Outcast – Second Contact – Recensione

Sviluppatore: Appeal Publisher: Bigben Interactive Piattaforma: PS4 Genere: Avventura Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 44,99 € Italiano:

Nel lontano 1999, a fianco di titoli innovativi come Silent Hill e Final Fantasy VIII, l’ormai defunta Infogrames pubblicò un videogioco targato Appeal fresco e divertente. Outcast, questo il nome del gioco, torna a distanza di 18 anni con un reboot proposto da Bigben Interactive.

Back in Adelpha

Se siete dei giocatori di vecchia data non potrete aver sicuramente dimenticato l’ostentato machismo di Cutter Slade, ex-Navy SEAL ingaggiato dal governo americano per viaggiare in un mondo parallelo e fermare un buco nero pronto a distruggere la Terra. Il protagonista di Outcast, ai tempi della sua uscita su PC, divenne ben presto una delle icone del periodo tanto da far esaltare più di un fan nel momento in cui venne annunciato questo reboot del gioco originale, pronto a sfruttare le nuove tecnologie per riportarci ad Adelpha.

A livello di trama, trattandosi appunto di un rifacimento del gioco originale, non aspettatevi cambiamenti. Il nostro militare verrà contattato per andare nel mondo parallelo e incontrerà i Talan, abitanti del pianeta pronti ad aiutare Cutter a radunare la sua squadra e bloccare il buco nero a patto che lo stesso recuperi 4 Mon sparsi in altrettante regioni.

L’influenza sci-fi è decisamente marcata, con armi laser, strumenti futuristici (nonostante in origine il gioco fosse ambientato nell’anno 2007) come portali per il teletrasporto e binocoli a raggi X pronti a dare supporto al nostro eroe durante l’esplorazione di Adelpha. Le prime promettenti battute di gioco ci mostrano però quanto avviene prima del nostro arrivo nella dimensione parallela, sfruttando uno stile grafico decisamente accattivante e spiegando rapidamente la trama.

Pezzi da museo

La buona qualità dell’introduzione del gioco fa ben sperare. L’idea di reboot porta infatti alla mente lavori come la Crash Bandicoot N. Sane Trilogy, che è riuscita a portare il marsupiale nella nuova generazione di console. Speranze, le nostre, decisamente mal riposte in quanto Outcast si presenta all’atto pratico come un gioco che avrebbe potuto tranquillamente girare su una PlayStation 2; una grafica più che datata si accompagna a una serie di ambientazioni open world colorate ma non certo all’altezza di PlayStation 4. Su tutto questo in realtà si potrebbe (forse) soprassedere al netto di una fluidità senza pari. Sfortunatamente il titolo non centra nemmeno questo obiettivo, a causa di continui e fastidiosissimi cali di frame rate che affliggono il gioco fin dalle prime fasi, in aree relativamente sgombre, e soprattutto dai numerosi bug che flagellano l’opera.

Nonostante la nostra prova sia avvenuta con la versione 1.2 del gioco, sono state frequenti le situazioni con personaggi muti, deformazioni della bocca dei personaggi, braccia disarticolate, NPC volanti e molto altro ancora, un livello francamente inaccettabile per un titolo su cui il team è al lavoro dal 2014. Dove la grafica e la fluidità non arrivano, però, ci penserà il gameplay, che ci permetterà di esplorare liberamente mondi fantastici e combattere contro terribili nemici, dunque senza curarci dei problemi ci lanciamo nell’avventura.

Il Diavolo fa le armi ma non il sistema di mira

Nonostante le premesse dunque non siano delle migliori, completato il tutorial ci lanciamo nell’esplorazione del mondo di gioco, totalmente libera e divisa in una serie di regioni che andranno dalle montagne piene di pozze di lava fino a paludi piene d’acqua. La progettazione delle zone, come già nella versione originale del titolo, è decisamente azzeccata e permetterà oltretutto al giocatore di affrontare l’avventura superando le zone nell’ordine che riterrà più opportuno, lasciano quindi totale libertà di movimento. Proprio il movimento sarà però un altro dei grandi problemi che Outcast mostra di avere; la legnosità del nostro Cutter si ripercuoterà sia sui salti, mai precisi, che renderanno le sezioni platform un vero incubo, sia sul combattimento che sarà quanto di più frustrante visto su console.

Nonostante un sistema di mira automatica riuscire a tenere sotto tiro un nemico sarà un’impresa che tirerà fuori il peggio di ogni giocatore, senza contare che se verremo colpiti il puntatore schizzerà verso l’alto facendoci sprecare le rare munizioni delle nostre armi. Il fatto che i controlli siano ingestibili rende ovviamente tutti gli scontri, soprattutto quelli con molti nemici, potenzialmente mortali, tanto da spingere anche giocatori esperti a selezionare la resistenza ai danni alta (una sorta di modalità facile) così da riuscire a sopravvivere anche contro il sistema di mira.

Fantascienza, salvaci tu

Quello che abbiamo tra le mani quindi è un’opera con una trama semplice ma comunque interessante che mostra però varie lacune soprattutto sotto l’aspetto tecnico. Quello che però a sorpresa nobilita di molto l’intera esperienza è la colonna sonora. Se siete amanti della fantascienza anni Novanta e di titoli come Stargate e simili, sarete felici di sapere che Outcast appagherà abbondantemente l’orecchio, almeno per quanto riguarda le musiche scelte per le varie ambientazioni.

Il doppiaggio in lingua inglese, sottotitolato comunque in un buon italiano, lascia anch’esso parecchio a desiderare così come la qualità generale dei dialoghi, con un Cutter Slade sempre pronto alla (brutta) battuta, tentando di strappare un sorriso senza in realtà quasi mai riuscirci. Stesso livello di qualità di testo, se non peggio, per la popolazione di Adelpha. I Talan infatti sembreranno, oltre che un copia-incolla continuo dello stesso modello poligonale, anche totalmente asettici nei loro discorsi che spesso salteremo.

Piccola nota finale per la longevità del titolo, attestata sulle 50 ore e oltre raggiungibili però solo se completeremo ogni minima missione secondaria, dato che giungere alla fine dell’avventura principale ne richiederà poco più di una decina.

Trofeisticamente parlando: vabbè, io mi fermo qui

La lunga lista trofei di Outcast – Second Contact offre una serie di coppe semplicissime da sbloccare e, incredibile ma vero, nessuna ricompensa per aver completato l’avventura di Cutter Slade. In una decina di ore circa, senza obbligo di affrontare l’ultima parte del gioco né di recuperare il quarto Mon, sbloccherete un Platino reso complicato solo da una serie di bug facilmente superabili.

VERDETTO

Dare la sufficienza a Oucast - Second Contact è francamente impossibile. Troppi i problemi e le lacune di un titolo che si presenta come un reboot ma sembra fermo a pochi anni dopo l'uscita dell'originale. L'opera di svecchiamento messa in piedi dai ragazzi di Appeal ha generato una serie incredibili di bug all'interno di un gioco che non riesce a eccellere in nessun campo eccezion fatta per l'ottima colonna sonora. I continui cali di frame rate e un sistema di mira progettato per far impazzire anche i giocatori più esperti rendono Outcast un prodotto adatto solo ai veterani che non vedono l'ora di tornare ad Adelpha per aiutare i Talan (magari usufruendo di uno sconto).

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.