Professional Construction: The Simulation – Recensione

Sviluppatore: Raylight Games Publisher: UIG Entertainment Piattaforma: PS4 Genere: Simulazione Giocatori: 1 PEGI: 3 Prezzo: 29,99 € Italiano:

C’è un meme molto divertente e famoso che ritrae un operaio tedesco che, dopo un’estenuante giornata lavorativa, si concede un po’ di sano relax davanti al PC giocando a… simulatori di lavoro. L’immagine è una caricatura, ma ciò non toglie che esista una nicchia di utenza interessata a esperienze che riproducono attività lavorative e, di conseguenza, è spuntata una nutrita offerta di videogiochi a tema. La spinta ad avvicinarsi a un simulatore del genere può essere legata al fatto che chi ci gioca si dedica a quel lavoro anche nella vita reale, o al contrario fa tutt’altro ma non può resistere alla tentazione di capire “come sarebbe se…”. In questo senso, avere a disposizione giochi ben realizzati e aderenti al vero sarebbe un’opportunità meravigliosa. Peccato che quasi sempre ci si trovi di fronte a titoli mediocri o scarsi, con buone idee e pessima realizzazione tecnica, che forse possono soddisfare i giocatori casual ma che non riusciranno mai a fare breccia nei cuori di un pubblico ampio. Professional Construction: The Simulation non fa eccezione, come vedremo.

Professional Construction

Ehi-oh, ehi-oh, andiamo a lavorar!

Senza perdersi in video introduttivi o presentazioni varie, il gioco ci chiede se vogliamo prendere parte al tutorial. Questo assume più che altro la forma di un tour guidato lungo le strade della mappa di gioco. Oltre a insegnarci come salire sui mezzi e come guidarli, il tutorial, come un datore di lavoro al nostro primo giorno, ci conduce alla discarica, alla cava, al negozio dei nuovi veicoli e al porto, spiegandoci come e dove recuperare i materiali di cui avremo bisogno.

L’ultima fase del percorso introduttivo consiste nella riparazione di una buca stradale, un’attività che fin da subito comprendiamo essere normale amministrazione a giudicare da quante se ne incontrano nel mondo di gioco. Recuperato un martello pneumatico, lo usiamo in corrispondenza della buca, per poi depositare l’asfalto fresco e stenderlo. Un lavoro di pochi secondi per una invitante ricompensa economica. Tornati nel nostro cortile di partenza, non possiamo dirci meravigliati, ma sicuramente incuriositi.

Professional Construction

Sul serio?

I problemi cominciano subito dopo. Veniamo informati che i lavori a nostra disposizione sono elencati in un libro sospeso a mezz’aria (sic!) al limitare del cortile. Questo contiene attività varie, dalla consegna di materiale alla realizzazione di buche, da ristrutturazioni a rivalorizzazioni di aree cittadine, ognuna con un requisito in termini di veicoli e con una ricompensa crescente legata alla difficoltà e alla lunghezza del lavoro. La scelta dipende dalla nostra disponibilità economica e dal tempo a disposizione, anche perché non è possibile salvare nel corso di un lavoro.

I problemi, dicevamo, sorgono qui. Selezionando la prima missione, un trasporto di ghiaia dalla cava a un’area specifica della mappa, ci troviamo faccia a faccia con un gameplay lento e noiosissimo. Il furgone con ribaltabile che guidiamo non supera i 40 km/h con il cassone vuoto e addirittura i 30 km/h a pieno carico, ed è una lentezza che si fa sentire, frustrante ed esasperante. Non solo, ma dopo aver fatto il pieno di materiale e averlo portato a destinazione, guidando anche per cinque/dieci minuti, scopriamo che un giro non è sufficiente. Una missione ne ha richiesti quattro, per un totale di lentissimi avanti e indietro di oltre cinquanta minuti!

La situazione non migliora con missioni più avanzate, dove si iniziano a usare, per esempio, escavatori per realizzare laghetti o aiuole. Se lì per lì ci si rincuora di variare le attività rispetto alla semplice, insoddisfacente guida, ci si scontra subito dopo con comandi macchinosi e con manovre complesse, per non citare un sistema non sempre preciso che rende arduo capire come e quando abbiamo raccolto effettivamente la terra dal suolo. La pala dell’escavatore, per esempio, sprofonda nel terreno come se entrambi fossero inconsistenti e non si capisce se lo scavo è andato a buon fine se non facendola risalire e sperando di vedere un mucchio di terra. Costante è poi la lunghezza infinita dei lavori, i quali, essendo assolutamente ripetitivi, sembrano una presa in giro, un artificio per farci perdere tempo, e si rivelano un ottimo sonnifero.

Professional Construction

Guida e gestione dei mezzi

Fingendo di tralasciare il discorso relativo all’esecuzione dei lavori, che in realtà è il cuore del gioco, non troviamo di che gioire neanche in ciò che sta intorno. Il sistema di guida, per esempio, che è centrale in quanto gli spostamenti rappresentano un ottanta per cento del nostro gameplay, è realizzato molto superficialmente. Fatta eccezione per la velocità e le dimensioni, non sentiamo differenza tra un veicolo e l’altro, non percepiamo il peso del mezzo, non osserviamo nessuno sbalzo nel passare dalla strada a sentieri ghiaiosi o addirittura all’erba di un campo.

Accelerazione e frenata sono immediate, nel senso che basta premere il tasto R2 per essere in un istante alla massima velocità e basta rilasciarlo per fermarsi di colpo. La sterzata è dura, macchinosa, come se il volante avesse una corsa di appena pochi gradi, e organizzare una semplice curva è una questione complessa oltre il realistico. Guidando da dentro l’abitacolo abbiamo sempre sott’occhio un quadro dei comandi fisso e per di più a bassa risoluzione, con la lancetta del contachilometri ferma su una velocità a caso e nessun elemento dinamico. Non parliamo poi degli urti contro alberi, cartelli, semafori o edifici (non esiste differenza nella loro capacità di fermarci, dal segnale di stop al palazzo in città), impalpabili, irrealistici e insensati.

C’è nessuno?

Fingendo di tralasciare anche il sistema di guida, potevamo aspettarci cura nella realizzazione del mondo di gioco. Peccato che Professional Construction ci porti in una città fantasma, dove nulla esiste e nulla si muove. Non troviamo auto per strada, non incontriamo un singolo essere vivente, non percepiamo movimenti di sorta in un contesto fisso come il set di un presepe e triste come la festa di compleanno di un bambino senza amici. Anche i lavori ci vengono assegnati dal libro attraverso due righe di testo senza neanche l’immagine, per esempio, di un committente, giusto per ravvivare la situazione.

Il colmo è che nemmeno noi esistiamo. Quando ci muoviamo a piedi in prima persona possiamo ipotizzare di essere presenti nel mondo attraverso un protagonista, ma in realtà quando guidiamo e passiamo alla visuale da dietro al veicolo scopriamo che il sedile del guidatore è vuoto! Insomma, i due lavoratori rappresentati in copertina sono le uniche persone che vedrete nel contesto di Professional Construction.

Chi me lo fa fare?

La sensazione, scherzi a parte, è quella di sopportare tanto noioso gameplay fine a sé stesso, pensato solo per riempire ore che magari l’utente modello di un gioco come questo passerebbe spulciando notifiche sullo smartphone o spargendo bava sul divano in uno scomposto pisolino pomeridiano. Missioni interminabili e ripetitive che avrebbero assunto un valore maggiore se solo fossero state introdotte e motivate in modo diverso, più sentito. Manca un vero scopo, insomma, ed è una mancanza imperdonabile per un videogioco, anche se a basso budget.

Professional Construction

Le critiche sono facili se non accompagnate da proposte. Ci viene in mente, allora, un set di missioni analogo a quello proposto, ma strutturate come attività singole in scenari specifici, senza necessità di lunghi e noiosi spostamenti. O magari un sistema di controllo basato su QTE, o ancora la possibilità di automatizzare alcune operazioni dopo un certo numero di ripetizioni. Non possiamo naturalmente ragionare con i budget a disposizione degli sviluppatori e non possiamo sapere se lo spirito simulativo prevalga su quello videoludico per una precisa volontà; quello che possiamo e dobbiamo dire è che un titolo come questo perderà il suo appeal su chiunque dopo una decina di minuti.

Pochi elementi, ma… fatti male

Professional Construction ha un comparto tecnico e grafico da mettersi le mani nei capelli. Non pretendevamo fotorealismo ed effetti speciali come condizioni meteo variabili o un ciclo giorno/notte anche solo abbozzato, ma non possiamo neanche chiudere un occhio su una grafica che appare molto datata e su una realizzazione non impeccabile degli automezzi protagonisti del gioco, squadrati e dai colori piatti. Se da lontano il mondo in cui ci muoviamo può sembrare ben realizzato e con una buona profondità visiva, pur con frequenti ed evidenti pop-up anche a media distanza, avvicinandoci a un albero, a una casa, a un elemento qualunque si notano texture poco definite e ripetitive. Non solo, ma quando ci si muove nel centro abitato è frequente assistere alla compenetrazione tra il nostro mezzo e la parete di un edificio, il che presuppone una scarsa cura nella realizzazione e nell’ottimizzazione del gioco.

Il comparto audio include una vasta gamma di rumori ambientali legati ai mezzi da lavoro, che non brilla per eccellenza ma comunque fa il suo, e un accompagnamento musicale con brani a metà tra il gradevole accompagnamento rockeggiante e il sottofondo di uno spot di chat line erotiche. Se all’inizio ci troveremo coinvolti dalla musica e la riterremo utile per rendere meno noiosi alcuni lunghi e ripetuti viaggi ai trenta all’ora, presto sentiremo l’irresistibile impulso di accedere alle opzioni e abbassare il volume al minimo.

Trofeisticamente parlando: pochi, ma lunghi

Professional Construction: The Simulation porta con sé solo dieci trofei e non cerca di attirare nuovi giocatori neanche con un facile Platino. Le cinque coppe di bronzo, quattro d’argento e una d’oro prevedono di completare il tutorial e tutti i lavori (alcuni decisamente lunghi e ripetitivi), di acquistare e potenziare tutti i veicoli e di accumulare denaro fino a 100.000 euro. La vera sfida sarà trovare tempo e voglia da dedicare al gioco con costanza.

VERDETTO

I giochi che simulano lavori hanno un potenziale, ma non possono trascendere da certe regole videoludiche. La prima è, probabilmente, che devono essere divertenti. Basterebbe questo a soprassedere su difetti grafici, bug e tendenza alla ripetitività. Il problema è che Professional Construction: The Simulation non è divertente, ha tutti quei difetti e ci aggiunge un mondo piuttosto ampio, ma vuoto e morto, la cui estensione sembra funzionale solo a rendere più lunghi i numerosi viaggi da un punto all'altro.

Guida ai Voti

Jury Livorati
Classe ’85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura e i videogiochi e recito dal 2004 con l'Associazione Culturale VecchioBorgo. Eterno bambino, amo la vita e guardo sempre allo step successivo, soprattutto se è più in alto del precedente. Sono grato a PlayStationBit per avermi fatto scoprire la (sana) caccia ai trofei e i Metroidvania.