Inoltrarsi nel mondo degli indie significa, indubbiamente, entrare in contatto con un’enorme quantità di platform a scorrimento. Che si rifacciano a vecchie glorie o che siano prodotti del tutto nuovi, sembra che questo sia il genere più amato dagli sviluppatori in erba. OmegaBot è tra quei titoli e, per volontà degli autori, si rifà al ben più noto Mega Man. Un accostamento audace, con la missione di riuscire a soddisfare le aspettative che un paragone del genere crea. Ce la farà il titolo, pubblicato da Red Art Games a uscirne vincitore? Scopriamolo insieme in questa velocissima recensione.

In un futuro lontano lontano…
OmegaBot si apre con una lunga presentazione degli eventi di gioco, totalmente in italiano e dal design poco accattivante. In un lontano e indefinito futuro, un virus prende piede nel mondo e trasforma tutto ciò con cui viene a contatto in macchine. A cercare di risolvere la situazione, arriveranno quattro eroi che falliranno miseramente e si trasformeranno anch’essi in robot assassini, diventando i boss del gioco. Ma dalle ceneri metalliche di questo mondo, sorgeranno dei robot ribelli chiamati OmegaBot, pronti a risolvere la situazione e riportare il mondo alla normalità.
Il giocatore, dunque, vestirà i panni di uno di questi esseri e partirà per un’avventura ricca di piattaforme, raggi laser, ragequit e brutture grafiche. Durante il gioco, non mancheranno assolutamente incontri con altri esseri viventi sopravvissuti e spiegazioni poco sensate su quello che è accaduto al mondo.

Platform e Mega Blast
Dal titolo che si rifà al mitico Mega Man, indubbiamente ci si aspettava molto di più. OmegaBot fa vestire ai giocatori i panni di un robot, a quanto pare uno degli ultimi OmegaBot sopravvissuti, che di uguale a Mega Man avrà solo il modo di far fuoco sui nemici. L’automa, si muove in vari livelli a piattaforme, sparando raggi ai nemici e raccogliendo valuta di gioco per potenziare le proprie batterie e la barra della salute. Spostandosi nei livelli si incapperà in alcuni checkpoint, utilissimi per evitare di lanciare tutto dal balcone a causa dell’inconcepibile difficoltà del gioco.
Non saranno i nemici a darvi particolari problemi, nonostante una ingente e inspiegabile quantità di danni, ma gli ambienti e i comandi super reattivi. Saranno molteplici i salti che vi faranno cadere nel vuoto, le piattaforme che vi sembrerà di raggiungere ma che invece risulteranno essere una menzogna di pixel, e il rinculo della vostra stessa arma. Quando sparerete verrete spostati all’indietro e se non presterete attenzione, vi ritroverete a cadere nel vuoto, in una trappola o tra le braccia di uno dei nemici. Pena in tutti e tre i casi: la morte.
Graficamente il titolo non presenterà una particolare cura dei dettagli, i colori sgargianti e gli sprite dei nemici molte volte si confonderanno e alcune trappole sembreranno parte dell’arredamento invece che pericoli da evitare ad ogni costo (che poi è l’idea alla base delle trappole, n.d.S.). Praticamente nullo il fattore di crescita del personaggio tramite le monete spese. Totalmente assente il senso di appagamento nel completare un livello e procedere con la campagna, che risulta comunque discretamente longeva.

Trofeisticamente parlando: Omega Platino
In soccorso dei cacciatori di trofei, OmegaBot avrà un Platino quasi per nulla complicato da sbloccare. Difficoltà del gioco a parte, s’intende. Molti dei trofei sono legati al completamento della storia, i restanti invece richiedono di fare attenzione alla raccolta di speciali monete che sbloccheranno skin del personaggio aggiuntive e ai potenziamenti del robottino. Superati questi ostacoli, potrete sfoggiare una nuova coppa di Platino in bacheca.