Loud on Planet X – Recensione

Sviluppatore: Publisher: Piattaforma: Genere: Giocatori: PEGI: Prezzo: Italiano:

Publisher: Pop Sandbox Developer: Pop Sandbox
Piattaforma: PS4 (disponibile anche per iOS, Android) Genere: Rhythm Tower Defense Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 6,99 €

Loud on Planet X nasce come un progetto Kickstarter proposto da Pop Sandbox, un piccolo team di Toronto, con una goal-line di appena 50mila dollari, e che porta con sé la promessa di coniugare due generi videoludici il cui successo si è registrato a fasi alterne, cioè i rhythm game ed i tower defense. Insomma, nella testa degli sviluppatori c’era in mente un’idea di fare questa roba a metà l’ormai classico Plants vs Zombies (il capitolo su smartphone, si intende) e i dead men walking Rock Band e Guitar Hero. Insomma, Pop Sandbox sarà riuscita a mantenere la promessa? E soprattutto, com’è che si mischiano i tower defense ai giochini musicali?

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Sono così indie (cit/sic)

L’idea fondamentalmente è più semplice di quello che si potrebbe pensare. Parlavamo prima di Plants vs Zombies, giusto? Bene, al posto delle piantine metteteci dei musicisti, e sostituite gli zombie con degli alieni ed il gioco è fatto. Tutto qui? Sì, sul serio, o poco ci manca. Appena faremo partire il gioco ci troveremo di fronte ad una schermata abbastanza basica, tripartita in colonne colorate di verde, blu e rosa, ognuna delle quali starà ad indicare, pressappoco, il genere di canzone che andremo ad affrontare; pressappoco perché nello stesso filone ci ritroveremo, per fare qualche esempio che poi comunque approfondiremo più avanti, i Metz ed i Chvrches, che sono, per chi non mastica di musica indipendente, due band davvero diverse; una noise, con il distorsore a palla e la batteria che pesta, e l’altra decisamente più pop, ma tant’è.

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In base al pezzo scelto, non cambierà solo la musica di sottofondo ma anche l’assetto difensivo, anche se solo apparentemente, e sta qui la principale differenza rispetto a Plants vs Zombies; se infatti nel titolo Popcap ci viene permesso di scegliere scegliere le piantine che più si adattano al nostro stile di gioco, in Loud on Planet X tutto ciò non sarà possibile. Esempio: scegliendo un brano dei Purity Ring, che sono un duo pop, avremo appunto una cantante ed un tastierista a schermo; il ché non cambierà l’approccio al gioco, sia chiaro, e fra una band con tre elementi ed un’altra con sei componenti, non cambierà nulla. Proprio questo toglie quell’aspetto strategico che invece era il perno vincente attorno al quale ruotava il tower defense di Electronic Arts.

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L’invasione degli ultracorpi

Una volta scelta la canzone, potremo settare il livello di difficoltà, proprio come nei classici Guitar Hero: facile, normale e difficile. Partito il brano, la nostra band verrà collocata nella parte sinistra dello schermo, e da un palchetto dovrà abbattere le orde di alieni, nemmeno troppo diversificati fra loro, che si faranno strada partendo da destra, che si muoveranno su una griglia divisa su quattro piste. Insomma, una specie Plants vs Zombies, no? Ecco, non proprio. Difatti è a questo punto che il gioco si trasforma in una sorta di rhythm game, col giocatore che dovrà tenere il tempo attraverso i tasti del pad. Carina come idea, vero? Più o meno. Il problema è che, nonostante la canzone cambi, il ritmo dettato a schermo non cambierà. Poco importa che si passi da una ballata ad un pezzo più rock; il ché, diciamocelo, rende il brano selezionato quasi un orpello che appesantisce paradossalmente il gameplay. In ogni caso, qualora l’alieno dovesse raggiungere il parco, e capiterà spesso visto il discreto livello di difficoltà, questo colpirà l’autoparlante, che andrà fuori uso per qualche secondo, e che andrà ad inficiare sul risultato finale – che terrà ovviamente conto anche di come siamo andati a tempo.

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La cassa dritta ha sempre ragione (re sic)

I lati migliori che Loud on Planet X mostra sono per quelli sul versante artistico. Esteticamente il titolo risulta infatti abbastanza ispirato, con questi omini cartoonosi che ricalcano le sembianze dei musicisti reali che compongono la soundtrack del gioco, e che sono pure animati parecchio bene. Peccato per i modelli degli alieni invece, parecchio ripetuti e non particolarmente convincenti. Nota strapositiva invece, come pure è scontato, per quanto riguarda il lato strettamente musicale. Nonostante le ristrette possibilità economiche i ragazzi di Pop Sandbox sono riusciti infatti a metter su una colonna sonora di tutto rispetto, soprattutto per chi mastica di musica indipendente; e ce n’è per tutti i gusti. Per gli amici più affini al pop zuccheroso ci stanno Tegan and Sara, o i Chvrches. A chi gli piace la roba che pesta sulla batteria troverà pane per i suoi denti con i Metz ed i F*cked Up, per finire invece con gli amici amanti dell’indietronica, che piangeranno lacrime di gioia, rigorosamente a forma di cuoricini, alla sola idea di poter suonare in qualche modo gli Austra.

Trofeisticamente parlando: voglio il 100%!

Loud on Planet X mette a disposizione appena 11 trofei, ripartiti in 1 oro, 4 argenti e 6 bronzi. Raggiungere il 100% di completamento sarà abbastanza facile. Basterà sostanzialmente completare, al livello di difficoltà Hard, tutte le le canzoni a disposizione. C’è bisogno di un po’ d’impegno, insomma, ma niente di che.

VERDETTO

Purtroppo per dare un giudizio a Loud on Planet X occorre prima scindere il parere in due parti: da un lato il livello audiovisivo, di alto spessore nonostante un budget non proprio enorme, e dall'altro quello prettamente videoludico, che presenta buoni spunti sorretti però da basi di gameplay troppo fragili, pronte a crollare nell'abisso della ripetitività dopo appena qualche ora di gioco. Ma vabbè: Loud on Planet X rimane comunque un buon gioco per passarsi qualche ora in compagnia di buona musica.

Guida ai Voti

Natale Ciappina
Traumatizzato dallo studio di Kierkegaard, è solito nascondere il suo nome fra miriadi di pseudonimi, sommerso com'è fra le sue infinite liste di cose da fare, vedere, ascoltare, leggere e magari anche giocare.