Kill la Kill: IF – Recensione

Sviluppatore: Arc System Works Publisher: PQube Games Piattaforma: PS4 Genere: Picchiaduro Giocatori: 1-2 (Online: 2-8) PEGI: 16 Prezzo: 19,99 € Italiano:

Qualcuno di voi si ricordava di questo anime? Sono passati oramai sette anni dalla sua pubblicazione, e indubbiamente non si sentiva il bisogno di un videogioco ispirato a un’opera che di per sé già non vanta chissà quale contenuto. Il fanservice nipponico, negli ultimi anni, ha sfornato molti videogiochi di più generi (da One Piece World Seeker a One Punch Man: A Hero Nobody Knows). Fra i più apprezzati troviamo Dragon Ball FighterZ, titolo sviluppato da Arc System Works che ancora oggi vanta un’enorme utenza e un supporto costante. Kill la Kill: IF è un picchiaduro marchiato Arc System Works. Questo fa pensare che ci siano le premesse per un titolo valido e competitivo. Ahia, che delusione!

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Non sei un fan? Vattene!

Appena avviato il gioco, vedremo un’unica modalità selezionabile: Storia. Interpreteremo Satsuki, presidentessa del consiglio studentesco, e vivremo un’avventura parallela rispetto all’anime, sebbene ci siano dei punti di contatto qua e là. Completata la storia con Satsuki, la rivivremo dal punto di vista della protagonista dell’opera ispiratrice, Ryūko. In poche ore liquideremo questa scarna modalità e potremo quindi accedere alle altre, fra le quali il multiplayer online (prevedibilmente deserto e quindi inaccessibile). L’impossibilità di giocare online e la scarsità di contenuti extra che il titolo prevede (circoscritti a delle illustrazioni fini a sé stesse), unite alle modalità secondarie che abbracciano lo stile musou fatto male, rendono la modalità storia l’unica reale attrattiva del titolo, accompagnata eventualmente dal multiplayer locale con gli amici.

La gestione della modalità storia andrebbe esposta nelle università come manifesto per dimostrare come non si lavora. Una sequenza di battaglie rapide e sbilanciate intervallate da scene animate (male) dalla longevità media di oltre dieci minuti. Il titolo è prolisso per un fan che vedrà i propri attributi rotolare giù dal divano e al contempo troppo denso e caotico per un neofita della serie, che non comprenderà assolutamente niente di ciò che sta accadendo. Insomma, fra i due litiganti il terzo, che non ha acquistato il titolo, gode.

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Premi dei tasti a caso!

Veniamo al fulcro di un picchiaduro: il gameplay. Kill la Kill: IF è un battle arena simile agli Ultimate Ninja Storm come struttura. Il suo punto di forza è la spettacolarità visiva unita a una spiccata mobilità. Ogni personaggio (in tutto dieci, comprendendo Mako Mankanshoku e Nudist Beach scaricabili gratuitamente dallo store; pochi, per la verità) ha i suoi pattern di attacco e le sue abilità speciali, ma tutti hanno un attacco leggero, pesante, con sfondamento e a distanza. A questi si aggiungono le abilità di movimento, sintetizzate nello scatto laterale, nello scatto frontale e nel salto. La combinazione di queste mosse permette al personaggio di concatenare le proprie abilità e inscenare una battaglia visibilmente spettacolare, sebbene il gameplay si riduca al mero button mashing, il più delle volte scriteriato.

Oltre alla barra della salute, i combattenti avranno anche una stringa di tacche chiamate SP che possono essere consumate per utilizzare delle mosse speciali (una per tipologia di attacco) che, se messe a segno, attivano una breve sequenza animata ispirata all’anime. Un uso alternativo degli SP riguarda il Valore Sanguinario, un minigioco simile alla morra cinese il cui vincitore potrà infliggere notevoli danni all’avversario. Una variabile casuale che non abbiamo assolutamente apprezzato. Durante le battaglie, l’interfaccia sarà piena zeppa di simboli, icone e figure fumettistiche che contribuiranno a rendere ancor più caotico il gameplay, già di per sé vago. Kill la Kill: IF è l’antitesi del picchiaduro tecnico e competitivo, un prodotto trash volto solamente a intrattenere a livello visivo con mosse esteticamente esagerate per quella che è la corrispettiva sequenza di comandi e a fare citazionismo forzato (simile a quanto visto in JUMP Force). Spezzando una lancia a favore di Kill la Kill: IF, dobbiamo annoverare un frame rate piuttosto stabile che non riesce tuttavia a celare la legnosità dei movimenti e degli attacchi, che sono dinamici nell’apparenza ma per nulla fluidi nella realizzazione. Complice di questa legnosità è anche la telecamera.

Bentornato 2013

L’anime è del 2013. Quel che lascia interdetti è che pure il videogioco sembra appartenere a quell’anno, precisamente alla generazione PlayStation 3. La grafica in cel-shading non rende assolutamente giustizia alla potenza di PlayStation 4 e manifesta una pochezza nei modelli, nelle animazioni e nei dettagli che, confrontata con altri prodotti similari, fa davvero ridere. Manca inoltre l’interazione con l’ambiente, ridotto a essere una landa priva di elementi paesaggistici su cui far scontrare i personaggi. Esteticamente si nota la mancanza di cura che gli sviluppatori hanno dedicato al gioco (non vogliamo pensare che sia incompetenza).

Leggermente migliore il comparto sonoro, con i rumori della battaglia ben presenti e gli urli dei combattenti in pieno stile giapponese sufficientemente coinvolgenti, mentre la colonna sonora riprende in pieno le tracce dell’opera originale prodotta da Trigger, il quale ha supervisionato lo sviluppo di questo titolo. Sottolineiamo la presenza della localizzazione in italiano, fattore da non dare per scontato.

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Altro difetto evidente di Kill la Kill: IF è la gestione della telecamera, posta alle spalle del personaggio controllato, che impazzisce con regolarità a seguito di spostamenti lunghi. Titoli come Dragon Ball Xenoverse vantano una gestione della telecamera più fluida e complessivamente migliore, con una pulizia grafica e di interfaccia che rende il gameplay maggiormente user friendly. Giocare a Kill la Kill: IF non è né divertente, né appagante, né stimolante. Tuttalpiù può essere spettacolare osservarlo per uno spettatore, fattore che dubitiamo esser stato l’obiettivo finale.

Che scivolone, Arc System

Sebbene Arc System Works sia produttore dell’opera e non sviluppatore diretto, il marchio è impresso su questo titolo e, volente o nolente, fa perdere credibilità qualitativa al team giapponese, autore del già citato FighterZ, ma anche delle serie BlazBlue e Guilty Gear. Kill la Kill: IF è un flop pressoché totale, poiché si rivolge esclusivamente ai fan ma offre un titolo scarno di fanservice (roster ristretto, extra ridotti all’osso e modalità storia fin troppo sintetizzata, trasformazioni delle eroine assenti e così via), nonché di contenuti anche solo lontanamente accettabili su PlayStation 4. I non fan dell’anime troveranno decine di prodotti qualitativamente migliori appartenenti allo stesso genere, mentre gli appassionati della serie animata vedrebbero torturata un’opera a loro cara. Il prezzo, oggi, è diventato accessibile, forse a seguito di un mea culpa generale che, arrogantemente, aveva permesso che il titolo venisse lanciato a prezzo di tripla A (sessanta euro), salvo poi fare dietrofront quasi immediato.

Kill la Kill: IF Satsuki Kiryuin

Il prodotto, come avrete capito, è altamente sconsigliato a qualsiasi profilo di utente, ma ovviamente ciò dipende da quanto forte è il fanatismo nei confronti della serie animata. Qualora apparteneste alla categoria di coloro che collezionano le action figure da duecento euro di Ryūko e i modelli a dimensione reale della lama forbice, potreste digerire anche questo boccone amarissimo… o nasconderlo nella manica come il ragionier Filini nascose il famigerato tordo durante la cena a casa della contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare.

Trofeisticamente parlando: il fan dei fan

La lista trofei di Kill la Kill: IF, composta da sedici trofei di bronzo, dodici d’argento, cinque d’oro e dalla coppa blu, vi richiederà di padroneggiare la modalità storia ottenendo S in tutte le battaglie e di ottenere ottimi risultati nelle modalità secondarie (Rissa Infinita e Sopravvivenza in particolare). Ci saranno trofei legati al livello difficoltà e altri alle illustrazioni da sbloccare. Un Platino di media difficoltà e di longevità contenuta dedicato ai fan più accaniti.

VERDETTO

Kill la Kill: IF è un flop a tuttotondo. Un titolo del tutto inaccessibile ai neofiti della serie animata che verrebbero proiettati in una modalità storia (unica modalità effettivamente giocabile) talmente tirata via da essere incomprensibile, ma al contempo troppo prolissa e invasiva per chi già conosce l'opera e cerca del mero intrattenimento. I fan, anche digerendo le sezioni animate, si troverebbero a giocare un picchiaduro brutto e antiquato esteticamente, legnoso nelle meccaniche, sbilanciato nelle combo e con un roster di soli dieci personaggi. Il lato peggiore che fuoriesce dal fanservice giapponese. Sconsigliato a chiunque.

Guida ai Voti

Giovanni Paolini
Catalizzatore di flame sul web e drogato seriale di fantacalcio, Giovanni vede il videogioco come un'espressione artistica piuttosto che come un mero intrattenimento privo di contenuti significativi. Per questo motivo, ripudia il 90% dei AAA e si tuffa sfacciatamente nel mercato indipendente, rimanendone il più delle volte scottato seppur senza rimorsi. Amante della musica di qualità, delle narrazioni articolate e di design ispirati, si è tuttavia mostrato fin dall'adolescenza ossessivamente attratto dai personaggi femminili antropomorfi, mistici o animati, universalmente conosciuti come waifu. Rappresenta orgogliosamente la vena toscana del Bit.