Seek Hearts – Recensione

Sviluppatore: Exe-Create Publisher: KEMCO Piattaforma: PS4 (disponibile anche per Mobile) Genere: Gioco di Ruolo Giocatori: 1 PEGI: 12 Prezzo: 14,99 € Italiano:

Prendete un mechanoide molto umano e poco mecha, una ragazza dolce e gentile, uno scienziato mezzo mutato a causa di esperimenti discutibili e un legionario fisicato, lanciateli in un mondo a 16 bit con una trama misteriosa e parzialmente assurda. Shakerate, agitate e mescolate, aggiungete una mao piena di meccaniche RPG vecchia scuola giapponese e avrete davanti a voi Seek Hearts. KEMCO ed Exe-Create si dimostrano ancora una volta molto attenti a proporre un prodotto che si lascia giocare senza troppa fatica e che porta una storia tutto sommato interessante in un mercato saturo di prodotti un po’ anonimi. Come se la saranno cavata, alla fine? Scopritelo nella nostra recensione di Seek Hearts.

Seek Hearts

C’era una volta un mecha smemorato

Inizieremo la nostra avventura con la testa di Izen, un mechanoide – cioè un robot dalle sembianze fortemente umane, anche in comportamenti e abilità – dentro al muro di una casa mentre si domanda come ci sia finito. Dichiarando candidamente la sua smemoratezza, Izen cerca di fare mente locale e così ci troveremo di fronte a un flashback approfondito sulle sue origini. E’ stato prodotto dodici anni prima in una fabbrica di mechanoidi, salvo poi andare a prestare servizio di protezione in un piccolo villaggio e trovarsi al cospetto di Clara. Clara è una giovane dedita alla raccolta e alla coltivazione di erbe aromatiche, con la quale inizia a stringere un forte rapporto di amicizia e collaborazione che porta i due a una simbiosi tale da permettere a Izen di sviluppare il suo lato umano e a Clara di diventare una validissima combattente sul campo, capace di una forza sovrumana ottenuta mediante i lunghi e proficui allenamenti in compagnia del mechanoide. Terminato il prologo avremo modo di girovagare per il paesino e, una volta trovata Clara, far partire la storia per quello che realmente è, ossia una ricerca delle sue vere origini e delle motivazioni per cui Izen è così diverso dai mechanoidi normali i quali non riescono, come lui, a parlare e a essere così simili a veri umani oltre che a poter assorbire certe abilità dalle armi con le quali entra in contatto.

Seek Hearts

Ok, 16 bit. Ma tutto qui?

Dalle primissime fasi di gioco non potremo fare a meno di notare il mondo di gioco e il modo in cui è realizzato a livello visivo, il quale lascia davvero ma davvero molto a desiderare. Può essere tollerato il voler cercare uno stile retrò (che però non deve significare trascurato), ma l’impressione che si ha è quella di un prodotto lasciato parecchio indietro nello sviluppo e poi, una volta capito che era troppo oneroso strutturare l’ambiente con un minimo di criterio, abbandonato definitivamente a sé stesso. Tra le cose più insopportabili a livello grafico c’è sicuramente la totale mancanza di qualunque tipo di ombreggiatura per gli edifici oltre che l’assenza di punti di rifermento che facciano capire se ci si muove su più piani, dato che le due modalità di rappresentazione visiva sono totalmente coincidenti e spesso alcune animazioni (come la caduta di un oggetto da un piano superiore) sono talmente sorprendenti da essere quasi grottesche. Pensando che non sia possibile peggiorare quanto detto, una ottima idea è quella di lasciarsi alle spalle le città e avventurarsi nel mondo esterno, ma anche qui troveremo scarsa cura degli ambienti. Come unica nota positiva va citata la cura e il contrasto lodevole durante le fasi di dialogo in cui si ha, a lato schermo, il personaggio che prende la parola, di ottima fattura e che cambia espressione in base al contesto dello scambio di battute.

Seek Hearts

Dai, combattiamo che è meglio

Uno dei lati positivi di Seek Hearts è sicuramente il combattimento, il quale è il classico e sempreverde schema a turni in cui avremo possibilità di strutturare in maniera pianificata, senza fretta e button mashing, l’andamento della battaglia. Qui è giusto far notare la lodevole scalabilità introdotta dagli sviluppatori grazie alla quale è possibile selezionare ben quattro difficoltà diverse, la quantità di combattimenti casuali da trovare nelle aree di gioco (da nessuno a tre volte il normale) oltre alla velocità della battaglia vera e propria, per minimizzare i tempi morti e le attese delle animazioni. Personalmente ho trovato troppo facile proseguire dopo aver impostato il gioco alla minima difficoltà, in quanto con un colpo i nemici venivano abbattuti, mentre ho trovato eccessivamente impegnativi – in maniera gratuita – gli scontri affrontati alla massima difficoltà. Come sempre, la verità e la giustezza stanno nel mezzo. Durante i combattimenti avremo modo di affrontare una notevole quantità di nemici diversi i quali hanno proprie statistiche, punti deboli e in generale rivelano una attenzione corposa a quello che, insieme alla storia, è il punto forte di Seek Hearts. Per fronteggiare i nemici sarà possibile anche utilizzare vari oggetti consumabili che sono sparsi nel mondo di gioco, i quali possono essere utili per i nemici più coriacei e per avere la meglio nel caso le cose si mettano male.

Seek Hearts

Musiche? Meglio il silenzio

Le musiche rappresentano un altro, a mio modo di vedere, colossale e insanabile buco nell’acqua di Seek Hearts. I brani strumentali sono orecchiabili, piacevoli e si lasciano ascoltare piacevolmente, senza particolari fastidi, ma il problema è che la melodia, una per ogni tipologia di ambiente, è sempre la solita, sparata in loop. Dopo le prime otto o dieci ripetizioni inizia a dare fastidio e dopo ulteriori cinque fa prendere e lanciare le cuffie sul divano oppure andare nel menù e mettere, semplicemente, il sonoro a zero. Per carità, magari in sede progettuale era una cosa voluta e aveva anche il suo senso, ma un po’ di varietà in più non sarebbe guastata. A tratti sembrava di sentire un ostinato (un breve disegno musicale ripetuto a oltranza senza modificarne altezza e ritmo NdA) più che una colonna sonora o qualunque altra cosa.

Più che un menù sembra una ricerca del tesoro

A minare la fruibilità del titolo si unisce la complessità dei menù, pieni di informazioni mal spiegate e confusionarie. La quantità notevole di statistiche modificabili per ogni personaggio, unita ai vari pezzi di armatura, ai collezionabili e alla possibilità di trasformare questi in punti esperienza da investire in potenziamenti, rende estremamente macchinoso e spesso troppo complesso ricercare in maniera proficua il punto esatto in cui si vuole arrivare. L’aspetto estetico dei menù stessi fa passare la voglia di usarli, dato il contrasto non proprio meraviglioso di colori.

Seek Hearts

Parole, parole, parole…

Altro lato negativo è la gestione della storia. Seek Hearts è un RPG basato su dialoghi e combattimenti, i quali sono distribuiti in egual misura, più o meno, per tutta la durata del gioco. Sorvolando il fatto che siano completamente scritti in un inglese non propriamente accessibile a tutti e che spesso richiedano un dizionario al volo per capire al meglio qualche espressione un pochino particolare o qualche parola inconsueta, la mole di dialoghi – più che la lingua nella quale sono scritti – fa passare la voglia di leggere davvero molto in fretta. Ho faticato nel seguire la storia e mi sono dovuto abbastanza sforzare per non premere X a ripetizione nel vano e disperato tentativo di velocizzare queste pesanti fasi di eterni scambi di battute.

Trofeisticamente parlando: dritto al punto

La lista trofei di Seek Hearts è composta da trentaquattro coppe, venti di bronzo, otto di argento, ben cinque d’oro e una di Platino. Completare tutte le richieste per ottenere tutti i trofei sarà un gioco da ragazzi e probabilmente la maggior parte di questi verranno sbloccati senza nemmeno provare a farlo. Il tempo stimato per il completamento è attorno alle dieci ore.

VERDETTO

Seek Hearts è un RPG di stampo giapponese basato sulla storia di Izen, mechanoide alla ricerca di sé stesso. In realtà l'unica cosa che funziona davvero bene è il combattimento in quanto tutto il resto è realizzato con una cura approssimativa. Le meccaniche di combattimento sono basilari ma coerenti con quello che il gioco si propone di fare, non essendo un prodotto incentrato solamente sugli scontri con mostri o nemici. Un grande plauso va fatto agli sviluppatori per aver posto l'accento sulla scalabilità della difficoltà; nonostante il prezzo, però, la sufficienza è ben lontana, essendoci prodotti molto migliori a metà o meno del costo.

Guida ai Voti

Andrea Pasqualin
Classe '90, nato e cresciuto tra benzina e gasolio, è il classico "petrolhead". Si è umilmente autoproclamato "Re dell'Universo Racing presso PlayStationBit". Platinatore incallito, attualmente è il redattore della rubrica "Racconti di Caccia", si dedica inoltre a ricerche su Platini facili e/o ultra rari, per bullarsi con gli amici. Appassionato di tutto quello che corre e vola, sta vivendo il suo sogno scrivendo di videogiochi e pensandoci dalla mattina alla sera. Nei momenti liberi guida la sua moto supersportiva e si diverte a spaventare le vecchiette ai semafori.