Primo PianoHorizon Zero Dawn - Recensione

Horizon Zero Dawn – Recensione

Publisher: Sony Computer Entertainment Developer: Guerrilla Games
Piattaforma: PS4 Genere: Action / Adventure Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 59,99 €

Sono due, forse tre all’anno i titoli che un possessore di PlayStation 4 dovrebbe necessariamente giocare. E che SOLO lui può giocare, in quanto esclusive Sony. L’anno scorso, per quel che mi riguarda, sono stati Uncharted 4: Fine di un Ladro e Ratchet & Clank, due titoli consigliabili ora e sempre, due autentici classici moderni.

Così, freschi freschi della recensione dell’esclusiva (console) NieR: Automata e di Nioh, eccoci pronti a recensire Horizon Zero Dawn, titolo che costituisce un asso nella manica di Sony forse più degli altri due giochi appena menzionati, poiché meno “di nicchia”, assolutamente eclettico e, in definitiva, realizzato con un consistente budget. Tutto questo ha reso l’ultima fatica di Guerrilla un qualcosa, signori e signore, di devastante.

Anna dai capelli rossi va

Gli sviluppatori sono i ragazzi di Guerrilla, si diceva, studio di sviluppo olandese che nel curriculum vanta Killzone, un sacco di Killzone, per PlayStation 2, PlayStation Portable, PlayStation 3 e PlayStation 4, più un semi-sconosciuto e dimenticato Shellshock. Non si può certo dire che quello con Sony sia un rapporto nato l’altro ieri; detto questo, al sottoscritto Helghast e soci non è che abbiano mai fatto impazzire, più per difetti congeniti alla persona, che non per limiti della serie sparatutto. Se, però, anche voi avete sempre sofferto di questi limiti, puntualizziamo subito una cosa: la nuova IP di Guerrilla non c’entra nulla, nè per stile, nè per gameplay, con quanto fatto in precedenza, motivo per cui evitare il pregiudizio è d’obbligo.

Ma se c’è un’altra cosa a cui siamo costretti, questa è l’enorme plauso da fare agli sviluppatori, che con abilità mostruosa sono riusciti a slegarsi dal genere degli FPS per lanciarsi in quello degli Action/Adventure. Horizon Zero Dawn è, in definitiva, questo; l’innovazione è pressoché assente in un gioco del genere, ma il mix di elementi presi in prestito da altri giochi è qualcosa di superbo. Ci arriveremo più avanti. Facciamo però prima un passo indietro, e accenniamo la trama di gioco.

Ci troviamo in un futuro post-apolicalittico che ha subito i drastici cambiamenti in parte già visti in Fallout 4. Con questo intendiamo dire che l’umanità è rimasta ancorata a valori e moralità tradizionali (anzi, in Horizon Zero Dawn abbiamo un ritorno al sistema comunitario basato sulle tribù e sulla magia, dunque c’è addirittura un arretramento, piuttosto che una stasi, come capita nel franchise Bethesda), mentre la tecnologia ha fatto passi da gigante (le ciclopiche macchine che avrete certamente già visto in trailer, immagini e quant’altro ne sono un chiaro esempio). In realtà le trasformazioni subite dal genere umano e dal pianeta Terra non sono così facilmente collocabili a livello cronologico, e a questo punto interviene il videogiocatore, che nei panni di Aloy dei Nora – così si chiama la sua tribù di appartenenza – avrà il compito di capire perché da qualche tempo a questa parte le macchine si sono fatte più numerose, oltre che aggressive.

Questo problema di carattere generale si intreccia con uno molto più personale. Aloy, infatti, per la propria tribù è sempre stata un’emarginata, è sempre cresciuta al di fuori di essa, e ha da sempre sofferto il fattore “diversità”, fattole pesare come un macigno dai membri effettivi, regolari, per così dire, della tribù dei Nora. Un tema quanto mai di attualità, ne converrete. Il punto è che Aloy non ha mai capito, non ha mai saputo per quale motivo è stata… emarginata dalla tribù; i genitori li ha persi, e l’emarginato che l’ha adottata, Rost, non sembra essere troppo incline a darle delle spiegazioni. Le cose cominceranno a prendere una piega diversa quando Aloy entrerà in possesso del Focus, uno straordinario oggetto capace di analizzare la realtà attraverso l’ausilio della realtà virtuale, dando alla proprietaria informazioni su nemici, oggetti o collezionabili nelle circostanze (ecco, se siete uno di quei poveracci che se la cantano e se la suonano per quante cose sa fare il proprio misero cellulare, lasciate pure perdere perché avete perso in partenza il confronto). E soprattutto quando raggiungerà l’età adeguata per affrontare la Prova, una competizione che rende il vincitore un Audace, facente parte a pieno merito della tribù dei Nora.

E’ il caso di fermarsi qui, con le peripezie narrative, dal momento che la trama presenta un’ottima solidità di fondo e si lascia seguire con molto piacere dal videogiocatore, che non mancherà di rimanere a bocca aperta in seguito a qualche occasionale colpo di scena. Come ogni sandbox, anche Horizon Zero Dawn soffre di qualche calo di tensione, nemmeno così sporadico, specie se confrontato con un Uncharted 4 selvatico a caso, ma d’altra parte è “il genere che lo richiede”. Specialmente nelle fasi iniziali, infatti, sarà praticamente impossibile provare a spostarsi dal punto A al punto B senza incappare in innumerevoli compiti secondari. La struttura delle missioni, tutte ottimamente monitorate grazie all’efficiente menù, è molto simile a quella di The Witcher 3: Wild Hunt, anche se, e non esitiamo a dirlo, il titolo Guerrilla sovrasta quello CD Projekt RED sotto molti aspetti, come quello tecnico o inerente alla fluidità del gameplay – non ce ne voglia lo Strigo, ma a tratti è proprio un pezzo di legno. Si sente, se volessimo trovare un difetto, la mancanza di alcune cut-scene in alcuni passaggi chiavi, raccontati in maniera inspiegabilmente frettolosa e “fredda”; chissà che Guerrilla non stia pensando di approfondire certi aspetti tramite DLC o attraverso update gratuiti, un po’ come accaduto recentemente in Final Fantasy XV.

I compiti secondari spaziano dall’aiutare qualcuno bisognoso di aiuto alle sfide di caccia, dallo sterminare un campo di banditi al completare uno dei Calderoni presenti nel gioco. Limitandoci a fare chiarezza su quanto merita di essere liberato da ombre, precisiamo subito che le sfide di caccia richiedono di completare determinate azioni in-game nel minor tempo possibile, mentre i Calderoni sono in sostanza dungeon, i quali prevedono un combattimento finale in cambio della possibilità di eseguire un Override su macchine via via più potenti. Non ci state capendo niente? Siamo qui apposta.

Sul campo di battaglia

Horizon Zero Dawn, in quanto a gameplay descritto più nel dettaglio e non per sommi capi, è paragonabile a un altro blockbuster illustre dell’anno scorso, ossia Rise of the Tomb Raider: 20 Year Celebration.

La nostra Aloy farà infatti affidamento soprattutto sul suo affidabile e letale arco, mimetizzandosi nei cespugli e nell’arba alta nel caso voglia ripulire il campo dagli elementi superflui attraverso meccaniche tipicamente stealth con mortiferi attacchi corpo a corpo. Ma, come si diceva prima, Guerrilla ha attinto da molti recenti blockbuster, prendendone il meglio e applicandolo, arricchito, alla propria creatura. Ecco dunque che l’Audace dei Nora potrà utilizzare anche fionde equipaggiate di granate esplosive, cavi tesi sui quali fare inciampare il nemico e corde per legare lo stesso a terra. Il kit del buon samaritano rivisitato per chi deve salvare la pelle, propria e del prossimo. Ad aggiungere profondità e strategia ai combattimenti, già comunque dotati di queste caratteristiche in virtù del buon level design, ci pensano fattori elementali come il ghiacco, il fulmine e il fuoco, capaci rispettivamente di rallentare e fare subire più danni al nemico; bloccarlo del tutto; arrecargli dolore progressivo.

Tutto ciò va sapientemente appreso e lasciato sedimentare poco alla volta, poiché ogni macchina richiede un approccio diverso per essere abbattuta. In questo senso, un’autentica manna dal cielo sarà il Focus, capace di segnalarci i punti deboli di ogni nemico, le sue resistente e debolezze. Starà poi a noi decidere il piano d’azione, ossia se allestire un campo minato e poi procedere a un attacco frontale, oppure eliminare chi ci sta di fronte magari uno alla volta, qualora si trattasse di una “truppa”.

Non solo di armi dalla lunga distanza e di trappole si campa, anzi, Aloy sa menare benissimo le mani anche con la propria lancia: con R1 sferreremo attacchi leggeri, utili ad abbattere la corazza del nemico; con R2 invece verremo al dunque e gli infliggeremo pesanti danni. Come avrete intuito, ci sono infiniti modi per approcciare una identica situazione, specie nelle fasi più avanzate del gioco, quando le macchine più pericolose vanteranno maggiori punti deboli, specifici per ogni “creatura” e starà a noi decidere se tentare di porre fine alla loro esistenza il prima possibile, oppure adottare un approccio più cauto e inibire, prima di tutto, il lanciarazzi o la mitragliatrice di turno. La ripetitività è scongiurata in tutto e per tutto, anche perché, nel caso siate particolarmente lesti nello staccare certe componenti dal Secodonte o dal Razziatore del caso, potrete impossessarvi delle loro “bocche di fuoco”, imbracciandole e dando il via a devastanti sequenze tipicamente “shooter”.

Arricchisce il quadro generale la possibilità di equipaggiare Aloy sia con abiti per la fase difensiva, che con armi per la fase offensiva via via migliorabili, che siano ottenuti come ricompensa in seguito a una missione o che li acquistiate dai numerosi mercanti poco importa. I “bonus” apportati dalle differenti vesti e armature si differenziano a loro volta: uno potrà rendervi più difficili da rintracciare, un altro più resistenti agli attacchi elementali e un altro ancora a quelli fisici. Allo stesso modo, un arco migliore non solo infliggerà più danni, ma magari vi permetterà di affrontare una determinata situazione in più modi, poiché dotato di frecce più adatte a distruggere le componenti delle macchine piuttosto che infliggere “banali” danni. Ciliegina sulla torta è il consueto albero delle abilità, con queste ultime sbloccabili con appositi punti accumulabili con il progressivo salire di livello della protagonista.

Occhio non vede… no, vede benissimo, per fortuna

Per quanto riguarda l’aspetto visivo e sonoro, il gioco merita solo applausi. Horizon Zero Dawn, tecnicamente, può essere giudicato migliore anche del notevolissimo Uncharted 4, il punto di riferimento su console, al momento; forse non tanto a livello di impatto, per cui Nate e soci sono ancora un gradino più in alto, specie se si pensa alle animazioni facciali, ma complessivamente, dunque dando peso anche ai pochissimi bug riscontrati.

Horizon è un sandbox, e nonostante questo offre un livello di dettaglio strabiliante; senza nulla togliere al capolavoro Naughty Dog, una cosa è sviluppare un gioco “sui binari”, altra è offrire al giocatore un mondo da esplorare: un aspetto da tenere in considerazione in sede di recensione. Se proprio volessimo trovare l’ago nel pagliaio, questi sarebbero i caricamenti che, al di fuori di quello, canonico, iniziale, sono un po’ troppo lunghi, qualora usufruissimo del viaggio veloce. Eccezionale la colonna sonora, capace di accompagnarci in qualsiasi situazione, molto espressivo il doppiaggio, rigorosamente in italiano, esattamente come per Mass Effect: Andromeda.

Prima del consueto paragrafo dedicato ai trofei, ci preme sottolineare due punti. Il primo è il supporto continuo che gli sviluppatori stanno dando al gioco aggiornamento dopo aggiornamento (al momento siamo fermi alla versione 1.12), senza che lo stesso abbia bisogno di particolari ritocchi. E già solo questo aspetto dovrebbe dirla lunga sulla qualità generale. Il secondo invece è rivolto ad Aloy, eroina videoludica capace di farsi apprezzare essendo… vestitissima, un po’ come l’ultima Lara Croft. Si parla tanto di come la “quota rosa” sia sempre più corposa nell’universo videoludico, sia a livello di pubblico che di personaggi presenti negli stessi giochi; rimane il fatto, però, che togliendo i “giochini” mobile la figura tipica del nerd arrapato che controlla l’eroe tutto muscoli, coraggio e carattere non è che sia poi così tanto cambiato. Aloy ha anche questo merito, se vogliamo, tra i molti altri, non a troppa distanza dalla “svuotata” festa della donna, quest’ultima ormai un feticcio supportato da caproni che poco altro fanno, al di là di alimentare un effimero consumismo comprando fiorellini, cosa ben lontana dalle intenzioni “originali” di questa festa.

Trofeisticamente parlando: fate l’amore con il sapore

Il platino di Horizon Zero Dawn richiede abbastanza tempo per essere ottenuto, dalle quaranta alle sessanta ore in base a quanto abuserete del viaggio rapido o a quanto vi perderete nei meravigliosi squarci di gioco non necessariamente esplorabili seguono le missioni principali. Allo stesso tempo è molto accomodante e divertente da portare a casa, poiché sembra nascere con l’intento per cui ogni elenco trofei dovrebbe essere creato, ossia invitare il giocatore a scoprire il gioco al 100% o quasi, senza pretese assurde in termini di difficoltà, ad esempio, che altro non producono se non frustrazione e noia. Come se non bastasse, il nostro efficientissimo Nicola ha già redatto un’imperdibile guida ai trofei, dunque avete la strada spianata. Anche sul fronte trofei, dunque, Guerrilla non ha sbagliato nulla.

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Dario Caprai
Non capisce niente di videogiochi ma, dal momento che non lo sa, continua a parlarne, imperterrito. Tanto è vero che il tempo preferisce passarlo a scrivere, a leggere, a vedere un film, a seguire e praticare sport, a inveire per il fantacalcio, a tenersi informato su tecnologia e comunicazione piuttosto che con un DualShock in mano. In tutto questo è, però, uno degli admin di PlayStationBit da tempo ormai immemorabile.