Quando scrivo una recensione, sono solito a riportare il maggior numero di informazioni e dettagli nella maniera più oggettiva possibile, così da non influenzare i lettori con i miei pensieri strettamente personali. Tuttavia, con Real Farm non può che non essere così. Dopo ben 5 mesi di attesa, per problemi dovuti ad un bug che ne impediva l’avvio per PlayStation 4 Pro e in attesa della fix release rilasciata con tempi biblici, sono riuscito a giocare al nuovo titolo belga, sviluppato da Triangle Studios e pubblicato da SOEDESCO, dedicato al mondo dell’agricoltura. Sembrava impossibile, eppure ce l’ho fatta. Incredibilmente sono ancora vivo, e me ne sto ancora chiedendo il motivo.
Non è molto, ma è un lavoro onesto
Il gioco inizialmente promette bene, almeno è quello che si spera guardando il semplice menù della schermata principale. Le cinque voci presenti sono chiare su ciò che noi possiamo inizialmente fare: Gioca, Trofei, Opzioni, Riconoscimenti. Le aspettative sono tante e, non conoscendo a cosa si va incontro, la prima cosa che viene in mente è quella di verificare le Opzioni per conoscere un po’ in profondità le peculiarità di questo titolo: la mappatura dei tasti con le azioni abbinate che per qualche motivo sono metà correttamente tradotta in italiano e l’altra metà è in lingua originale, le meccaniche di gioco e tutte le modifiche inerenti a informazioni in game di cui potremmo aver bisogno, come per esempio la scelta lingua di gioco tra le 18 disponibili, decisione della valuta se in euro o in dollari o ancora la definizione il formato orario se 12 o 24 ore. Dopo essersi persi in questo marasma di indicazioni dedicate all’utente, come giusto che sia, è arrivato il momento di testare la voce Gioca. Ed è proprio da qui che si cominciano ad evidenziare i primi problemi.
La sezione Gioca si divide in Carriera e Libera; la differenza tra queste due modalità è che nella prima c’è un sottofondo di trama dove noi dovremmo guadagnare lavorando di fattoria in fattoria per permetterci una nostra personale, mentre nell’altra saremo completamente liberi di vagare tra fattorie e campi e svagarci senza essere sottoposti alle dipendenze di qualcuno. All’inizio di entrambe, viene comunque proposto un semplice tutorial per comprendere le facili meccaniche di gioco, che comprendono il guidare trattori e utilizzare i macchinari a nostra disposizione. Scopriremo che, in ogni caso, non sarà assolutamente esauriente in termini di gestione dell’avventura.
Braccia levate all’agricoltura
Andiamo ad analizzare il reparto più importante di qualsiasi gioco: il gameplay e le sue meccaniche. Il lato più raccapricciante della recensione ha dunque inizio. La visuale è in prima persona, come un qualsiasi simulatore che si rispetti, mentre su tutte le vetture è possibile cambiare quattro viste a seconda della nostra agilità con la guida: tre dedicate alla terza persona, rispettivamente vicina, dietro e a campo largo, e una sempre alla prima persona. L’interazione tra il giocatore e l’ambiente è minimale, anzi si limita alle sole azioni con mezzi di trasporto, quali macchine, trattori, mietitrebbie e falciatrici, e all’attivazione degli innumerevoli attrezzi da lavoro. Gli acquisti dei beni che dovremo effettuare sono fuori dall’ordinario; nel menù di pausa è possibile comprare gli oggetti, ma saremo obbligati ad andarli a recuperare fisicamente nel negozio del paese, facendoci perdere del tempo inutilmente. La gestione delle finanze è completamente lasciata al caso e avremo la possibilità di aumentare il nostro capitale di 200.000 unità immediatamente senza pagare un minimo interesse, facendoci immergere in un paradiso fiscale.
Non c’è molto altro da raccontare, oltre a questo. Ci ritroviamo in un gioco al limite della banalità e dove le attività si ripetono giorno dopo giorno. Le missioni che andremo a completare, infatti, saranno sempre uguali e si differenziano in sei grandi gruppi. L’unica differenza che noteremo sarà la possibilità di usare l’attrezzatura del fattore che ci richiede il lavoro di manodopera oppure utilizzare la nostra personale in cambio di una maggiorazione sul prezzo. Il gameplay, sommando i conti, risulta essere noioso e meccanico, non distanziandosi poi così tanto da un qualsiasi altro walking simulator, solo che in questo caso manca del tutto la storia di fondo.
Chi va con la zappa, impara a zappare
I guai saranno finiti qui, dopo aver snocciolato una giocabilità snervante e sempre uguale a sé stessa? Men che meno che no. I dolori si sentono pure e principalmente sul piano tecnico. La grafica è inconcepibile e incomprensibile, e mi sto trattenendo. Ma non voglio lasciarvi col fiato sospeso, quindi scenderò nei particolari. Partiamo dal rendering: qualsiasi oggetto, ostacolo, costruzione si materializza all’improvviso, con seri ritardi che potrebbero compromettere l’esperienza di agricoltore virtuale. Gli asset utilizzati nel gioco sono basici e assolutamente non particolareggiati, vale a dire che sono stati acquistati dallo store di Unreal e sparse nella mappa senza pensare un minimo alla customizzazione. Le ombre vivono di vita propria, spariscono e ritornano senza un perchè e, cosa più imbarazzante, senza un apparente cambio di prospettiva. La tranquilla e sana vita di campagna è totalmente inesistente, senza vicinato e senza persone in carne e ossa nell’intero circondario.
Saremo solo e solo noi; la tristezza solitaria e desolata si fa sentire a pacchi. Real Farm è talmente tanto futuristico che le macchine si guidano da sole, neanche Tesla e Google ci sarebbero riusciti. La mappa, pur rilevando vastissimi confini, ci fa scontrare con dei limiti notevolmente ristretti e le fatidiche barriere invisibili che non si vedevano da anni. La fisica è la più fantasiosa dai tempi antecedenti a Isaac Newton: una staccionata riesce a reggere un confronto testa a testa con una mietitrebbia di decine di tonnellate e i salti che i veicoli riescono ad eseguire fanno rimpiangere il peggiore dei Fast and Furious o il più pazzo degli stunt di GTA. C’è da cavarsi gli occhi, dopo tutto quello che sono riuscito a osservare. E ripeto signori: mi sono trattenuto. Ho visto cose che voi, cari lettori, non potete neanche immaginare.
Il reparto sonoro cerca di migliorare un gioco ormai irrecuperabile, con evidentemente degli scarsi risultati. Le musiche country rilassano e sono efficaci nel loro scopo, essendo anche decisamente ben eseguite, se non fosse per il fatto che partono quando gli pare e piace a loro, come se pure esse si animassero secondo un’esistenza sconnessa dal resto del gioco. Oltre tutto, i jingle che ascolteremo saranno per lo più brevi spezzoni e diventeranno ben presto ripetitive e tendenzialmente monotone. A volte si riesce addirittura apprezzare quei momenti di silenzio imbarazzanti ma eloquenti con l’ambiente circostante, prima di essere vittime di infarto dovuto ad un attacco di schitarrata che nessuno ha effettivamente mai chiesto e tanto meno voluto.
Trofeisticamente parlando: agricoltore provetto
Real Farm è un titolo veramente appetitoso, dotato di una lista trofei golosa a chi pensa di aggiungere un’unità al proprio contatore dei platini. Infatti, il gioco belga dispone di solamente di un trofeo di bronzo, cinque argento e ben nove oro, roba da far accapponare la pelle ai più fanatici. Gli obiettivi da realizzare sono assolutamente alla portata di tutti e non dovrebbero comportare troppe difficoltà, se non giocare diverse ore per completare un centinaio di missioni ed entrare in possesso del capitale di 1 milione di crediti. Sarà una fatica giocare per così tanto tempo, soprattutto se dovessimo incombere in fatali glitch che potrebbero buggare l’ottenimento del più prezioso dei trofei.