Oh… Sir! The Hollywood Roast – Recensione

Sviluppatore: Vile Monarch, Crunching Koalas Publisher: Vile Monarch Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Party Giocatori: 1-2 (Online: 1-2) PEGI: 12 Prezzo: 4,99 € Italiano:

Non molto tempo fa la nostra recensione di Oh… Sir! The Insult Simulator aveva sottolineato come un videogioco all’apparenza semplice e basato sulla provocazione nascondesse in realtà meccaniche originali, una profonda ironia e un’ottima rigiocabilità, specialmente in compagnia di un amico in locale o in rete. Con Oh… Sir! The Hollywood Roast, che definirei un vero e proprio seguito più che un semplice spin-off, Vile Monarch mantiene ciò che di buono aveva fatto e innalza ulteriormente il livello con innovazioni mirate e funzionali sia al gameplay che alla longevità. E ci strappa più di qualche sana risata.

Un film già visto

Partendo da ciò che il gioco condivide con il suo predecessore, lo spirito di fondo e il gameplay sono rimasti sostanzialmente immutati. Dovremo vedercela in duelli verbali a suon di insulti, frasi da costruire attingendo da una lista di parole e congiunzioni disponibile al centro dello schermo. Più lunga e sensata è la frase, più la barra dell’orgoglio dell’avversario si ridurrà, fino a determinarne la sconfitta. Un simpatico ed esauriente tutorial ci guida alla scoperta di tutte le tecniche, grazie a un improbabile ibrido tra un’anziana Marylin e un Morpheus di Matrix (“Ti farei scegliere tra una pillola rossa e una blu, ma le ho già prese tutte io”).

Troviamo ancora l’attacco violento (ROAST!) quando superiamo i sedici punti orgoglio, le combo quando usiamo due o più volte lo stesso soggetto e il bonus di attacco quando individuiamo il punto debole dell’avversario e andiamo a stuzzicarlo proprio lì. Tornano anche i punti di sospensione per passare il turno mantenendo lo spezzone di frase creato, le chiusure automatiche con punto esclamativo e la possibilità di cambiare una volta per ogni turno le due parole uniche disponibili solo per il nostro personaggio. Al posto del tè sorseggiato, questa operazione è tradotta come la consultazione del copione, per restare in tema con l’ambientazione del gioco.

Oscar alla volgarità

Passando alle novità che danno senso a Oh… Sir! The Hollywood Roast, la prima è senza dubbio la migrazione in un contesto hollywoodiano. Questa si palesa nella scelta dei personaggi, chiari ma non espliciti riferimenti ad attori e/o personaggi famosi, come Dirty Potter, Marylin Nomore o il Greasy Wizard che altri non è se non Gandalf del Signore degli Anelli. Coerentemente, anche molte delle offese disponibili hanno a che fare con il mondo del cinema, perciò se nel primo gioco trovavamo insulti generici, qui abbiamo continui riferimenti a questo mondo. Un film che non è neanche inserito su IMDB, un personaggio che usa controparti per le scene di nudo, un regista che ha preso parte al video privato della Kardashian…

Le novità più interessanti sono però nel gameplay e nelle modalità di gioco. Il primo rimane sostanzialmente invariato, ma introduce comunque alcuni miglioramenti. Dopo la costruzione della frase, ad esempio, e la conseguente pronuncia da parte del nostro personaggio, nella parte bassa dello schermo vediamo chiaramente come viene stabilito il punteggio. Insulti sensati, particolarmente divertenti o legati al contesto della scena in cui avviene il duello portano più punti, mentre combinazioni grammaticalmente corrette ma prive di significato sono quasi ininfluenti. Questa funzione è utile per capire come muoverci e migliorarci nei match successivi. Essa ci permette inoltre di visualizzare come una combo raddoppi o triplichi la voce di punteggio di cui fa parte, come il punto debole dell’avversario moltiplichi i punti attacco di una volta e mezza e come una chiusura con punto esclamativo garantisca tre facili punti aggiuntivi.

Sometimes they… comeback

Una vera e propria innovazione è quella dei cosiddetti Comeback. Una barra tripartita accanto al nostro personaggio si riempirà gradualmente ogni volta che subiamo un attacco e tanto più rapidamente quanto più violento è quest’ultimo. Se almeno una delle tre parti della barra è piena, premendo il tasto Triangolo al termine del nostro insulto aggiungiamo una chiusura al vetriolo che assicura punti aggiuntivi. Ogni personaggio ha diverse chiusure associate ai tre livelli della barra Comeback e i punti che esse tolgono all’avversario (dieci al massimo) dipendono dal livello a cui appartengono. Questa funzione rende i match più equilibrati, perché un nostro attacco violento indebolisce l’avversario, ma carica la sua pericolosa barra Comeback.

Nuova e più intelligente è anche la gestione delle modalità di gioco. Oltre al tutorial, alla classica sfida singola e alle sfide online troviamo infatti la modalità carriera, che sostituisce i tornei di Oh… Sir! The Insult Simulator. Anche in questo caso dobbiamo scegliere un personaggio e affrontare cinque duelli, che si sbloccano progressivamente, ma non siamo costretti a farli tutti d’un fiato: possiamo interrompere senza problemi e riprendere quando vogliamo.

Non solo, ma a ogni match sono associati tre diversi obiettivi: vincere, eseguire almeno una combo, usare almeno tre Comeback, non scendere sotto un certo valore di orgoglio, infliggere un danno di almeno trentacinque punti in un solo insulto e così via. Completare queste sfide garantisce l’ottenimento di pappagalli d’oro (che simboleggiano in qualche modo gli Oscar) e lo sblocco di frasi Comeback aggiuntive. Le schede personaggio tengono traccia di tutte le statistiche e degli sblocchi ottenuti. Inutile dire quanto questa novità stimoli la rigiocabilità e moltiplichi la longevità del titolo.

Pochi effetti speciali

Graficamente, Oh… Sir! The Hollywood Roast non si discosta molto dal primo capitolo, con personaggi realizzati in pixel art e dai tratti caricaturali ed esagerati, resi ancor più simpatici dalla somiglianza con le controparti famose che rappresentano. Non ci sono grandi animazioni, se non i consueti movimenti speciali in occasione di una frase forte (Dirty Potter che agita la bacchetta o che sale sulla scopa volante, ad esempio) e la comparsa di personaggi oppure oggetti secondari, rigorosamente in tema cinematografico, durante un Comeback. Anche il comparto audio è semplice, con effetti ambientali non troppo marcati che sostituiscono i brani di musica classica di The Insult Simulator e reazioni del pubblico in stile sitcom dopo un attacco.

Trofeisticamente parlando: meno fortuna, più abilità

Oh… Sir! The Hollywood Roast include quattro trofei di bronzo, otto d’argento e otto d’oro, per un totale di ventuno coppe Platino compreso. Rispetto al primo capitolo dobbiamo affidarci molto meno alla fortuna di ricevere le parole per creare precise combinazioni e molto più alla costanza di completare la carriera con diversi personaggi. Importante anche accumulare pappagalli dorati e dedicarsi ad almeno sessantacinque duelli online, per un Platino decisamente facile.

VERDETTO

I creatori di Oh... Sir! The Insult Simulator tornano con una nuova iterazione del loro divertente titolo e non si accontentano di svolgere il compito minimo con un cambio di personaggi, ambientazione e tematiche. Le novità, e sono tante, passano soprattutto dal gameplay, migliorato e arricchito con nuovi attacchi e con un sistema di punteggi più chiaro, e dalla modalità Carriera, con sfide che includono sotto-obiettivi e ricompense per aumentare la longevità del titolo. Lo spirito del gioco permane immutato, ma il voto finale merita un salto in avanti per premiare lo sforzo di sviluppatori che non si sono adagiati sugli allori.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.