Metro Exodus – Recensione

Sviluppatore: 4A Games Publisher: Deep Silver Piattaforma: PS4 Genere: FPS Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Considerando quello che gli sparatutto in prima persona sono diventati nel tempo, prendendo ad esempio i più famosi Call of Duty, Battlefield e compagni, i giochi della serie Metro sono stati sempre un po’ anacronistici e fuori tendenza per via di meccaniche grezze ma allo stesso tempo originali, in grado di prestarsi completamente al servizio della trama e massimizzare il coinvolgimento del videogiocatore.

Ci apprestiamo a raccontarvi nel miglior modo possibile tutte le novità di Metro Exodus che, pur avendo scaturito qualche scetticismo fra gli appassionati, rappresentano una specie di punto di svolta per la serie.

La grande menzogna

“Eravamo sette miliardi, e nessuno di noi era nato per vivere nelle gallerie. Io sono nato per respirare aria pura, me lo ricordo!”. Immaginate un nuovo anno zero per l’umanità, immaginate secoli di conquiste, di memorie, di battaglie per i diritti umani andate in fumo. La razza umana si è salvata per il rotto della cuffia, ma a quale costo? Quello di una grossa regressione da ogni punto di vista. Fa forse parte della natura umana vivere sottoterra all’esposizione costante di luci artificiali? E’ forse nella natura dell’uomo poter guardare il sole splendere solo attraverso una maschera antigas? Eravamo convinti che al di fuori della metro non c’era più spazio per la vita umana, ma qualcuno ci ha mentito.

Sono questi i temi principali di Metro Exodus, capitolo conclusivo di una saga basata sui romanzi di Dmitry Glukhovsky, da sempre concentrata sulla discussione di argomenti come disperazione, crudeltà e ricerca di sé stessi fino alla politica, alle divisioni tra buoni e cattivi e gli estremismi che continuano a persistere nonostante il disastro nucleare, e sembrano una caratteristica dell’uomo stesso, impossibile da estirpare.

Artyom, in preda alla sua ennesima stranezza, è convinto di aver intercettato una frequenza radio proveniente dalla superficie oltre Mosca, e da allora ha costantemente svolto missioni fuori dalla metro per avvalorare la sua tesi e dare una nuova speranza all’umanità. Proprio questa caparbietà del protagonista trascinerà lui e il manipolo di soldati dell’Ordine in una situazione scomoda che costringerà la ciurma composta da Anna, Miller e tanti altri personaggi, sia vecchi che nuovi, ad abbandonare inevitabilmente l’unico posto sicuro dopo la guerra. Il viaggio esporrà tutti i membri dell’equipaggio a dure prove di sopravvivenza come mai prima d’ora, esplorando diverse regioni a est di Mosca e numerose stranezze e situazioni che la distruzione, inevitabilmente, ha creato.

Sempre in linea con la filosofia portata avanti da Metro, il protagonista continua a limitarsi ad ascoltare i dialoghi e, al massimo, ad annuire e a eseguire gli incarichi; l’unico momento in cui si può udire la voce di Artyom è nelle fasi introduttive del gioco, dove ricopre le vesti del narratore, e nei caricamenti dove riassume gli eventi accaduti leggendo quelle che, a tutti gli effetti, sembrano pagine di diario.

Non chiamatelo open world

Per la prima volta nella saga, l’ambientazione avrà luogo prevalentemente in superficie, avvicinando il gioco, come era già chiaro fin dal suo annuncio, a quella che sembrerebbe essere una svolta open world. Sembrerebbe, appunto; in sostanza il gioco di 4A Games continua a mantenere una struttura a livelli, con la differenza che una buona parte di essi sono costituiti da macro-aree con delle caratteristiche climatiche e geografiche differenti, e quindi con ambientazioni totalmente inedite rispetto ai soli corridoi chiusi e tetri della metro. L’Aurora, la fidata locomotiva che ci accompagnerà per tutta l’avventura, farà da collante tra i diversi scenari ma non permetterà di ritornare nelle sezioni di gioco già completate, smantellando a tutti gli effetti la percezione di essere davanti a un titolo open world puro.

Dal punto di vista del singolo scenario la questione diventa ben più interessante; ogni mappa è ben fatta e sufficientemente diversificata dalle altre, non solo per le caratteristiche e per le storie che ognuna di essa racconta, ma anche per il modo di esplorare tutti gli angoli del territorio in cui ci troviamo. La storia principale, pur rimanendo sempre a fuoco, è accompagnata da alcune missioni secondarie che permetteranno ad Artyom di ottenere potenziamenti per l’equipaggiamento o da obiettivi o richieste dei compagni talvolta presenti proprio all’interno di missioni primarie, che vi permetteranno di guadagnare silenziosamente karma positivo o negativo e di arrivare a uno dei finali possibili.

Parlando del gameplay e del sistema di gioco, una delle sostanziali novità è data dagli ambienti assai diversi dai precedenti due giochi; introducendo delle aree abbastanza vaste, è stato necessario mettere al servizio del protagonista mezzi di trasporto di vario tipo come camioncini, barche e locomotori, la cui implementazione è basilare ma apprezzabile. Non mancano di certo aree più contenute, sviluppate perlopiù in verticale, nelle quali spesso si incontrano elementi di stampo horror e survival allo stesso tempo, ricordandoci qual è la tradizione di questa serie di videogiochi.

La componente shooter mantiene la solita originalità di Metro, ampliando quelle che sono le meccaniche standard per il genere FPS; il videogiocatore deve riporre attenzione a numerosi fattori oltre che al solo sparare, ripararsi e curarsi. Dovremo stare attenti al livello di radiazioni nell’ambiente circostante grazie al contatore Geiger, dovremo ricordarci di indossare una maschera antigas e di avere abbastanza filtri quando esploriamo zone contaminate e ricaricare la bobina che alimenta la torcia ogni volta che è necessario.

Chi fa da sé fa per tre

L’evoluzione più significativa la si trova nel modo in cui Artyom deve procurarsi tutto ciò che è indispensabile per gli ottomila e passa chilometri che lui e i compagni percorreranno a bordo dell’Aurora. Diciamo pure addio, senza alcun rimpianto, ai proiettili militari come moneta di scambio per i mercanti, in favore di meccaniche votate al totale fai da te; ogni mappa è piena zeppa di parti di ricambio e agenti chimici da raccogliere che, combinati tra loro, permettono ad Artyom di fabbricare numerosi oggetti. La creazione di alcuni di essi potrà avvenire semplicemente equipaggiando lo zaino, come nel caso di proiettili e frecce per fucile Tikhar e balestra, mentre per costruzioni più elaborate sarà necessario usare i banchi di lavoro presenti nelle zone sicure di ogni area.

Solo e soltanto su questi banchi sarà possibile elaborare le armi trovate durante le nostre scampagnate, pulirle per aumentarne le prestazioni o riporle nella rastrelliera per scambiarle con altre di diverso tipo. Ogni arma può essere costruita a nostro piacimento grazie al vasto numero di componenti disponibili; potremo scegliere di silenziare un revolver per usarlo in azioni furtive o addirittura montargli diverse impugnature per aumentarne la stabilità. Non mancano mirini di ogni tipo, proiettili esplosivi e incendiari e puntatori laser.

Da sempre Metro non è solo uno shooter in prima persona ma anche un riuscitissimo survival in cui ci si ritrova costantemente a secco di risorse; a scarseggiare parecchio ed essere dispendiosi da fabbricare sono i filtri per la maschera, mentre, almeno nelle fasi iniziali, sarà difficile anche avere materiale necessario per medikit e munizioni, motivo per cui forse viene introdotto abbastanza presto il fucile pneumatico Tikhar e successivamente l’arco, entrambi con la caratteristica di avere munizioni facilmente fabbricabili. Anche l’approccio agli scontri è talmente vario da lasciare al giocatore la libertà di decidere come intervenire; potenzialmente è possibile affrontare più di un livello completamente in stealth, con la possibilità di scegliere se stordire o uccidere i nemici quando si esegue un corpo a corpo furtivo, oppure operare solo con armi silenziate tenendo le dovute distanze. In questo caso la non brillantissima intelligenza artificiale ci viene in contro lasciando passare inosservata più di qualche prova della nostra presenza. L’approccio con mostri e mutanti invece è totalmente diverso; tranne per qualche eccezione, essi adotteranno sempre un atteggiamento molto aggressivo, specie se in branco, per cui converrà essere ben attrezzati per affrontare lo scontro o, in caso contrario, scappare.

Quanto può stupire un mondo distrutto da una guerra atomica?

Aver a che fare con diversi ambienti sulla superficie è stata una novità per tutti i fan della saga, ma ancor più per 4A Games che si è imbattuta in qualcosa di mai esplorato prima. Il lavoro dal punto di vista tecnico e grafico è davvero soddisfacente e riserva anche più di qualche scorcio meraviglioso che mai ci saremmo aspettati di fotografare in un gioco in cui il tema prevalente è la distruzione. Basti pensare che la controparte PC di Metro Exodus è stata ritenuta come un salto di qualità talmente grande, quasi da voler imporre un nuovo standard che già ha il sapore di next-gen.

Su PlayStation 4 Pro, a dispetto di quanto emerso dai primi test, il gioco mantiene sempre un’ottima fluidità, con qualche calo di frame solo nelle scene di intermezzo e in fasi con molti dettagli a schermo. Forse merito delle due patch rilasciate dopo il lancio che avevano come obiettivo proprio il miglioramento delle prestazioni. Per il resto, i 4K in checkerboard rendering e l’HDR rendono giustizia all’ottimo lavoro di 4A Games che, come vale la pena ricordare, è uno studio di dimensioni molto inferiori rispetto ai più noti.

Non possiamo, però, lasciar passare l’eccessiva teatralità nel doppiaggio che, soprattutto nei dialoghi iniziali non rende fede a quanto trasmesso su schermo, facendo sfigurare spesso le animazioni facciali e, per fortuna meno frequentemente, la credibilità di alcuni personaggi. Le musiche originali sono ancora una volta composte da Alexey Omelchuk e accompagnano perfettamente le vicende narrate, pur essendo lontane dall’essere memorabili.

Trofeisticamente parlando: Ranger difficile

I cinquanta trofei di Metro Exodus non sono nulla di impossibile da ottenere, con un Platino di difficoltà variabile a seconda della padronanza che avete con gli FPS e con le meccaniche survival. Lo scoglio più arduo da superare è sicuramente quello di terminare il gioco a modalità Ranger difficile e di superare il livello Taiga senza far male a una mosca, per ulteriori informazioni vi consigliamo fortemente di seguire la guida ai trofei sul nostro forum.

VERDETTO

Non era un lavoro semplice quello di 4AGames, ma possiamo dire con assoluta certezza che il team ucraino è riuscito a cavarsela alla grande, sviluppando un prodotto ampiamente soddisfacente. Metro Exodus non tradisce la tradizione della saga, conservando l'originalità delle meccaniche, nonostante l'introduzione di scenari votati alla libera esplorazione e meccaniche di crafting, e un comparto narrativo di rara bellezza che diventa sempre più intenso via via che ci si avvicina al finale. A coloro che hanno da sempre seguito le vicende di Artyom consigliamo di recuperare questo capitolo al più presto.

Guida ai Voti

Salvatore Terlizzi
Scopre i videogiochi con Monkey Island e Indiana Jones, per poi rimanere legato a vita al genere delle avventure grafiche. Grazie a PlayStationBit scopre, quasi per caso, la serie Yakuza e finisce per innamorarsene. Ha ancora l'immenso piacere di farsi sorprendere da un settore in continua evoluzione. Ehi guarda laggiù! Sisi, c'è una scimmia a tre teste...

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