Non sappiamo se Twin Hearts, nell’ideare e nello sviluppare Kitaria Fables, si sia ispirata a Cat Quest, gioco di ruolo con protagonisti dei graziosi gattini che convinse PQube Games a investire sul progetto riscontrando un buon successo. Quel che è certo è che PQube Games ha intravisto in Kitaria Fables la possibilità di ripetere quell’exploit, puntandoci fortemente e pubblicizzandolo in maniera intensiva prima del lancio. Scelta giusta? Scopritelo nella nostra recensione!
No, non ci sono arcobaleni
Il protagonista dell’avventura è Nyan, gatto guerriero dal cuore nobile, accompagnato da Macaron, una creatura simil-floreale che si capisce fin da subito essere legata al protagonista da una profonda amicizia. I due sono soldati scelti dell’Impero e sono stati inviati in un piccolo villaggio per investigare su uno strano fenomeno che sta rendendo le creature più aggressive del solito. Dialogando con il sindaco, i due protagonisti scopriranno che lo zio di Nyan aveva vissuto in quel villaggio per molti anni e aveva contribuito alla crescita dello stesso. La scoperta più sconvolgente, però, arriverà poco dopo, quando Nyan entrerà in possesso di un libro antico dello zio che gli permetterà di controllare la magia (proibita dall’Impero). Da quel momento, la storia prende una piega ben diversa, con i due protagonisti che iniziano a dubitare delle regole restrittive dell’Impero e a investigare in autonomia.
La trama tende a essere piuttosto vaga, lenta e poco coinvolgente fintanto che non si giungerà all’atto finale dove ci saranno alcuni interessanti colpi di scena. Sebbene i ribaltamenti narrativi siano intriganti, è doveroso sottolineare come tutto ciò che precede l’atto finale sia completamente superfluo e, anzi, spesso incoerente una volta venuti a conoscenza della verità. La qualità della trama è alquanto discutibile anche nei momenti più significativi, fin troppo affrettati e mai d’impatto.
Fra spada e zappa
Il gameplay di Kitaria Fables è, almeno apparentemente, quello di un tradizionale action-RPG con visuale isometrica. Potremo equipaggiare Nyan con elmi, corazze o accessori che potenzieranno le nostre statistiche e offriranno, occasionalmente, dei bonus passivi molto utili. Scelta curiosa quella di Twin Hearts che decide di non inserire il livellamento e l’esperienza. Questo dettaglio è di notevole importanza, poiché ci ritroveremo il più delle volte a saltare qualsiasi combattimento facoltativo perché, appunto, non ci verrà fornita esperienza. L’esplorazione stessa risente di questa carenza, aggravata dal fatto che la maggior parte dei bauli rintracciabili nel mondo di gioco non ci permetteranno di mettere le mani su oggetti realmente utili.
Il combattimento vero e proprio è ridotto all’essenziale. Abbiamo a disposizione due armi intercambiabili (spada e arco) e quattro slot per delle abilità speciali, che possono comprendere sia le tecniche di spada e arco, sia le magie elementali. Non esiste il parry, mentre è possibile schivare con la tipica rotolata che però consuma la stamina (che si ricarica nel tempo). L’attacco e le abilità dei nemici sono anticipati da un’area rossa che indica qual è la hitbox dell’attacco nemico in arrivo, permettendoci di schivarlo. Purtroppo, spesso ci sono dei piccoli bug che portano a subire un attacco anche dopo averlo schivato per tempo o, addirittura, quando nemico è già morto.
Buone idee, poco ottimizzate
Eccezion fatta per un combattimento contro un boss di storia, il gioco è veramente semplice e accessibile a qualsiasi videogiocatore. Se fate fatica ad affrontare una battaglia significa semplicemente che non siete adeguatamente attrezzati e che dunque dovete andare dal fabbro in città per farvi potenziare armi o armature. Per fare ciò, dovete raccogliere oggetti, sconfiggendo determinati nemici che spawnano molto frequentemente, o tagliare alberi e rompere rocce di minerali con il relativo strumento. Tale meccanica è l’unica che vi spingerà a esplorare e combattere.
Kitaria Fables però non si ferma qui, perché comprende anche una componente di farming molto spartana che vi richiederà di preparare il terreno, piantare dei semi e innaffiare quotidianamente le piante per poter raccogliere le verdure. Come per tutto il lavoro di Twin Hearts, anche questa meccanica è piuttosto banale e abbozzata, risultando essere un mero strumento di economia. Difatti, acquistate i semi al mercato in cambio di monete, le coltivate, ottenete le verdure e le vendete per un quantitativo di monete superiore. Con le monete poi, potenzierete l’equipaggiamento.
In sostanza, sia la meccanica della farm che quella del combattimento e dell’esplorazione sono funzionali unicamente al potenziare l’equipaggiamento necessario per proseguire la storia. Nessuna di queste meccaniche è stata ottimizzata o realizzata in maniera positiva. Interessante e ben pensata invece, l’alternanza giorno-notte e la possibilità che possa piovere (risparmiandovi di dover innaffiare il terreno, tra l’altro).
Colori e caricamenti
Esteticamente, Kitaria Fables si presenta discretamente bene. Gradevolissimi gli sprite dei personaggi durante i dialoghi scritti, mentre si poteva fare decisamente di meglio sui modelli in-game e soprattutto sulle loro animazioni. Dungeon e ambienti di gioco sufficientemente dettagliati e vari, mappa di gioco piuttosto estesa e ben pensata nel collegare ambienti molto diversi fra loro seppur alquanto stereotipati (montagne innevate, deserto, lago, palude, città e così via). Graficamente si tratta di un titolo di caratura medio-bassa, soprattutto su console next-gen, ma vanta uno stile che non ne viene particolarmente condizionato. Unico neo consistente sono i caricamenti, ingiustificatamente lenti nel passaggio fra una zona e l’altra o durante un game over.
Per quanto riguarda il comparto sonoro, si sente la mancanza del doppiaggio che avrebbe dato una marcia in più ai dialoghi. Effetti sonori discutibili e piuttosto piatti, musiche invece godibili e molto differenziate da un dungeon all’altro. Lo stile è quello classico dei fantasy.
Un mix crudo
Sebbene Kitaria Fables non si presentasse fin dalle origini come un progetto rivoluzionario o iconico, aveva il potenziale d’intrattenere e regalare un’esperienza piacevole ai videogiocatori. La nostra impressione è che i ragazzi di Twin Hearts abbiano fatto il passo più lungo della gamba, probabilmente spaventati dall’essere etichettati come “la brutta copia di Cat Quest”, cercando di arricchire l’esperienza di gioco con meccaniche di esplorazione, farming, quest secondarie e quant’altro. Purtroppo il mix non funziona, nessuna delle caratteristiche del gioco riesce a esprimersi come dovrebbe e il risultato è un’esperienza anonima, perlopiù vuota e spesso anche noiosa. In sostanza, il gioco non è una brutta copia di Cat Quest, ma un’alternativa comunque assai meno invitante del prodotto di The Gentlebros.
Assegniamo comunque una sufficienza perché il prezzo di lancio e le pretese erano contenute. Il risultato finale non è un disastro, bensì “solamente” lacunoso. Auguriamo a Twin Hearts un sentito in bocca al lupo per il prossimo progetto. Ci permettiamo però di consigliare loro di scegliere un genere maggiormente circoscritto e concentrarsi su poche meccaniche.
Trofeisticamente parlando: Chacarron Macaron
L’elenco trofei di Kitaria Fables è di medio valore e comprende il trofeo di Platino. Non ci sono trofei mancabili, quindi potrete giocare serenamente l’avventura senza preoccuparvi della caccia. Per mettere le mani sulla preziosa coppa blu, sarà sufficiente finire il gioco, sconfiggere i boss opzionali, completare le missioni secondarie e sbloccare tutte le tecniche e le magie. Niente di complicato né eccessivamente longevo (serviranno circa 20 ore).