Indiecalypse – Recensione

Sviluppatore: JanduSoft Publisher: JanduSoft Piattaforma: PS4 Genere: Punta e Clicca Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 12,99 € Italiano:

Realizzare un videogioco è una sfida tutt’altro che semplice. Avere la giusta idea non è sufficiente, dato che serviranno talento, abilità e il denaro necessario a portare a termine il progetto. A raccontarci le gioie e i dolori della vita da sviluppatore ci pensa JanduSoft con il suo irriverente Indiecalypse.

indiecalypse

Dal crowdfunding alla console

Lo scorso 17 settembre il team catalano di JanduSoft lanciò su Kickstarter Indiecalypse, un interessante progetto, in parte ispirato a una storia vera, in cui lo stile esplorativo dei videogiochi moderni si fonde con una serie di sfide arcade, per raccontare le fatiche che gli studi indipendenti incontrano durante la realizzazione di un nuovo titolo. La campagna ha permesso ai ragazzi di Barcellona di finanziare il progetto rapidamente, convincendo con le loro idee quasi mille persone e arrivando così a pubblicare il titolo su PlayStation 4. Indiecalypse racconta la storia di tre ragazzi che decidono di realizzare il loro personale videogioco, finendo però in una spirale di caos, autodistruzione e risentimento.

Il programmatore Jack Jackson, il musicista Ethan Wornick e l’artista Violet Oakly sono i protagonisti, ognuno con una personale storia da raccontare e che sarà infarcita di humour nero e di tanti minigiochi liberamente ispirati ad altri indie. L’inizio dell’avventura, nei panni di un giovane Jack, è decisamente intrigante: il programmatore in erba si ritroverà a scuola e dovrà dare prova delle sue abilità al computer, in quello che, più che un gioco esplorativo, si dimostrerà da subito essere un punta e clicca inframezzato da sfide più o meno complicate. Nonostante le numerose lingue inserite e l’assenza di un vero e proprio doppiaggio, dato che i personaggi emetteranno solo versi sommessi, non sarà possibile giocare il titolo in italiano, una piccola pecca che si sommerà ad altre ben più grosse.

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Boldi e De Sica

Dopo aver completato le prime richieste per prendere confidenza con i comandi di gioco, che consisteranno semplicemente nell’utilizzo della levetta sinistra per muoversi e di un tasto per interagire con lo scenario, ci ritroveremo ad affrontare la prima delle venti sfide inserite all’interno di Indiecalypse. Queste saranno, come il team stesso le ha definite, un tributo ai videogiochi più popolari della storia.

La richiesta di completare un codice di programmazione darà il via a Code Hero, una rivisitazione del mitico Guitar Hero in cui si dovranno premere a tempo i quattro tasti frontali del controller, cercando di ottenere il punteggio richiesto per superare la prova. Si tratta di un primo esempio delle sfide che JanduSoft ha creato, per omaggiare numerose opere più o meno note: Mortal Daddy sarà un ovvio tributo alla serie Mortal Kombat e ci metterà contro nostro padre, armato di cintura; Cooking Roach farà il verso a Cooking Mama facendoci però cucinare spazzatura; Bloodhead rivisiterà il cartoonesco Cuphead basando la sfida sulle mestruazioni.

La maggior parte dei giochi copiati, o per meglio dire tributati, è condita dallo humour nero che dovrebbe essere una delle colonne portanti di Indiecalypse, ma che si rivela essere fin da subito il suo tallone d’Achille. La maggior parte delle battute e degli eventi stereotipati saranno tutt’altro che divertenti, per non dire patetici, con scene in cui sarà difficile anche solo sorridere. Infilare il tubo fognario nella bocca del fratello gamer obeso del protagonista per farlo esplodere è esattamente il genere di umorismo che potrebbe rendere felice un fan dei cinepanettoni, non certo un appassionato di videogiochi.

Sembra plagio ma non lo è

Indiecalypse è un titolo che alterna fasi esplorative ai minigiochi a cui abbiamo già accennato. L’intera narrazione, però, avviene in maniera forzata e lenta, inframezzata da lunghissimi caricamenti tra un’area di gioco e l’altra, nonostante le stesse contengano solitamente un paio di oggetti e di personaggi con cui interagire e non ci siano grandi animazioni ambientali.

A spezzare ulteriormente il ritmo ci pensano poi le sfide, alcune molto rapide e banali, altre invece progettate così male da risultare irritanti e fastidiose. Ogni gioco verrà introdotto da un tutorial composto soltanto da immagini, molto spesso inutile per comprendere le meccaniche della prova da affrontare. Fortunatamente basteranno un paio di tentativi fallimentari per capire come procedere e sperare di avere successo nel più breve tempo possibile. Per quanto alcuni giochi siano simpatici, come la parodia di Cuphead a cui abbiamo già accennato o quella di Duck Hunt basata sulla caccia alle mosche, la maggior parte sarà poco ispirata e mal realizzata, come ad esempio la rivisitazione di Bit.Trip Runner oppure quella di Geometry Wars, inutilmente complicata e tutt’altro che divertente, per non parlare di quei giochi volutamente trash come ad esempio il simulatore di pipì.

Ad aggiungersi a queste problematiche troviamo un sistema di salvataggio totalmente senza senso. Nessuna possibilità di eseguirlo manualmente; sarà necessario portare a termine il capitolo in corso per riuscire a registrare i progressi ed evitare così di dover ripetere sezioni di gioco e sfide. Fortunatamente l’intera avventura sarà molto breve, con una longevità che supererà le due ore solo se vorrete rigiocare alcune delle sfide affrontate nella campagna tramite un apposito menù dedicato ai minigiochi.

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Le matite di Barcellona

Il gameplay lento e deludente di Indiecalypse e l’assenza quasi totale di rigiocabilità sono elementi che cozzano con una grafica simpatica e identificabile come il vero punto di forza del gioco. I personaggi saranno realizzati con molta cura, tanto quelli principali quanto i secondari; molto simpatiche, in questo senso, le caricature di Ozzy Osbourne e di Lemmy Kilmister, che gli appassionati di musica riconosceranno senza fatica, così come altre piccole citazioni nascoste. Davvero poco da dire, a questo proposito, sul fronte musicale, dove colonne sonore semplici ma comunque adatte saranno accompagnate da un doppiaggio fatto solo di versi che non valorizzerà al meglio i semplici dialoghi.

Indiecalypse non soffre quasi mai di cali di frame rate o di bug, anche se i caricamenti saranno lenti senza alcun motivo, vista la pochezza delle ambientazioni da esplorare e la quasi totale assenza di punti d’interesse. Davvero legnosi i comandi durante i minigiochi, con prove come quella ispirata a Call of Duty quasi ingiocabili. Curiosa la decisione di non introdurre alcun tipo di menù dedicato agli oggetti: questi verranno utilizzati in automatico, togliendo al giocatore anche quest’ultimo piccolo spiraglio d’interazione ambientale.

Trofeisticamente parlando: umore nero

Una delle poche soddisfazioni che Indiecalypse è in grado di regalare è sicuramente un Platino facile: trentacinque i trofei totali da sbloccare, tutti legati al completamento dei minigiochi e della storia. Nessun punteggio minimo richiesto e nessun collezionabile, basterà affrontare e superare ogni sfida seguendo la nostra immancabile guida ai trofei per ottenere la massima ricompensa.

VERDETTO

Indiepocalypse si è presentato su Kickstarter come un'avventura esplorativa intrisa di dark humour e di minigiochi ispirati alle opere più note del mondo dei videogiochi. Sfortunatamente le premesse rispettate sono davvero poche, dato che il titolo di JanduSoft si rivela essere un punta e clicca piatto e monotono infarcito di prove poco ispirate e che non riescono quasi mai a coinvolgere il giocatore. La storia non riuscirà a trasmettere nessuna emozione, sobbarcata com'è da uno humour che, più che nero, risulta essere demenziale e quasi mai divertente. Aggiungete una longevità scarsa e una rigiocabilità quasi nulla e avrete il quadro di un titolo che è affondato sotto il peso delle sue grandi premesse.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.