Red Dead Redemption 2 – Recensione

Sviluppatore: Rockstar Games Publisher: Rockstar Games Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 18 Prezzo: 69,99 € Italiano:

Il primo Red Dead Redemption fu un grandissimo successo di critica e pubblico; un open world, in stile Grand Theft Auto, ambientato nel vecchio West. Trama coinvolgente, mondo vivo e pieno di attività, senza dimenticare il solido comparto tecnico offerto da Rockstar. Per tutti questi motivi, un seguito era praticamente inevitabile, anche considerando le maggiori possibilità offerte dall’hardware di PlayStation 4. La stampa internazionale l’ha già consacrato come uno dei migliori titoli di questa generazione (o addirittura di sempre), capace di ridefinire il suo genere di appartenenza; oggi ve ne parliamo anche noi, cercando di capire se Red Dead Redemption 2 è davvero il capolavoro che tutti si aspettavano.

Fuorilegge tutta la vita

Red Dead Redemption 2 è ambientato dodici anni prima delle vicende del primo capitolo, di cui John Marston era protagonista. In questo prequel, però, non vestiremo i panni dello stesso personaggio, bensì quelli di Arthur Morgan, braccio destro di Dutch Van Der Linde. Rispetto al primo episodio, in cui dovevamo badare solo a noi stessi, lottando esclusivamente per i nostri interessi, in Red Dead Redemption 2 vivremo con una banda di criminali, provvedendo ai bisogni di tutto il clan con azioni al di sopra della legge. Le vicende hanno inizio dopo una rapina andata male a Blackwater, a causa della quale la banda è costretta a rifugiarsi sulle montagne a est. Dopo aver superato le prime rocambolesche fasi della trama, e aver fatto i conti con le perdite subite, la carovana si stabilisce nei pressi della piccola cittadina di Valentine e comincia così la vita di sempre, fatta di rapine, furti e attività illecite. Il Far West però è sul viale del tramonto, e in un mondo in cui la modernizzazione, sia tecnologica che culturale, avanza inesorabilmente, non c’è più posto per gli spiriti liberi e i fuorilegge.

La storia si sviluppa su questo concetto di base, e man mano che la narrazione si evolve, tutti i protagonisti dell’avventura vengono trattati in maniera approfondita: dal carismatico Arthur Morgan, passando per il temutissimo Dutch, fino a volti già noti come John Marston ed Edgar Ross. Ogni personaggio viene raccontato attraverso il proprio passato, il suo modo di pensare, i rapporti con gli altri membri della banda e le sue azioni, con pregi e difetti, ideali e sogni da realizzare; ognuno di loro è credibile, ed è naturale farsi coinvolgere subito. La cura riposta da Rockstar nella creazione di ogni personaggio, anche il più marginale, e di ogni missione, tutte diverse tra loro e capaci di offrire nuovi spunti sia di narrazione che di gameplay, rende questo sequel addirittura superiore al suo predecessore, a nostro avviso, sotto il profilo del coinvolgimento e della profondità di trama e cast.

Siamo rimasti piacevolmente colpiti dal protagonista, Arthur Morgan, non troppo pubblicizzato nella campagna pubblicitaria di Rockstar, ma assolutamente in grado di reggere il confronto con il John Marston del primo Red Dead Redemption, riuscendo forse a essergli addirittura superiore. Le sue maniere rudi, ma in fondo sempre volte a fare del bene, i demoni del suo passato e le incertezze sul futuro, ma, soprattutto, la fedeltà incondizionata alla banda e agli ideali di Dutch, danno vita a una personalità capace di rimanere impressa nel cuore e nella memoria dei giocatori. Pur non essendo la star, stavolta, il già citato Marston svolge un ruolo fondamentale nella trama, assieme a suo figlio Jack e sua moglie Abigail. A differenza dell’uomo dal carattere deciso e maturo dell’episodio precedente, John si dimostra un ragazzo spesso incapace di assumersi le proprie responsabilità, ancora alla ricerca nel suo posto nel mondo.

Nonostante il senso dell’umorismo, quasi sempre becero, e la naturale inclinazione dei membri della banda a creare scompiglio con situazioni tragicomiche, la narrazione riesce anche a essere seria, trattando temi adulti e approfondendo la psicologia dei personaggi fino a farci emozionare, nel bene o nel male, di fronte agli eventi della trama. Piccolo, ma non meno importante dettaglio, è quello delle scelte morali che, pur non cambiando la storia, avranno conseguenze anche piuttosto significative in-game. L’unica caratteristica che può essere messa in discussione, sotto il profilo narrativo, è quella del ritmo; un po’ come per tutte le produzioni Rockstar di questo tipo, non bisogna aspettarsi qualcosa di concentrato in costante e veloce evoluzione, ma piuttosto uno sviluppo diluito in svariate ore di gioco che ci permette di conoscere al meglio personaggi e situazioni, fino a condurci ai momenti più adrenalinici ed emozionanti, che comunque non mancano. Senza troppi giri di parole, per essere apprezzato al massimo, Red Dead Redemption 2 ha bisogno di tempo e dedizione, cose che purtroppo non tutti possono permettersi di concedergli, seppur in questo caso ne valga davvero la pena.

Il mucchio selvaggio

Sotto il profilo del gameplay, gli sviluppatori hanno intrapreso una strada ben precisa; rendere il gioco più realistico possibile, senza farlo diventare un survival, una simulazione o addirittura un RPG, ma prendendo spunto da alcune meccaniche dei generi sopracitati. La scelta fatta, che piaccia o meno, funziona, soprattutto perché coinvolge ancora di più nel mondo di gioco: poter portare con sé solo due fucili per volta, avere un inventario limitato, fare attenzione a indossare abiti giusti a seconda del clima, tener pulite le armi per migliorarne le prestazioni, dover badare alla fatica del protagonista e del cavallo, sono solo alcuni dei piccoli dettagli che, messi insieme, risultano tutt’altro che insignificanti nell’economia del gameplay. Piuttosto che semplificare, Red Dead Redemption 2 rende più difficile la vita ai giocatori (senza però essere mai frustrante), inserendo tante variabili che possono migliorare o peggiorare l’esperienza di gioco. Far mangiare Arthur, ad esempio, sarà importante per ripristinare la salute o l’energia, per prepararsi al meglio in vista di missioni più lunghe e importanti, ma non sarà indispensabile ai fini del completamento dell’avventura.

La scelta di avvicinarsi il più possibile alla realtà è tangibile soprattutto nelle missioni di caccia e pesca; nessuno vi impedirà di uccidere gli animali sparando all’impazzata, o di pescare con esche di poco valore, ma così facendo non potrete mai ottenere pelli di qualità o incrociare bestie rare, o addirittura leggendarie. Sarà quindi necessario equipaggiare le giuste frecce o pallottole (a seconda del tipo e della dimensione dell’animale), preparare le trappole, fare attenzione ai rumori, camuffare il proprio odore, utilizzare l’esca più adatta nel caso della pesca e tanto altro ancora. Queste meccaniche sono un perfetto esempio per spiegare la natura del gioco, a cui già accennavamo prima, capace di offrire qualcosa di qualitativamente straordinario, ma che necessita di grande dedizione. Una semplice battuta di caccia, per recuperare pelle o carcassa di un animale, richiederà tempo per la pianificazione, la messa in opera e l’eventuale vendita o riutilizzo per crafting dei materiali, pur essendo un’attività secondaria. Red Dead Redemption 2 è capace di offrire davvero tanto, a volte è rivoluzionario e in grado di definire nuovi standard per il genere, ma per essere davvero apprezzato richiede altrettanto impegno e ore di gioco.

Questa approccio più realistico non ha comunque influenzato più di tanto il sistema di shooting, in gran parte ereditato da Grand Theft Auto V (e la cosa non ci dispiace affatto). Le sparatorie sono sempre appaganti, sia perché Rockstar è capace di creare splendide scene d’azione a livello narrativo, sia perché il gameplay è effettivamente ben realizzato e semplice da padroneggiare (presente, ovviamente, anche il tanto amato Dead Eye). Ritorna, inoltre, la possibilità di giocare l’intera avventura in prima persona: dalle fasi a cavallo a quelle sparatutto. Le sezioni che però beneficiano maggiormente di questa feature sono senza dubbio quelle esplorative, soprattutto nei luoghi chiusi; molto spesso, infatti, ci troveremo a visitare (o meglio, a saccheggiare) case, attività commerciali, saloon, alberghi e così via. Essendoci molti oggetti con cui interagire e la solita cura maniacale per il dettaglio, osservare gli interni in prima persona è un’esperienza che vi lascerà senza dubbio a bocca aperta.

Un piccolo appunto invece sul sistema di taglie; anche a causa di qualche piccolo bug ancora da sistemare, è fin troppo facile finire ricercati dalle forze dell’ordine. La difficoltà generale del titolo è molto permissiva, per cui è abbastanza semplice venire a capo di queste situazioni, ma non per questo risultano meno fastidiose. Essere braccati, magari soltanto per aver urtato un civile con il nostro cavallo (involontariamente) è davvero antipatico e dannoso, sia a livello economico (anche perché dovremo poi pagare la taglia presso un ufficio postale per rimuovere lo status di ricercato) che per quanto riguarda il divertimento.

Un altro aspetto fondamentale del gameplay è quello dei cavalli. Oltre a un aumento del realismo, di cui abbiamo già parlato in precedenza e che ci permetterà di nutrire, strigliare e coccolare il nostro fido destriero, in Red Dead Redemption 2 dovremo anche da tenere in considerazione le statistiche di ogni cavallo. Ogni razza ha infatti i suoi pregi e difetti, risultando più o meno adatta alle esigenze di ogni giocatore: da quelle più veloci a quelle più resistenti, ognuna di esse sarà diversa nelle prestazioni, oltre che nell’aspetto fisico. Importante anche il rapporto con il proprio animale, che permetterà al cavallo di apprendere nuove abilità, come l’impennata o il passo laterale. Sarà anche possibile personalizzare il proprio stallone, migliorandone le prestazioni acquistando nuove selle e bisacce, ad esempio, oppure semplicemente cambiandone l’aspetto estetico, modificando colore e tipo di criniera o di coda.

L’open world più vivo di sempre

Dalla sua uscita, in molti hanno definito Red Dead Redemption 2 un’esperienza, piuttosto che un videogioco. Per noi quest’affermazione è vera, ma soltanto in parte; la produzione di Rockstar è in tutto e per tutto un videogioco, vista la sua struttura a missioni primarie e secondarie, considerato il modo di raccontare la sua storia e, ovviamente, il proprio gameplay che comunque non inventa nulla di nuovo nel genere action shooter. Quello che rende diverso questo titolo, che da ora in poi diventerà senza dubbio uno dei punti di riferimento per il genere open world, è la vitalità del proprio mondo. Ogni volta che si comincia a giocare, si ha l’impressione di essere in un universo vivo come mai si era visto prima in un videogioco. Succede sempre qualcosa di nuovo e si viene coinvolti in attività imprevedibili, che il più delle volte hanno anche delle conseguenze tangibili.

Il modo migliore per descrivere la vastità e la dinamicità dell’universo di Red Dead Redemption 2 è tramite alcuni esempi: un uomo incontrato per strada si lamenta dopo essere stato morso da un serpente e noi abbiamo due possibili modi di interagire, ignorarlo o addirittura approfittare della sua situazione derubandolo, o aiutarlo. Scegliendo di fare i buoni, cosa che tra l’altro aumenterà il nostro livello di onore (meccanica già presente nel primo Red Dead Redemption), potremo poi rincontrare il malcapitato in città, che ci ringrazierà regalandoci un prodotto a nostra scelta dall’armaiolo. Mentre stiamo andando verso una missione principale, ci imbattiamo in un gruppo di animali rari e dalla pelle di ottima fattura, quindi cominciamo la caccia e torniamo alla città o all’accampamento per vendere le pelli o utilizzare la carne ottenuta per sfamare il nostro clan. Possiamo decidere un giorno di cambiare look, accorciando i capelli (può sembrare una cosa da poco, ma seguendo il principio del realismo non sarà possibile allungare barba e capelli, solo sfoltirli o rasarli) e comprando nuovi vestiti, andandoci poi a svagare in qualche saloon ubriacandoci o giocando d’azzardo.

Un altro elemento fondamentale, che contribuisce all’immersione del giocatore all’interno dell’avventura, è sicuramente la vitalità della banda. Tornando all’accampamento, magari per bere un caffè e ripristinare il nostro livello di Dead Eye, qualcuno del clan potrà chiederci di andargli a trovare qualche oggetto particolare, darci qualche dritta su attività illecite e potenziali colpi, o, semplicemente, scambiare quattro chiacchiere parlando della propria vita o degli avvenimenti più recenti. Oltre a essere protagonisti delle missioni principali della storia, i nostri compagni saranno pronti a interagire con noi, magari proponendoci di fare una partita a Domino o a Poker.

Quasi infinite le attività secondarie: dalla caccia ai criminali, alla vendita di bestiame o diligenze rubate, passando per le più classiche rapine fino agli assalti ai treni. E’ possibile svagarsi facendosi un bagno caldo in albergo, bere un goccio al saloon, giocare d’azzardo, andare a caccia o a pesca, produrre materiali e oggetti attraverso le risorse raccolte durante l’esplorazione. Tantissime anche le side quest, con personaggi più o meno unici: da serial killer ad appassionati di figurine, fino a paleontologi e presunti mercanti di oggetti esotici. Queste sono solo alcune delle possibilità che Red Dead Redemption 2 offre, ma non è la quantità (seppur enorme) a stupire davvero, bensì la qualità; ogni cosa è perfettamente curata e mai lasciata al caso, realizzata in maniera tale da coinvolgere totalmente il giocatore, portandolo in alcuni casi a perdersi, piacevolmente, in una delle miriadi di attività disponibili. Nulla è obbligatorio per portare a termine l’avventura o troppo invadente, il gioco si limita semplicemente a proporci tutta una serie di eventi casuali e attività alle quali potremo o meno reagire, affrontando poi le relative conseguenze.

C’era una volta il West… secondo Rockstar

Il comparto tecnico di Red Dead Redemption 2 è semplicemente incredibile, sia dal punto di vista tecnico che da quello artistico. Non siamo davanti alla perfezione assoluta, i bug non mancano affatto e sono noti i problemi di motion blur su PlayStation 4 Pro, ma il risultato globale è assolutamente stupefacente. Il realismo, leitmotiv dell’intera produzione, è riscontrabile soprattutto a livello grafico: dall’usura degli oggetti, alla sporcizia dei cavalli e del protagonista, dagli effetti degli eventi atmosferici fino al modo verosimile in cui i colpi da noi sparati sfigurano i corpi e i volti dei poveri malcapitati. Anche le animazioni corporee, soprattutto di animali e cavalli, e facciali, di protagonisti e personaggi secondari, risultano nettamente tra le migliori attualmente presenti sul mercato videoludico.

Per quanto riguarda il lato artistico, Rockstar ha confezionato un vero e proprio capolavoro. Dalle inquadrature alla scenografia, sembra di essere davanti a un film western, genere dal quale peraltro il gioco attinge a piene mani. Se siete appassionati, non farete fatica a imbattervi nelle centinaia di citazioni e riferimenti cinematografici, e questo, ve lo assicuriamo, vale già da solo il prezzo del biglietto. Discorso analogo per la colonna sonora, fortemente ispirata ai grandi classici, ma comunque dotata di una forte personalità e soprattutto capace di rinnovarsi e adattarsi a ogni tipo di situazione. Ottimo anche il doppiaggio, capace di dare vita ai già carismatici protagonisti dell’avventura. Unico appunto è forse da fare ai menù e alla loro fruibilità; non sempre abbiamo trovato la loro realizzazione e organizzazione perfetta, riscontrando anzi qualche problema nell’accessibilità e nella ricerca delle informazioni. Niente di particolarmente importante, dato che dopo qualche ora di gioco ci si abitua a ciò senza troppi problemi.

Trofeisticamente parlando: redenzione

Dal punto di vista trofeistico, Red Dead Redemption 2 offre una sfida lunga più che impegnativa, con cinquantadue trofei che, secondo le prime stime, richiederanno ai giocatori più di duecento ore di gioco. Quello che però vogliamo segnalarvi fin da subito è la presenza di quattro trofei mancabili, cosa abbastanza insolita, a dire la verità, in un open world. Per evitare spoiler indesiderati, rimandiamo gli interessati all’elenco trofei in italiano del gioco, già disponibile sul nostro forum.

VERDETTO

Red Dead Redemption 2 riesce a superare il suo predecessore in tutto e per tutto. Grazie alla vitalità e alla dinamicità del suo mondo, è già diventato un nuovo punto di riferimento per il genere open world; il suo gameplay è vario, profondo e appagante, il comparto narrativo è capace di coinvolgere sia nei momenti più demenziali che in quelli introspettivi o emozionali. I segni distintivi della produzione sono senza dubbio la cura per il dettaglio e il realismo, che, pur non rendendo il gioco una simulazione o un survival, riescono a farlo sembrare credibile e verosimile, anche grazie a un comparto tecnico eccezionale, ispiratissimo sotto il profilo artistico. Pur non essendo un difetto, dobbiamo sottolineare come per riuscire ad apprezzare ciò che il gioco ha da offrire sia necessario investire molto tempo, aspetto da non sottovalutare, a nostro avviso, se state valutando l'acquisto.

Guida ai Voti

Gennaro Favatà
Detto anche Giovanni, dagli amici di Ubisoft. Newser, inviato, grafico e se sei fortunato lo trovi anche sul forum di PlayStationBit. Ama alla follia fumetti, cartoni animati, videogiochi e quanto di più colorato e nonsense ci sia, non disdegnando però generi più dark come l'horror e il noir. Inoltre, come ogni eroe che si rispetti, sa trattenere il fiato per dieci minuti.

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