Ginger: Beyond the Crystal – Recensione

Sviluppatore: Drakhar Studio Publisher: BadLand Publishing Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 € Italiano:

La proliferazione e il grande successo delle operazioni nostalgia, in tutti i settori e anche in quello videoludico, dimostrano come esista una domanda di prodotti semplici da affiancare a quelli più complessi che rappresentano la naturale evoluzione del mercato, dei gusti e delle tecnologie. Nel campo dei videogiochi, basti pensare a quanto avvenuto con la rimasterizzazione della trilogia di Crash Bandicoot, con quella imminente di Spyro e con quella solo annunciata di MediEvil. Senza scomodare il passato, gli sviluppatori di Ginger: Beyond the Crystal sono riusciti a confezionare un titolo dal pieno sapore anni ’90, dimostrando che per toccare certi tasti emozionali e per soddisfare una certa nicchia di mercato non serve rispolverare antiche glorie, ma basta impegnarsi per crearne di nuove. Obiettivo che, non senza qualche incidente di percorso, è stato raggiunto.

Di Ginger, divinità e cristalli

Il mondo di fantasia nel quale è ambientata la vicenda era dominato dalla pace. I curiosi abitanti delle diverse città vivevano in armonia grazie all’intervento di una divinità, racchiusa in una pietra e con cui comunicavano attraverso tre druidi, divinità che sfruttava il potere di diversi cristalli sparsi nel mondo per mantenere l’ordine. Purtroppo, un giorno un misterioso personaggio interagisce con uno dei diamanti e ne determina la corruzione, che presto si diffonde a tutti gli altri, gettando il mondo nel caos. Come se non bastasse, la divinità smette di parlare direttamente ai druidi, ma invia il giovane Ginger, protagonista del gioco, a fare da intermediario. Il suo compito sarà salvare le città e i suoi abitanti, purificando i cristalli e ripristinando la pace.

La premessa iniziale è narrata in modo molto coinvolgente. Colori da libro delle favole, una voce narrante dall’ottima interpretazione e dal tono a suo modo epico, una colonna sonora orchestrale che calza a pennello rendono i primi minuti interessantissimi, mai banali nonostante una trama non di certo inedita. L’introduzione ci conduce per mano verso l’inizio di un’avventura che ci chiede, apertamente, di tornare bambini e calarci in un contesto magico, spensierato, quasi onirico.

Non solo platform

Sarebbe riduttivo relegare Ginger: Beyond the Crystal all’interno del genere platform. Il cuore del gioco, indubbiamente, è questo, ma non siamo di fronte a una semplice lista di livelli a difficoltà crescente da affrontare cercando di restare in vita e/o recuperare oggetti. Molto marcato è l’elemento adventure e ci sono anche una spruzzatina di esplorazione e di sandbox. Ma procediamo con ordine.

Il mondo di gioco è suddiviso in tre città, in cui il caos ha determinato la distruzione di diversi edifici e la scomparsa di alcuni abitanti. Queste città fungono da hub, da cui si possono intraprendere alcune attività. Da un lato abbiamo i livelli principali del gioco, cinque per ogni città per un totale di quindici, accessibili attraverso portali a forma di specchio. Dall’altro ci sono numerosissime missioni secondarie proposte dagli abitanti, che troveremo nascosti in ogni angolo e che ci assegneranno compiti generalmente semplici in cambio di materiali o altre ricompense.

Anche la ricerca dei materiali disseminati per la mappa è un’attività facoltativa a sé stante. Legno e pietre così raccolti permettono di costruire edifici e aumentare la felicità negli insediamenti. Per finire, dopo la conclusione di un livello principale, nella città compare un cristallo rosso da purificare superando un breve livello bonus. Questi stage opzionali forniscono anche un’importante scorta dei piccoli cristalli che rappresentano la valuta, un po’ come le classiche monetine di Super Mario o le mele di Crash Bandicoot. Le attività con cui riempire il tempo, insomma, non mancano.

Atmosfera, varietà, spensieratezza

I livelli principali del gioco sono naturalmente il piatto forte. All’interno di ognuno, il nostro compito sarà quello di recuperare e purificare un cristallo rosso. Per farlo dovremo vedercela con salti misurati tra piattaforme, nemici di vario tipo, aree da esplorare ed eventualmente sbloccare con abilità o costumi specifici e un embrione di fasi puzzle. Ci troviamo, per esempio, a raccogliere una pozione in una sezione del livello e a tornare sui nostri passi per usarla su piante rampicanti che ostruiscono un passaggio; a vestirci da bardo e cimentarci in un minigioco musicale basato sulla memoria per attivare una piattaforma necessaria ad avanzare; a cimentarci nel tiro a segno in un luna park, o in una salita a tempo su anguste piattaforme in un vero e proprio show con tanto di pubblico; a esplorare un labirinto alla ricerca delle lancette di un orologio che, in base all’orario che impostiamo, apre questo o quel cancello necessario a procedere.

Sin dai primi livelli quel che emerge è una gradevole sensazione legata all’atmosfera favolistica. Colori, stile, grafica e musica contribuiscono a farci sentire protagonisti di una storia leggera, quasi di un libro per bambini che abbia preso vita. Anche i nemici e le trappole sono più che permissivi e sarà davvero difficile morire, a meno di non sbagliare le tempistiche di un salto o di non capire al primo approccio la strategia con cui attaccare un avversario. Anche perdendo tutta la barra dell’energia, simboleggiata da foglie azzurro fosforescente, possiamo comunque contare su frequenti checkpoint (almeno a difficoltà standard) che non ci faranno ripetere lunghe sezioni.

Il gioco risulta così sempre piacevole, a suo modo rilassante, e ci permette di apprezzare la varietà scenografica, di level design e di meccaniche di gioco. Incontriamo infatti leve da attivare per scendere o salire con montacarichi, piattaforme semoventi, carri da far avanzare sulle rotaie agitando rapidamente le levette analogiche, le già citate pozioni per aprire vie alternative e diversi costumi legati ad abilità necessarie per completare al 100% un livello. Per finire, il quinto e ultimo livello di ogni città si conclude con un boss da affrontare con una precisa strategia.

Ancora cinque minuti

Il risultato di questa profonda accessibilità è che Ginger: Beyond the Crystal è un titolo da cui si fa fatica a staccarsi. Al termine di un livello primario viene spontaneo fermarsi lungo la via di una città per un paio di rapide missioni secondarie, o lanciarsi subito alla ricerca di un cristallo rosso per completare il livello bonus. Come se non bastasse, alcuni costumi sbloccano abilità necessarie in livelli già conclusi, favorendone la rigiocabilità per scoprire sezioni o ricompense nascoste.

Quel che stupisce maggiormente è la straordinaria capacità degli sviluppatori di creare sfide sempre diverse. Non esistono due livelli simili, ma in tutti compaiono meccaniche nuove, divertenti e talora sorprendenti che rendono la nostra progressione ben più accattivante di una semplice serie di salti tra piattaforme. Basti pensare che si passa da una versione del gioco delle tre carte fatto con bare da vampiro per aprire un cancello, a una gara contro il tempo alla ricerca di alveari colmi di miele, all’esplorazione in una villa infestata che si prende persino la libertà di citare i primi Resident Evil.

Gli stessi livelli bonus, per quanto brevi, sono progettati in modo da mettere alla prova la nostra abilità, il nostro tempismo e il nostro colpo d’occhio. Solo questi si configurano come platform vero e proprio (con annesse le imprecazioni del caso per qualche salto che richiede precisione millimetrica), ma decidere di affrontarli non spezza il ritmo di gioco, bensì contribuisce a definirlo. Dedicarsi ai soli livelli primari toglierebbe al giocatore buona parte di ciò che Ginger: Beyond the Crystal vuole e può essere e che solo il passaggio da un’attività all’altra può realizzare.

Non è tutto cristallo quel che luccica

Qualche aspetto meno convincente esiste ed è legato a questioni formali più che contenutistiche. Il problema principale è la gestione della telecamera, che in un platform è un particolare non da poco. Costantemente, infatti, siamo chiamati a regolarla con la levetta destra perché il gioco la imposta in posizioni scomode o perché, avanzando, si abbassa riducendo la visuale di ciò che sta davanti al personaggio. Il problema è meno evidente all’interno degli stage principali e più marcato nella fase libera in città e nei livelli bonus; in ogni caso non è un fattore così limitante da inficiare la qualità del gioco.

Altra osservazione sui tempi di caricamento, un tantino troppo lunghi, e su qualche sporadico ma evidente calo di framerate, soprattutto nelle immediate fasi dopo il ritorno in città alla fine di un livello. I tasti rispondono abbastanza bene agli input, con una sola eccezione per il doppio attacco con cerchio che non sempre risulta immediato ed efficace.

Sul piano dei contenuti, l’unica pecca è una certa ripetitività e una eccessiva semplicità delle missioni secondarie, sempre uguali a se stesse (ricerca di cibo, combattimento con nemici invasori, gare di velocità su percorsi prestabiliti) e funzionali solo alla raccolta di materiali e, per chi ci tiene, alla conquista di un trofeo.

Trofeisticamente parlando: un percorso semplice e piacevole

Ginger: Beyond the Crystal offre trentanove trofei: ventidue bronzo, dodici argento, quattro oro e un platino. Non siamo davanti a un percorso particolarmente ostico verso la massima onorificenza videoludica, e di sicuro la nostra guida completa può assistervi nel caso vogliate compiere un percorso netto senza incappare in qualche bug. Comunque sarà sufficiente dedicarsi a tutte le attività: livelli principali e bonus, missioni secondarie, costruzione delle case e raccolta dei materiali. Solo qualche sfida particolare può rubare del tempo, ma dovreste riuscire a completare la lista trofei col sorriso sulle labbra.

VERDETTO

Ginger: Beyond the Crystal è il videogioco perfetto per gli amanti dei platform vecchio stile. Combinando sapientemente fasi classiche su piattaforme e fasi intermedie di libera esplorazione, meccaniche di gioco variegate e un level design mai uguale a sé stesso, una grafica cartoonesca e una colonna sonora fiabesca, un buon ritmo di progressione e una nutrita serie di attività facoltative per spezzarlo e prendersi una pausa, il titolo di Drakhar Studio garantisce ore di piacevole evasione, senza tralasciare un minimo di sfida. Adatto a tutta la famiglia e consigliato ai cacciatori di trofei, non è privo di qualche problema tecnico che però, pad alla mano, non va a inficiare la godibilità complessiva.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.