Pixel Devil and the Broken Cartridge – Recensione

Sviluppatore: Level Evil Publisher: Victory Road LLC Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Platform Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 4,99 € Italiano:

Quando si parla di indie in pixel art, la memoria va immediatamente agli anni Ottanta, alle console casalinghe di allora come il Nintendo Entertainment System (NES), il SEGA Master System o il Commodore 64, tutti antecedenti ai fasti delle console domestiche anni Novanta in cui PlayStation è nata e ha poi, nel tempo, dominato il mercato mondiale. I videogiochi moderni in pixel art sono quindi un grande tributo alle glorie del passato, tra le quali spiccano senza ombra di dubbio Super Mario Bros., Tetris e Donkey Kong, ma devono comunque avere standard molto alti per misurarsi alla pari, altrimenti rischiano solamente di fare una brutta figura. Come si posizionerà Pixel Devil? Vediamolo nella nostra recensione.

Pixel Devil and the Broken Cartridge

Segua quel braccio meccanico!

Pixel Devil and the Broken Cartridge è un platform in pixel art a 8 bit sviluppato da Level Evil, alla prima esperienza. La trama del gioco è basata sul ritrovamento di una cartuccia per videogiochi anni Ottanta con la copertina strappata, e quindi irriconoscibile, dietro un mobile nel nuovo appartamento in cui il protagonista, Pixel Devil per l’appunto, si è trasferito con la compagna, Valya. Per scoprire di quale videogioco si tratti, la cartuccia viene inserita nella console e avviata quando, all’improvviso, appare un portale dal quale fuoriesce un braccio meccanico che rapisce Valya. Cosa può fare il nostro protagonista se non seguirla e iniziare la sua avventura?

Il menù di gioco è minimalista all’estremo, con solamente la possibilità di iniziare la partita e le opzioni, all’interno delle quali sono presenti la lista comandi, l’audio, le varie lingue tra cui, cosa non trascurabile, c’è anche l’italiano, e i riconoscimenti agli sviluppatori dei team Victory Road 64 e Level Evil. Una volta iniziata la partita, avremo a disposizione ben cinque slot di salvataggio per i nostri progressi, senza dover cancellare le partite in corso o quelle completate.

Pixel Devil and the Broken Cartridge

Il gameplay è estremamente semplice, come era tipico dei platform anni Ottanta, con soli quattro comandi: saltare, sparare, movimento e inventario, per la selezione arma, mentre il comando per abbassarsi, che in alcuni frangenti sarebbe stato utile, non è presente. Trattandosi di un titolo di forte ispirazione arcade è assente ogni tipo di doppiaggio e la storia è narrata in forma scritta, solamente in occasione delle boss fight e alla fine del gioco, in cui avremo una corposa spiegazione delle motivazioni per cui Valya è stata rapita. Il gioco possiede un grosso, enorme, insopportabile difetto tecnico: troppe volte si hanno grosse difficoltà a calibrare bene i salti, specialmente nelle sezioni in cui le piattaforme sono strette e mutano spesso nel tempo, dando giusto un paio di secondi per comandare il balzo e trovare la giusta traiettoria, cosa davvero complicata e frustrante, che ci ha costretto a perdere tempo (e pazienza) per superare passaggi all’apparenza banali.

Il gioco è strutturato in cinque parti (tutorial e quattro livelli) più un capitolo bonus, sbloccabile al termine del quarto livello. Alla fine di ogni sezione di gioco è presente un boss che ci darà un oggetto fondamentale per il prosieguo dell’avventura. Ogni boss è diverso e comprende un dialogo prima di iniziare la sfida vera e propria, generalmente facile e piacevole, senza mai essere frustrante o troppo impegnativa.

8 bit per me possono bastare

La grafica di Pixel Devil è programmata a 8 bit ed è di conseguenza estremamente semplice e carina da vedere, ben fatta, che non infastidisce e dona, nel complesso, un buon carattere ai vari livelli. Vengono usati due piani grafici, uno per lo sfondo e uno per il livello vero e proprio, i quali sono fissi tra loro, non dando la sensazione di movimento rispetto al fondale ma solo verso la parte giocabile. I colori utilizzati per il gioco sono in totale 256 e sono gradevoli alla vista, mai fastidiosi e comunque sempre appropriati. Il livello esteticamente più bello da vedere è quello nella foresta che richiama, in salsa retrò, fiumi, alberi, ponti e piante, realizzati con cura e precisione.

Pixel Devil and the Broken Cartridge

The sound of pixel

Come poteva essere la colonna sonora di Pixel Devil se non a 8 bit? Tutto è allegro e piacevole, con un tema molto simpatico e caratteristico del gioco, che ci accompagnerà per l’intera avventura. Gli effetti sonori sono quelli che ci si aspetta da questo tipo di produzioni, con evidenti richiami ai grandi classici e sonorità generalmente standardizzate per le varie azioni, vale a dire che il salto produrrà il suono che immaginiamo (come in Super Mario o Alex Kidd, per citarne due ) così come l’effetto sonoro dell’arma sarà quello che ci si aspetta e via dicendo, andando a rendere omaggio ai videogiochi storici.

Trofeisticamente parlando: salta che ti passa

La lista trofei Pixel Devil sembra essere creata apposta per ottenerne i premi senza nessuna fatica, tanto che ci sono solamente quattordici coppe e tutte, tranne una, verranno guadagnate completando il gioco. Per terminare l’avventura di Pixel basteranno un paio di ore o meno, se siete particolarmente bravi nel genere platform, e solamente un trofeo, che richiede di trovare la moneta nascosta nella foresta, rimarrà alla fine della vostra corsa al Platino, descritta più nello specifico nella nostra guida ai trofei.

VERDETTO

Pixel Devil cade dove un platform dovrebbe dare il massimo: i salti. La fatica con cui si fanno le sezioni anche più semplici è decisamente sproporzionata rispetto alla semplicità del gioco e nonostante un comparto sonoro, grafico e narrativo comunque ben fatto, la sufficienza è inarrivabile a causa di questo grave difetto tecnico.

Guida ai Voti

Andrea Pasqualin
Classe '90, nato e cresciuto tra benzina e gasolio, è il classico "petrolhead". Si è umilmente autoproclamato "Re dell'Universo Racing presso PlayStationBit". Platinatore incallito, attualmente è il redattore della rubrica "Racconti di Caccia", si dedica inoltre a ricerche su Platini facili e/o ultra rari, per bullarsi con gli amici. Appassionato di tutto quello che corre e vola, sta vivendo il suo sogno scrivendo di videogiochi e pensandoci dalla mattina alla sera. Nei momenti liberi guida la sua moto supersportiva e si diverte a spaventare le vecchiette ai semafori.