Primo PianoMass Effect: Andromeda - Recensione

Mass Effect: Andromeda – Recensione

Publisher: Electronic Arts Developer: BioWare
Piattaforma: PS4 Genere: Action RPG Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 69,99 €

In molti non si sono ancora dimenticati del deludente finale del terzo capitolo, salvato solo in extremis da alcuni DLC; invece oggi, dopo che acqua sotto i ponti ne è passata tanta da quel lontano 2012, stringiamo tra le mani il nuovo Mass Effect: Andromeda. BioWare, con uno studio completamente rinnovato forse su ordine della stessa EA, si rilancia con un nuovo capitolo di uno dei loro brand più importanti, senza riempire però i tasselli ancora mancanti della trilogia del comandante Shepard, bensì catapultandoci nella galassia di Andromeda dopo un viaggio di oltre 600 anni. Il lavoro svolto, soprattutto considerando le aspettative della community, è stato parzialmente apprezzato anche se, a causa di alcune animazioni un po’ farlocche e di un comparto grafico sotto tono, si è scatenato nelle scorse settimane un vero e proprio Mass Effect-Gate, con persone che gridavano al complotto e altre alla truffa.

Oggi però sono qua davanti al PC, con la speranza di farvi quantomeno posare picconi e forconi, in modo da cercare di instaurare un dialogo con voi per farvi capire che non ci sono solo aspetti negativi in questo titolo. Dopo circa 60 ore di gioco e un’attenta contemplazione, sia del Single che del Multiplayer, si può dire che, questo nuovo punto d’inizio abbia piantato una solida base, almeno dal punto di vista narrativo e del combat system, per i futuri capitoli. Allacciate quindi le cinture, alzate i tavolini e buon viaggio verso la galassia di Andromeda.

Home Sweet Home

Prima di iniziare a parlare delle vicende di questo Mass Effect: Andromeda, c’è da precisare che, tranne per alcuni documenti, i riferimenti alla vecchia trilogia sono praticamente nulli. In questo modo, BioWare ha avuto la possibilità di creare da zero un nuovo universo di gioco, con l’intenzione anche di avvicinare i neofiti della saga, senza bisogno che questi recuperassero i vecchi capitoli.

Come detto nella prefazione, le vicende narrate in questa nuova avventura avranno luogo circa 600 anni dopo le peripezie della precedente trilogia. In questo nuovo inizio prenderemo possesso di uno tra Scott o Sara Ryder, inesperte reclute militari che si uniscono all’Iniziativa Andromeda dopo un sonno di sei secoli. Questi personaggi però non sono dei semplici soldati, ma sono i figli del Pioniere della razza umana, Alec Ryder. Il compito del padre è fondamentale per la riuscita del piano, infatti, una volta giunti nella nuova galassia, toccherà proprio a lui esplorare i nuovi pianeti selezionati come “Eden”, valutarne le condizioni ed eventualmente fondare avamposti e colonie. Durante l’esplorazione del primo pianeta in lista però, la squadra del Pioniere si imbatterà in una nuova minaccia, i Kett. Questa nuova razza aliena, inedita per la serie, si dimostrerà fin da subito priva di scrupoli e non esiterà a fare piazza pulita di tutti coloro che gli si pareranno davanti.

La galassia di Andromeda non si dimostrerà il paradiso tanto sperato e ci costringerà a impugnare in prima persona le armi e farci carico di decine di migliaia di persone che hanno preso parte a questa iniziativa. A bordo della Tempest inizieremo a vagare per la galassia, iniziando ad esplorare pianeti, raccogliere risorse ed eliminare le minacce. In questi viaggi però, incontreremo anche alcuni personaggi di razze aliene già note all’interno della saga, che si uniranno all’equipaggio fornendoci una maggiore potenza di fuoco, oltre alle classiche quest che ci spiegheranno in maniera dettagliata il background di ognuno di loro. Continuando a parlare di questi companion si può dire che sono tutti perfettamente caratterizzati, sia nell’aspetto che nel carattere. Si va da personaggi molto burberi e freddi come il Krogan Drak o la Turian Vetra Nix, per arrivare a personaggi più canonici, a tratti più stereotipati, come gli umani Liam e Cora. I migliori compagni però, soprattutto dal punto di vista carismatico, risultano essere l’Asari Pelessaria “Peebee” B’Sayle e Jaal, quest’ultimo facente parte di un nuovo popolo, gli Angara, in guerra da diverso tempo con i Kett. Questi due personaggi, con cui ho condiviso gran parte dell’avventura, offriranno due punti di vista molto diversi su tutta la vicenda, come del resto anche gli altri membri del cast, commentando le nostre scelte oppure suggerendoci dei piani d’azione.

In questo titolo dovremo leggere davvero tanto, infatti i dialoghi, soprattutto all’arrivo in una nuova città, saranno il principale mezzo con cui prosegue la narrazione. Questi però, non sono stati ben implementati a causa di un colore e di una dimensione talmente ridotta da non favorirne la lettura. Questo molte volte ci farà perdere alcuni dialoghi di media importanza che potrebbero strapparci un sorriso, oppure informarci su alcune dinamiche galattiche molto interessanti. Per quanto questo problema dovrebbe essere corretto a breve, rimane una pecca di discreta gravità considerando appunto, l’importanza della narrativa di tutte le produzioni BioWare. Parlando dei dialoghi infine, non disporremo di un sistema di moralità, ma ogni ramo che potremo scegliere intonerà una diversa frase con un diverso tono, in modo da far comprendere all’interlocutore il nostro stato d’animo. Cosa non meno importante è che nel corso della storia avremo alcune scelte che, a seconda della decisione presa, modificheranno in qualche modo la narrazione. Nonostante questo, a causa del numero risicato di questi eventi unito al fatto che tali scelte non influenzeranno a grandi linee il proseguimento generale della narrativa, questa meccanica rimane un po’ troppo acerba e priva di reale interesse.

Nonostante abbia già parlato abbondantemente dell’aspetto narrativo volevo concludere il tutto precisando alcune cose prima di passare all’analisi del combat system. La trama principale procederà abbastanza nella norma, senza sussulti particolari, ma nelle ultime fasi della storia si potranno ammirare dei picchi narrativi che porteranno la vicenda a concludersi in maniera tanto spettacolare quanto d’impatto. Parlando delle missioni secondarie, queste risultano essere ben fatte, per niente ripetitive e riusciranno nell’ardua impresa di darci maggiori informazioni sugli eventi accaduti in precedenza nella galassia.

Che abilità scelgo?

Siamo giunti ora al paragrafo dedicato al combat system che, rispetto al sistema dei precedenti episodi, si mostra fin da subito solido e dalle moltissime possibilità. La componente da RPG ci viene mostrata fin dalle prime fasi, non mi riferisco al discreto sistema di creazione del personaggio, ma alla vasta gamma di profili e abilità che potremo usare. I profili sono delle sorti di classi intercambiabili in ogni momento del gioco, che forniranno alcune abilità esclusive, oltre a vari bonus alle statistiche. Queste classi, collegate direttamente ai tre grossi rami di abilità, ovvero combattimento, biotica e tecnologia, aumenteranno di livello a seconda dei punti spesi in quel particolare ramo, incrementando così il bonus alle statistiche fino al livello massimo del profilo.

All’interno dei tre rami presentati sopra avremo un vasto assortimento di poteri e abilità, sia passive che attive, che forniranno una personalizzazione del combattimento totale. Semplificando il tutto, oltre ad alcune abilità specifiche, avremo a disposizione poteri detti “innesco” e altri detti “detonatori”. Una volta scelta una coppia di queste abilità, se queste vengono attivate in sequenza e con il giusto tempismo, assisteremo allo scoppio di una combo dagli effetti devastanti. Ad aggiungere ancora più importanza al lavoro di squadra, una volta che lanceremo un innesco su un nemico, un membro della nostra squadra, capendo la situazione, ne lancerà immediatamente uno detonante, in modo da sfruttare appieno l’abilità da noi lanciata. Da questo punto di vista l’IA si dimostra efficiente e ben sviluppata.

L’equipaggiamento rimane però, nonostante i poteri e le abilità, l’aspetto più importante per non andare incontro ad una tragica morte. Per favorire il nostro approccio al combattimento, avremo a disposizione un vasto arsenale di armi e armature, ognuna con le loro particolarità che andranno a potenziare quegli aspetti della nostra build su cui facciamo affidamento. L’equipaggiamento, diviso per rarità, potrà essere acquistato oppure direttamente craftato in apposite stazioni di ricerca, che ci forniranno anche la possibilità di creare nuovi progetti con le risorse accumulate. Il crafting, rispetto alla semplice compravendita, permetterà di creare armi e armature leggermente migliori rispetto alla controparte disponibile dai venditori; questo perché sarà possibile inserire alcuni incrementi che andranno a potenziare alcune statistiche del nostro personaggio, creando così armi e armature ad hoc per ogni stile di gioco e situazione.

A bordo della Nomad potremo esplorare, dove permesso, una porzione del pianeta, in modo da raccogliere materiali, scoprire avamposti e ricercare tutti i segreti che si celano dietro agli anfratti di una caverna o di un edificio abbandonato. Da questo punto di vista, l’esplorazione è ben ottimizzata e gradevole, riuscendo a ricompensare nel giusto modo il giocatore più curioso, senza essere eccessivamente lenta e noiosa. Ogni avamposto, che esso sia abbandonato o abitato, che esso sia importante per una missione o no, ha una propria storia che è possibile scoprire grazie ai terminali e ai datapad consultabili in loco. Verremo a scoprire di eventi che, se ci limitassimo a seguire a testa bassa le missioni, ci perderemo di sicuro, avendo così una visione limitata dell’universo di gioco.

Un aspetto che lascerà un po’ perplessi i più esigenti di voi sarà la scarsa intelligenza dell’IA nemica. Tutti i nemici, che essi siano Kett, Relictum o ribelli, difficilmente sfrutteranno posizioni di vantaggio limitandosi ad avanzare in maniera disordinata e a sparare solo quando usciremo dal nostro riparo. Anche alle difficoltà più alte, la sfida proposta, soprattutto quando si raggiungeranno i livelli più alti, diventa più che altro una formalità, anche se i quattro architetti da sconfiggere rimangono una delle sfide più toste offerte dal gioco.

MassEffect-Gate e il Multiplayer

Prima di spendere due parole sul comparto online del titolo, è purtroppo giunto il momento di fare i conti con gli aspetti che hanno generato un vero e proprio vortice di polemiche nella rete: il comparto tecnico. Fin dai primi minuti di gioco, in particolare durante le fasi di dialogo, si possono notare delle animazioni facciali molto approssimate e a tratti inquietanti. Con una patch correttiva resa disponibile nel giorno del lancio, EA e BioWare hanno cercato di porre rimedio al problema emerso, riuscendoci solo parzialmente.

I problemi tecnici di Mass Effect: Andromeda però, non si fermano qui. Nonostante una resa grafica che in alcuni frangenti regala dei panorami mozzafiato, il titolo mostra in altre occasioni una scarsa ottimizzazione e problemi figli di alcuni errori di programmazione abbastanza banali. Effetti pop-up un po’ troppo frequenti e alcuni cali di frame sono solo alcuni dei problemi riscontrabili in maniera abbastanza frequente senza però, dal mio punto di vista, minare in alcun modo l’esperienza di gioco. Il problema delle animazioni risulta essere paradossalmente più grave in quanto riduce l’immersività del giocatore.

Se dal punto di vista grafico il titolo è uscito con le ossa rotte, la stessa cosa non si può dire per l’ottimo comparto audio, sia della colonna sonora che del riuscito doppiaggio inglese, anche se ogni tanto capita che i personaggi siano leggermente fuori sincrono. L’OST ci accompagnerà nelle varie fasi della storyline principale, riuscendo a farci calare completamente nei panni del personaggio e facendoci sentire tutt’uno con l’ambiente di gioco. La traccia migliore è senza dubbio quella delle ultimi fasi di gioco che contribuisce, insieme ad una resa dei conti molto spettacolare, a rendere ancora più eccitanti gli ultimi frangenti della nostra avventura.

Dopo aver speso diverse ore anche nel comparto online di questo nuovo capitolo, è giunto il momento di trarne le somme. La questione è molto semplice. Perché stravolgere un sistema già rodato e apprezzato come quello delle orde del terzo capitolo? Ed infatti è proprio quello che le capocce di EA e BioWare hanno fatto. Hanno preso lo scheletro del Multiplayer di Mass Effect 3 e gli hanno aggiunto il nuovo sistema di combattimento. Il risultato, per quanto comunque migliorabile, è molto valido e divertente. Questo ci garantirà un’ottima alternativa per quei momenti di pausa dagli eventi della galassia. Le varie attività online ci forniranno, inoltre, alcune ricompense come materiali, oggetti e crediti a seconda delle missioni che andremo a completare. Queste saranno completabili non solo da noi in primis, ma potranno essere completate anche da alcune squadre d’assalto, assoldabili per combattere al posto nostro, facendoci sentire ancora più comandanti. L’intera esperienza, come detto in precedenza, risulta essere molto divertente e stimolante con la possibilità di selezionare diversi profili di personaggi, in modo da testare alcune abilità che nella campagna abbiamo semplicemente ignorato. Anche questa modalità presenta alcuni problemi piuttosto gravi, infatti i server risultano essere abbastanza ballerini indipendentemente dalla qualità della connessione personale. Quindi non saranno rari i casi di perdita dell’host, disconnessioni random e crash. Un vero peccato!

Trofeisticamente parlando: Trophy Effect

I trofei di questo Mass Effect: Andromeda, la cui guida è disponibile sul nostro forum, non costituiranno un ostacolo troppo insormontabile. Con un po’ di attenzione e con le direttive spiegate dettagliatamente nella guida, sarà possibile infatti ottenere il trofeo più ambito in un’unica run e spendendoci sopra circa 60-70 ore di gioco. Dovrete solo stare attenti in quanto molti trofei, come quello degli enigmi Relictum e delle relazioni amorose, sono missabili, costringendo il giocatore, a meno di salvataggi di backup, a rigiocare un’ulteriore run solo per un singolo trofeo. In generale, se si sfruttano tutte le abilità disponibili, anche grazie alla riassegnazione dei punti, una buona parte dei trofei verrà da sé, lasciando solo alcuni obiettivi specifici da raggiungere. Senza dubbio un ottimo trofeo di platino, ottenibile senza particolari insidie.

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Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!