Shenmue III – Recensione

Sviluppatore: Ys Net Publisher: Deep Silver Piattaforma: PS4 Genere: Azione/Avventura Giocatori: 1 PEGI: 16 Prezzo: 59,99€ Italiano:

Siamo al termine di un viaggio che ha solcato intere generazioni (di videogiochi e non), spingendosi oltre un nuovo millennio, scontrandosi e incontrandosi con il contemporaneo. Immaginiamo di prendere una DeLorean e correre a 88 miglia orarie per compiere un paio di fermate: la prima nel 1987, in Cina, dove si narra ancora la leggenda di un ragazzo dal cuore d’oro, che per scovare l’omicida del padre ha attraversato i mari e mentre cercava vendetta ha trovato amicizia e amore. La seconda partenza ci porta nel 1999 e poi nel 2001, per comprendere come tutto è iniziato, come sia nato e a quale tempo ancora appartenga Shenmue.

Dopo la remastered del primo e del secondo capitolo, Yu Suzuki riprende in mano la sua storia con gli stessi principi, ma attraverso modalità differenti. Shenmue III prende forma dal supporto dei suoi innamorati, mentre le ultime colonne sono state poste da produttori importanti. Perché dopo lo sfortunato insuccesso dei due originali, il viaggio meritava di avere una sua continuazione, nonostante siano stati trasportati di peso tutti i suoi anacronismi al giorno d’oggi. “Diciotto anni fa l’orologio si è fermato” recita l’attacco del trailer di lancio, ed è vero in maniera tanto romantica quanto struggente; come il capostipite allora, Shenmue III adesso non scende a compromessi con le mode odierne dei videogiochi e propone un nuovo gioco pacato, quieto. Per analizzarlo c’è quindi bisogno di uscire in parte dal suo carro ipnotico, soppesare ogni elemento e dare la parola “fine” (o forse no?) a questo cammino.

Shenmue III

Dove eravamo rimasti…

Eravamo rimasti a quella mistica grotta in cui le indagini del protagonista Ryo Hazuki e di Shenhua Ling avevano fatto un passo in avanti verso la verità e uno indietro, portando con sé tante altre domande. Due enormi simboli, l’uno di una fenice, l’altro di un dragone, svettano su una delle pareti rocciose; come si collegano questi ultimi e gli specchi alla scomparsa sia del padre di Ryo che di quello della ragazza? Dove si è cacciato l’uccisore del primo e il rapitore del secondo?

I dubbi che riempiono la mente del giovane sono gli stessi del giocatore, che viene catapultato ancora in quel nostro 2001, quando tutto si era bloccato, o nel 1987 virtuale, quando tutto doveva ancora accadere. Per comprendere le peculiarità della saga e la storia, è consigliabile aver giocato i primi due titoli, ma sappiate che il terzo propone un esauriente excursus delle vicende passate. Shenhua e Ryo si sono incontrati quasi per caso, anche se il destino deve averci messo in mezzo lo zampino. La ragazza è infatti a conoscenza di una poesia, una sorta di profezia che pare ricollegarsi proprio al suo nuovo amico e che li spinge a proseguire verso il piccolo villaggio cinese di Bailu. E’ da qui che potremo imbracciare il controller e impersonare ora il falegname, ora l’investigatore, ora il combattente, ora l’eroe del paese. Il viaggio ci spingerà dai piccoli agglomerati abitativi verso un vecchio castello e infine a un mitico luogo che si tramuterà nel teatro finale. Una trama che cresce tutta sulle ultime battute ed è da vivere in prima persona come culmine di un percorso di formazione.

Shenmue III

Un gioiello eroso dal tempo

Shenmue III si classifica come un gioco d’azione e avventura con elementi da gioco di ruolo, inserito in un mondo aperto (per quanto delimitato) di stampo sandbox. Eppure una fredda sequela di termini non esaurisce minimamente l’anima di Shenmue, concepito in un mercato in cui non esistevano colossi come Grand Theft Auto o Yakuza, i quali fanno della varietà il loro perno e che devono tanto al prodotto di punta del compianto SEGA Dreamcast. Se pensate al gigante di Rockstar Games o all’esperienza di Kazuma Kiryu e poi vi approcciate all’opera di Suzuki, troverete impalcature simili, ma rimarrete sconcertati, dal momento che a questa mancano la frenesia, i costanti impulsi su schermo offerti agli utenti, figli di una realtà impaziente. L’autore ha volontariamente scelto di alienarsi dalla contemporaneità per proseguire sul cammino di una storia tanto quotidiana, quanto riflessiva e ripetitiva. Con la vista pulita dalle tante icone oggi ormai immancabili, l’esplorazione premia con piccole scoperte distribuite come con un contagocce nell’arco delle varie giornate, passate tra un allenamento, un lavoretto come taglialegna e tante chiacchierate.

Come specchio dello spirito orientale, Shenmue III incarna i principi di varie arti marziali: costanza, tanta pratica, dedizione e fuggire dallo scontro fino a quando possibile. Mutuando i meccanismi di picchiaduro come Virtua Fighter e Final Fight, anche la terza avventura propone combattimenti sporadici, seppur cruciali ai fini della narrazione e da qui la necessità di migliorarsi. Avremo a disposizione una serie di tecniche specifiche che appariranno con i comandi su schermo, ma la cui realizzazione può essere facilitata scegliendone una e ricorrendo al tasto dorsale del controller. Parate basse e alte, calci da cintura nera di taekwondo e affondi verranno ampliati nel corso del gioco con l’acquisto di apposite pergamene. Anche queste fasi si inseriscono in un contesto quotidiano scandito dalle ore del giorno, che sulla sera, dopo aver consumato la nostra barra di resistenza e salute, ci spingerà a tornare a casa di Shenhua, pronti eventualmente a ripetere le stesse azioni dal mattino successivo.

La ripetitività della quotidianità

Il tramonto abbraccia un grande prato, diviso da un letto d’acqua e un ponte in direzione del villaggio. Il gioco si apre con una visione sublime che marca subito le sue intenzioni: qui non si corre troppo (pena la perdita di punti resistenza e salute), ma si procede pacatamente dai campi al mercato, ai dialoghi con i personaggi non giocanti, mai riciclati nel loro aspetto, ognuno con una propria personalità. Proprio tramite le conversazioni avanzano le nostre indagini, alla ricerca dei membri di gang pericolose e altri indizi, attraverso però un canovaccio appartenente a una realtà passata, fatta di frasi ripetute e stacchi continui dall’una all’altra persona. Per ottenere due distinte informazioni dall’anziano davanti a un locale, per esempio, sarete costretti a sentire le battute iniziali più volte.

shenmue III

Un restauro lento da digerire

Immaginate Shenmue III come un’opera artistica corrosa dai secoli, che necessita di ritocchi; un lavoro operato solo in parte a livello di mole poligonale e animazioni, queste ultime impacciate e a volte innaturali. L’Unreal Engine è un motore versatile ma incapace di evolvere il gioco a questa generazione, mostrandoci scorci emozionanti ma visivamente datati, per un quadro consumato dal tempo e un restauro incompleto. Un sistema di controlli rivisto rispetto a quello del Dreamcast riproposto nella remastered, che si accompagna ad alcuni cali di frame rate e a un effetto pop-up piuttosto pronunciato (con i personaggi che appaiono solo da una certa distanza), non facilita l’esperienza.

Eppure Shenmue III è un gioco da vivere, da accendere e dal quale lasciarsi travolgere. Dati gli obiettivi posti dagli autori, il consiglio è di provare a passare oltre i suoi evidenti difetti e contemplare la sua visione d’insieme. Potete iniziare la giornata parlando con Shenhua, per poi salutarla e allenarvi di primo mattino. Potete cogliere delle piante, guardare le ore scorrere mentre giocate con i bambini o provare la corsa delle tartarughe. Lasciatevi cullare da una colonna sonora dolce, le cui note sapranno placare l’animo frenetico del giocatore di oggi, per trasportarlo a quel 2001 (o 1987) senza macchina del tempo.

shenmue III

Trofeisticamente parlando: la pazienza è la virtù dei cacciatori di trofei

Il paziente giocatore di Shenmue III potrebbe arrivare ad acciuffare quasi tutti gli obiettivi senza accorgersene. Parliamo di trentasette coppe totali, incluso il sempre agognato Platino, tutte dedicate o alla storia o all’ottenimento di un numero specifico di erbe, gettoni, giocattoli e altro. Ottenerli tutti non è impresa ardua ma richiede tempo e pazienza, che sono dopotutto le parole chiavi del gameplay stesso. Se cercate un aiuto in merito, potete guardare il nostro elenco trofei targato PlayStationBit.

VERDETTO

Quando il tempo logora un'opera artistica, si deve operare un restauro. A volte non basta un paio di pennellate, ma servirebbe ricostruire pezzi interi che appaiano identici all'originale, ma visibili nel presente come nel passato. Quello fatto da Ys Net per Shenmue III è un lavoro di quelli parziali, fatto per precisa volontà dell'autore Yu Suzuki. Il viaggio di formazione di Ryo Hazuki meritava una sua continuazione dopo il brusco blocco del 2001 e non importa che si siano alternate più generazioni di videogiochi, l'opera doveva essere fedele a quella del 1999. Questo porta con sé vari difetti ingigantiti dal tempo, da controlli macchinosi ad animazioni innaturali, fino a un ritmo lento e dei dialoghi datati. Eppure Shenmue III è un'esperienza da vivere, perché ha una storia che va ascoltata, ha un'anima romantica che merita di essere ricordata nel tempo.

Guida ai Voti

Maria Enrica
Grata dal 1994 ai videogiochi per sopperire a pigrizia e mancanza di fantasia, è stata svezzata da mamma Nintendo, allevata da Sony fin dalla prima PlayStation, cresciuta con un pad in mano e il Game Boy Advance nell'altra. Laureanda in Lettere classiche, avversa ai videogiochi in digitale, sogna per questo una casa dove custodire una collezione degna di tale nome.

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