Ghost of Tsushima – Recensione

Sviluppatore: Sucker Punch Production Publisher: Sony Interactive Entertainment Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Due mesi di fuoco hanno investito il panorama PlayStation, prima con l’arrivo “anticipato” di The Last Of Us Parte II e poi con Ghost of Tsushima, l’atteso ritorno di Sucker Punch con un titolo al quale il pubblico si è molto legato fin dal suo annuncio ufficiale. Con la nuova generazione alle porte, la ormai adulta e rodata PlayStation 4 si prepara a salutare la platea inchinandosi davanti al suo pubblico, che a sua volta risponde con un lungo e meritato applauso.

L’arrivo di Ghost of Tsushima è anche la coronazione di un sogno: quello di vedere il cosiddetto Giappone feudale finalmente rappresentato in maniera verosimile in un videogioco moderno, pur non dimenticando l’esistenza dei recenti Sekiro: Shadow Die Twice e Nioh 2, ambientati qualche secolo più avanti ma comunque contaminati da elementi sovrannaturali.

Ghost of Tsushima recensione

Mentre tu affilavi la spada, io mi preparavo studiando

Nell’autunno del 1274, dopo una serie di minacce e gentili tentativi di ottenere una resa pacifica dello shōgun, i mongoli guidati da Kublai Khan, spinti dalla loro indole espansionistica, provarono a invadere e a conquistare il Giappone ponendosi come primo obiettivo l’isola di Tsushima, un territorio strategico sul quale istituire una base operativa per poi attaccare il resto dello stato insulare. Da qui inizia la narrazione di Ghost of Tsushima, con la flotta mongola ormai alle porte della spiaggia di Komoda e la controffensiva giapponese guidata da un manipolo di clan samurai che verranno cancellati proprio su quella riva. Tra questi valorosi guerrieri c’è anche il protagonista Jin Sakai, unica e sola speranza dell’isola di scacciare i mongoli e le loro barbarie. Ben presto Jin si accorgerà che per essere efficaci contro la brutalità del nemico, gli insegnamenti di lord Shimura basati sul bushidō – codice di condotta e stile di vita imposto ai samurai nel periodo dello shōgunato – non basteranno affatto.

C’è da specificare che Ghost of Tsushima non è da prendere come un documentario; non ricostruisce gli eventi storici in maniera ineccepibile, anzi, li arricchisce con elementi provenienti da secoli successivi rispetto all’ambientazione. Nulla da eccepire, nessuno dovrà scrivere un libro di storia giocando a Ghost of Tsushima, a maggior ragione perché sarà proprio la storia stessa a essere manipolata per far funzionare la trama. Kothun Khan, il villain discendente di Kublai Khan e Genghis Khan, in realtà non è mai esistito, così come lord Sakai e lord Shimura.

Ghost of Tsushima recensione

Una trama che viene e che va

Nelle circa quindici ore complessive, necessarie per portare a termine la storia di Jin, ci imbatteremo in numerosi personaggi secondari che si uniranno alla nostra causa, trasportandoci a loro volta in nuovi filoni narrativi che li riguarderanno personalmente. Dopo un impatto iniziale mozzafiato che lascia presagire una storia ricca di emozioni, Ghost of Tsushima purtroppo si perde, smorzando via via l’entusiasmo del videogiocatore tra racconti secondari e una miriade di attività sparse per l’isola.

Che novità, penserete voi, visto che due dei più grandi open world di questa generazione: The Witcher 3: Wild Hunt e Red Dead Redemption 2, hanno esattamente questa caratteristica in comune, se non fosse che riprendendo l’avventura di Jin Sakai dopo un po’ di missioni secondarie qua e là, non siamo riusciti a ritrovare completamente l’entusiasmo iniziale. Senza essere troppo severi, Ghost of Tsushima offre una trama godibile e una manciata di momenti davvero memorabili ma non riesce a mantenere lo stesso mordente per tutta l’avventura, risultando fin troppo lineare e posizionandosi sicuramente dietro ai capolavori che abbiamo potuto apprezzare nell’ultimo decennio.

Si alza il vento

Se la trama non ci ha pienamente convinto, lo stesso non si può dire dell’ambientazione che invece sembra valere tutto il prezzo del biglietto. Da questo abbiamo compreso le parole di Toshihiro Nagoshi quando, con un po’ di sana invidia (in senso assolutamente positivo), ha voluto a suo modo complimentarsi con Sucker Punch per l’atto d’amore verso il Giappone espresso da Ghost of Tsushima. Tanta è anche la devozione di Sucker Punch al cinema di Akira Kurosawa, al punto da includere nelle opzioni grafiche una modalità che riprende le pellicole del cineasta giapponese.

Per tutta l’avventura, il vento, sui libri di storia potente alleato contro i mongoli, sarà la vostra guida per spostarvi nell’isola. Sfiorando il touch pad del DualShock 4 azionerete lievi folate che vi indicheranno la direzione dell’obiettivo. Per scelta stilistica, Sucker Punch ha ritenuto opportuno eliminare ogni informazione superflua dalla schermata di gioco come, ad esempio, il radar. In particolare, nelle fasi di esplorazione, l’HUD è completamente assente; non c’è nulla a schermo a parte i bellissimi paesaggi di Tsushima, con tramonti mozzafiato e praterie in fiore. Durante le missioni o nelle fasi di combattimento, lo schermo si popola di alcune informazioni minimali utili allo scontro o per rammentare al giocatore obiettivi primari e secondari e, ovviamente, le condizioni di salute di Jin.

Ghost of Tsushima recensione

Ispiratissimo sotto il profilo artistico, Ghost of Tsushima è una immersione completa nella natura e nell’ecosistema dell’isola, a volte talmente presente da farci sentire di troppo. Una natura che il protagonista rispetta, traendo da essa: ispirazione per comporre haiku; aiuto inseguendo animali guida alla ricerca di luoghi segreti; pace rilassandosi nelle sorgenti termali. Ad arricchire il mondo di gioco, come se non bastasse, ci pensano i santuari shintō posti in cima alle alte rupi di Tsushima, raggiungibili con brevi scalate un po’ troppo guidate dal level design, tanto da sembrare più o meno identiche tra loro. Onorando i santuari si riceveranno gli amuleti maggiori dei kami corrispondenti, da equipaggiare nel menù per ottenere ulteriori vantaggi in battaglia. Da non sottovalutare la modalità foto, forse tra le migliori mai realizzate per un videogioco con una infinità di modificatori, filtri e personalizzazioni che farebbero appassionare anche i meno avvezzi.

L’onore è tutto, ma quando c’è da sopravvivere…

Se l’esplorazione costituisce una buona parte del gameplay, gli scontri, come è giusto che sia, si prendono tutto il resto. Jin Sakai è un abile samurai e può contare su ben quattro stili di combattimento utili ad affrontare ogni tipologia di soldato mongolo; tramite dei comandi rapidi accompagnati da un breve rallentamento della scena, sarà possibile passare velocemente da una forma all’altra e affrontare ogni tipo di nemico in rapida successione. A supporto dei classici attacchi pesanti e leggeri sferrabili con la nostra fidata katana, intervengono meccaniche di parata e schivata che aggiungono ulteriore pepe all’azione esattamente come i kunai e le bombe adesive, che Jin potrà lanciare verso in nemici per divincolarsi da pericolose mischie.

Ghost of Tsushima recensione

Da vero samurai, Jin potrà attirare l’attenzione dei soldati nemici richiamando un confronto in cui, attaccando con il tempo giusto, si potrà caricare notevolmente la determinazione, utile per curarsi e per sferrare gli attacchi più potenti. Purtroppo, agire direttamente contro i nemici, per quanto sia spettacolare, lascia emergere una grave mancanza nel combat system di Ghost of Tsushima: il sistema di agganciamento del bersaglio. Per intenderci, Jin aggancia automaticamente un nemico voltandosi verso di esso e il giocatore è messo in condizione di attaccare i nemici direzionando gli attacchi con la levetta sinistra. Tuttavia, ci sono dei momenti in cui questo sistema, unito alla scelta di mantenere una visuale molto cinematografica anche durante i combattimenti, fallisce. In particolare, nei frequenti accerchiamenti da parte dei nemici, non capita di rado di sferrare attacchi a vuoto o di non riuscire a evitare un fendente, interrompendo tutta la magia derivante da una serie di colpi e schivate perfette.

Alla prima, pesante sconfitta Jin capirà che uno scontro diretto con i mongoli costerà soltanto molte vite. A quel punto muoversi nell’ombra, servirsi di frecce e dardi o di bombe fumogene per far perdere le proprie tracce diventerà l’alternativa migliore per liberarsi dei nemici senza rischiare di trovarsi in situazioni spiacevoli. Jin, infatti, potrà nascondersi nell’erba, scalare gran parte delle alture e camminare sui tetti osservando i nemici dall’alto in attesa del momento giusto per attaccare. Le uccisioni in modalità stealth ci sono sembrate fin troppo rumorose e appariscenti ma, nonostante questo, spesso i nemici non sentivano né vedevano cosa stesse succedendo, denotando una intelligenza artificiale non proprio impeccabile.

L’ultima esclusiva PlayStation 4 brilla ma non eccelle

Affermarsi nel genere open world dopo le opere maestose uscite in questa generazione e debuttare subito dopo The Last Of Us Parte II è senza dubbio difficile. Ghost of Tsushima è imparagonabile all’opera di Naughty Dog dal punto di vista tecnico ma soprattutto narrativo. Se graficamente la qualità più bassa è giustificata dal fatto di dover gestire un mondo esplorabile da cima a fondo, è invece evidente la sconfitta incassata sullo storytelling, essendo ormai abituati anche a titoli dello stesso genere in grado di proporre storia principale e quest secondarie nettamente superiori. Ghost of Tsushima non solo si trova irrimediabilmente a fare i conti con l’ultimo capolavoro di Naughty Dog, ma anche con una serie di videogiochi che hanno indubbiamente rivoluzionato il genere open world, pagando pegno quando si prova a fare un confronto.

Ghost of Tsushima recensione

Su PlayStation 4 Pro il gioco offre due opzioni grafiche: una che permette di giocare alla massima risoluzione possibile e l’altra che sacrifica un pizzico di qualità grafica per aumentare i fotogrammi al secondo. Sottolineiamo di esserci trovati benissimo in entrambi i casi, riscontrando pochissime incertezze anche nella modalità che predilige la risoluzione massima. Particolare menzione va alla ricerca dei suoni, alla colonna sonora che accompagna l’avventura con maestria e al doppiaggio in italiano dei personaggi principali, su tutti Kothun Khan. Ghost of Tsushima riprende anche alcune delle caratteristiche che accompagneranno la next-gen targata Sony, come l’utilizzo intelligente del touchpad e il coinvolgimento sonoro dell’altoparlante integrato nel DualShock 4, due delle feature incluse anche nel DualSense, il controller di PlayStation 5.

Ultima ma non ultima caratteristica degna di nota è la quasi assenza di tempi di caricamento, a dimostrazione che con la giusta ottimizzazione lato software è possibile raggiungere prestazioni notevoli anche con un semplice hard disk. Sucker Punch ha escogitato un metodo per disporre i dati in maniera strategica e fare in modo che, al momento del rendering, il 99% di essi fosse già disponibile. In Ghost of Tsushima, infatti, dopo il breve ma più sentito caricamento iniziale, tutto è già a disposizione. Ci ha stupito in positivo la velocità con cui il motore di gioco gestisce i viaggi rapidi, spesso spina nel fianco di tanti open world.

Ghost of Tsushima recensione

Trofeisticamente parlando: Leggenda vivente

Come le ultime esclusive PlayStation, il Platino di Ghost of Tsushima risulta abbordabile, aumentando il numero di ore previste per il completamento con l’esplorazione e la liberazione dell’isola. Non ci sono trofei legati alla difficoltà né trofei mancabili. Sarà necessario raccogliere meno della metà dei collezionabili presenti, ma sarà obbligatorio trovare tutti i punti di interesse sulla mappa (haiku, sorgenti termali, spezza-bambù, santuari e tane delle volpi), oltre a completare tutti i sessantuno racconti. Insomma, un Platino lungo ma che non richiede abilità specifiche, puntando tutto sul farvi godere ogni angolo della meravigliosa isola giapponese. La guida ai trofei di Ghost of Tsushima è disponibile sul nostro forum.

VERDETTO

Dal punto di vista dell'ambientazione non troverete nient'altro come Ghost of Tsushima e già questo vale il prezzo del biglietto. Il combat system, nonostante i molti difetti, ha il suo perché, rimanendo una delle note positive della produzione. La gestione della trama, delle missioni secondarie e delle attività supera la sufficienza ma evidenzia quanto Sucker Punch sia voluta rimanere troppo sul classico senza prendersi responsabilità. L'avventura di Jin Sakai, nel complesso, è godibile e merita un otto per quanto descritto nella recensione, ma per i più esigenti quel punteggio potrebbe essere addirittura un sette e mezzo.

Guida ai Voti

Salvatore Terlizzi
Scopre i videogiochi con Monkey Island e Indiana Jones, per poi rimanere legato a vita al genere delle avventure grafiche. Grazie a PlayStationBit scopre, quasi per caso, la serie Yakuza e finisce per innamorarsene. Ha ancora l'immenso piacere di farsi sorprendere da un settore in continua evoluzione. Ehi guarda laggiù! Sisi, c'è una scimmia a tre teste...

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