NBA 2K19 – Recensione

Sviluppatore: Visual Concepts Publisher: 2K Sports Piattaforma: PS4 Genere: Sport Giocatori: 1-4 (Online: 2-10) PEGI: 3 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Correva l’anno 1999 quando su SEGA Dreamcast faceva il suo debutto un titolo che nel giro di qualche anno avrebbe completamente mischiato le carte in tavola. NBA 2K voleva infatti ritagliarsi la propria fetta di mercato regalando agli utenti di tutto il mondo un’esperienza cestistica più simulativa e completa rispetto alla serie Electronic Arts, NBA Live. Vent’anni dopo siamo ancora qui, a celebrare una delle serie più longeve e amate di sempre che è riuscita anche a guadagnarsi l’appellativo di principe delle simulazioni sportive.

NBA 2K19 non è un semplice gioco, ma una vera esperienza a tutto tondo dedicata al basket d’oltreoceano e non solo. Grazie infatti alle sue modalità, Il mio GM e Il mio Giocatore su tutte, saprà tenerci incollati allo schermo ben più di qualche ora per sessione. Rispetto ai predecessori, però, questa nuova incarnazione della serie ha rivelato uno sviluppo un po’ troppo pigro e poco innovativo da parte dei ragazzi di 2K. La motivazione di questa affermazione? Continuate la lettura e lo scoprirete presto.

Il dragone con la palla a spicchi

La modalità Il mio Giocatore ha sempre rappresentato un argomento di vanto per lo studio americano. Con il tempo, questa modalità si è evoluta a tal punto da costituire la vera e propria spina dorsale di questa produzione, garantendo ai videogiocatori un’esperienza duratura e completa. Ogni anno ha anche saputo regalarci una storia completamente nuova e alcune dinamiche che sono sconosciute per i non intenditori della pallacanestro a stelle e strisce. Questa volta ci troveremo infatti a impersonare un giovane talento che, a causa di un carattere difficile, vedrà svanire le sue speranze di approdare nella lega dei suoi sogni: l’NBA.

Per evitare di rimanere senza squadra, il nostro alter ego virtuale si ritroverà a indossare la casacca di una compagine cinese con l’unico obiettivo di farsi notare e tornare a casa. L’occasione per mostrare a tutti il proprio talento gli verrà servita su un piatto d’argento dalla selezione All-Star dell’NBA. La lega professionistica americana infatti ha organizzato una tournée in cui le migliori stelle del campionato sfideranno alcune compagini di tutto il mondo, e i nostri Shanghai Bears sono proprio una di queste. Dopo aver fatto colpo sugli osservatori ed essere tornato in patria, per il nostro giocatore sarà tempo di crescere e maturare nella G-League, la lega di sviluppo. Passata anche questa breve, ma intensa, esperienza i frutti del nostro lavoro potranno essere raccolti e l’NBA diventerà finalmente la nostra casa.

Nonostante la presenza di attori di tutto rispetto come Anthony Mackie (il Falcon dell’MCU), Aldis Hodge (Straight Outta Compton) e Haley Joel Osment (il bambino di Il sesto senso), la sceneggiatura di questa edizione finirà ben presto per risultare banale e sbrigativa. Certo, non mancheranno scene che ci strapperanno qualche sorriso, ma ogni singola cutscene sembra essere pensata apposta per accelerare l’approdo in NBA e velocizzare quanto possibile il nostro debutto nel Quartiere. Questa modalità open world in cui è possibile interagire direttamente con i giocatori di tutto il mondo si ripresenta infatti in una veste fin troppo povera di innovazioni rilevanti.

Con l’introduzione di un ciclo giorno/notte che influisce su alcuni aspetti della vita degli atleti virtuali e sugli eventi, l’aggiunta del dodgeball e la possibilità di organizzare spettacolari incontri 3 vs 3 nel Jordan Rec Center, il Quartiere offrirà sostanzialmente quanto già visto nel precedente capitolo. Un grosso problema riguarda le microtransazioni e i troppi vantaggi che ne derivano. Anche quest’anno è possibile potenziare il nostro alter ego virtuale utilizzando i VC (Virtual Currency) che verranno guadagnati giocando o acquistando pacchetti direttamente dallo store digitale. A causa della lentezza della crescita del nostro giocatore, l’acquisto di moneta virtuale è purtroppo un’opzione da considerare per tutti quelli che si vogliono lanciare nel gioco online.

Il Mio GM e non solo…

Oltre a Il mio Giocatore, NBA 2K19 ripropone in chiave rinnovata anche le altre due modalità che costituiscono da anni lo zoccolo duro di questa produzione: Il mio GM e La mia Squadra. Come in ogni edizione, la modalità Il mio GM ci permetterà di indossare i panni di un general manager dell’NBA e curare tutto quello che ruota dietro a una franchigia. Dovremo gestire i rapporti con la stampa, organizzare gli allenamenti, motivare l’allenatore e i giocatori, tutto questo con l’unico scopo di creare una squadra vincente e che ci faccia guadagnare una montagna di soldi. Sarà possibile anche continuare il percorso intrapreso lo scorso anno con La mia Lega, una versione “narrata” di quanto offerto da Il mio GM. Se non avete avuto modo di giocare all’edizione dello scorso anno, una breve sequenza di immagini vi permetterà anche di ricostruire le scelte passate che non avete avuto modo di effettuare, così da plasmare da zero tutta l’esperienza.

Addentrandoci più nello specifico, queste due modalità si presentano in sostanza molto simili a quanto offerto nel capitolo precedente. Un’interfaccia rinnovata e più accessibile permetterà di gestire ogni aspetto della vita manageriale in maniera rapida e produttiva. L’introduzione della figura del mentore consentirà invece di far crescere i nostri giovani grazie all’aiuto dei senatori del nostro roster. Tolte queste due innovazioni, l’unica cosa realmente di valore è la costruzione delle rookie class in maniera più dettagliata. Ogni nuovo giovane che potremo selezionare sarà infatti arricchito da un corredo di caratteristiche che ci permetteranno di conoscere il suo stile di gioco ancor prima di vederlo calcare il parquet. L’introduzione infine delle classi storiche rappresenta solo la ciliegina sulla torta.

Arriviamo infine all’ultima, ma non meno importante, modalità offerta da questo NBA 2K19: La mia Squadra. Per chi non lo sapesse, La mia Squadra rappresenta in sostanza quello che l’Ultimate Team rappresenta per FIFA. All’inizio avremo a disposizione una combriccola di una decina di giocatori e toccherà a noi creare la squadra definitiva attraverso l’acquisto delle pedine giuste. Oltre al classico Dominio e alle Stagioni online, in questo capitolo sarà disponibile anche una modalità 3 vs 3 e una modalità competitiva che prende il nome di Unlimited. Qui i giocatori si potranno dare battaglia usando le loro migliori carte, senza alcun tipo di limitazione, con l’unico obiettivo di aggiudicarsi il montepremi finale di 250.000 dollari. Mica male!

Per il resto, l’edizione di quest’anno presenta le stesse modalità di contorno come le partite veloci, le amichevoli online e tutte quelle alternative meno competitive che avranno il compito di regalare momenti di relax dopo sessioni impegnative. Per quanto riguarda il gameplay, invece, c’è ben poco da dire. Il lavoro dei ragazzi di 2K si è limitato a limare alcuni problemi che affliggevano la serie da diversi anni, ma solo in parte ci sono riusciti. Tra i miglioramenti trova posto la nuova funzione Impeto, un particolare stato attivabile da un giocatore in seguito a una striscia di giocate importanti. Una volta attivato, le statistiche relative al particolare tipo di impeto verranno aumentate rendendo il cestista ancora più letale di prima. Per quanto riguarda il resto, ci sono ancora molti problemi in fase difensiva. Tra aiuti e recuperi senza alcun senso e uomini che misteriosamente perdono la loro marcatura, l’utilizzo delle slider sarà ancora una volta necessario.

Musica e basket

Da un punto di vista tecnico la serie dedicata al mondo NBA targata 2K non è mai stata seconda a nessuno. Anche in NBA 2K19 la situazione non cambia, permettendoci così di vivere in maniera più fedele possibile il mondo del basket americano. Una grafica ricca di particolari e un frame rate solido fanno raggiungere al comparto tecnico un notevole livello. Sono le animazioni però ad aver subito il trattamento migliore. Ora infatti ogni movimento che effettueremo sarà ottimamente legato con il precedente, garantendo così un livello di fluidità mai raggiunto dalla serie. Per quanto riguarda invece il comparto sonoro, anche qui siamo su eccelsi livelli. La soundtrack ha sempre ricoperto un ruolo importante in questo franchise e anche quest’anno, grazie alla selezione di una ricca lista di brani su licenza, riesce ad adempiere ottimamente il suo compito.

Una nota dolente per questa serie, invece, l’hanno sempre ricoperta il comparto online e il sistema di matchmaking. Il limitato numero di server e un’eccessiva latenza erano problemi che anche i possessori di una connessione potente dovevano imparare ad accettare. Anche quest’anno la situazione non è delle migliori, con un input lag che raggiunge molte volte livelli tali da rendere il tutto ingiocabile. Il matchmaking inoltre non aiuta più di tanto, finendo molto spesso per abbinarci con giocatori che hanno una valutazione generale nettamente superiore alla nostra. Considerando le potenzialità del comparto online, tutto questo non può essere minimamente trascurabile e finisce involontariamente anche per confermare la superiorità dei server della serie NBA Live.

In conclusione, NBA 2K19 si porta dietro alcuni problemi da diversi anni, ma nonostante questo si conferma ancora essere una delle migliori simulazioni sportive in commercio. Il gioco saprà farvi vivere e coinvolgervi nel mondo NBA come mai un titolo sul basket aveva saputo fare. Purtroppo, però, questo capitolo si conferma essere quello con meno novità importanti, finendo per risultare, agli occhi dei meno esperti, un semplice aggiornamento dell’edizione passata. Qualche novità in più poteva essere senza dubbio più utile, ma, appena inizierete a palleggiare nelle principali arene americane, vi dimenticherete di tutto questo.

Trofeisticamente parlando: trophy freak

Ottenere il Platino di questo nuovo capitolo sarà, come i precedenti, un’impresa titanica. L’elenco trofei già disponibile sul nostro forum riesce solo in parte a dare un’idea del lavoraccio che vi aspetta. Per raggiungere il trofeo più ambito dovrete spulciare nei minimi particolari le tre modalità principali: Il mio Giocatore, La mia Squadra e Il mio Gm. Nulla di troppo complicato, sia chiaro, ma il tempo richiesto per il raggiungimento di alcuni obiettivi sarà veramente tanto. Il titolo risulta comunque divertente e stimolante, soprattutto per gli amanti di questo sport, e questo potrebbe rendere la scalata al trofeo di Platino un po’ più rilassante… ma non meno lunga!

VERDETTO

NBA 2K19 celebra il ventesimo anniversario della serie senza particolari innovazioni. Il gameplay si conferma essere, ancora una volta, il punto di forza e riesce in parte a mettere le pezze a un’offerta che si dimostra fin troppo simile alla passata edizione. A causa di un’eccessiva frettolosità, anche la nuova sceneggiatura de Il mio Giocatore non riesce a convincere del tutto. Nonostante questi problemi, però, il titolo si conferma come una delle migliori simulazioni sportive e, grazie anche alla base su cui è sviluppato, anche il miglior titolo in commercio dedicato al basket.

Guida ai Voti

Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!