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How to Survive 2 – Recensione

Publisher: 505 Games Developer: EKO Software
Piattaforma: PS4 Genere: Survival Horror Giocatori: 1-4 (Online: 2-4) PEGI: 18 Prezzo: 14,99 €

In tempi non sospetti, nello specifico nel Novembre del 2013, il nostro buonGennaro ci parlò di un survival horror dalle meccaniche molto particolari: How to Survive si affacciava infatti al mondo delle console casalinghe proponendo un interessante ibrido tra un action ed un gestionale. A distanza di quasi tre anni e mezzo i ragazzi di EKO Software ci riportano in mezzo ai morti con il seguito del gioco, How to Survive 2.

Apocalisse in ogni dove

Se avete avuto modo di sopravvivere nel primo capitolo della saga, sarete costretti a lasciarvi alle spalle il paradiso (o inferno, a seconda delle interpretazioni) sudamericano per calarvi in una realtà totalmente diversa. How to Survive 2 è infatti ambientato nel sud degli Stati Uniti a circa quindici anni di distanza rispetto agli eventi vissuti nel primo episodio.

Gli zombies, manco a dirlo, non si sono placati con il passare del tempo ma hanno anzi invaso per intero la Louisiana e non solo, lasciando a pochi superstiti il compito di difendersi e ricostruire la civiltà, eliminando nel frattempo quanti più morti viventi possibile.

 

A fornire utili consigli troviamo ancora una volta, tra una palude e l’altra, il buon vecchio Kovac, che proprio non riesce a stare lontano dai guai ma che ci mostrerà come mettere in piedi un campo che possa resistere ad ogni calamità e soprattutto allontanare ogni minaccia esterna.

La sopravvivenza, dunque, fa da filo conduttore tra le missioni che andremo ad affrontare senza mai veramente calarci in una trama degna di questo nome, fattore che permette al giocatore di concentrarsi sulla creazione e sul miglioramento sia del suo personaggio che della sua base operativa.

L’avventura, ibrido tra action game e gioco di ruolo, andrà affrontata con una visuale isometrica in stile Diablo che ben riesce a valorizzare le meccaniche di gioco semplici ma efficaci e soprattutto non fa soffermare troppo sulla grafica forse non proprio all’altezza di PlayStation 4 (soprattutto in certi frangenti). Vediamo però più nel dettagli come potremo resistere agli zombie.

Cervelli in scatola

Come detto How to Survive 2 si dividerà tra missioni e sviluppo del nostro campo, senza concedersi troppi fronzoli: l’unico obiettivo che avremo sarà infatti di accumulare sempre più materiali così da essere in grado di potenziare la nostra base ed il nostro personaggio ed essere sempre più preparati agli attacchi dei morti viventi che tenteranno di cibarsi delle nostre carni.

Fuori dalle singole missioni potremo esplorare una mappa sandbox al cui interno troveremo nemici (ovviamente) ma anche alcune risorse base utilissime per placare la nostra fame e la nostra sete, due parametri vitali di cui vi capiterà spesso di dimenticarvi dato che non riceverete particolari “punizioni” se il vostro personaggio starà patendo.

 

Il grosso dei materiali utili al miglioramento delle strutture sarà invece ottenibile affrontando una serie di missioni che ci verranno fornite dal già citato Kovac per mezzo di alcuni altoparlanti oppure da personaggi secondari: dopo aver accettato la richiesta verremo catapultati in una piccola area esplorabile (che potrà essere selvaggia o urbana) in cui dovremo soddisfare una serie di condizioni per poterci poi dare alla fuga.

Setacciare le strutture ci permetterà di recuperare come già accennato oggetti utili a far progredire il nostro campo, ma ci esporrà molto spesso ad attacchi di morti viventi che dovremo eliminare utilizzando armi da mischia o da fuoco, se saremo abbastanza abili da crearne.

Le missioni, che potranno essere affrontate a varie difficoltà, non daranno però mai l’impressione di essere particolarmente complicate, nonostante la presenza di vari tipi di zombie, senza contare che la meccanica sempre uguale farà sì che la noia subentri abbastanza rapidamente.

 

Per fare la barriera ci vogliono i chiodi

Se quindi How to Survive 2 non riesce a brillare per varietà delle sfide proposte, lo fa sicuramente grazie ad un interessante sistema di crafting che ci permetterà di migliorare progressivamente il nostro alter-ego virtuale e la zona in cui egli o essa vive.

Fin da subito infatti il buon vecchio Kovac ci spingerà ad utilizzare i materiali recuperati nelle varie missioni per migliorare il nostro campo base con barriere, nuove strutture e molto altro ancora: questo progressivo sviluppo ci darà accesso a nuovi livelli per il nostro personaggio ed ovviamente a tutta una serie di interessanti abilità che potremo sbloccare per personalizzarlo e renderlo quindi più adatto ad agire in determinate situazioni.

Questa scelta rende sicuramente interessante provare diverse “soluzioni” ed è ovviamente una grossa spinta a giocare nella modalità cooperativa, vero e proprio fiore all’occhiello del titolo EKO Software che ha trasformato già il primo capitolo in un vero e proprio must (soprattutto su PC).

 

Avere infatti un gruppo di amici per giocare sia offline che online renderanno l’esperienza di gioco decisamente più godibile e molto spesso faranno chiudere un occhio sulla già accennata ripetitività delle missioni, enfatizzando il gioco di squadra e soprattutto la possibilità di condividere le risorse per dare vita ad una base “collettiva” sempre migliore.

La cosa che colpisce, in questo senso, è la grande vastità di giocatori presenti online, fattore non certo da sottovalutare quando ci si appresta ad avvicinarsi ad un titolo che punta molto su questo elemento: a differenza di altri titoli di questa caratura infatti sarà molto facile unirsi ad un gruppo ed iniziare a giocare, oppure creare una partita e vedere poi giocatori unirsi e collaborare con noi per sopravvivere.

Cadono come mosche

Abbiamo fino ad ora parlato delle meccaniche di gioco e soprattutto di potenziamento, senza soffermarci troppo sul combattimento: questo perché, a conti fatti, la parte action è la componente più debole di How to Survive 2.

Le armi da mischia, dotate anche di semplici combo, hanno una certa (lievissima) profondità, sono invece le armi da fuoco che toglieranno una tensione che sembra quasi dovuta all’interno di un survival horror: basterà infatti tenere mirato un nemico con lo stick destro per un certo numero di secondi per eseguire un pratico head shot.

 

Questo discorso vale per gli scontri in campo aperto: lottare (per non dire muoversi) all’interno delle abitazioni invece sarà tutto un altro paio di maniche, dato che la scelta di creare dei muri a scomparsa progressiva, ossia che diverranno trasparenti solo al passare del personaggio, rende tutto inutilmente complicato e soprattutto parecchio confusionario.

Molto spesso infatti ci troveremo bloccati in angoli delle case, circondati da zombie senza poter vedere cosa sta accadendo attorno a noi perché solidi muri di pixel ostruiranno la nostra visuale. Nonostante ciò, però, arrivare alla schermata di Game Over risulterà comunque impresa decisamente difficile dato che anche affrontando le missioni alla massima difficoltà, ossia Elite, non troveremo mai una resistenza così grande da farci rischiare la morte.

Tutto questo non andrà comunque ad inquinare eccessivamente un’esperienza di gioco che, se affrontata a piccole dosi o magari in compagnia di un gruppo di amici, sarà in grado di regalare parecchie ore di divertimento tentando di sopravvivere all’apocalisse.

Trofeisticamente parlando: cacciatore di morti

L’atipico elenco trofei di How to Survive 2 stupisce per la sua lunghezza: ben 50 trofei tra cui un Platino ed una serie all’apparenza infinita di bronzi che ci verranno elargiti soprattutto per le nostre abilità nel potenziamento del campo base e del personaggio. Non mancheranno comunque trofei legati al combattimento, come ad esempio quelli che ci chiederanno di eliminare un numero crescente di zombie: arrivare al Platino richiederà quindi svariate ore di gioco (da soli o in compagnia).

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.