Rebel Cops – Recensione

Sviluppatore: Weappy Studio Publisher: THQ Nordic Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Strategico Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 9,99 € Italiano:

Gli strategici con visuale isometrica hanno avuto pane per i loro denti nel corso dell’attuale generazione videoludica. XCOM ha fatto da capostipite indiscusso, ma si sono fatti valere anche delle apparentemente squallide imitazioni come Narcos: Rise of the Cartels o il ben più noto This Is the Police. Ed è proprio a quest’ultimo franchise che dobbiamo il titolo che andiamo a recensire, Rebel Cops, uno spin-off della suddetta serie che, tuttavia, non tenta più di tanto di uscire dal grembo.

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Al di fuori della legge, ma gli unici rimasti a proteggerla

Viktor Zuev è l’indiscusso boss della malavita della città di Ripton. Controlla ogni giro d’affari, i funzionari locali e persino le forze dell’ordine, come fosse un Pablo Escobar dei giorni nostri. L’unico grande imprenditore a rifiutarsi di stare al gioco di Zuev è Danir Azam che, aggredito e minacciato più volte dalla banda del boss del crimine, non potendosi rivolgere ai corpi di protezione corrotti, decide di fare affidamento su un gruppo di ex-poliziotti ribelli e in cerca di giustizia per Ripton, su cui tutta la popolazione farà affidamento per sgominare l’impero della mala.

Un incipit non troppo complicato che appare sufficiente per gettarsi nella mischia, ma abbiamo cattive notizie: non c’è altro. La trama di Rebel Cops è pressappoco tutta qui, e anzi le azioni da noi svolte non ruoteranno neppure più di tanto attorno questo concetto, ed è già qui palpabile la differenza sostanziale tra questo videogioco e This Is the Police, che d’altro canto presentava una storia ben più matura, con dialoghi credibili e personaggi in cui immedesimarsi.

Rebel Cops non ha nessun personaggio di spicco a tenerci compagnia. Vestiremo i panni degli anonimi poliziotti ribelli senza aver individuato le cause dietro il loro arruolamento in questo corpo dell’ordine clandestino, né aver assaggiato anche solo un briciolo del loro carattere. Sono solo pedine casuali senza voce in capitolo. Una grossa delusione per chi si aspettava la profondità caratteristica della serie originale.

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Tanti piccoli Solid Snake

Se non altro è buona l’essenza gestionale nata in This Is the Police, forse qui addirittura ampliata con una piccola aggiunta. Le operazioni che i nostri agenti andranno a compiere non saranno mai carneficine; la mentalità di sparare alla cieca non sarà vista di buon occhio e, di contro, ci garantirà il game over, per quanto Rebel Cops sa essere punitivo. Così viene giustificato il limite di sei agenti giocabili per missione, con un approccio stealth praticamente forzato a causa dell’enorme quantità di nemici sulla mappa, senza contare eventuali rinforzi.

Saremo pure a capo di un corpo di polizia, certo, ma questo resta legalmente fuorilegge. In gameplay si traduce in risorse limitatissime da dividere tra gli agenti che scenderanno in campo. Cercare di dosare gli equipaggiamenti sarà la chiave per proseguire a lungo termine; le armi sono poche, le munizioni ancora meno, e i metodi via via si faranno sempre più bruschi: dal mani in alto si passerà a poco a poco ad accoltellare i sospetti pur di portare a casa la vittoria. Che è un po’ un controsenso per un gruppo che cerca la giustizia, ma tant’è.

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Gioca un ruolo chiave anche la gestione della popolarità. Si tratta di un indicatore della felicità dei concittadini; più è alto, più ci rispetteranno, avranno fiducia in noi e ci riserveranno qualche sconto di favore all’acquisto di nuovo equipaggiamento. Al contrario potranno addirittura boicottarci. La popolarità è basata sulle scelte prese durante l’avventura, come scegliere se condividere o meno gli oggetti trovati in missione, e sulle missioni secondarie, strutturate in modo da legarsi in maniera tanto punitiva quanto fastidiosa alle quest principali, in cui ci viene chiesto di trasportare qualche oggetto particolare (e quindi trovarlo prima di chiudere la missione) o di portare in gattabuia qualche persona in particolare invece di ucciderla.

Ma non è possibile accontentare tutti, guai a fare il buon samaritano. Alla stregua di un mercenario, spesso conviene bilanciare livelli positivi e negativi di popolarità e accettare risorse e denaro a discapito dei bisognosi, che non vuol dire abbandonare la gente al proprio destino, ma senza attrezzature diventa davvero complicato proseguire con la storia.

Mani bene in vista!

Qualora aveste già avuto modo di giocare con mano i due This Is the Police, per quanto concerne il gameplay non c’è niente di nuovo da sapere. Qualche miglioria non avrebbe guastato, ma perché aggiustarlo se non è rotto, giustamente? Comunque sia, si tratta di uno strategico con visuale dall’alto strutturato da un determinato numero caselle percorribili dagli agenti. Questi, solitamente, dispongono di due azioni per turno, da spendere in base a quanto ci si vuole muovere per la mappa e a quali azioni voler compiere. E’ cosa buona e giusta non affrettare i tempi e regolare i passi, magari avvicinandosi a porte e finestre prima d’irrompere per sbirciare e adottare approcci più vantaggiosi, sempre facendo attenzione a scegliere azioni silenziose. Sfondare una porta invece di scassinarla allerterà inevitabilmente i nemici, che chiameranno i rinforzi.

Per stendere i criminali si può attingere a una ruota di azioni, queste eseguibili solo se abbastanza vicini al soggetto e se si dispone di almeno un punto azione. Questa ruota prevede azioni come il classico sparo, una chiesta di resa a distanza, il tipico mani in alto ed eventuali attacchi con taser, manganelli, coltelli o granate, azioni che avranno successo a seconda della percentuale calcolata in base a vicinanza e resistenza. Ma c’è spazio anche per il perfezionamento degli agenti, che otterranno un punto abilità a ogni avanzamento di livello per sviluppare un tratto aggiuntivo, come colpi più precisi o attacchi di opportunità alla Dungeons & Dragons.

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Uno strategico fatto e finito, insomma, lontanissimo dalla complessità di un XCOM, ma molto più serio di tante altre produzioni. Il gameplay viene accentuato al massimo grazie alla Rebel Yell, una modalità survival con mappe, ambienti, climi e spawn di armi e nemici completamente casuali. Abbiamo trovato, però, difetti nella produzione parlando di precisione del puntamento, non troppo sballata ma alquanto fastidiosa in circostanze frettolose a causa dell’imprecisione degli stick analogici, e, come già menzionato, dell’inadeguatezza del comparto narrativo.

L’arte del fuorilegge

A livello di animazioni siamo su livelli moderati. I modelli non convincono particolarmente, ma del resto il main focus non è su di loro. Siamo rimasti colpiti dal level design raramente approssimativo, ben curato nelle aree aperte e meglio ancora nelle zone al chiuso, ma ciò che colpisce di più, graficamente parlando, sono forse gli artwork, scenicamente ineccepibili e dallo stile minimalista, ma pieni di dettagli al tempo stesso.

Già solo bazzicare con il sensore di movimento nel title screen per muovere lo sfondo a piacimento è una goduria. Non siamo, d’altro canto, rimasti stupiti dal sound design e dalla colonna sonora nel suo complesso, orecchiabile, ma di certo non memorabile. Si poteva fare di più.

Trofeisticamente parlando: cacciatori ribelli di nome e di fatto

Il set di trofei di Rebel Cops è punitivo quanto il videogioco stesso. Non si risparmia e ci chiede di finire la storia più e più volte a difficoltà diverse e in maniere poco ortodosse. Avere atteggiamenti detestabili, sparare alla gamba a tanti nemici e non regalare neanche un centesimo ai cittadini sono solo alcune delle azioni richieste, ma non manca il trofeo per aver completato ogni singolo incarico secondario e alle condizioni più sfavorevoli, come ad esempio completare tutte le missioni con soli tre agenti. Un Platino da terapia intensiva.

VERDETTO

Rebel Cops è un buon strategico a turni, ma forse troppo all'ombra di This Is the Police. Il videogioco fa fatica a staccarsi dalla serie principale, tanto che a un certo punto pare gettare la spugna e arrendersi al suo destino di spin-off. La storia non convince, ma se non altro il gameplay è sorretto da uno scheletro robusto e suggestivo. Può essere un buon trampolino di lancio qualora non vi foste ancora approcciati alla saga, specialmente considerando il prezzo, ma in caso contrario... non c'è molto da vedere.

Guida ai Voti

Andrea Letizia
Cresciuto a pane, Kamehameha e Crash Bandicoot, inglesizzato grazie a Kingdom Hearts. Grande amante degli action RPG e dei platform, dei cani e del wrestling.