One Piece World Seeker – Recensione

Sviluppatore: Bandai Namco Publisher: Bandai Namco Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Sono passati la bellezza di vent’anni da quando un ben più giovane Eiichirō Oda decise di prendere carta e penna e dar vita al mondo di One Piece. Questo shōnen a tema piratesco ha saputo con il tempo crearsi la propria reputazione e la propria cerchia di fan, fino a entrare nell’olimpo dei manga più longevi di sempre. Mentre i diretti concorrenti (Naruto e Dragon Ball) procedono spediti a suon di spin-off e improbabili sequel, One Piece è sempre riuscito a mantenere salda la rotta, pronto a rivelare al mondo intero il contenuto del misterioso tesoro di Gold Roger. A inizio anno, infatti, lo stesso Oda è tornato a parlare di questa questione, dichiarando che le avventure di Rufy e soci sono ancora lontanissime dal ritenersi concluse.

Associare però la parola videogiochi a One Piece, difficilmente riesce a far scaturire sensazioni positive. Tra picchiaduro e musou vari, i ragazzi di Bandai Namco, unici detentori del brand, non hanno mai saputo sfruttare a dovere questa licenza, regalando al povero pubblico pagante dei titoli che, al di fuori del mero fattore affettivo, sapevano dare ben poco. Ecco quindi che, quando nel lontano 2017 fu annunciato questo action open world, i fan gridarono al miracolo. Poteva questo essere il gioco definitivo capace di rendere omaggio a una saga ventennale? One Piece World Seeker è finalmente giunto tra noi, ma sarà stato in grado di soddisfare le aspettative?

Benvenuti sull’Isola Carceraria

Prima di procedere all’analisi di tutte le questioni riguardanti il lato narrativo, dobbiamo fare alcune precisazioni. Le vicende narrate infatti in One Piece World Seeker si collocano esternamente rispetto alla continuity del manga firmato da Oda, regalando così un racconto molto più vicino a una pellicola cinematografica che a un volume canonico. Questa formula, sebbene favorisca la fruizione da parte di giocatori che ben poco conoscono le vicende di Rufy, potrebbe non essere apprezzata totalmente dagli amanti di vecchia data di cappello di paglia. Fortunatamente, però, il buon livello di fan service presente in questo action sarà in grado di soddisfare anche il palato più esigente. A eccezione di un paio di personaggi inediti, nel gioco faranno la loro comparsa un gran numero di nemici e “amici” storici che, alcune volte in maniera un po’ troppo forzata, animeranno gli eventi di questa nuova isola misteriosa chiamata Isola Carceraria.

In seguito al fallimento di un piano per recuperare il tesoro della Prigione Celeste, Rufy e la sua colorita ciurma finiranno naufraghi su quest’isola tutta nuova, pronti a cominciare una nuova avventura. Una volta atterrati dalla prigione volante, il giovane pirata farà la conoscenza di Jeanne, una procace ragazza, figlia del vecchio leader dell’isola, impegnata con tutta sé stessa ad assopire qualsiasi contrasto all’interno del territorio.

L’intera isola è infatti divisa da tempo in due schieramenti ben distinti (pro Marina e anti-Marina), nessuno dei quali riesce ad accettare le motivazioni dell’altro. La Marina, nonostante cerchi di apparire benevola nei confronti della popolazione locale, ha ben altri obiettivi. Isaac, il nostro antagonista e massimo rappresentante della Marina sull’isola, vorrà infatti mettere le mani su un tipo di pietra autoctona, il cui potere distruttivo può essere equiparato a quello delle famose armi ancestrali.

Durante i diciassette capitoli necessari per completare la trama principale, ci troveremo dunque a scorrazzare liberamente per l’Isola Carceraria completando missioni e incontrando alcune vecchie conoscenze. La storyline principale non è riuscita a convincerci totalmente, sia per colpa di una limitata profondità, sia per una cattiva gestione della sua progressione. Si passerà infatti da capitoli della durata di un paio d’ore ad atti caratterizzati da una singola missione terminabile in una decina di minuti. Un’altra cosa che proprio non siamo riusciti a digerire riguarda un espediente narrativo che priverà Rufy del preziosissimo viaggio rapido durante gli ultimi due capitoli, costringendoci così a perdere minuti preziosi in banali spostamenti. Fortunatamente il buon numero di missioni secondarie riuscirà in parte a sopperire a una trama poco coinvolgente. Nonostante alcune fetch quest e missioni ripetitive, poche per fortuna, una parte delle quest secondarie racconterà un punto di vista diverso sugli eventi in corso, mentre altre stimoleranno il giocatore a esplorare interamente il complesso territorio dell’isola.

Dobbiamo proprio parlare del combat system?

Il fiore all’occhiello di questa produzione doveva essere la totale libertà di esplorazione, unita alla possibilità di affrontare con spettacolari combattimenti melee i nemici disseminati sull’isola. Se il primo punto è stato rispettato in pieno, in quanto questa sarà esplorabile totalmente fin dal primo istante in cui vi metteremo piede, il secondo ha mostrato alcune criticità frutto di un’eccessiva superficialità. Il combat system si è mostrato incapace di soddisfare quanto prefissato, limitando il tutto a combattimenti poco empatici e legnosi come pochi. L’impossibilità inoltre di concatenare delle combo sostanziose limiterà la gran parte degli scontri a un classico pugno-pugno-schivata o pugno-pugno-attacco speciale. Tutto questo può però essere ricondotto alla scellerata decisione degli sviluppatori di rendere immuni i nemici atterrati per diversi (troppi!) secondi, ammazzando così totalmente il ritmo degli scontri.

Anche le diverse boss fight, per quanto spettacolari ed emotivamente coinvolgenti, lasceranno ben poco al giocatore. Il fascino di scontrarsi con personaggi come Kuzan, Akainu o Smoker verrà infatti totalmente annientato da moveset eccessivamente semplici e da un ritmo a tratti soporifero. Dopo tante note negative, una boccata d’aria fresca riesce a darla il doppio stile di lotta: Busoshoku e Kenbunshoku. Il primo, caratterizzato da attacchi più lenti ma letali, permetterà infatti a Rufy d’incassare meglio i colpi dei nemici e rompere con la forza le loro difese. Il secondo farà affidamento a uno stile improntato sulla velocità e sullo stealth, permettendo così a cappello di paglia di schivare agilmente i colpi nemici e contrattaccare con altrettanta velocità. Trattandosi di action di vecchio stampo, le abilità di questi due stili, quelle dedicate a esplorazione e attacchi speciali, e quelle dell’amato Gear Fourth, potranno essere sbloccate spendendo i punti abilità guadagnati dai nemici abbattuti o dalle missioni completate.

Durante i vari scontri, cappello di paglia potrà inoltre sfruttare i propri arti elastici trasformando i suoi pugni in veri proiettili. Questa possibilità, attivabile sfruttando i tasti dorsali del controller, tramuterà il gameplay in un sorprendente third-person shooter. Dobbiamo segnalare però il suo eccessivo sbilanciamento soprattutto nelle fasi iniziali dell’avventura. Se a queste abilità ci aggiungete anche un abbozzato sistema stealth, riuscite anche a capire da soli che questo nuovo capitolo poteva benissimo essere migliore date le numerose possibilità offerte dal gameplay. Le abilità speciali rappresentano infine la ciliegina di una torta che poteva essere senza dubbio migliore. Già così infatti l’emozione nel lanciare un Gomu Gomu no Jet Gatling riuscirà in parte a far passare alcuni dei problemi in secondo piano; senza dimenticare poi la trasformazione con il Gear Fourth. Una vera goduria!

Oltre al potenziamento delle skill, Rufy potrà sfruttare le abilità ingegneristiche di Usopp e Frankie per creare particolari oggetti equipaggiabili, utili a potenziare le varie statistiche del nostro eroe. Per realizzarli avremo bisogno di alcuni ingredienti, recuperabili tutti in varie zone dell’isola, dagli scrigni o direttamente dalle carcasse dei nemici caduti. Anche questa feature, nonostante sia determinante per il proseguo dell’avventura, poteva essere senza dubbio sviluppata meglio. Il tutto si limiterà alla produzione di una sola tipologia di oggetti, costumi aggiuntivi esclusi, relegando così qualunque possibilità di costruire build complesse a una semplice illusione. Oltre alle varie tipologie di missioni, in One Piece World Seeker troverete un intricato sistema di affinità basato sul karma. Ogni personaggio, nemico o amico, che incontreremo sul nostro cammino porterà con sé una serie di richieste da soddisfare. Una volta portati a termine questi particolari incarichi, sarà possibile assistere a interessanti sviluppi di trama che andranno a modificare leggermente alcune cutscene presenti nella fase finale del gioco.

Un Rufy a cinque stelle

In maniera abbastanza sorprendente, è proprio il lato tecnico l’aspetto che più convince in questa produzione. Il mondo di gioco è stato ottimamente realizzato, sia dal punto di vista tecnico che di level design, con una buona varietà di ambienti e un buon livello di dettaglio dettato dal sapiente uso del cel-shading. I paesaggi proposti andranno infatti da semplici paesaggi collinari, elaborate città, fino ad arrivare a labirintici sistemi montuosi. Nonostante Rufy riesca però a lanciare i propri arti per muoversi rapidamente, il giovane pirata non potrà aggrapparsi alle sporgenze naturali. Questa bizzarra scelta ci ha visti quindi più volte costretti a prendere la strada più lunga e tortuosa, quando tutto si sarebbe potuto risolvere con una semplice proiezione verticale. Anche il frame rate si conferma su ottimi livelli, con una fluidità che si manterrà costante nelle situazioni più complesse.

E’ però sotto l’aspetto artistico che il titolo riesce a dare il meglio di sé, con panorami spettacolari e colorati che riusciranno a soddisfare anche l’occhio più esigente. Sotto il profilo del sonoro, invece, la situazione presenta delle leggere problematiche che accompagneranno il giocatore per tutta la durata dell’avventura. La prima cosa che dobbiamo segnalare riguarda la limitata colonna sonora, caratterizzata da una selezione di tracce minimali e poco empatiche. L’altro problema riguarda invece le varie sequenze di dialoghi le quali, sebbene a volte doppiate in un perfetto giapponese, lasceranno spesso il posto a gridolini e versetti vari. Per fortuna il tutto è localizzato in italiano grazie all’eccellente sistema di sottotitoli che garantisce a tutti di godersi in maniera ottimale la parte narrativa.

Il gioco presenta molti problemi gravi, ma riesce con l’estrema libertà e il fattore affettivo a compensarne gran parte. Andare in giro con cappello di paglia e incontrare i suoi storici nemici ha infatti il suo grande fascino e giocare ai livelli di difficoltà più alti garantisce anche un ottimo livello di sfida. Di sicuro però una cosa possiamo dirla con assoluta certezza: questo non è il titolo definitivo dedicato all’opera di Oda. Forse tutto ciò può essere considerato come un semplice progetto embrionale che verrà senza dubbio migliorato e perfezionato in un possibile secondo capitolo. Nel frattempo i titoli mediocri che vedono Rufy come protagonista continuano ad accumularsi, ma siamo sicuri che le cose miglioreranno in un prossimo futuro. Purtroppo ci tocca aspettare ancora.

Trofeisticamente parlando: un tesoro di Platino

Dato che la guida è disponibile sul nostro forum da qualche giorno, potete già farvi un’idea della difficoltà di questo Platino. Con le dovute accortezze in circa 20-25 ore vi porterete a casa il trofeo più ambito senza cadere in un inutile quanto noioso farming. Il tutto è stato calibrato per invogliare il giocatore a esplorare tutte le possibilità offerte da questo One Piece World Seeker. I vari trofei richiederanno di raccogliere tesori, compiere missioni secondarie e portare al massimo tutti i livelli karma presenti nell’apposito menù. Un espediente narrativo vi permetterà di ottenere tutto in un’unica run, senza perdere così del tempo prezioso. I fan dell’opera di Oda riusciranno senza dubbio a passare sopra alle diverse problematiche, mentre i giocatori tradizionali potrebbero essere più attratti dall’eccessiva facilità del Platino. In ogni caso, preparatevi a una caccia divertente e rilassante.

VERDETTO

One Piece World Seeker doveva essere il titolo definitivo dedicato all’opera di Oda, ma purtroppo non è riuscito a soddisfare le aspettative. Il gioco riesce a divertire e a intrattenere per diverso tempo, ma si porta appresso il peso di alcune scelte sbagliate che influenzano negativamente l’intero gameplay. Il combat system risulta semplicistico e le sue animazioni troppo legnose, impedendo così di concatenare combo più complesse di quelle basilari. Il doppio sistema di lotta e le numerose missioni secondarie sono a conti fatti gli aspetti che più convincono in questa produzione. I fan di cappello di paglia riusciranno senza dubbio a passar sopra alle numerose problematiche, ma i giocatori più tradizionali potrebbero non essere altrettanto comprensivi.

Guida ai Voti

Ivan Presutto
Ivan, tra studio e basket, riesce a ritagliarsi il suo angolo della giornata per immergersi nel magico mondo dei videogiochi. Gioca un po' di tutto ma i generi preferiti sono: gli shooter (TPS e FPS) e gli action (in particolar modo quelli con una forte componente stealth). Se gli date un controller... sogna!

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