Se avete problemi di fantasmi potete chiamare i protagonisti di Ghost Sweeper, titolo che abbiamo analizzato per voi in una recensione Speedrun. I ragazzi di 7 Raven Studios propongono un puzzle game dalle meccaniche classiche con un pizzico di sovrannaturale.
La fiera dei cliché
Fin dal primo avvio, Ghost Sweeper sembra una raccolta di luoghi comuni, a cominciare dal nome. La trama vede coinvolti due eroi che, armati di una sorta di aspirapolvere magico, tentano di fermare un malvagio re. Il losco figuro, ritornato dall’oltretomba, si rifugia nel suo ormai ex castello e manda orde di non morti contro i protagonisti.
Se tutto vi sa terribilmente di già visto, aspettate di scoprire quali sono i mostri che si dovranno affrontare. Se avete pensato fantasmi, zombie e scheletri, avete colpito nel segno. Questa innovativa trama fornisce il pretesto per lanciare i giocatori in una serie di livelli di difficoltà crescente, strutturati in maniera simile a un puzzle game.
Ghost Sweeper viene presentato con una grafica in stile cartone animato, scelta che sembra aver ormai rimpiazzato la pixel art nel cuore degli sviluppatori di titoli indipendenti. Anche qui non aspettatevi un design spacca mascella: nonostante una buona qualità dei personaggi, gli schemi e i fondali risultano piatti e anonimi.
Meglio del Folletto
Ogni livello di Ghost Sweeper ha una sola, semplice richiesta. I giocatori devono trovare la chiave per aprire la porta e fuggire. Nel farlo, è possibile anche sconfiggere i mostri e raccogliere i tesori per ottenere stelle aggiuntive. I comandi sono semplicissimi, per quanto spiegati in maniera pessima: i due eroi possono saltare, far sparire e apparire blocchi azzurri per muoversi tra gli schemi e aspirare nemici con il loro aspirapolvere.
Per poter risucchiare e poi lanciare i fantasmi è necessaria una certa carica magica. Una volta esaurita, si rimarrà inermi alla mercé dei nemici, che possono ucciderci con un solo colpo. La morte obbliga ovviamente a ripetere il livello da zero. Questo schema si ripete sempre uguale per tutta la campagna, in un tripudio di monotonia che fa presto venire a noia anche le possibili sfide aggiuntive, affrontabili rigiocando un livello già completato.
Inutili o quasi i bonus acquistabili a suon di diamanti, come sostanzialmente inutili sono le differenze di abilità tra i due eroi selezionabili. Difficilmente deciderete di ripetere da zero l’avventura, peraltro relativamente longeva, con entrambi i protagonisti. Ultima menzione per la colonna sonora, che rispecchia in pieno la monotonia del gameplay.
Trofeisticamente parlando: succhiatrofei
Se vi state chiedendo quale possa essere la leva di vendita di Ghost Sweeper, la risposta vi viene data dalla sua lista trofei. Dodici coppe, Platino compreso, ottenibili in una decina di minuti. Basterà completare il primo mondo, completare una serie di semplicissime richieste di miscellanea e rigiocare il primo livello per ottenere una stella rossa.