I nostri lettori con il cuoio capelluto tendente al brizzolato ricorderanno sicuramente la serie River City (nome originale Kunio-kun), presente nella maggior parte delle macchinette arcade delle sale giochi del millennio scorso. Arc System Works e WayForward hanno deciso di estrarre dal sarcofago questa serie e proporre un sequel di cui nessuno sentiva il bisogno.
Il potere delle donne
Il concept di River City Girls è sostanzialmente simmetrico rispetto alla tradizione. Le protagoniste dell’avventura sono due care amiche: la svampita Kyoko e la fredda Misako, che, durante una noiosissima lezione di matematica, verranno a sapere del rapimento dei rispettivi fidanzati (fra cui spicca, appunto, Kunio) da parte della malavita locale. Le due non si perderanno in chiacchiere, evaderanno dall’istituto scolastico più violento della storia e cercheranno di rintracciare i propri ragazzi facendosi largo a suon di pugni, calci e mazzate.
Un concept semplice ma efficace per un genere che non ha bisogno di troppi giri di parole per gettare il videogiocatore nella mischia. Questo ribaltamento, in cui saranno le donne a dover salvare gli uomini, ha funzionato alla grande, senza ricorrere all’esile trucco di waifu. Kyoko e Misako sono ragazze normali, pulite e semplici. Lo abbiamo apprezzato.
La trama principale viene arricchita da una serie di NPC e di dialoghi secondari che ampliano il contenuto narrativo di un’opera che, per natura, non richiedeva questa mole di scrittura, ma che ne giova fortemente. Inoltre, gli autori hanno deciso di cospargere la trama con una massiccia dose di humour, prevalentemente demenziale, che riesce a essere divertente senza mai essere stucchevole e soprattutto volgare, becero. Straordinaria la rottura della quarta parete, che i vari personaggi effettuano, comunque sia, di rado.
Gameplay a doppio taglio
Il fulcro di River City Girls è indubbiamente il gameplay, incentrato quasi interamente sul combattimento e solo marginalmente sull’esplorazione. Le nostre due eroine hanno stili di combattimento diametralmente opposti: Kyoko sfrutta combo rapide e letali, mentre Misako ottimizza attacchi di massa di estrema potenza. Il ventaglio di mosse è piuttosto ampio per essere un beat ‘em up orizzontale, vantando combo veloci, potenti, a terra, in aria, in corsa e aggiungendo mosse speciali e arnesi che possono essere raccolti e utilizzati sia come oggetti contundenti che come armi da lancio. Inoltre, non ci siamo imbattuti mai in bug o cali di frame rate, a dimostrazione del fatto che, a livello tecnico, il titolo è di ottimo livello.
Non è tutto rosa e fiori ciò che concerne il gameplay. Difatti, i nemici che ci troveremo ad affrontare (boss esclusi) saranno solamente dodici, riproposti in più versione cromate. Inoltre, ogni personaggio (ce ne saranno altri due sbloccabili) vanta due o tre mosse spudoratamente più efficaci delle altre, tanto da potervi portare a spammarle a ripetizione annullando tutto il divertimento, o gran parte di esso. Certo, potete imporvi di non farlo e godervi l’intero arsenale che River City Girls ha da offrire, ma si tratta di un’imposizione che dovete fare a voi stessi.
GdR come prezzemolo
Il prezzemolo di questa generazione su PlayStation 4 sono senz’ombra di dubbio le influenze ruolistiche. Non sfugge a questo trend River City Girls, che implementa le statistiche dei personaggi, potenziabili con consumabili e soprattutto salendo di livello. Come? Sconfiggendo i nemici e completando un altro must di questa generazione: le missioni secondarie.
Dicevamo prima di come fosse presente, anche se marginalmente, l’esplorazione. Il mondo di gioco è piuttosto vasto, diviso in sei aree interconnesse fra loro e legate da portali rappresentati dalle fermate dell’autobus. In queste aree trovate negozi che vendono equipaggiamenti che forniscono bonus passivi, consumabili dai molteplici effetti, collezionabili e NPC che vi chiederanno di svolgere quest secondarie.
Si può pensare che ci sia troppa carne al fuoco, ma la realtà è che ogni caratteristica si intreccia con le altre in un connubio efficiente e di alta qualità. Gli amanti del genere potrebbero storcere il naso dinanzi a qualche influenza che si discosta dalla tradizione, ma è pur sempre vero che gli arcade non esistono più e che, se si sviluppa un videogioco su PlayStation 4, bisogna scendere a compromessi. In questo caso, sono stati compromessi oculati che hanno consentito al genere di mantenere la propria identità senza tuttavia risultare obsoleto.
Ben ritrovata Chipzel
Lo stile retrò e, volendo, nostalgico può e deve esprimersi soprattutto a livello estetico e sonoro. La grafica proposta dagli sviluppatori è immancabilmente a 16 bit. Un’esplosione di colori, modelli disegnati a mano con cura e animazioni fluide creano un’atmosfera visiva di grande impatto, sebbene lo scenario sia il più delle volte statico e non consenta interazioni. Ci sarebbe piaciuto vedere qualche danno ambientale o qualche interazione anche da parte dei nostri avversari. Interessanti invece gli sprite e le brevi cutscene animate, alternate a narrazioni in stile manga davvero godibili.
A livello sonoro la musica è rappresentata principalmente da un synth pop piuttosto moderno. Le tracce che udiremo durante le boss fight sono state invece affidate alla stupenda Chipzel, artista chiptune nordirlandese che compone utilizzando un Game Boy. E’ proprio sotto il profilo sonoro che River City Girls emerge dall’anonimato, offrendo tracce dinamiche e frizzanti, una voce femminile calda ed elegante e un quantitativo di musica che arriva complessivamente a oltre cento minuti.
Sempre rimanendo sul comparto sonoro, ci teniamo ad annoverare un doppiaggio magistrale, molto coinvolgente e credibile, e un’effettistica sonora che ci proietta efficacemente dentro l’azione. Nota dolente, invece, la localizzazione in italiano. Pessimi i sottotitoli dei dialoghi che confondono singolari con plurali, maschili con femminili e, occasionalmente, inciampano anche sulle coniugazioni.
Chi fa da sé fa per… no, non stavolta
La longevità dell’opera si aggira intorno alle 7-9 ore, comprendendo esplorazione e (lieve) farm. Abbiamo trovato la densità ottimamente bilanciata. Con qualche ora in meno e non sarebbe stato possibile ottimizzare tutti i contenuti, mentre allungando il brodo il gioco sarebbe prevedibilmente diventato monotono e noioso. Per citare un film diversamente bello, “perfettamente bilanciato, come tutto dovrebbe essere”.
Concludiamo la nostra recensione dandovi un consiglio spassionato. Qualora vogliate acquistare River City Girls e lanciarvi in questa splendida avventura, cercatevi un partner con cui giocare la modalità co-op locale. Il motivo è presto detto: tutte le potenzialità del gameplay vengono enormemente amplificate in modalità cooperativa (nella quale potrete anche attivare il fuoco amico!) e abbiamo notato anche un miglior bilanciamento della difficoltà.
In sostanza, River City Girls è un titolo consigliato sia agli appassionati del genere che potrebbero vedere qualche innovazione rispetto alla tradizione, sia ai neofiti che ritroverebbero in River City Girls caratteristiche a loro care. Il prezzo di base (29,99 euro) è forse un po’ alto, ma è altrettanto vero che il videogioco è a volte oggetto di sconti. Brava Misako, Brava Kyoko, bravissimi i ragazzi di Arc System Works e WayForward.
Trofeisticamente parlando: ma se provassi…
I trenta trofei di River City Girls sono piuttosto semplici da ottenere. Dovrete, in poche parole, finire la storia due volte, completando tutte le quest secondarie, raccogliendo tutti i collezionabili e acquistando ogni equipaggiamento. Ci sarebbero anche i trofei relativi al livello difficoltà, alla modalità co-op e ai personaggi segreti, ma ci sono dei trucchi per raggirarli… scoprite come nella nostra completissima guida ai trofei.