Honor and Duty: D-Day – Recensione

Sviluppatore: Strange Games Studios Publisher: Strange Games Studios Piattaforma: PS4 Genere: FPS Giocatori: 1-4 (Online: 2-32) PEGI: 16 Prezzo: 8,99 € Italiano:

Dicasi parodia “una imitazione deliberata, con intento più o meno caricaturale, dello stile caratteristico di uno scrittore, di un musicista, di un regista e simili, fatta per suscitare ilarità”. Anche i videogiochi vantano prodotti che tentano di copiarne altri in maniera divertente (i più nostalgici ricorderanno Eat Lead), cosa che si propone di fare Honor and Duty, opera arrivata su PlayStation 4 in versione D-Day.

Honor and Duty: D-Day

Onore e dovere

Se il titolo dell’opera Strange Games Studios che si prepara ad arrivare anche in versione fisica grazie a Perp Games vi ha fatto venire in mente il ben più noto videogioco targato Activision, non preoccupatevi, perché abbiamo tra le mani quella che si propone come una sorta di parodia dei più famosi sparatutto in prima persona. L’ambientazione scelta per quest’opera, come si può intuire dal sottotitolo D-Day, è quella dello sbarco in Normandia. Da qui i giocatori saranno chiamati a darsi battaglia online in un titolo che fin dal tutorial mostra di essere stato pensato per essere poco più che una beta o un free-to-play buono per ammazzare il tempo.

Verremo lanciati senza troppi preamboli in un’area tutorial che sarà però, contrariamente a quanto possa far pensare il nome, priva di qualsivoglia spiegazione relativa al gioco, ma che permetterà ai più intraprendenti di scoprire che questo FPS utilizzerà nella maggior parte dei casi i comandi classici di questo genere. Muovendoci nella mappa, oltre a notare la grafica scarna e abbozzata ricca di grossi pixel in stile Minecraft, scopriremo che al giocatore sarà anche concesso di guidare veicoli standard e carri armati per muoversi e soprattutto per attaccare. Non che questo, come scopriremo a breve, possa poi tornare davvero utile all’interno del gioco vero e proprio. Fin dalle prime fasi tutto sembra, oltre che ancora da testare, anche abbastanza obsoleto. Niente grafica a 16 bit o chiptune, per intenderci, ma proprio uno stile che sa di vecchio involontariamente.

Honor and Duty: D-Day

Stessa merda, altro giorno

Smaltito il tutorial e apprese le meccaniche base di Honor and Duty, ci spostiamo nel menù principale, dove sarà possibile accedere alle due modalità di gioco disponibili: Battle Royale e Multiplayer. La parte di gioco più corposa è rappresentata dalla seconda, dunque ci lanciamo senza troppi preamboli scoprendo di poter giocare sia in rete, contro avversari casuali, sia in locale, creando una partita privata. Il multiplayer permetterà ai giocatori di affrontarsi in due tipologie di partita, ovvero Deathmatch e Conquista. I più ferrati in materia di FPS non faranno fatica a riconoscere queste due modalità. La prima richiederà di eliminare quanti più membri della squadra avversaria, la seconda di catturare tre postazioni e mantenerle più a lungo possibile, per accumulare i punti necessari alla vittoria finale.

La prima nota dolente di quest’opera è da ricercare nell’impossibilità di scegliere quale tipo di match affrontare. Si verrà infatti catapultati nella prima partita utile, chiamati a selezionare una classe e un’arma tra quelle disponibili, ritrovandosi a giocare in una delle poche arene (quattro in totale) senza ben capire come sopravvivere al meglio, soprattutto nelle prime partite. La mappa di gioco, così come l’hub, si rivelano relativamente inutili data anche l’assenza di marcatori per colpu dei nemici o per i nemici stessi, mentre di tanto in tanto alcuni oggetti, in special modo i kit medici, risulteranno affetti da bug che non ci permetteranno di raccoglierli o di utilizzarli. Nonostante queste non felici premesse, decidiamo comunque di armarci e lanciarci in battaglia, sperando che il piatto forte del gioco possano essere i comandi o le meccaniche legate alle armi.

Palle quadrate

Nonostante la scarsità di classi, appena quattro come le arene, Honor and Duty è dotato di una buona varietà di armi: mitragliatrici, fucili da cecchino e perfino armi con baionetta o esplosivi, per tentare di sorprendere i nostri avversari sia da vicino che dalla distanza. Sfortunatamente a livello di danno non cambierà praticamente nulla dato che, salvo i colpi alla testa che uccideranno automaticamente i nemici, e gli esplosivi, tutti le armi toglieranno circa un quarto di vita. Ad aggiungere frustrazione al tutto, troveremo un sistema di movimento e di mira che, nonostante la possibilità di personalizzare la sensibilità, risulterà legnoso e lento, senza contare che l’effetto rinculo di alcune armi manderà completamente in tilt il puntamento con conseguente impossibilità di colpire a dovere il proprio nemico.

La gestione dei movimenti peggiorerà poi drasticamente se ci metteremo alla guida di uno dei pochi veicoli disponibili. Davvero inutili, vista la dimensione delle mappe e l’incontrollabilità dei mezzi, soggetti a una fisica che potremmo definire lunare. Inutile sottolineare come, ad eccezione di alcuni momenti felici, giocare in rete risulterà davvero frustrante. Ecco perché si potrebbe decidere di tentare la via della partita privata, scoprendo che i bot introdotti dal gioco saranno l’esatto opposto della definizione di Intelligenza Artificiale. I nemici infatti ci mancheranno anche da un metro e in modalità Conquista non cattureranno nemmeno le basi, risultando di fatto degli inutili burattini da abbattere, da usare come riempitivo per le partite tra amici (o per sbloccare i trofei del gioco).

Lo stesso discorso fatto per le modalità in rete si può poi applicare alla Battle Royale, introdotta per fare il verso a Fortnite, ma ancora più triste e scarna delle due modalità multigiocatore e decisamente trascurabile, vista l’offerta della concorrenza e visto anche che non offrirà nessuna meccanica extra rispetto al multiplayer, tanto da risultare sempre deserta, obbligandoci a giocare con i furbissimi bot di cui sopra.

Honor and Duty: D-Day

Mani nei pixel

Pur trattandosi di una sorta di prima volta per il team di Strange Games Studios, Honor and Duty non si dimostra davvero in grado di offrire ai giocatori un’esperienza intrigante o divertente, sia per colpa di difetti di realizzazione sia per un livello di qualità generale decisamente basso. La sensazione di stare giocando un’esperienza più simile a una beta che a un gioco finito si riflette anche sui comparti video e audio del gioco. La grafica quasi cubettosa dei personaggi stona in maniera pesante con il design dei veicoli, che sono forse la cosa migliore del gioco, e delle ambientazioni ripetitive ma comunque realizzate in maniera dignitosa. A livello audio invece si cade quasi nell’imbarazzante. Nessuna colonna sonora degna di questo nome, effetti delle armi e delle esplosioni che sembrano presi da un gioco cabinato e, soprattutto, perenni. In qualsiasi momento, sentiremo un sottofondo di armi da fuoco che genererà disorientamento e non farà mai capire ai giocatori quando saranno bersagliati dai colpi di un nemico.

Un recente aggiornamento di Honor and Duty ha introdotto funzionalità di realtà virtuale per il titolo, che potrà quindi essere anche giocato utilizzando PlayStation VR. La sostanza comunque non cambierà, dato che tutti i difetti riscontrati senza visore si ritroveranno uguali o addirittura amplificati anche utilizzandolo. Bisogna comunque sottolineare l’encomiabile impegno del team che lavora costantemente per tentare di seguire i consigli della community e migliorare il titolo, anche se al momento sono davvero tantissimi i videogiochi, anche free-to-play, che possono farcelo dimenticare.

Trofeisticamente parlando: banana matura

In mezzo a una marea di problemi e difetti, Honor and Duty dimostra di avere un pregio (se così si può definire). L’intelligenza artificiale del gioco sarà così insignificante che i trofei del titolo, Platino compreso, potranno essere sbloccati in una manciata di minuti. Con la nostra completissima guida ai trofei riuscirete ad aggiudicarvi la coppa più preziosa in men che non si dica.

VERDETTO

Quella che viene presentata come una parodia degli sparatutto in prima persona più blasonati, si rivela essere una breve e triste macchietta. Honor and Duty non ha davvero nessun elemento in grado di farlo risaltare all'interno di un mondo saturo di FPS e soprattutto mostra il fianco a numerose critiche a causa di una grafica e di un sonoro non esaltanti, modalità tutt'altro che ispirate e soprattutto comandi legnosi e poco immediati. L'elemento positivo in tutto ciò è che il team di Strange Games Studios non sta dormendo sugli allori - anche perché non ce ne sono, come dimostra la recente introduzione della realtà virtuale, dunque speriamo tra qualche mese di poter ritoccare in alto il nostro voto e salvare il gioco da un'insufficienza pesante ma giusta.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.