Riverbond – Recensione

Sviluppatore: Cococucumber Publisher: Cococucumber Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1-4 PEGI: 7 Prezzo: 21,99 € Italiano:

Dopo Planet of the Eyes, il team canadese di Cococucumber ha deciso di lanciarsi in un’opera per certi versi più leggera e votata al caos, il coloratissimo Riverbond.

Conigli e altre bestie

Chi conosce bene questo talentuoso team indipendente, saprà che la loro prima opera, denominata Bunny Bonker e pubblicata su iOS e Android, era dotata di uno stile decisamente canzonatorio e di una grande allegria, elementi che sono stati abbandonati in Planet of the Eyes per proporre una storia più seriosa. Con Riverbond abbiamo sostanzialmente un ritorno alle origini: il gioco è pensato per essere giocato a piccole dosi, completando le missioni proposte da soli o con gli amici senza badare eccessivamente alla narrazione, ai punti esperienza e ai collezionabili.

La trama del titolo è più che ridotta all’osso, potremmo definirla praticamente inesistente: un gruppo di improbabili eroi si lancerà nel colorato mondo di Riverbond per eliminare una serie di terribili boss che stanno minacciando la pace nei vari regni. Nessun filmato introduttivo, nessuna storia narrata ai giocatori, soltanto una serie di personaggi con cui dialogare per scoprire cosa aspettarsi nei vari mondi o, più probabilmente, leggere qualche delirante strascico di dialogo volto a strapparci una risata con una battuta sagace o una citazione. Avendo, nello scarno menù, le sole possibilità di accedere al tutorial, giocare in locale oppure consultare le opzioni, decidiamo di non esitare e lanciarci subito nell’azione.

Nomen Omen

Avviando il tutorial di gioco, strutturato come una semplice missione infarcita di istruzioni, avremo modo di godere fin dalle prime fasi della lucida follia che Riverbond trasuda. A livello di meccaniche, questo titolo tutto pixel altro non è se non un hack ‘n’ slash molto basilare condito da brevi sezioni platform; la visuale isometrica a schermo fisso si adatta tutto sommato bene alla tipologia di gioco, nonostante in certe situazioni un tasto per ruotare la telecamera (in stile Disgaea, per intenderci) sarebbe tornato utile.

A livello di comandi, il gioco non offre nulla di esageratamente complicato: un tasto per saltare, uno per attaccare e uno per utilizzare l’attacco speciale del personaggio, che si ricaricherà con il tempo e potrà essere usato per arrecare gravi danni a gruppi di nemici. Ogni mondo offrirà al giocatore una serie di schemi da completare, ognuno con una precisa missione che potrà essere raccogliere oggetti o eliminare nemici, con il filo conduttore che sarà quello di seminare quanto più caos e distruzione possibile.

La varietà è il sale della vita

Riverbond, negli otto mondi attualmente disponibili, non tenterà mai di modificarsi eccessivamente, proponendo sì varie ambientazioni ma mantenendo inalterata la struttura di gioco e la tipologia di missioni da completare. Quello che invece andrà cambiando sarà il nostro eroe e la sua dotazione di armi: il team di Cococucumber ha sparso nei vari livelli una serie di forzieri dorati da aprire per ottenere nuove skin per i personaggi e nuove armi da utilizzare nel corso del gioco.

Le prime saranno di vario genere e permetteranno a ogni giocatore di trovare la sua preferita: frutta, sushi e persino personaggi tratti da altre serie, come ad esempio Lovers in a Dangerous Spacetime e Guacamelee, studiate soprattutto per divertire dato che, sfortunatamente, il cambio di pelle non porterà giovamenti o modifiche alle mosse speciali o agli attacchi. Discorso diverso va fatto per le armi recuperabili del gioco, che potranno essere da mischia e da distanza. Anche qui la varietà la farà da padrona, con spara-api, pesci surgelati e molto altro ancora; oltre ai pattern d’attacco cambieranno anche i danni, obbligando quindi il giocatore a scegliere cosa usare per attaccare.

Una manciata di pixel

La grande personalizzazione che Riverbond offre, va di pari passo con il suo stile votato spiccatamente al multiplayer. Giocata in singolo l’opera di Cococucumber perde di attrattiva e di mordente, trovandosi privata della componente umana in grado di aggiungere caos al caos. Questo non è però il problema più grande di un titolo che, al netto di una grande rigiocabilità, sembra davvero misero se paragonato ad altre proposte sul mercato. Ci sono solo otto mondi in totale, ognuno completabile in una quindicina di minuti e con l’assenza di veri e propri collezionabili o sfide che spingano a rigiocare i livelli, così come di un selettore della difficoltà (che di base è davvero bassa).

Perché realizzare e provare cinquanta skin quando non cambierà nulla a livello di gameplay, oppure perdere ore a recuperare bauli consapevoli che cambiando mondo ci ritroveremo comunque senza nessuna delle armi precedentemente recuperate, sono domande che non trovano risposta. Più che buona la realizzazione tecnica del gioco: Riverbond scorre felice e spensierato, accompagnato da una grafica ricca di effetti, con la disgregazione dei boss che risulta particolarmente apprezzabile e appagante. Quasi assente e comunque generalmente dimenticabile la colonna sonora, ma considerato che, giocando in gruppo, sarebbe stata coperta dagli schiamazzi e dal caos, non si tratta di una grossa mancanza.

Trofeisticamente parlando: basta un poco di voxel

L’elenco trofei di Riverbond vanta un totale di cinquantadue coppe, tutte ottenibili in una manciata di ore. La metà dei trofei sarà infatti legata alla storia oppure a dialoghi opzionali con personaggi letteralmente lanciati sulla nostra strada, mentre le sfide legate alle armi e alla scoperta di luoghi segreti saranno completabili con un minimo di attenzione e dedizione. Se cercate un Platino facile, Riverbond è ciò che fa per voi, come dimostrato anche dalla nostra guida ai trofei in esclusiva.

VERDETTO

Riverbond è un'opera con più ombre che luci. La scarsa longevità unita a una generale monotonia e soprattutto a un prezzo francamente eccessivo non vengono bilanciate da una qualità realizzativa abbinata a un gameplay che dà il meglio di sé in compagnia di amici. Il voto che diamo è di incoraggiamento, dato che con un paio di aggiunte e magari qualche potere speciale dato alle numerose skin inserite nel gioco, gli sviluppatori potrebbero davvero trasformare un titolo che al momento consigliamo solo agli appassionati di hack 'n' slash che vogliono giocare qualche ora in maniera totalmente spensierata.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.