Lost Castle – Recensione

Sviluppatore: Hunter Studio Publisher: Another Indie Piattaforma: PS4 Genere: Roguelike Giocatori: 1-4 (Online: 2-4) PEGI: 12 Prezzo: 9,99 € Italiano:

Il genere Roguelike, negli ultimi anni, è stato al centro di una clamorosa rinascita, che ha portato a un numero abbacinante di titoli. Tra questi troviamo piccole perle del gaming, come The Binding of Isaac (forse il precursore di questa “moda” videoludica), Spelunky, Enter the Gungeon e molti altri, alternati a titoli di valore più mediocre. Due aspetti sembrano unire questi titoli, dando quindi un’identità ben precisa al genere stesso: il caso e la difficoltà. I roguelike si dimostrano giochi tosti, senza fronzoli e, soprattutto, in grado di generare sessioni sempre diverse l’una dall’altra, grazie alla generazione procedurali dei livelli e grazie a un numero, solitamente elevato, di oggetti attivi e passivi, anch’essi donati al giocatore randomicamente. Lost Castle è un roguelike con ambientazione fantasy; potremo considerarlo una delle piccole perle di questo genere così hardcore e atipico?

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Random fantasy

Lost Castle non perde tempo e ci trascina immediatamente nel castello di Harwood, nei panni di un potente cavaliere. Uno stregone malvagio ha evocato un’entità demoniaca che ha corrotto l’intera struttura. Il giocatore, forte del prestigio del cavaliere che impersona, si appresterà quindi a… morire. Immediatamente. E in maniera piuttosto netta. Ma le sfortune non finiscono qui: la creatura evocata dallo stregone assorbirà proprio l’anima dell’eroe e la utilizzerà per potenziare i guerrieri e le bestie corrotte del castello. Insomma, Lost Castle è un gioco onesto. Morirete, spesso, ed è giusto che lo sappiate subito. Da questa sorta di preludio, inizia davvero il titolo. Ci incarneremo, infatti, in un nuovo eroe, randomicamente scelto tra diversi personaggi. Con esso, dovremo cercare di avanzare in cinque aree, per ottenere fama, ricchezza e, soprattutto, per riportare la pace in questo nefasto castello. A ogni nuova reincarnazione, ci troveremo in una cella, condivisa con un altro sopravvissuto, anch’egli randomico. Questo “compagno” ci donerà diversi oggetti, che variano a seconda della natura del sopravvissuto stesso.

Questo è l’unico aiuto che il titolo vi regalerà, tutto il resto dovrà essere guadagnato, sconfiggendo orde di nemici, pronti a farvi la pelle in men che non si dica. L’unico modo che si ha per difendersi è utilizzare al meglio le proprie armi, tutte dotate di attacchi semplici, in corsa, secondari e speciali. Il numero di armi è piuttosto ampio, visto che si passa dai classici spadoni ad armi a lungo raggio quali le lance, fino ad armi a distanza come archi e bastoni da mago. Ogni arma presenta statistiche che la rendono migliore o peggiore, spingendo il giocatore quindi a cambiarla piuttosto spesso. Così come le armi, anche il numero di nemici è piuttosto ampio. Affronteremo avversari umanoidi, piccoli o enormi bestie e veri e propri abomini frutto della magia più nera. Risulta quasi inutile sottolineare quanto il fattore fortuna sia fondamentale; trovare buone armi, o un sopravvissuto iniziale che dona un ottimo oggetto, vi fanno iniziare una run nella maniera migliore, specie considerando che morire, in questo titolo, è pressoché inevitabile.

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Nonostante ciò, in maniera saggia e arguta, i ragazzi di Hunter Studio aggiungono a Lost Castle una sorta di elemento gestionale. Ogni volta che moriremo, avremo modo di donare le anime che otteniamo sconfiggendo i nemici, in modo da potenziare il prossimo eroe che impersoneremo. Tali anime donate, fungendo da seconda valuta in-game, permettono di potenziare materiali disponibili all’inizio delle partita, così come di aumentare le statistiche di base (attacco, velocità e probabilità di colpo critico) del prossimo eroe che affronterà gli abomini del castello. Tale meccanica riesce a non rendere troppo semplice il gioco, con un semplice stratagemma: ogni volta che acquisteremo qualcosa con le anime, il suo prezzo aumenterà in maniera esponenziale. Insomma, siate saggi, sfruttate ogni morte con intelligenza. Oltre a questa componente, prettamente offline e single player, c’è la possibilità di intraprendere questa difficile avventura in compagnia di un amico, in co-op locale o interamente online (anche se la community è al momento molto esigua).

Tale apertura al gioco in co-op risulta perfetta, donando all’intero titolo un nuovo approccio, che risulta quasi migliore e più divertente di quello classico. Uno dei difetti del gameplay di Lost Castle consiste infatti in un’ovvia (in quanto tipica del genere) ripetitività, ulteriormente accentuata dal grado di difficoltà del titolo. Inoltre, proprio tale difficoltà risulta essere spesso artificiosa; ci troviamo, infatti, troppo frequentemente messi con le spalle all’angolo da un numero semplicemente insensato di nemici, a discapito della classica difficoltà data da attacchi imprevedibili o rapidissimi tipici del genere. Inoltre, il meccanismo di potenziamento mediante l’utilizzo delle anime risulta certamente molto arguto, ma poco affinato. Andando avanti con il titolo, i costi degli oggetti saranno semplicemente troppo alti e quindi Lost Castle tende a diventare orientato verso la fortuna rispetto all’abilità. Nonostante ciò, l’esigua e variabile durata (3-4 ore per chi è avvezzo al genere, anche il doppio per i neofiti) fa in modo che tali difetti non risultino compromettenti.

Fantasy poco fantasioso

La trama non è certo il punto forte del titolo; risulta un pretesto e nulla di più, seguendo i classici stilemi del genere e senza regalare sussulti e/o sorprese. A mio avviso, ciò non risulta essere un gran deterrente, in quanto il genere stesso (nella sua forma più pura, non nelle diverse variazioni che può subire) non richiede la presenza di una trama efficace, ma più spesso una lore di background (qui comunque pressoché assente).

Lost Castle

Il design dei mostri presenta buone idee alterante a sprite classici, così come le ambientazioni e i livelli in cui cercheremo (malamente) di sopravvivere. Insomma, tutto si attesta su un livello piuttosto mediocre, sicuramente non insufficiente, ma comunque accettabile. Ciò che proprio non funziona è la componente audio. La colonna sonora dell’intero titolo è decisamente di poco impatto, presenta tracce troppo simili tra loro e non riesce, praticamente mai, ad accompagnare degnamente l’azione. Insomma, Lost Castle è da giocare semplicemente per il gameplay. Poco altro vi attirerà, poco altro riuscirà davvero a incuriosirvi.

Trofeisticamente parlando: tra morte e onniscenza

Il Platino di Lost Castle non sarà, ovviamente, una facile impresa. Dovremo semplicemente conoscere il castello di Harwood come le nostre tasche, così come le bestie che lo infestano e persino i poveri e utili sopravvissuti che ci aiuteranno. Ogni boss dovrà essere sconfitto, ogni arma maneggiata… insomma, sarete costretti a diverse run e quindi a diverse, inevitabili, morti. Inoltre dovrete scoprire (e, ovviamente, battere) il grande segreto del titolo: una piccola (e complicata) sorpresa nascosta in maniera piuttosto classica, ma di buona qualità. Preparatevi, questo trofeo di Platino porterà molto sangue. E spesso sarà il vostro.

VERDETTO

Lost Castle è sicuramente un buon titolo, ma non ha quella personalità e quelle piccolezze che gli permettono di risplendere in un genere discretamente saturo. Nonostante ciò, i fan del genere stesso e i giocatori che non ne hanno giocati molti potranno sicuramente trovarlo positivo, grazie a una qualità di fondo sicuramente di buon livello. Inoltre, è da sottolineare un buon rapporto qualità/prezzo che gioca decisamente a favore.

Guida ai Voti

Vittorio Iannotti
Classe '94, studente di Scienze Biologiche. Cresce a pane e videogiochi da quando ha memoria. Vive nel paradosso dell'amore per la natura e per tutto ciò che è intrattenimento, dal cinema, alla letteratura, fino al gaming (che lo costringe a chiudersi in camera). Insaziabile viaggiatore, specie verso Est. In segreto, di notte, prega dinnanzi ad una statua di Kefka Palazzo.