Torniamo a parlare degli hidden object game di Artifex Mundi con Queen’s Quest 2: Stories of Forgotten Past, serie di cui peraltro abbiamo già recensito il terzo e il quarto capitolo, tutti comunque scollegati tra loro a livello di trama. Se siete cacciatori di trofei, vista la facilità nell’ottenere il Platino, o appassionati del genere, avrete sicuramente già sentito parlare di queste peculiari avventure, nate su dispositivi mobili e poi pubblicate anche su console.
In alcuni casi ci siamo ritrovati davanti a piccole gemme, come Grim Legends 3, ma anche a titoli davvero poco ispirati, tra cui il mediocre Persian Nights. Dove collocare quindi Queen’s Quest 2? Scopritelo nella nostra recensione.
Un passato dimenticato (e dimenticabile)
Un fattore comune a tutte le avventure pubblicate da Artifex Mundi è senz’altro la trama; niente di memorabile di solito, ma comunque utile a mantenere vivi interesse e curiosità nel giocatore. Queen’s Quest 2, ve lo anticipiamo, si rivela piuttosto fallimentare sotto questo aspetto. La cutscene iniziale ci porterà subito al centro dell’azione: una bambina, chiaramente ispirata a cappuccetto rosso, è inseguita da un lupo che viene colpito alle spalle e ucciso da un misterioso assalitore. Più avanti scopriremo che il lupo era il capo della sicurezza del Regno e, impersonando l’alchimista, il Re in persona ci affiderà il compito di far luce sull’accaduto.
Fin da subito ci si ritrova piuttosto spiazzati, senza alcuna presentazione della protagonista o dell’ambientazione, arrivando a provare un senso di confusione più che di curiosità. Proseguendo con l’avventura incroceremo personaggi tratti da altre storie popolari, tra cui Hansel e Gretel, Robin Hood e Merlino, ma sia loro che gli altri protagonisti non verranno mai approfonditi o caratterizzati con più di un paio di linee di dialogo. Il risultato finale è una trama senza né capo né coda, quasi fastidiosa nella sua mediocrità.
Aguzza la vista e l’ingegno
Queen’s Quest 2 è principalmente un puzzle game hidden object, in cui dovremo sforzarci di trovare, all’interno di splendidi scenari, piccoli oggetti nascosti necessari ad avanzare nel gioco. Questa caratteristica è ormai da anni al centro delle avventure di Artifex Mundi che ne ha fatto un vero e proprio marchio di fabbrica. Vista l’esperienza degli sviluppatori, questa meccanica di gameplay risulta ancora una volta perfettamente riuscita, con puzzle ben strutturati e mai troppo scontati.
Con l’obiettivo di rendere il titolo più vario, agli enigmi principali sono alternati minigiochi: dai labirinti alla creazione di pozioni alchemiche, fino a una sorta di combattimento a turni. Seppur alcuni di essi non siano eccezionali, pensiamo al dibattito verbale o ai sopracitati combattimenti a turni, in generale sono una piacevole aggiunta all’avventura che, sotto questo punto di vista, si lascia giocare fino alla fine. Giocato alla massima difficoltà e senza suggerimenti, feature di cui parleremo nel prossimo paragrafo, il titolo è capace di intrattenere anche i giocatori più navigati con i soliti ottimi rompicapo a cui Artifex Mundi ci ha abituato negli ultimi anni.
Già fatto?
Una caratteristica di queste produzioni è senza dubbio la scarsissima longevità, con l’avventura che si completa (episodio extra e trofei inclusi) in poco più di due, tre ore, a seconda di quanto farete uso dei suggerimenti. Il gioco dispone di due livelli di difficoltà che differiscono tra di loro solo nella velocità di ricarica degli aiuti, grazie ai quali potremo trovare più facilmente alcuni oggetti o addirittura saltare del tutto i minigiochi. Una feature che strizza l’occhio soprattutto agli utenti più casual e lontani dal mondo dei videogiochi, ereditata dalla piattaforma mobile ma utile anche su console.
Insomma, seppur le meccaniche di gameplay siano ben strutturate e adatte sia ai novizi che ai giocatori esperti, prendendo in considerazione durata e quantità dei contenuti, vi consigliamo di valutare attentamente l’acquisto, soprattutto a prezzo pieno.
Scenari da favola, animazioni horror
Come già accennato in precedenza, in Queen’s Quest 2 dovremo risolvere puzzle in splendide ambientazioni disegnate a mano; dettagli e particolari sono, come da tradizione per Artifex Mundi, di altissima qualità, con uno stile che ormai è diventato inconfondibile. Meno ispirata l’ambientazione in generale, con foreste, villaggi e castelli molto generici, già viste in decine di altre produzioni, anche dello stesso genere.
Da rivedere invece le animazioni e i personaggi, con un face scan ridicolo che a volte risulta addirittura inquietante per quanto sono brutti alcuni modelli. Pur essendo un porting da mobile, Queen’s Quest 2 riesce a essere molto gradevole anche su PlayStation 4, realizzazione dei personaggi a parte, con ambientazioni ben fatte, seppur non molto originali, e una colonna sonora semplice ma rilassante.
Trofeisticamente parlando: un gioco da ragazzi
Con soli sedici trofei, Platino compreso, ottenibili in una sola run, Queen’s Quest 2 è la solita ghiotta occasione per tutti i cacciatori di trofei. In un paio d’ore dovreste infatti riuscire a ottenere la maggior parte degli obiettivi. I collezionabili sono inoltre cumulabili, per cui ricominciando il gioco manterrete i progressi fatti (nel caso aveste mancato qualche pezzo di puzzle, ad esempio). Per ulteriori dettagli, date un’occhiata alla pagina dedicata sul nostro forum.
