Abbiamo analizzato con una recensione Speedrun Hindsight 20/20: Wrath of the Raakshasa, titolo sviluppato dal neonato team di Triple-I Games. L’esperienza che il gioco promette di regalare è quella di un action adventure con risvolti temporali. Vediamo se il viaggio è andato per il meglio.
La costola di Adamo
Capita sempre più spesso che gruppi di ex dipendenti di famosi studi decidano di unirsi per dar vita alla loro software house, libera magari dai vincoli e dai crunch che le grandi aziende impongono. La storia di Triple-I Games è la copia carbone di questa descrizione: membri una volta alle dipendenze di BioWare e Sucker Punch che hanno deciso di diventare indipendenti.
Dal 2017 (anno di fondazione dello studio) a oggi, il team di è focalizzato sulla realizzazione di Hindsight 20/20: Wrath of the Raakshasa. Questo ambizioso progetto, a metà tra Zelda e Mass Effect, mette nei panni di Jehan, l’eroe che deve tentare di salvare la città di Champaner. La storia parte in medias res, con il protagonista gettato in una città distrutta e minacciata dai terribili Raakshasa.
Queste creature bestiali, capitanate dal malvagio Sinha, sono il risultato di un’epidemia che ha colpito la popolazione di Champaner. In questo bailamme di eventi scopriamo che Jehan è in grado di viaggiare nel tempo, abilità che potrebbe permettergli di salvare il mondo. Inizia così un’avventura caotica, in cui il giocatore viene bombardato di eventi senza soluzione di continuità.
La maggior parte dei personaggi, come i genitori di Jehan e i suoi amici, viene introdotta in maniera approssimativa, senza mai permettere al giocatore di affezionarcisi o di comprenderne la psiche. Ne nasce una vicenda confusa, spiegata da didascalie fin troppo sintetiche. Queste lacune narrative non permettono di godere al meglio di una trama sulla carta molto valida, che fallisce però sul lato dell’intrattenimento.
Il bastone e la carota
Come è facilmente intuibile, il viaggio temporale di Jehan è tutt’altro che privo di pericoli. Nemici di ogni tipo sono infatti pronti a fargli la pelle, dunque è fondamentale imparare a difendersi. Per farlo, il nostro eroe ha in dotazione una spada per attacchi letali e un bastone per stordire. L’utilizzo dell’uno o dell’altro modificherà la fama di Jehan, che potrebbe essere visto come un magnanimo eroe o come uno spietato assassino.
Tutto molto interessante sulla carta: all’atto pratico però il sistema di combattimento di Hindsight 20/20 risulta monotono e mal realizzato. I comandi sono incredibilmente legnosi, senza contare che si ha a disposizione un solo tipo di attacco. Per ottenere danni maggiori è necessario attaccare più nemici assieme: peccato solo che le arene siano enormi e ci si ritrovi spesso a fare il “pastore”, cercando di radunare gli avversari per eseguire combo.
Altrettanto fallimentare il sistema di scelte multiple, che non offre mai una profondità tale da spingere il giocatore a meditare sulle sue decisioni. Molto spesso le vie che si possono intraprendere sono così palesi (o confuse) da risultare disarmanti. Mediocre anche il comparto tecnico, che propone una grafica che scimmiotta Zelda: Windwaker, offrendone però una brutta copia con effetti grafici, stile e ambientazioni datate. Non migliora il quadro generale una colonna sonora dimenticabile, che non trasmette alcun tipo di sensazione al giocatore.
Trofeisticamente parlando: crimini contro l’umanità
Il peccato mortale di Hindsight 20/20 è l’assenza nella sua lista trofei dell’ambita coppa di Platino. Diciassette ricompense ottenibili, di cui solo quattro d’argento e nessun oro, la maggior parte delle quali legate alla storia. Ottenere il 100% non sarà comunque un problema, a patto di resistere fino alla fine dell’avventura e di avere la pazienza di trovare tutte le pergamene nascoste del gioco.