Scarlett Mysteries: Cursed Child – Recensione

Sviluppatore: Artifex Mundi Publisher: Artifex Mundi Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Puzzle Giocatori: 1 PEGI: 7 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Ci sono poche cose certe nella vita: la morte, le tasse e l’uscita periodica di titoli targati Artifex Mundi, prolifico publisher che propone da anni puzzle game a oggetti nascosti dedicati agli amanti di opere semplici e leggere con qualche enigma in grado di stimolare i neuroni. Scarlett Mysteries: Cursed Child è una nuova serie di stampo gotico giunta finalmente anche su PlayStation 4. Ecco a voi la nostra recensione.

scarlett mysteries cursed child

Vita da orfano

La storia di Scarlett Mysteries comincia con un flashback. Venti anni prima del periodo in cui si svolgono gli eventi, Jonathan Everitt abbandonò sua figlia Scarlett in un orfanotrofio con la promessa vaga di tornare una volta che il pericolo fosse passato. Inutile dire che la bambina non ha più saputo nulla di suo padre, almeno finora. Una misteriosa lettera destinata proprio al genitore spingerà Scarlett a scoprire cosa ne è stato di Jonathan, lanciandosi in un’avventura gotica ricca di colpi scena, enigmi e oggetti da trovare.

L’impostazione di Scarlett Mysteries è quella tipica di Artifex Mundi. Innescata da un evento, la protagonista si ritroverà a esplorare una serie di aree, approfondendo con il proseguo della narrazione la sua conoscenza dell’ambiente e soprattutto dei personaggi secondari, come il burbero padrone di una fabbrica che sembra aver ingaggiato il padre della giovane per motivi misteriosi.

La caratterizzazione e la personalità dei soggetti che ci troveremo davanti, sfortunatamente, sarà solo abbozzata, tanto che per lunghi tratti non proveremo nessun tipo di empatia per le storie raccontate peraltro da un doppiaggio inglese tutt’altro che esaltante. Senza demordere, però, ci lanciamo all’avventura per scoprire cosa ci riserveranno Steameyer e la sua lugubre dimora.

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Occhi di falco

Proprio come l’evoluzione della trama, anche la struttura degli enigmi proposti in Scarlett Mysteries sarà decisamente familiare agli appassionati. Ai classici puzzle a oggetti nascosti verranno affiancate sfide più arzigogolate, che richiederanno di spremersi le meningi per risolvere, ad esempio, griglie con spostamenti di pezzi e simili.

Come da tradizione questi enigmi, oltre a essere ben congegnati e in grado di stimolare il videogiocatore per tutta la durata dell’esperienza, hanno anche la caratteristica di rispecchiare lo stile dell’avventura che, per quanto riguarda Scarlett Mysteries, punta al gotico. Questo grazie ad ambientazioni scure e cupe, una villa decadente e alcuni piccoli jumpscare perfetti per tenerci sempre sulle corde, senza però mai sfociare davvero nell’horror.

Dopo aver concluso la trilogia Enigmatis, quindi, Artifex Mundi ha deciso di inaugurare un nuovo ciclo che possa attrarre anche i videogiocatori che hanno trovato indigeste ambientazioni come quelle slave di Eventide oppure quelle esotiche del recente Persian Nights, senza però perderne lo stile.

Un aiutino non guasterebbe

Proprio come ogni altra saga ideata da Artifex Mundi, anche Scarlett Mysteries si distingue dagli altri esponenti del genere per il tipo di narrazione e per alcuni enigmi speciali ideati apposta per il titolo. In questo caso la protagonista, dotata di poteri psichici, potrà riassemblare delle visioni risolvendo una serie di puzzle di difficoltà crescente che dapprima chiederanno solo di ruotare alcune tessere, poi di spostarle e così via.

Questa tipologia di sfide sarà indispensabile per proseguire con la trama, la cui longevità si attesterà sulle cinque ore circa, mentre del tutto opzionali saranno invece i collezionabili da raccogliere. Questi cimeli saranno ben nascosti all’interno delle ambientazioni e potranno essere raccolti per ottenere informazioni aggiuntive sulla storia, accedendo al menù di pausa.

Nonostante la tipologia di gioco, comunque, stupisce che la quantità di schemi a oggetti nascosti sia decisamente bassa e soprattutto che gli stessi siano molto distanti tra loro, quasi a voler dilazionare questo genere di puzzle. Apprezzabile invece il tentativo di sganciarsi dai canoni classici che prevedono una lista di cose da trovare per inserire richieste sotto forma di disegno o d’icona. Non si tratta di una novità in senso assoluto, ma è comunque un diversivo piacevole.

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Neogotico, presumo

Detto di una struttura tipica e di una trama con qualche picco ma mai troppo coinvolgente, il punto forte di Scarlett Mysteries è sicuramente il comparto tecnico. Ambientazione ed enigmi sono stati realizzati con dovizia di particolari e con una cura che sono ormai tradizione di Artifex Mundi e che fanno desiderare di avere più tempo da passare all’interno delle piccole ma elaborate ambientazioni. Le zone in cui ci muoveremo, così come i personaggi e le schermate a oggetti nascosti, sono realizzate a mano e pescano a piene mani dallo stile gotico, senza però mai stereotiparlo, eccezion fatta per alcuni dettagli.

Di ottimo livello anche la colonna sonora, che accompagnerà il videogiocatore senza mai risultare troppo invadente, e in grado di sottolineare i momenti più spaventosi o empatici con suoni cupi perfetti per calare chiunque nell’atmosfera. Tante le note positive, quindi, anche se sfortunatamente Scarlett Mysteries sembra ridursi a svolgere il classico compitino senza mai osare davvero, proponendo magari qualche struttura inedita o una maggiore interattività.

Trofeisticamente parlando: non serve un genio

Il breve elenco trofei di Scarlett Mysteries: Cursed Child comprende tra i tredici trofei l’immancabile Platino che, questa volta, non richiederà di terminare neanche il gioco a difficoltà Esperto. Giocate senza pensieri, cercate tutti i collezionabili e in men che non si dica otterrete un nuovo Platino, proprio come vi sveliamo nella nostra guida ai trofei.

VERDETTO

Dopo aver chiuso la serie Enigmatis, Artifex Mundi ha scelto di lanciarsi nel gotico, proponendo un'avventura cupa ricca di tutti quegli elementi che hanno fatto felici gli appassionati di giochi a oggetti nascosti, Platino facile compreso. Scarlett Mysteries: Cursed Child ha però il grosso difetto di non osare mai. Una trama ricca di personaggi stucchevoli e poche novità lo rendono un primo capitolo godibile ma a conti fatti mediocre. La speranza, ovviamente, è che le avventure di Scarlett proseguano e che Artifex Mundi possa sfornare nuovi, intriganti capitoli, magari con qualche sfida inedita per tenere i fan incollati allo schermo.

Guida ai Voti

Stefano Bongiorno
Nato e cresciuto in cattività, il giovane Stefano è stato svezzato a latte in polvere e Nintendo, cosa che lo ha portato con gli anni a dover frequentare svariati osteopati a causa delle deformazioni alle mani causati dall'uso di pad rettangolari. Oggi ha una certa età e scrive per il Bit, non perché abbia una scelta, ma perché altrimenti il boss Dario lo fustiga con le copie invendute di Digimon All-Star Rumble. Nel tempo libero si dedica occasionalmente al suo lavoro di commesso di telefonia e soprattutto alla caccia al Platino, con scarsi risultati.