Guilty Gear – Recensione

Sviluppatore: Arc System Works Publisher: PQube Games Piattaforma: PS4 Genere: Picchiaduro Giocatori: 1-2 PEGI: 16 Prezzo: 9,99 € Italiano:

Street Fighter, Tekken, Mortal Kombat: accanto a questi “soliti noti” il panorama dei picchiaduro vanta tante altre serie d’eccellenza, meno conosciute agli occhi del grande pubblico ma altrettanto apprezzate dai fanatici del genere. E non parliamo unicamente di SNK con Fatal Fury e The King of Fighters, titoli che hanno fatto la fortuna dei cabinati giapponesi anni Ottanta, ma anche di prodotti più recenti.

Colonna portante di questo genere è Guilty Gear, fighting game 2D sviluppato da Arc System Works, software house che recentemente è tornata alle luci della ribalta con l’apprezzatissimo Dragon Ball FighterZ. In occasione del ventesimo anniversario dell’uscita del primissimo capitolo, datato 1998, un porting di Guilty Gear è stato riproposto su PlayStation 4 per ricordare a tutti i motivi per cui è divenuto uno dei picchiaduro più iconici.

Let’s rock!

Guilty Gear è ambientato in un futuro distopico in cui l’umanità è stata sconvolta da una serie di incessanti guerre che hanno causato la devastazione della Terra stessa. Per porre rimedio a questo terribile declino, una creatura misteriosa apparve dal nulla per insegnare alla razza umana la Magia, una fonte d’energia illimitata dai poteri prodigiosi. Nonostante la crisi energetica mondiale fosse ormai risolta, le ostilità non terminarono, anzi, nel 2010 l’Unione delle Nazioni iniziò a compiere degli esperimenti segreti per studiare il potenziale nascosto della Magia; nacquero così i Gears (no, non quelli della famosa serie Microsoft), umani il cui DNA era stato intaccato da poteri paranormali.

Questa nuova razza si rivoltò contro i loro stessi creatori, dando vita a una nuova guerra globale, nota come Crociate. La battaglia per la sopravvivenza del genere umano durò per oltre un secolo e terminò solo quando un gruppo di temerari, conosciuti con il nome di Sacro Ordine dei Santi Cavalieri, affrontò e sconfisse Justice, il malvagio signore dei Gears. L’esilio del demone arrestò l’avanzata dei suoi sottoposti, ma dopo soli cinque anni uno di questi, Testament, diede vita a un piano per riportarlo in vita. Temendo questa amara eventualità, l’Unione delle Nazioni organizzò un torneo mondiale per cercare dei combattenti in grado di sfidare i due esseri infernali.

Inizia così Guilty Gears, avventura in cui il giocatore segue le vicende di dieci ragazzi che, inconsapevoli del vero scopo del torneo e attirati dal premio finale, decidono di iscriversi al The Second Sacred Order Tournament. Quanto appena descritto è degno delle migliori produzioni ma, purtroppo, è solamente accennato lungo l’arco dei combattimenti. Arc System Works, infatti, successivamente ha rivelato di aver tralasciato la narrazione per concentrarsi principalmente sul gameplay; la fantastica storia di Guilty Gears è chiarita nei sequel e nelle novel pubblicate in seguito.

Se la trama, dunque, è solamente abbozzata, quello che ha colpito i giocatori nel 1998 e ha reso questo titolo immortale è il tanto complesso quanto divertente e spettacolare sistema di combattimento. A primo impatto, Guilty Gear può benissimo sembrare una copia in salsa spadaccina di Street Fighter, ma una volta messe le mani sul pad il giocatore si renderà immediatamente conto del ritmo frenetico con cui scorre l’azione e della tecnica richiesta. Arc System Works, inoltre, ha prestato particolare attenzione a un elemento poco curato fino a quel momento, le combo aeree. I giocatori, infatti, possono effettuare doppi salti per concatenare gli attacchi e stordire gli avversari in volo.

Heaven or hell

Il layout dei comandi è suddiviso in sei tasti ben distinti: pugno, calcio, slash, h-slash, taunt e respect. Se questi ultimi due hanno l’unico scopo di infastidire l’avversario, i restanti quattro sono essenziali per dominare l’incontro. In particolare, slash e h-slash danno vita alle combo più spettacolari e scenografiche, mentre pugni e calci si limitano alla funzione di riempimento tra una mossa e l’altra. Inoltre, è possibile effettuare delle prese premendo contemporaneamente h-slash e un direzionale qualsiasi nelle vicinanze di un avversario. In Guilty Gear è anche presente un indicatore di tensione. Una volta che l’energia di un personaggio arriva a metà, esso entra in uno stato di frenesia chiamato Chaos Mode, con il quale può dar vita a potenti mosse speciali, i Chaos Attack.

I match si svolgono unicamente uno contro uno e sono strutturati al meglio dei tre round, in maniera molto classica. Tuttavia, anche in questo caso il titolo sviluppato da Arc System Works presenta una meccanica unica. Gli scontri, indipendentemente da quale round si stia affrontando, possono terminare con una sola mossa, i Destroy Attack. Queste tecniche di uccisione istantanea possono essere effettuate, anche dall’IA, con una particolare sequenza di comandi.

Porting 1:1

Oltre alla già citata modalità torneo, Guilty Gear presenta due sole alternative: la Versus Mode, modalità in cui è possibile sfidare un amico in locale, e il Training, in cui i giocatori possono imparare le combo contro un manichino. L’aggiunta del multiplayer online o di qualche sorta di bonus sarebbe stato molto più che gradito dalla community, ma gli sviluppatori hanno effettuato unicamente un lavoro di porting, né più né meno. Fortunatamente la longevità e la rigiocabilità sono assicurate da un roster ben caratterizzato che, nonostante la presenza di soli dieci personaggi più tre sbloccabili, offre una grande varietà di gioco. Ogni personaggio presenta pattern d’attacco, armi e stili di combattimento unici; Potemkin, ad esempio, è l’unico membro del cast a non fare uso di alcuna lama e a fare affidamento unicamente sulla forza bruta. May, invece, è una velocissima pirata armata con una gigantesca ancora che utilizza facendola roteare per tenere i nemici a distanza. Trovare il personaggio che rispecchia il proprio stile di gioco è solo questione di tempo e di svariate prove.

La veste grafica di Guilty Gear, purtroppo, è rimasta la stessa del capitolo uscito oramai vent’anni fa; Arc System Works, infatti, ha preferito non fare uso di filtri grafici. Unica novità, se così possiamo definirla, è la presenza di due bande poste ai lati dello schermo per far adattare il formato 4:3 dell’immagine agli standard odierni. Questa strategia low cost, volta ad attirare i fan di vecchia data, potrebbe ritorcersi contro le vendite stesse. E’ lecito aspettarsi che le nuove leve, intimorite dalla massiccia presenza di pixel, ignorino beatamente questo porting. Discorso assolutamente contrario per quanto riguarda il comparto sonoro che, nonostante l’età, si rivela ancora perfetto. La colonna sonora rock incita la veemenza del giocatore e spinge a menar le mani con più foga.

Trofeisticamente parlando: a distanza di vent’anni ancora niente Platino

L’elenco di Guilty Gear, purtroppo, è sprovvisto del Platino e si limita a soli tredici trofei, suddivisi in dieci di bronzo, due d’argento e uno d’oro. La difficoltà di questo 100% è principalmente rapportata al vostro livello di abilità, dato che praticamente tutti gli obiettivi sono incentrati sul completare la Normal Mode con ciascuno dei personaggi disponibili nel roster di questo titolo.

VERDETTO

Guilty Gear, nonostante abbia passato la maggiore età già da un bel po’, è perfettamente apprezzabile anche al giorno d’oggi. Il picchiaduro sviluppato nel 1998 da Arc System Works si contraddistingue dai rivali per il suo gameplay frenetico, le armi bianche, la soundtrack rockeggiante e la tecnica richiesta per padroneggiare le combo. Unica nota negativa è il lavoro di porting effettuato dalla software house. Infatti, malgrado questa versione di Guilty Gear giri perfettamente su PlayStation 4 (ma ci mancherebbe vista la potenza di cui dispone), non ci sono novità, bonus o filtri grafici che giustifichino l’acquisto. Consigliato unicamente ai nostalgici e ai pro player del genere.

Guida ai Voti

Alberto Lanzidei
Nato con la passione per la PlayStation è cresciuto coltivando l'amore verso tutti i generi di videogames. I suoi hobby, oltre il gaming, sono le auto e la palestra.