God Eater 3 – Recensione

Sviluppatore: Marvelous First Studio Publisher: Bandai Namco Piattaforma: PS4 Genere: Action RPG Giocatori: 1 (Online: 2-8) PEGI: 12 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Monster Hunter sta agli hunting game come Final Fantasy sta ai giochi di ruolo. La proporzione è semplice ed è necessaria per far intuire come il gioco sviluppato da Capcom abbia quasi inventato un genere e abbia sbancato i botteghini in tutto il mondo. Dopo i primi due capitoli, però, la serie è divenuta un’esclusiva Nintendo; un’occasione unica per cercare di soffiare via il trono da parte di terzi. In primis ci ha provato Sony che, nel tentativo di sostituire i successi fatti registrare della serie Capcom sulle proprie console, ha sviluppato gli ottimi Soul Sacrifice e Freedom Wars per l’ormai compianta PlayStation Vita. Non scordiamoci nemmeno del principale rivale di Monster Hunter, ovvero God Eater, serie pubblicata da Bandai Namco che ha esordito su PlayStation Portable nel 2010. Il primo capitolo di questa saga, Gods Eater Burst, si è distinto, oltre che per l’ottima giocabilità, per l’eccellente trama, comparto mai considerato fondamentale per il genere e che per la prima volta ha saputo stupire gli appassionati. La software house giapponese ha poi riproposto i primi due titoli in versione ottimizzata e, inoltre, ha sapientemente sfruttato il brand con la creazione di una serie animata che ha ampliato ulteriormente il bacino di utenza.

Nel 2018, però, il re degli hunting game è tornato, più affamato che mai, con un solo obiettivo: sbranare i suoi rivali. Ovviamente parliamo di Monster Hunter: World, titolo che grazie al comparto grafico completamente rinnovato e alla sua varietà ha riconquistato l’utenza PlayStation. Adesso, tuttavia, la palla è passata nuovamente nelle mani di Bandai Namco che, con God Eater 3, ha il compito di rispondere alla mossa attuata da Capcom. Riuscirà a competere o addirittura a essere superiore a quel mostro sacro? Che la stagione di caccia abbia inizio!

Dove eravamo rimasti?

In un futuro poco distante, il mondo che conosciamo noi non esiste più; desolazione e distruzione sono le uniche parole che adesso gli umani conoscono. Durante il 2050 delle forme di vita aliene, chiamate cellule Oracle, sono comparse misteriosamente sul nostro pianeta portando solamente morte; da quel giorno tutto è cambiato. Questi organismi, che si muovono in gruppo e assumono le più svariate e terrificanti sembianze, si nutrono dell’energia vitale della Terra e per la ferocia con cui attaccano sono stati chiamati Aragami. La popolazione è sopravvissuta in piccolissimi centri abitati grazie ai God Eater, squadre speciali formata da comuni ragazzi in cui sono stati trapiantati i God Arc, armi create con le cellule Oracle.

La battaglia, al termine del primo capitolo, sembrava ormai terminata, ma una nuova minaccia incombeva sugli esseri umani. Per poter sopravvivere e far fronte a degli Aragami più potenti che mai, i guerrieri della squadra Blood si sono dovuti evolvere e hanno acquisito nuovi God Arc che dispongono di caratteristiche e abilità inedite. God Eater 3 riprende esattamente le vicende dei due capitoli precedenti. Purtroppo, però, gli eventi già accaduti non vengono spiegati in maniera approfondita. Questa scelta lascia davvero perplessi, in quanto, almeno inizialmente, il giocatore si ritrova in un universo devastato senza saperne effettivamente il motivo.

Humanity last chance

Le sorti del mondo sono mutate nuovamente, la superficie del pianeta è pervasa da una forte nube tossica in grado di uccidere persino i possessori delle God Arc; non disperate, una nuova generazione di potentissimi God Eater è nata. I God Eater Adattabili (GEA), oltre a essere in grado di camminare per le Terre Cineree, riescono facilmente a tenere testa ai pericolosi Aragami. I GEA dovrebbero assumere la figura degli eroi, ma in God Eater 3 succede esattamente il contrario. L’organizzazione Fenrir ha catturato centinaia di bambini per innestare le cellule Oracle nel loro DNA e i pochi sopravvissuti a queste torture sono ora rinchiusi in celle per paura dei loro poteri e della somiglianza con gli Aragami.

Dopo la conclusione della cutscene iniziale e di una breve sezione all’interno di un editor non molto vasto in cui potremo decidere le sembianze del nostro personaggio, verremo catapultati in prigione in compagnia del nostro piccolo gruppetto di GEA. Qui faremo la conoscenza di Hugo e Zeke, due ragazzi che ci accompagneranno nel corso delle missioni e che, stufi dei maltrattamenti subiti, serbano nel loro animo uno spirito di ribellione e giustizia. Per il nostro eroe e i nostri amici la situazione è destinata a cambiare… Il titolo di Marvelous, che ha rimpiazzato Shift per lo sviluppo di questo capitolo, è basato su una narrazione avvincente, ricca di colpi di scena e che mette in risalto problematiche di esclusione sociale derivanti da razzismo e schiavitù, pienamente riconducibili al mondo moderno. La trama di God Eater 3, seppur faccia ricorso a diversi cliché tipici dei personaggi giapponesi, risulta essere, come sempre, pienamente godibile e di grande attrattiva per i fan di questo genere.

Talmente confuso da colpirsi da solo

Il piatto forte di produzioni come questa è senza dubbio il sistema di combattimento e God Eater 3 riesce a distinguersi per la varietà di questa meccanica e per la velocità con cui affrontare le battaglie. L’arma principale dispone di una quantità enorme di varianti tra cui scegliere, non solo in base ai propri gusti personali ma anche in base a fattori quali raggio d’azione, velocità di esecuzione e danni inflitti.

Il God Arc, infatti, è un’arma corpo a corpo che può prendere diverse sembianze, tra cui quelle di uno spadone, di un martello, di una falce o di una lama doppia. Con la semplice pressione di un tasto, poi, può trasformarsi in un’arma a distanza, come ad esempio un fucile, uno shotgun, o un’arma a raggi laser. Non è però possibile abusare dei danni inflitti a distanza in quanto sparare consuma la barra dei punti Oracle, ricaricabile unicamente attaccando a distanza ravvicinata. Inoltre, tenendo premuto il tasto Triangolo, il God Arc può trasformarsi in un essere simile agli stessi Aragami che danneggia e divora i nemici per raccogliere oggetti una volta sconfitti. Tramite la pressione del tasto R1, oltre che cambiare lo stile dell’arma, è possibile effettuare uno scatto oppure in combinazione con il tasto Cerchio è possibile usare uno scudo per parare i danni ricevuti. Purtroppo Marvelous non ha saputo osare e si è affidata a uno schema comandi che fa uso di troppe combinazioni di tasti; questo poteva essere accettabile su un titolo pubblicato su una console portatile, o per una sua conversione successiva, ma per un titolo sviluppato e ideato unicamente per una console fissa, risulta essere un grave difetto. La caratteristica principale dei combattimenti di God Eater 3, come detto, è la velocità e, fin troppo spesso, il giocatore si ritroverà a fermarsi e a pensare a cosa effettivamente serva quella precisa combinazione di comandi. La gestione della telecamera è poi un’altra mancanza del gameplay di questo titolo: essa segue molto lentamente i movimenti imposti dal giocatore che si ritrova così costretto a piccoli e continui aggiustamenti manuali.

Tramite un computer presente all’interno della cella è possibile lanciarsi in missione, da soli, in compagnia della CPU, oppure con altri tre amici in modalità cooperativa multiplayer. Tra quelle legate alla storia e quelle secondarie il titolo può contare su circa cento missioni, ma non fatevi colpire dai semplici numeri; la maggior parte di esse vengono concluse in pochissimi minuti e in generale anche le più durature non durano più di venti minuti (il limite massimo è di quaranta) per via del bassissimo livello di difficoltà proposto. Discorso diverso per le missioni Assalto, dove vengono riuniti otto giocatori online e in cui c’è bisogno di abbozzare un minimo di strategia per affrontare una gigantesca bestia.

Un altro grave problema riscontrato è la ripetitività degli scenari. Il titolo può contare su pochissime ambientazioni, peraltro poco ispirate e nemmeno troppo ampie. Questo discorso, in parte, si può applicare anche per la gestione del bestiario nemico. E’ vero che God Eater 3 propone una buona quantità di Aragami, alcuni davvero enormi,  ma è anche vero che quasi sempre ci si ritrova ad affrontare la solita tipologia base. Oltre che poter selezionare le missioni, il computer situato nell’hub offre la possibilità di creare armi più potenti tramite un semplice sistema di crafting basato sulla raccolta di rifiuti sparsi in giro per le mappe di gioco.

Un porting?

Il comparto grafico di God Eater 3 è croce e delizia. Tutte le cutscene, compresa la spettacolare sequenza d’apertura del titolo, sono realizzate dallo studio di animazione Ufotable, già responsabile di alcuni capitoli della saga di Tales of. Un lavoro svolto in maniera straordinaria che soprattutto i fan degli anime sapranno apprezzare. Non si può dire lo stesso per la grafica in gioco. Da questo sequel ci si aspettava un salto grafico notevole rispetto ai precedenti porting pubblicati su PlayStation 4, ma anche in questo caso la software house ha lavorato al risparmio e il risultato è che le texture sono poco definite, i paesaggi quasi spogli e i personaggi dotati di vestiti e capigliature marmoree. Fortunatamente a risollevare la situazione ci pensa il frame rate che, anche in situazioni affollate e piene di esplosioni ed effetti speciali, si mantiene fluido e costante. La colonna sonora si lascia ascoltare con piacere durante le partite, ma la novità principale del comparto audio è composta dal doppiaggio giapponese che per la prima volta è presente insieme a quello inglese. Un’ultima, piccola nota negativa: il personaggio principale è muto e per tutta la durata del gioco non fiaterà mai. Difatti l’unico modo che ha per esprimersi durante i dialoghi è con dei cenni del capo o con delle risposte testuali.

Trofeisticamente parlando: si va a caccia!

L’elenco di God Eater 3 è composto da soli trentadue trofei per lo più sbloccabili proseguendo con la trama del gioco o compiendo determinate azioni per la prima volta. Il trofeo che richiede più tempo per essere sbloccato è Alleato più fidato, obiettivo sbloccabile affrontando duecento missioni con lo stesso tipo di arma da mischia o fucile. Gli altri trofei richiedono di uccidere un particolare tipo di Aragami, nulla di troppo ostico.

VERDETTO

God Eater 3 ha il solo intento di combattere il dominio di Monster Hunter: World tra gli hunting game. Riuscirà a essere il suo predatore? Caratteristica da sempre fondamentale nella serie è la presenza di una narrazione avvincente e anche questo terzo capitolo non smentisce le aspettative grazie alle tematiche affrontate e alla simpatia dei protagonisti. Il titolo sviluppato da Marvelous, però, presenta parecchi difetti, come ad esempio la gestione della telecamera, dei comandi di gioco e il comparto grafico. Si tratta senz’altro del titolo migliore della serie, ma parliamo di un’opera compiuta a metà... Capcom può dormire sonni tranquilli.

Guida ai Voti

Alberto Lanzidei
Nato con la passione per la PlayStation è cresciuto coltivando l'amore verso tutti i generi di videogames. I suoi hobby, oltre il gaming, sono le auto e la palestra.