco appare da subito complessa: voi siete un certo Black, un mercenario freddo come il ghiaccio e dalla pistola sempre pronta, che si risveglia in una sorta di manicomio dopo un tentativo di salvataggio finito male. L’obiettivo in questione era una ragazza adolescente. Tramite un flashback, il nostro rivive quel momento, entrando in azione e facendo di tutto per salvare quella ragazza con una bomba legata al petto; ma il ricordo scompare proprio nel momento più importante, portando il giocatore in una stanza isolata. Perché siate lì e come ci siate arrivati è ignoto; l’unica certezza è la presenza di un misterioso visore collegato alla vostra testa, di proprietà dell’unità Pandora, mentre a guidarvi ci sarà la sospetta voce di un certo Red. Un individuo, in teoria, desideroso di aiutarvi a recuperare la memoria perduta. Black, da cavia bella e buona, viene catapultato da ricordo a ricordo, confondendo anche voi. Questa confusione, andando avanti con la storia, diventa sempre più concreta.

Get Even è in realtà un’avventura piuttosto lineare. Ci sono alcune scelte morali nel gioco che cambiano in parte lo svolgersi degli eventi, per esempio la morte o la vita di alcuni personaggi, ma il filone principale resta invariato, più o meno. Di scelte morali, come detto in precedenza, Get Even ne è pieno. Le vostre azioni andranno a influenzare il proseguimento della storia. Durante uno spezzone, il gioco vi farà controllare un altro personaggio, che entrerà nei vostri ricordi già vissuti per capire più a fondo cosa davvero sia successo. Dentro questi ricordi, se in precedenza siete stati cauti e premurosi, filerà tutto liscio come l’olio e i nemici non saranno allertati né tanto meno aggressivi; succederà completamente l’inverso se invece durante la storia sarete stati spietati e senza scrupoli.

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Get Even quindi è uno sparatutto? La risposta è sì, ma con riserva. Effettivamente, durante il corso della storia, sarete muniti di pistola silenziata e mitraglietta, ma questo non vuol dire che dovrete per forza sparare. Potrete aggirare i nemici, o addirittura scappare se individuati, sperando siate più veloci. Ma non aspettatevi che i nemici saranno delle belle statuine; non basterà un misero albero o dell’erba alta per salvare il vostro prezioso didietro, perché se avrete il nemico di fronte si allerterà in men che non si dica.

Se verrete individuati, il nemico incuriosito si avvicinerà e verrete avvisati dell’accaduto proprio con un indicatore posto al centro, nella parte alta dello schermo, dalla luce gialla. Ma come ogni FPS che si rispetti, se astuti e con una certa esperienza, potrete nascondervi, perché se vi vedrà – la luce diventerà quindi rossa – allerterà tutti gli altri nemici presenti sull’area, dunque morire diventerà davvero facile.

La pazienza non sempre è la virtù dei forti

Perché, quindi, Get Even non è uno sparatutto a tutti gli effetti? Bastano le prime ore di gioco per capirlo. Avviato il gioco, avrete in mano uno smartphone di ultima generazione. Venuto meno il ricordo della ragazza, una voce proveniente dallo schermo di un TV al plasma ci avvisa dei nostri errori e del perché, secondo lui, ci potrebbe aiutare.

Durante il proseguimento, però, sarete bloccati da enigmi. Potrà sembrare fuori luogo, ma vi assicuriamo che funziona alla grande. Questi enigmi, formati nella maggior parte dei casi da numeri da comporre, serviranno a farvi proseguire, mentre altri serviranno per farvi aprire una porta oltre la quale giace un indizio; se una porta non è importante per il proseguimento, Red – la voce che vi parlerà per tutto il proseguimento della storia – vi avviserà, dicendovi che potrete dedicarvi a questa in un altro momento.

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Black, cos’hai combinato?

Dopo la fine di un ricordo, sarete portati in una stanza misteriosa: il vostro rifugio. Arredata da un tavolo e da bacheche piuttosto grandi, questo posto è utile ai fini dei ricordi. Per passare da un ricordo a un altro, dovrete semplicemente fissare una foto tridimensionale, che vi catapulterà al luogo dedicato. Queste foto, posizionate sotto le bacheche della stanza misteriosa, vi serviranno per poter raggiungere il luogo raffigurato e recuperare gli ultimi indizi rimasti; indizi formati da semplici foglietti, che vedrete proprio sulle bacheche sopra citate, dove una percentuale posta in basso vi dirà quanto vi manca per il 100% di completamento di una data location. Il tavolo non è messo lì a caso; sopra vedrete una foto che vi porterà direttamente al luogo dov’eravate prima.

Passando da una zona a un’altra, l’atmosfera cambia. Una zona particolarmente importante però è quella dove si trova la pistola angolare. Forse un’idea che farebbe drizzare i capelli persino a un genio come Einstein. Il progetto, durante l’avventura, pare sia stato rubato proprio da Black. Cos’ha di particolare quest’arma? Come dice il nome stesso, l’arma si può “angolare”. Mirando ai bordi di un angolo verso sinistra, ad esempio, premendo il tasto L1 (R1 se vogliamo mirare a destra), l’arma si girerà completamente e dallo smartphone posto al centro del gingillo potremo mirare i nemici tramite un visore termico, mentre siamo nascosti.

Geniale l’utilizzo dello smartphone sulla pistola angolare? Questa è una delle tante funzionalità di questo strumento. Tenendo premuto il tasto L1, con lo smartphone in mano, si aprirà una ruota che potremo girare in base a cosa ci serve in quel momento. Una funzionalità importante è la fotocamera con scansione integrata; se saremo vicino a un oggetto da scansionare, sulla parte alta dello schermo spunteranno tre lucine verdi e, posizionando la fotocamera sull’oggetto e premendo il tasto X, si scansionerà e una voce ci darà informazioni utili in merito.

Ma questa è solo una delle tante funzionalità, perché è presente anche la luce UAV, in grado di scansione macchie di sangue e soluzioni per gli enigmi; la mappa con tanto di radar nemico, utile se saremo in una zona aperta; il visore termico, che non ha bisogno di descrizioni; e una foto che ci ricorderà il perché siamo in quel ricordo e cosa abbiamo fatto in precedenza, senza dimenticare la lettura dei messaggi che ci verranno spediti.

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Tutto molto interessante

Trasportati da vicoli ciechi a foreste deserte, non vi sentirete mai a vostro agio; il tutto causerà un certo fastidio al giocatore, che pian piano si abituerà a questa scelta del team di sviluppo. Questa varietà ha condizionato il livello tecnico, a partire dallo stile altalenante. Il tutto è ben ottimizzato, con cali di frame rate quasi assenti, girando a 30 fps inchiodati. L’intelligenza artificiale funziona, e si va a unire a un gameplay dettagliato, che non fa gridare al miracolo, ma che si differenzia rispetto alla prassi.

Spezziamo una lancia anche a favore del sonoro. Per esempio, durante alcune fasi, l’azione del giocatore verrà accompagnata da un suono che aumenterà pian piano che vi avvicinerete all’obiettivo, causandovi un certo timore.

Trofeisticamente parlando: ti ho ucciso, ma ero dietro l’angolo

Get Even vanta la coppa più prestigiosa: il Platino. Per poterlo ottenere però, dovrete sbloccare ben quaranta trofei tra cui: ventotto trofei di bronzo, otto trofei argento e quattro trofei oro. La maggior parte dei trofei è formata dall’ottenimento di collezionabili, mentre l’altra metà è formata da trofei che dovete ottenere facendo o non facendo determinate scelte. Nulla di troppo complicato, nel complesso.

VERDETTO

Get Even appassiona, lascia perplessi, ma non è un gioco per tutti. L'idea di base funziona, incuriosendo il giocatore ad andare sempre avanti. Ottima l'introduzione della pistola angolare, che trasforma il gioco in maniera tattica in un attimo. Smartphone fondamentale ai fini del gameplay, che dà al giocatore una certa tranquillità, grazie all'essere "tuttofare". Le ambientazioni sempre diverse causano un certo fastidio, costringendo il giocatore ad adattarsi di continuo. Ma il tutto, in maniera del tutto personale, ci piace, e saremmo entusiasti se in futuro uscisse un sequel.

Guida ai Voti

Michele Faraone
Videogiocatore sin da piccolo. Più precisamente da quando sotto l'albero di Natale ricevette il Super Nintendo con Mortal Kombat II e Super Mario World. Appassionato di film e scettico su diversi fronti. Amante della natura e della "lore" che la circonda.

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