Grave Danger – Recensione

Sviluppatore: JB Gaming Publisher: Joindots Piattaforma: PS4 Genere: Platform Giocatori: 1-2 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Dopo una non fortunatissima campagna su Kickstarter, il team indipendente di JB Gaming è riuscito a portare su Steam un progetto sulla carta decisamente interessante, un platform in grado di mischiare sia single player che co-op, denominato Grave Danger. L’opera, dopo una tiepida accoglienza da parte di pubblico e critica, è sbarcata anche su PlayStation 4.

Grave Danger

Ossa, pistole e magia

La semplice storia di Grave Danger ci metterà nei panni di tre personaggi totalmente diversi tra loro, ma legati da un unico destino. Dante, Malice ed Elliot si ritroveranno a essere additati come fuorilegge e inseguiti da un malvagio individuo che punterà a fermarli prima che il trio possa sventare i suoi piani. Tre eroi che nulla hanno da condividere se non la storia. Dante sarà uno spavaldo pistolero armato del suo inseparabile revolver e in grado di saltare sulle pareti, Elliot uno stregone in grado usare la sua magia per fermare i nemici e difendersi dagli attacchi e infine Malice sarà niente meno che la morte, il Tristo Mietitore in grado di lanciare la sua falce e fluttuare nell’aria.

Le diverse abilità dei personaggi e il loro utilizzo saranno la chiave dei puzzle ideati da JB Gaming in un classico platform bidimensionale con grafica in cel-shading che tanto ricorda titoli classici come Viewtiful Joe, glorioso action platform sbarcato su PlayStation 2 nel lontano 2003. Nonostante queste buone premesse, comunque, a livello di trama non si vedranno grandi evoluzioni o plot twist clamorosi, dato che la narrazione avverrà principalmente per mezzo di dialoghi, tradotti in un buon italiano, che compariranno all’inizio e alla fine dei livelli e restituiranno al giocatore la sensazione di una struttura asettica, volta solo a farli proseguire nella campagna.

Grave Danger

Tu premi il bottone, io tiro la leva

Durante i primi livelli di Grave Danger, ci verranno spiegate le semplici meccaniche di gioco. Tutti i personaggi saranno dotati di un tasto per attaccare, uno per saltare e uno per utilizzare una serie di oggetti raccolti nel corso dell’avventura, utili per distruggere barriere o aprire porte. Alcune situazioni imporranno al giocatore di dividere il gruppo prendendo strade diverse, dato che su sporgenze particolarmente alte potremo far saltare solo il mago (dotato di un doppio salto) oppure solo la Morte potrà sorvolare lunghi crepacci. In ogni caso, al giocatore sarà consentito di passare da un personaggio all’altro in qualsiasi momento utilizzando i tasti dorsali del controller.

Proprio questa divisione e l’utilizzo delle abilità peculiari dei singoli eroi saranno alla base di una serie di puzzle ambientali che richiederanno magari di premere un bottone con un personaggio per sbloccare il percorso per un altro, e giungere così, con tutto il party, alla fine del livello. Si tratta senza dubbio di una scelta interessante che mette il giocatore di fronte a una moltitudine di situazioni, che saranno però solo all’apparenza diverse tra loro. Dopo qualche ora sarà facile metabolizzare lo stile degli enigmi e risolverli in breve tempo, nonostante una difficoltà crescente.

Sono morto… di nuovo

Le meccaniche platform di Grave Danger sono portatrici di un elemento imprescindibile per tutti i giochi di questo stampo, ossia la morte dei personaggi. Questa verrà gestita tramite un particolare sistema di checkpoint che imporrà al giocatore di tornare, in versione fantasma, fino all’ultimo punto di salvataggio trovato per rigenerarsi. Inutile dire come questa scelta ci sia sembrata fin da subito scomoda e controproducente. Far ripercorrere a ritroso, seppur con la possibilità di muoversi più rapidamente e di fluttuare, tutto un livello per tornare al punto di rinascita, oltre a essere uno spreco incredibile di tempo, risulta anche parecchio frustrante.

A questo problema va aggiunta l’impossibilità di premere un qualsivoglia tasto per fare in modo che l’intero gruppo si muova all’unisono. Ogni personaggio dovrà essere selezionato e spostato fino al punto desiderato, ottimo se bisognerà dividere il party in più percorsi, meno se dovremo percorrere lunghi rettilinei per tre volte di fila per portare tutti gli eroi nello stesso punto. Il modo più semplice (volutamente?) per ovviare a questo problema sarà giocare Grave Danger in cooperativa. Trovando un amico sarà possibile fare in modo di dividere la pena e muovere almeno due personaggi su tre in contemporanea e semplificare notevolmente i puzzle, sfruttando anche una funzione di schermo condiviso ben congegnata.

grave danger

Tombe a matita

La parte forse più riuscita di Grave Danger è l’ambientazione. I tre personaggi, ben disegnati e caratterizzati, si muoveranno in una serie di mondi colorati infarciti di mostri e trappole, passando da uno spettrale cimitero ad ambientazioni futuristiche in men che non si dica. Nonostante gli sbalzi – anche temporali – di location, i dialoghi sapranno a grandi linee spiegare il motivo per cui i nostri eroi passeranno da una tipologia di ambientazione a un’altra, cosa non facile soprattutto quando non vengono inseriti filmati di intermezzo ma è tutto affidato ai testi a schermo.

L’ottimo design è accompagnato anche da una fluidità generalmente buona. Quasi assenti i cali di frame rate, decisamente più legnosi i comandi. Nonostante una struttura di gioco relativamente semplice, alcune azioni che richiederanno precisione estrema risulteranno difficili da eseguire. Se poi con il fallimento sopraggiungerà la morte del personaggio, preparatevi all’odioso e già citato backtracking per tornare in vita. Apprezzabile la colonna sonora che, nonostante una generale monotonia, è allegra e perfetta per accompagnare le scorribande dei nostri eroi all’interno di una campagna non esageratamente longeva, ma in grado di stimolare il giocatore a ripetere le missioni grazie alla presenza di collezionabili e alla possibilità di migliorare il tempo di completamento dei livelli. Nonostante questi lati positivi, però, molte lacune del titolo sono evidenti e, con un mercato davvero affollato di platform vecchio stile, viene spontaneamente da pensare che Grave Danger poteva – e doveva – fare di più per emergere dall’anonimato.

Trofeisticamente parlando: mangia che ti passa

La lista trofei di Grave Danger è composta interamente da coppe di bronzo. Per sbloccarle tutte bisognerà però diventare veri maestri del gioco dato che, al netto di una serie di trofei ottenibili mangiando degli alimenti specifici, sarà necessario completare tutti gli schemi con valutazione S+, non esattamente una passeggiata di salute. Se punterete al 100% del gioco, comunque, la nostra guida ai trofei è pronta ad aiutarvi a completare l’impresa.

VERDETTO

Grave Danger è un buon progetto con tante imperfezioni che lo rendono, di fatto, un prodotto mediocre. L'idea di creare un platform con enigmi ambientali risolvibili sfruttando le caratteristiche dei personaggi è sicuramente buona, ma alcune scelte di gameplay lasciano parecchio a desiderare. L'eccessivo backtracking all'interno dei livelli risulterà monotono e frustrante, mentre i puzzle tutti molto simili verranno a noia dopo una decina di livelli. L'opera di JB Gaming, in conclusione, sa molto di occasione sprecata e non può che lasciare l'amaro in bocca per ciò che poteva essere e non è stato.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.