Raging Loop – Recensione

Sviluppatore: KEMCO Publisher: PQube Piattaforma: PS4 Genere: Visual Novel Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 29,99 € Italiano:

Nel corso della mia avventura come recensore in PlayStationBit mi è capitato, svariate volte, di recensire visual novel e horror nonostante i generi non rientrino tra i miei più graditi. Ma facciamo un altro tentativo, mi sono detto, e per questo ho deciso di provare Raging Loop, un po’ per cercare di “redimere” i miei gusti in un solo colpo, un po’ per scrivere una recensione dagli occhi di un non-fan e dare un sapore diverso all’articolo. Tre piccioni con una fava, anzi, visto che dietro la pubblicazione c’è KEMCO, una compagnia che dopo alcune pubblicazioni ha rischiato di perdere la mia simpatia. Ma una cosa mi è stata chiara fin dall’avvio: lontani dagli RPG, i ragazzi di Hiroshima sanno decisamente il fatto loro.

Raging Loop

Eat, sleep, die, repeat

Raging Loop racconta la storia di un ragazzo, Haruaki Fusaishi, alle prese con i misteri sovrannaturali che circondano il piccolo villaggio sperduto di Yasumizu, in Giappone. Senza meta e in sella alla sua moto, il giovane, in piena notte, decide di addentrarsi un po’ troppo nell’ignoto. Chiedendo indicazioni per ritornare “alla civiltà” dopo ore di nulla, si ritrova in questo villaggio misterioso, dove fa la conoscenza di una ragazza, Chiemi, e di tutto il resto degli abitanti, solo una decina di persone. Il villaggio di Yasumizu nasconde un segreto legato al paranormale, tuttavia: al calar del sole, questo viene avvolto dalla nebbia e, una volta dissipata, tutto ciò che resta è un cadavere deformato. La causa è presto detta: un lupo mannaro si aggira nel villaggio, o meglio, vi è già ma in forma umana, e starà a Haruaki scoprire di chi si tratta. Oppure starà a lui scegliere di scappare e lasciarsi tutto alle spalle, o ancora a essere lui stesso a compiere massacri. Questo è Raging Loop, una visual novel con elementi horror psicologici, un continuo “punta il dito contro”, con una piccola particolarità: è essenziale morire.

In Raging Loop si muore un sacco, e ogni singola morte serve al protagonista per tornare magicamente indietro nel tempo mantenendo parte dei ricordi e alterare la storia. Scelta intrigante, ma che sa di già vista – l’elemento dello shift nella trilogia dei Zero Escape è dello stesso avviso. E’ da riconoscere, per fortuna, che Raging Loop non è quasi mai banale. I personaggi sono scritti egregiamente, tutti con una superba storia da raccontare, un carattere ben definito e affascinanti nel complesso, tolto qualche immancabile personaggio-macchietta.

Raging Loop

Il problema, però, è la falsità; non mi è ancora chiaro se si tratti di un videogioco vestito da libro o viceversa, fatto sta che di giocato c’è veramente ben poco. Si sa, in generale tutte le visual novel non hanno neppure un briciolo di gameplay, ma in alcune ci è quantomeno concesso di fare qualche scelta di maggior impatto, come scegliere da dove iniziare, quale route portare a termine o magari scegliere cosa far dire al personaggio durante i dialoghi, eppure Raging Loop, pur proponendoci ventisei finali diversi (più uno bonus, ma ci arriveremo fra poco), è decisamente lineare.

Upgrade > F*ck, go back

Raging Loop è una lunghissima lettura in cui ci viene offerto di rado un input. Perfino la primissima scelta arriva dopo due ore e mezzo di parlato. Due ore e mezzo, tempo che il videogioco decide di impiegare per darci una meritevole introduzione. In questo lasso di tempo conosciamo i personaggi con cui avremo a che fare, è vero. Ma due ore e mezzo per introdurci nel mondo di una visual novel è davvero troppo. Siamo forse davanti al videogioco con la partenza più lenta mai vista, e solo perché, tra una presentazione e l’altra, Raging Loop si fa prolisso su cose di cui non abbiamo inizialmente (e, per alcune altre, neppure alla fine) il minimo interesse. Sarà forse la piattezza generale del protagonista, Haruaki, un ragazzo dalle linee di pensiero noiose e difficilmente condivisibili a causa della sua eccessiva, straripante curiosità ingiustificata, o magari perché manca un certo impegno generale nel far sì che una vecchia scelta possa influire sul lungo termine.

Fin dalle prime battute è saltata subito all’occhio l’orrenda struttura dei dialoghi a scelta multipla; il segreto è che la prima opzione conduce sempre, inevitabilmente alla morte istantanea, mentre l’ultima è la chiave per uscire dai pasticci. Solo che l’ultima opzione è solitamente bloccata da un certo numero di chiavi, appunto, oggetti che sarà possibile ottenere facendo le scelte sbagliate – nonché obbligatorie. Una morte sbloccherà la chiave numero 4, un’altra la numero 20 e così via; recandosi alla Chart è possibile vedere quali scelte vengono sbloccate con le chiavi in nostro possesso, tornare indietro nel tempo e imboccare la strada prima per forza inaccessibile. Raging Loop ha tantissime diramazioni, eppure tutte lineari in quanto una sola scelta può condurre al good ending, tutte le scelte multiple sono farlocche e conducono i videogiocatori dov’era già previsto che sarebbero andati.

Il discorso si applica persino ai finali alternativi, i bad ending, in cui si intraprendono altre route che conducono a una storia slegata dal concetto originale, ma che servirà al protagonista per tornare indietro, conoscere gli esiti e riscriverla. Ma, appunto, non è giusto definirli alternativi in quanto anche questi dettati dalla linearità delle scelte. Raging Loop, in realtà, presenta una storia avvincente per quanto surreale, al di là del solo incipit. La fetta di “racconto” è promossa quasi a pieni voti, non fosse per alcune scene che allungano il brodo, ma è la sua falsa diramazione a penalizzarlo e farlo sembrare più un libro che una storia interattiva. Molto apprezzabili, invece, la moltitudine di easter egg presenti, primi fra tutti una citazione a Resident Evil e il ventisettesimo finale, completamente casuale e spassoso.

Raging Loop

“Quanti dialoghi vuoi?”. “Sì”.

Raging Loop ha un piccolo, forse trascurabile problema con la grafica. Il character design è azzeccato, i personaggi sono ben inseriti nel loro contesto e hanno fattezze più umane di come ce le aspettavamo (meno caricaturali, insomma), con tanto di espressioni facciali credibili di stupore, gioia, dolore, rabbia o le tipiche di maniaci assassini – siamo in Giappone, è la prassi – eppure la qualità del character design viene macchiata da quella dei fondali, scialbi, senza personalità, basilari nella struttura e, peggio, ripetuti all’infinito. L’impegno dietro la stesura dei testi o della modellazione dei personaggi è palpabile, ma la qualità degli sfondi non fa un figurone. Ci mette del suo anche l’interfaccia utente, spartana e poco intuitiva, e la pessima rappresentazione dell’orrore in-game. Nessuna scena cruenta viene mostrata, nonostante il videogioco si etichetti come horror, solo oscene silhouette di arti mozzati e corpi deformi. Okay, è un horror psicologico, ma qualche scena macabra non avrebbe guastato e avrebbe anzi reso l’atmosfera più pesante.

Raging Loop

Per quanto riguarda il comparto audio, invece, sebbene non ci sia nessuna traccia memorabile, ma solo qualche anonimo brano di accompagnamento, è da riconoscere ancora una volta l’impegno del team di sviluppo per aver doppiato tutti i dialoghi, nessuno escluso, in giapponese. Doppiaggio mai fuori luogo, sempre credibile e dalle tonalità perfettamente compatibili con il personaggio e il contesto in cui si trova. Da tenere conto che Raging Loop, se letto e ascoltato nella sua interezza, può durare sulle trentacinque ore. Però, grande nota dolente, è completamente assente la localizzazione in italiano, mentre quella in inglese spesso e volentieri si lascia andare a un adattamento un po’ troppo libero e alla prepotente intromissione dei vari suffissi onorifici giapponesi.

Trofeisticamente parlando: massacri e sacrifici per una coppa

Il set di trofei di Raging Loop conta un Platino semplicissimo da ottenere, in quanto legato alla storia quasi nella sua totalità. Dopo aver raggiunto il good ending, è possibile attivare la modalità di lettura dei pensieri e viaggiare indietro nel tempo per sbloccare rapidamente gli ultimi quattro finali alternativi (questi davvero fuori di testa per come concepiti), che alla loro visione sbloccheranno il Platino. Accorrono in aiuto dei cacciatori di trofei, incuranti di seguire tutte le sfaccettature, il tasto skip e l’opzione Viaggia alla prossima scelta. In poco più di un’ora il trofeo massimo sarà vostro.

VERDETTO

Raging Loop è una visual novel valida e ricca di elementi intriganti, offre una storia fuori dal comune, ma soluzioni troppo sbrigative e del tutto lineari. Pur nascondendosi dietro una finta diramazione degli eventi, è innegabile l'alto valore di scrittura di ogni singolo dialogo, ma proprio questi, poiché densi di informazioni superflue, rendono l'esperienza di gioco pesante, soprattutto nelle prime ore di gioco. Buono il character design, un po' meno quello dei fondali; eccellente il doppiaggio, ma un pugno allo stomaco la mancanza di localizzazione in italiano. Raging Loop è un prodotto altalenante che sentiamo sinceramente di consigliare a chi è in cerca di una bella storia, un po' meno a chi è solito dar peso all'impatto dietro le scelte prese.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.