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Joe’s Diner – Recensione

Publisher: United Independent Entertainment GmbH Developer: Visual Imagination Software
Piattaforma: PS4 Genere: Survival Horror Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 19,99 €

“C’è qualcosa in lui che attrae le donne verso gli altri uomini.”

Robert Orben

Uscito nel maggio del 2015 su Steam, Joe’s Diner è un horror game che punta tutto sull’atmosfera, divenuto però celebre non per il terrore suscitato dalle situazioni di gioco ma, più in generale, dal titolo in sé, che vanta una serie notevole di recensioni negative e di video dedicati sparsi nel Web. Incuranti di tutto ciò, abbiamo scelto di entrare in questa terrificante tavola calda per raccontarvi l’esperienza.

Mangia qui o porta via?

Da qualche parte lungo la Route 7, una strada statunitense che corre per 496 km da Norwalk a Highgate, nel mezzo del nulla, si trova il Joe’s Diner, il locale in cui dovremo addentrarci ed ovviamente sopravvivere. “Cosa potrà mai esserci di strano in una tavola calda?”, starete pensando: ebbene, il vecchio Diner è stato malauguratamente costruito sopra un cimitero indiano.

Come se ciò non bastasse, nel suddetto cimitero giacciono sepolti due capi tribù da sempre in lotta l’uno con l’altro: il primo, Piuma Triste, ha scelto di voler passare il riposo eterno rispettando quello che il termine suggerisce, ossia dormendo.

joes diner ps4 recensione 1

Uccello che Ride invece (se avete pensato male siete dei maliziosi), data la sua grande rivalità con l’altro capo tribù, ha deciso che avrebbe passato l’eternità a disturbare l’irascibile Piuma Triste, nella speranza che riversasse la sua rabbia imperitura sugli sfortunati occupanti della tavola calda.

“Ma noi” vi domanderete ora “come abbiamo fatto a finire in questo luogo dimenticato da Dio?”. Ebbene, sfortunatamente siete diventati i camerieri in notturna del Joe’s Diner e vi verrà assegnato l’ingrato compito di sgombrare i tavoli dalla sporcizia lasciata dai clienti e rendere il locale presentabile entro l’alba.

L’impresa sarebbe semplicissima se Uccello che Ride non usasse i suoi poteri paranormali per generare rumore e tentare di svegliare il suo antagonista, pronto a rovinare per sempre la vostra esistenza per sfogare una volta per tutte la sua collera.

Trash Simulator

Se avrete letto il primo paragrafo di questa recensione starete pensando che l’idea alla base di Joe’s Diner è fuori dal comune e decisamente adatta a dar vita ad un horror game fatto di tensione, paura e di una buona dose di esplorazione.

Ebbene, niente può essere più lontano dalla realtà, dato che in effetti il titolo VIS altro non è che un (brutto) simulatore di cameriere: dopo aver dato il via al gioco ed ascoltato una breve introduzione ci ritroveremo infatti al buio, all’interno del Diner vuoto e con la sola richiesta di pulire ogni tavolo dalle schifezze lasciate dai clienti che sono probabilmente morti, visto lo stato d’igiene in cui si presenta la cucina e, più in generale, il locale.

Il Joe’s Diner, di per sé, è una struttura ben realizzata che rispecchia davvero le tipiche tavole calde americane che molto spesso vediamo nei film, anche se un’occhiata più attenta rivelerà modelli poligonali non perfetti ma comunque apprezzabili, anche grazie ad un buon sistema di illuminazione che solo saltuariamente mostra qualche piccolo tentennamento.

Per enfatizzare proprio la luce e per aiutarci nella nostra “impresa” avremo poi in dotazione una torcia, dalla però dubbia utilità: potremo infatti direzionare il fascio di luce per farci meglio strada nei due (DUE!) corridoi di tavoli e nelle cinque (CINQUE!) stanze che potremo liberamente esplorare.

Utilizzare la parola esplorazione per descrivere i nostri movimenti nella tavola calda suona però, viste le dimensioni ridotte della stessa, come un’esagerazione, senza contare che la totalità dell’azione (se così possiamo chiamarla) prenderà luogo nel Diner, senza possibilità di uscire all’esterno, fuggire o altro ancora.

Voglio potermici specchiare in quella piastra!

Abbiamo fatto un piccolo accenno alle meccaniche di gioco, che consistono sostanzialmente nello svolgere una delle mansione di un cameriere, pulire i tavoli. Calati dietro una visuale in prima persona avremo la possibilità di spostarci con la levetta sinistra, ruotare la visuale con quella destra ed interagire con la… beh, con la spazzatura premendo X, senza dimenticarci dell’inutile torcia e di un tasto per eseguire degli scatti.

Potremo quindi correre da un tavolo all’altro, prendere la spazzatura, spostarci ed utilizzare l’altra mano per prendere altra spazzatura. O almeno questo vorrebbe la logica: i fatti invece ci permetteranno di raccogliere un solo oggetto per volta, sia esso un bicchiere o altro, dopodiché dovremo dirigerci al bidone nella cucina, cestinare e ripetere.

joes diner ps4 recensione 5

Potremmo stare a discutere giorni sull’insensatezza di questa scelta, o sul perché il nostro personaggio non si porti appresso un sacco per poi cestinare tutto, o mille altre possibilità, ma archivieremo il tutto con un classico “Il gioco è stato volutamente strutturato in questo modo”.

Chiaramente, però, la componente horror deve subentrare, ed ecco che un’agghiacciante (più o meno) risata risuona nell’aria: Uccello che Ride ha compiuto una delle sue malefatte ed usato i suoi poteri per accendere uno dei tanti elettrodomestici presenti nel Diner, in modo da disturbare Penna Triste.

Il rumore del locale sarà indicato da una barra sul nostro HUB, che dovremo tenere sotto una certa soglia per evitare che il fantasma si svegli portandoci al Game Over: per farlo dovremo essere veloci ma cauti e soprattutto spegnere oggetti quali televisori, radio, sveglie e chi più ne ha più ne metta, interagendo con lo stesso tasto con cui raccogliamo la spazzatura, per ridurre il rumore nel locale.

Ci stiamo cacando sotto

Come avrete intuito leggendo la nostra descrizione del gioco, Joe’s Diner è un horror che non fa paura. Il rumore dei macchinari nel Diner buio e vuoto, le risate del fantasma, tutto è tragicamente comico nel momento in cui viene affiancato al concetto di “porta l’immondizia nel cestino”.

Ad amplificare questa sensazione troviamo poi uno dei problemi maggiori del titolo: la mancanza totale di azione. All’infuori dei macchinari che si accenderanno da soli infatti e di alcune modifiche che troveremo proseguendo per le 30 notti del gioco, non vedremo mai un fantasma, un avvenimento sospetto, nulla di nulla.

Anche la sconfitta per il troppo rumore, che dovrebbe portare alla comparsa del terribile Piuma Triste, si riduce ad un’immagine a schermo, statica e semi-trasparente, di un normalissimo indiano in tonalità di blu, manco fosse Grande Puffo, accompagnata dalla scritta “Game Over”, un effetto peggiore di quelli che si vedevano nei parchi divertimenti degli anni ’80.

(S)Fortunatamente, il gioco consta come detto di 30 notti, tutte uguali tra loro eccezion fatta che per l’aumento della spazzatura da pulire e dell’inserimento di alcuni ostacoli: dapprima sacchetti di patatine fritte per terra, poi paperelle di gomma (in un gioco horror? davvero?), il tutto per portarci a generare più rumore.

E guardatevi bene dal farlo, perché la cosa più spaventosa del gioco sarà il fatto che se sveglierete il fantasma o non pulirete i tavoli in tempo, causando un Game Over, dovrete ricominciare da capo, sorbendovi di nuovo sia il filmato iniziale che il fortunatamente breve tutorial.

A dare il colpo di grazia al tutto è forse l’elemento più demoralizzante del gioco: al termine delle nostre 30 sudatissime notti infatti, e ci scusiamo in anticipo per lo spoiler, la nostra speranza di avere delle risposte, anche solo una nota relativa ai capi tribù o altro, svanisce nelle cinque righe di titoli di coda. Niente commento, niente filmato finale, nulla di nulla, nemmeno lo sforzo di farci pensare di aver pulito la spazzatura per un mese per un valido motivo. Questo sì che fa paura.

Trofeisticamente parlando: Notti da Joe

L’elenco trofei di Joe’s Diner comprende solo 11 trofei, tra cui si nascondo però tre argenti ed un oro. La scarsa varietà del gioco si rispecchia purtroppo anche sulle coppe presenti, dato che arrivati alla trentesima ed ultima notte di gioco sbloccherete tutti i trofei, questo ovviamente perché non essendoci collezionabili o altro dovrete solo arrivare alla fine di questo supplizio, che richiederà un pomeriggio o giù di lì ai giocatori più esperti.

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Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.